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di Alberto De Marchis
Bergamo – Colpo di scena nel caso della piccola Yara Gambirasio: un uomo, esperto di volo e volontario della protezione civile, si è presentato in Procura a Bergamo. Secondo quanto ricorda, la 13enne non venne uccisa nel campo di Chignolo d'Isola dove il cadavere della ragazza venne ritrovato il 26 febbraio 2011 in quanto egli stesso perlustrò in volo quel punto e non trovò il corpo. Secondo quanto asserisce questo volontario, il corpo della ragazzina non era abbandonato nel prato incolto né il giorno dopo la scomparsa, né i giorni successivi, questo potrebbe significare che la ragazzina non sia morta nel luogo del ritrovamento. L’uomo, volontario della protezione civile, due-tre giorni dopo quel 26 novembre 2010, sorvolò in addestramento l’area, vicino alla zona industriale e alla discoteca dove tre mesi dopo venne trovato il corpo senza vita della giovane di Brembate di Sopra in provincia di Bergamo, e non notò nulla di strano. In quei giorni la neve non avrebbe impedito il volo e secondo il testimone il manto bianco, in teoria, non avrebbe comunque coperto del tutto il cadavere di Yara che venne scoperto solo il 26 febbraio 2011. Non solo: il 12 febbraio 2011, secondo quanto risulterebbe dal quaderno di bordo, l’uomo volò nuovamente sopra la zona e in quell’occasione notò dall’alto una cosa nera. Si trattava solo di un grosso sacco della spazzatura. Il testimone dunque sostiene che se vide quel particolare, avrebbe potuto notare anche il corpo della 13enne.
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