Connect with us

Cronaca

YARA GAMBIRASIO: IPOTESI DELL'IMPIANTO ACCUSATORIO E DI QUELLO DIFENSIVO PER MASSIMO BOSSETTI

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Quello che sembrava essere un caso chiuso, potrebbe riservare ancora parecchie sorprese.

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

di Domenico Leccese

Bergamo – Tutti gli indizi che sembrano confermare la colpevolezza, possono essere letti in modo diametralmente opposto. E soprattutto manca la confessione, l'arma del delitto e il movente. Che Massimo Bossetti sia davvero l'assassino di Yara Gambirasio l’opinione pubblica sembra averlo già deciso. E d'altra parte la prova del Dna si può considerare schiacciante, anche perché supportata dalla "prova del cellulare" (cioè la cella telefonica agganciato nello stesso luogo in cui si trovava Yara) e dalle polveri di calce trovate sul corpo della vittima. Se a questo si aggiunge che l'alibi ricostruito da Massimo Bossetti ("Sono andato a Brembate per vedere mio fratello e il commercialista") è stato in parte smentito, ecco che si chiarisce il quadro di quale sarà l'impianto accusatorio nei confronti del presunto omicida.

Sarà infatti solo il processo a determinare la colpevolezza o meno di Massimo Bossetti, e anche la difesa sembra avere dalla sua alcune buoni argomenti. Innanzitutto mancano i tre elementi che di solito sono cruciali per l'accusa: la confessione (Bossetti continua a dichiararsi innocente), l’arma del delitto e anche il movente . In particolare questi ultimi due sono fondamentali per incastrare l'omicida. Quindi: la confessione non c'è, il coltello con cui è stata uccisa non è mai saltato fuori e anche il movente vacilla; si pensa a una pista sessuale, ma sul corpo della piccola Yara non ci sono tracce di violenza carnale .

Queste quindi le mancanze investigative su cui la difesa potrebbe puntare. Difesa che però potrebbe anche scalfire quella che sembra una certezza granitica: la prova del DNA . Prova principe (che però in un processo ha un valore di indizio) e su cui gli inquirenti fanno affidamento totale, ma qualche dubbio potrebbe ancora emergere. Il test del DNA è stato replicato quattro volte (Ris di Parma, Statale di Milano, Istituto di medicina legale di Pavia, San Raffaele di Milano) dando sempre identici risultati. Ma la traccia di codice genetico era molto piccola e non è certo che ci sia ancora del materiale genetico con cui si possa fare una nuova perizia come vorrebbe la difesa nominando anche dei suoi periti. Anche la prova del cellulare presenta dei punti deboli soprattutto se la si vuole leggere a favore dell'indagato (come in un processo si deve fare in caso di possibile doppia lettura, stando alla Cassazione). Il telefonino di Yara si trova in via Natta di Mapello alle 18.49, quando riceve un sms dall'amica Martina. La stessa cella ha agganciato il cellulare di Massimo Bossetti alle 17.45. Questo significa che i due erano nello stesso luogo? Sì, ma a un'ora di distanza, secondo quanto si può provare. Inoltre il cellulare del presunto assassino non aggancia mai la cella di Chignolo d'Isola, dove il corpo è stato ritrovato.

C'è altro: la prova della calce. Gli abiti da lavoro, le scarpe e gli attrezzi di Massimo Bossetti sono stati sequestrati per compararli con le tracce di calce trovate nei bronchi di Yara. Secondo gli investigatori, quel tipo di calce è molto particolare e non risulta compatibile con quella presente negli altri luoghi frequentati da Yara. Secondo chi dovrà difendere Bossetti, invece, bisogna prendere in considerazione anche il fatto che il padre della piccola Gambirasio lavora nell'edilizia e che nella palestra da lei frequentata c'erano polveri di gesso e altri materiali simili.

E infine ci sarebbe il racconto del fratellino di Yara. Anche in questo caso si può notare come gli investigatori e la difesa possano leggere lo stesso indizio in modo diametralmente opposto. Il fratello infatti aveva ricevuto la confessione di Yara di sentirsi seguita e aveva anche indicato l'uomo, descrivendolo così: "Aveva una barbettina come fosse appena tagliata, e una macchina lunga grigia". È Bossetti, secondo gli investigatori. La difesa fa invece notare che il ragazzino non ha riconosciuto il presunto assassino e che era stato descritto come cicciottello.

Quello che sembrava essere un caso chiuso, potrebbe riservare ancora parecchie sorprese. A meno che nelle prossime ore gli inquirenti non riescano a ottenere una confessione che, a questo punto, renderebbe molto più semplice attribuire davvero la responsabilità dell'assassinio.

LEGGI ANCHE:


 

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

Continua a leggere

Castelli Romani

Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

Continua a leggere

Cronaca

Martina Franca, torna l’appuntamento con la fotografia d’arte di Marcello Nitti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minuti

image_pdfimage_print

Ritornata anche questa estate in Valle d’Itria, ricca di iniziative culturali come il suo famoso Festival, l’attesa mostra fotografica di Marcello Nitti, che, continuando nella sua indagine espressiva, espone una serie di fotografie con titolo “Impressionism love”, ‘amore per l’impressionismo’. L’autore pugliese spiega come questa sua nuova fatica sia “il frutto di una ricerca intesa ad indagare le romantiche possibilità fotografiche di restituire immagini che possano aiutare il sogno. Le fotografie di “Impressionism love” sono il risultato di ricerca, sperimentazione e di affermazione dell’amore nel campo fotografico. Le fotografie sono realizzate in pellicola e senza aiuti digitali con Hasselblad 500 C/M e le foto sono realizzate con pellicole a colori e B/N Kodak”. Il tutto visibile durante questa estate a Martina Franca in Vico IV Agesilao MIlano 7.
 
All’inaugurazione, presente l’autore, ha svolto una rapida introduzione critica il curatore artistico Pio Meledandri ed anche quest’anno, insieme alle foto sono esposte alcune poesie di Barbara Gortan.
 
Per Meledandri “L’esposizione di Martina Franca, che l’Autore ha intitolato “Impressionism love”, è un viaggio interiore alla ricerca dell’Arte. Una dichiarazione d’amore nei confronti dell’impressionismo che gli fa prediligere i soggetti del mondo naturale e guardare all’”attimo luminoso” capace di modificare le fisionomie degli oggetti, creando forme e cromie nuove. La sensibilità e soprattutto la creatività lo portano ad un fantastico gioco di pareidolia così come da bambini riconoscevamo nelle nuvole forme simili a uomini e animali, a draghi, principesse e castelli. …Tutte le immagini assecondano il sentimento romantico dell’Autore la cui narrazione è fantasia, sogno, mistero, emozione e passione, tutti elementi con cui il Romanticismo si è contrapposto alla cultura Illuminista determinando una sua fisionomia nelle arti visive, nella musica, nella letteratura e nel pensiero filosofico”.
 
Nitti ha ringraziato quindi il pubblico che da anni segue questo suo originale percorso fotografico “per il sostegno che mi avete donato nelle mostre precedenti e vi ringrazio per l’entusiasmo che mi infondete a continuare a creare nuove immagini nel mondo magico e sognante che si chiama ‘Fotografia’”.
Privo di virus.www.avast.com



Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti