VOGLIA DI COMMISSARIO

di Silvio Rossi

 

Nominare un commissario. Sembra questo ormai l’imperativo ricorrente nel PD romano, per quanto riguarda le vicende capitoline.
La segreteria cittadina è stata commissariata, affidandola al Presidente del partito Matteo Orfini, il decimo municipio, dopo il coinvolgimento di Andrea Tassone, minisindaco di Ostia e dintorni, è commissariato fino alle prossime elezioni, che si svolgeranno però tra un anno.
Non è esente da richieste di commissariamento il Campidoglio, dove la testa di Marino è chiesta da tutte le opposizioni, e da qualche settore del PD, che teme un danno maggiore nel lasciare le cose così come stanno. Commissariare il comune per permettere un rinnovamento del partito, per eliminare il sistema delle correnti che ha portato questi risultati, così come ha chiesto, anche sulle nostre pagine, la candidata alle primarie cittadine nel 2013 Patrizia Prestipino.
L’ultima voce riguarda la presunta nomina come commissario del Giubileo, che partirà l’otto dicembre di quest’anno, del prefetto Franco Gabrielli, uomo “delle istituzioni”, figura che può assicurare una completa lontananza rispetto ai sospetti di inquinamento dal malaffare romano. Una figura fuori dalle beghe politiche, per assicurare la tranquillità d’azione necessaria allo svolgimento dell’evento.
Ormai in Italia non si riesce più a gestire nulla se non si commissaria. Il Mose è commissariato, l’Expo è commissariato. Anche il governo del paese, nel momento in cui la recessione sembrava farci scivolare verso la china percorsa dalla Grecia, è stato guidato a un commissario in loden, che ha forse evitato il default, ma con conseguenze che stanno emergendo oggi, come nel caso della sentenza sulle pensioni.
Certo, un politico che affida le speranze del futuro alla capacità tecnica di un commissario, però, non fa altro che certificare il fallimento di un’intera categoria di persone, della quale è attore protagonista. Una classe politica che non crede in se stessa, ma che vuole mantenere i privilegi senza assumersi le responsabilità di scelte impopolari, non può rappresentare un popolo che ha nell’iniziativa, nella fantasia, nell’estro, la sua peculiarità riconosciuta in tutto il mondo.