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ZITTI E BUONI, E MANI IN TASCA
DI ROBERTO RAGONE
In vigore dal 10 ottobre 2016, il nuovo regolamento della Camera dei Deputati prevede che non si possano più fotografare i parlamentari nell’espletamento delle loro funzioni, che per lo più consistono nel giocare con il telefonino – ci sono videogiochi fantastici, irresistibili – magari a caccia di qualche record, leggere il giornale, messaggiare – attività preferita di Renzi – corteggiare le colleghe, certificare la presenza di colleghi assenti, facendo scivolare la manina sul pulsante che ne certifica la presenza, (in modo che possano ricevere il gettone di presenza, favore ricambiato), e dormire, stanchi magari di una notte brava. Analogamente non si potrà più filmare le risse verbali e fisiche da mandare in onda sui Tiggì, né le scene di ordinaria inattività dei deputati durante le varie sospensioni delle sedute. Insomma, tutto va ben, madama la marchesa. Così avremo un’immagine del nostro Parlamento anodina e serena – “Enrico stai sereno” – senza la storica pacca sulla spalla. Ma nessuno potrà più dire che in Italia non siamo ordinati e disciplinati. Con il nuovo regolamento i giornalisti ammessi dovranno firmare un impegno a non fotografare, né filmare tutto ciò che dal 10 ottobre diventa Off Limits, con buona pace della democrazia e della libertà d’informazione. Ma, la domanda sorge spontanea: cosa ne faremo delle immagini degli interventi più accesi, bastonati e censurati con violenza dalla stessa ‘Presidenta’ della Camera Laura Boldrini? Sarà anche alle sue intemerate, a volte faziose, proibito l’accesso alla libera informazione? Che ne sarà degli interventi piuttosto decisi dei commessi quando una certa parte politica esporrà cartelli con scritte varie, o esibirà un pesce,- un branzino, presumibilmente d’allevamento – o una pistola finta, come ebbe a fare l’ormai buonanima del leghista Buonanno? Il problema, evidentemente, è istituzionale. Ormai siamo in Europa, gli altri ci guardano, ci ascoltano, entrano nel salotto buono e che immagine dobbiamo dare? E poi ce lo insegna il Presidente del Consiglio, mai dire la verità. Quindi, alle ortiche l’informazione, schiaffo ai giornalisti, zitti e buoni in transatlantico e il primo che sgarra, fuori. Sospensione e accompagnato dai genitori. Una deriva che pare innocua, ma può preludere ad altri ‘regolamenti’ da firmare, come la proibizione di diffondere notizie su di un certo argomento, o su di un certo politico, che potrebbe anche essere il Premier, o l’ex Presidente della Repubblica. Mala tempora currunt.
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