Connect with us

Cronaca

NDRANGHETA: MAXIOPERAZIONE, 19 ARRESTI TRA CUI IL BOSS DE STEFANO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minutiI reati contestati sono: associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione e porto di materiale esplosivo, estorsione, intestazione fittizia di beni, rivelazione del segr

Published

on

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti

di Angelo Barraco

Reggio Calabria – Un’operazione della Polizia di Stato ha fatto scattare 19 misure cautelari nei confronti di affiliati alla ‘ndrangheta e precisamente alle cosche di De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino, Araniti. Per 11 di loro è scattata la misura cautelativa del carcere, 6 di loro invece sono agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di dimora. I reati contestati sono: associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione e porto di materiale esplosivo, estorsione, intestazione fittizia di beni, rivelazione del segreto d’ufficio. Sono state eseguite inoltre numerose perquisizioni che hanno portato al sequestro di beni e di società. Numerosi i sequestri agli esercizi commerciali che erano in mano alla ‘ndrangheta, come per esempio dei bar della città, una stazione per l’erogazione del carburante, attività commerciali che concentravano il loro business sulla vendita di surgelati, concessionarie di auto. Il valore dei beni e delle aziende sequestrate è di circa 10 milioni di euro. La ‘ndrangheta affidavano a terze persone la gestione delle attività, in modo tale da eludere i controlli. L’indagine denominata “Sistema Reggio” è partita nel 2014, a seguito di due attentati ai danni del “Bar Malavenda” di Reggio Calabria. Gli inquirenti ritengono che “"a Reggio, chiunque voglia intraprendere un'attività economica o commerciale, non deve rivolgersi soltanto allo Stato o agli enti locali per le relative autorizzazioni amministrative, ma deve ottenere il nulla osta da parte delle cosche che controllano il territorio e che formano il cosiddetto 'sistema Reggio”. Coinvolta nell’inchiesta anche un’impiegata del Tribunale di Reggio Calabria, che è stata arrestata, poiché avrebbe riferito agli indagati che vi erano inchieste a loro carico. Anche il marito della donna è finito in manette e anche lui è considerato la “Talpa” poiché avrebbe rivelato informazioni coperte da segreto. Il fratello dell’uomo e un’altra persona, entrambi arrestati, avrebbero fornito le informazioni alle cosche Santa Caterina per assicurarsi protezione per l’apertura del bar “Ritrovo Libertà” (ex Bar Malavenda). Ma tra gli arrestati spunta un nome di spicco, il boss Giorgio De Stefano. Chi è Giorgio De Stefano? E’ un avvocato di 68 anni in pensione, e reggente dell’omonima cosca. E’ cugino di Paolo De Stefano, capo cosca ucciso nel 1985 nel corso di una faida. L’avvocato scontò una condanna a tre anni e mezzo di reclusione nel 2001 per concorso esterno in associazione mafiosa.