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di Angelo Barraco
Taranto – Un ex operaio dello stabilimento siderurgico dell’Ilva di Taranto ha rilasciato una scottante intervista, in anonimato e con voce storpiata, a Peacelink. L’Intervista si trova nel sito e l’uomo racconta gli anni in cui ha lavorato presso la struttura, ovvero dal 2000 al 2012. L’uomo nell’intervista ha raccontato: “Nel sottosuolo del reparto di Inversione, sotto terra, c'era di tutto: catrame, olio, acqua piovana e liquami, materiale che non doveva finire lì sotto. Non c'era nulla che impediva la caduta del materiale”, continua dicendo “C'erano vapori che si levavano dal terreno, perché ciò che stava sotto fermentava", "certe volte per il fumo di coke non riuscivo a vedere i colleghi”. Il racconto dell’uomo è preciso e dettagliato, l’uomo racconta che “I sacchi con l'amianto restavano nel siderurgico, finivano gettati in discarica. Anche io portavo mattoni e carbon coke, materiale di scarto ed anche amianto che non serviva più alla produzione e tutto veniva buttato in discarica e poi ricoperto, senza protezioni”. Descrive anche ciò che vedeva: “Guardavo per terra i vapori che uscivano dal sottosuolo. Non riuscivo neanche a starci. Quando arrivavo lavoravo come un pazzo, non vedevo l'ora di finire perchè volevo scappare via da lì”, precisa inoltre di aver lavorato nelle batterie 3-6-10-11-12, sottolineando che “quello che c’era lì era indescrivibile”. L’uomo ha precisato che “Ci sono le prove di tutto quello che dico, ci sono foto e video, sono pronto a testimoniare". L’operaio è stato ascoltato tempo fa dai Carabinieri del Noe. Le indagini dei militari continuano nel sottosuono e sotto vi sono tracce di siderurgico risalenti a 40 anni fa. Il racconto dell’uomo è finito all’attenzione dei Carabinieri del Noe. L’uomo ha riferito inoltre che: “Quello che c'era era indescrivibile. Tutte le persone che lavoravano lì, ignoravano che quel posto non era sano per lavorarci. L'amianto non usciva dall'Ilva, finiva nelle discariche”. E dice una frase inquietante: “Sepolto sotto le cokerie dell'Ilva c'è di tutto”.
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