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di Cinzia Marchegiani
Libia – Seif al Islam, figlio dell’ex leader della Libia Mu’ammar Gheddafi era stato stato consegnato al Governo libico dal Niger, dove era fuggito dopo la caduta del padre nel 2011 e aveva ottenuto asilo "per ragioni umanitarie" nel novembre 2012. Nonostante non sia ricercato dalla Corte penale internazionale come il fratello Saïf al Islam – accusato per crimini contro l’umanità – la Libia lo doveva giudichere per espropriazione forzata e intimidazione con armi, reati che avrebbe commesso quando dirigeva la Federazione libica di calcio.
La sentenza del tribunale Libico. Seif al Islam, figlio di Gheddafi, è stato condannato a morte per fucilazione assieme ad altre otto persone vicine all’ex dittatore, attraverso la fucilazione, da un tribunale libico. Tra loro figurano pure l’ultimo premier dell’era del rais, Baghdadi al-Mahmudi e il suo capo dei servizi segreti, Abdallah Senussi. Tutti e nove sono stati giudicati a Tripoli, dove regna una coalizione di milizie in parte islamiche per il ruolo che hanno svolto durante la repressione sanguinosa di quattro anni fa, ma il paese è diviso in due Governi e due Parlamenti.
L’ONU avverte. Arriva deciso e contrario il commento dell’Alto commissariato dei diritti umani delle Nazioni Unite (ONU), Ravina Shamdasani sulla condanna a morte inflitta il 28 luglio 2015 da un tribunale di Tripoli a Seif al Islam Gheddafi e altre otto persone: “Il processo non ha rispettato le leggi internazionali. L’ONU è contrario alla pena capitale". Inoltre lo stesso commissario spiega che il processo inoltre si è svolto in condizioni scorrette. Anche il Governo di Tobruk, ha espresso il suo giudizio: "Il tribunale è illegittimo perché non si trova sotto il controllo dello Stato".
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