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Cronaca

VITTIME DELLA CRISI: IL GRIDO DI DOLORE DI GIOVANNA TEMPERANZA

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Tempo di lettura 5 minuti Giovanna ricorda il Prefetto Francesco Tagliente con una grande stima e affetto: “La sera della tragica notizia si presentò assieme ad una volante dei Carabinieri per darmi il supporto"

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di Cinzia Marchegiani

Cecina (LI) – Toscana, terra meravigliosa di scorci d’autore, di vini pregiati, cucina e cultura semplicemente gemme preziose vanto storico che hanno lasciato un segno indelebile nella storia d’Italia. Certamente una cartolina d’arte della stupenda terra dei girasoli. In questo fazzoletto artistico esistono però storie che distruggono l’anima e che gettano grandi ombre su come la vita umana spesso abbia così poco valore, ci si dimentica in troppa fretta le disgrazie e la solitudine delle persone che affrontano la vita a muso duro, come diceva il nostro amato Pierangelo Bertoli.

Ecco il sottofondo musicale che accompagna questa pagina di denuncia immaginate di ascoltare le parole del cantautore di Sassuolo: “Canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.

La denuncia che l’Osservatore d’Italia vuole rivolgere alle Autorità competenti è la solitudine di Giovanna Temperanza, una donna straordinaria, che nonostante viva i suoi giorni nel più grande dolore e immensa solitudine, lotta aggrappandosi alla vita, la stessa che gli ha fatto conoscere il marito, e la stessa che glielo ha strappato troppo presto dalle sue braccia.

La storia. Giovanna Temperanza, è la vedova del buon mugnaio, la sua morte un anno fa aveva riempito le pagine dei giornali nazionali e locali, grandi titoli, grande vicinanze di affetto. Il suicidio di Roberto Mollisi si è consumato nel più stretto silenzio, lontano da occhi indiscreti, una dignità violata la sua, come quella di tanti italiani che sentendosi abbandonati da tutte le istituzioni, devono affrontare una crisi economica che ti uccide materialmente la forza e il presente. Roberto Mollisi era stato sfiancato da quella “economia”, parola fredda di cui tutti i politici si riempiono la bocca, grandi annunci di riprese, ma vuoti come sempre e soprattutto lontani dalle concrete necessità di chi cerca di non essere di peso a nessuno.

Il suicidio di Roberto ha agghiacciato il paesino di Ripabella, un gesto per molti incomprensibile, pieno di tanta amarezza per chi poteva ma non ha fatto nulla. L’Osservatore d’Italia aveva fatto conoscere alla società perbenista questa storia tragica, drammatica che aveva colpito sua moglie, Giovanna Temperanza. Una vita dura la sua e quella di suo marito fatta sempre di grandi sacrifici nella loro azienda a conduzione famigliare, un ristorante, “Il Viandante” che era la loro passione, tra i fornelli, i sapori mediterranei e una battaglia per non essere fagocitati dalla crisi economica.

Ma il destino infame ha travolto Giovanna e con lei la sua vita per sempre. Roberto Mollisi era suo marito, conosciuto dopo la notizia della sua morte come il “buon mugnaio”. Il 3 novembre 2014 Roberto si era ucciso nel suo ristorante a Riparbella, un Comune di circa 1.600 abitanti in provincia di Pisa a causa di quella morsa di quella crisi che ti prende e ti trascina in vortice che non riesci più a gestire, che ti fagocita volontà, futuro e presente.

Giovanna e la sua battaglia. Da allora Giovanna ha provato mandare avanti la sua attività, una forza indomita la sua, quasi scritta nel suo DNA, ma rimanere aperti per 30/40 euro al giorno d’incasso sarebbe stata una follia illogica. Giovanna è una donna tenace, un dolore trafitto nel suo petto la accompagna sempre, ma la forza e l’amore per questa vita è come una guida per lei.

Contatta telefonicamente ci dice:  “So che la vita è dura, una vera tragedia, ma è talmente bella e basterebbe davvero poco affinché si possa cambiare e stare bene”. La sua una denuncia contro tutte le istituzioni, latenti, silenziose, piene di burocrazia. La sua voce non tentenna aldilà del telefono, è arrabbiata, furente con le istituzioni.

Giovanna e la sua nuova vita e un'altra battaglia. Giovanna ci spiega che ora vive a Cecina, ha lasciato tutto alle sue spalle, troppo dolore quei luoghi, quei profumi, ogni cosa il ricordo di un dramma feroce. Nella sua casa di Ripabella dormiva ormai sul divano: “Qui a Cecina sono lontano – ci racconta Giovanna – da quei ricordi ossessivi che ogni giorno mi riempivano le mie giornate. Cerco di sopravvivere, di dare un segnale alle tante persone che con dignità stanno lottando in questa crisi economica che spezza gambe e famiglie. Molte non raccontano nulla, la dignità è una cosa seria, di cui si nutre lo Stato. Ci sono famiglie che dormono in macchina – prosegue Giovanna – è una situazione ormai insopportabile. Il mio è un grido d’aiuto, noi italiani si muore tutti di fame!”

Istituzioni e una burocrazia inutile. Una lotta senza speranza. Giovanna ci spiega che la sua pensione di 470,00 euro non le bastano per pagare l’affitto: ”Si vive con grande difficoltà ogni giorno, neanche si pensa più a mangiare”. Giovanna spiega la difficoltà ad accedere alle agevolazioni. Ha fatto richiesta al Comune di appartenenza per un alloggio, ma il bando, spiega Giovanna, per gli italiani esce fra poco, poi occorreranno due anni per assegnarli e chissà dove sarà nel 2017 o 2018. Questa è l’Italia delle emergenze.

Giovanna ci tiene a spiegare che non chiede l’elemosina: “Io voglio lavorare, essere utile, ho tanto da insegnare. Non voglio la luna e non voglio essere un peso, ma un valore per la società. Si può ancora fare tanto, basterebbe davvero poco per risollevare la vita e la dignità delle persone, non siamo animali!”

Giovanna ricorda il Prefetto Francesco Tagliente con una grande stima e affetto: “La sera della tragica notizia si presentò assieme ad una volante dei Carabinieri per darmi il supporto. Persona di grande umanità, arrivato in un momento agghiacciante della mia vita. Non era dovuta la sua visita, ma si è subito precitato da me”. Il prefetto Francesco Tagliente, a settembre del 2013 istituì proprio a Pisa il servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari di persone, famiglie ed imprese che versano in situazioni di disagio originate dalla crisi economica.

Una denuncia quella di Giovanna crudele, che mette al muro queste istituzioni che non sono in grado di creare un cordone di emergenza per chi ha contribuito al benessere di questo Paese per tantissimi anni. Persone trattate come fantasmi, violati nei loro diritti. Ma Giovanna è una donna straordinaria, vuole dimostrare che la vita seppur ti piega e ti fa cadere, ci si può rialzare e rialzare tante volte, basterebbe una mano, seppur minuta per affrontare la vita: “Si cammina da soli, siamo fatti di acciaio e sentimenti, un motore invincibile ed eppure basterebbe davvero poco”.

L’Osservatore d’Italia lancia questa appello alle istituzioni, alle tante persone generose che in Italia hanno dimostrato che per cambiare basta poco. Giovanna vuole anche sollevare questo grido come monito, come segnale per le tante famiglie che per vergogna non ce la fanno a chiedere aiuto. Non si può accettare un degrado che viola i diritti sancita dalla nostra Carta Costituzionale.

Tante foto di una vita sono state pubblicata da Giovanna sul suo profilo di Facebook, parlano di amore, famiglia, lavoro, gli stessi valori su cui si fonda il nostro Paese. Immagini che fanno male, colpiscono. Tra le tante quella del loro matrimonio e quella più poetica e forse profetica, la foto di suo marito Roberto, pensieroso e solitario accanto ad un ulivo centenario. Così ci piace salutarti oggi Roberto, ad un anno quasi dalla tua morte, chiedendo scusa a nome di chi questa Italia dovrebbe difenderla sempre.

Giovanna Temperanza un ciclone di vita e forza. La sua grande denuncia ci confessa, quella di essere stata fagocitata dalla solitudine: “Non si può vivere come un fantasma”. Queste parole devono far riflettere e devono sollevare non solo indignazione, ma atti concreti.

Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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Castelli Romani

Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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Cronaca

Martina Franca, torna l’appuntamento con la fotografia d’arte di Marcello Nitti

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Ritornata anche questa estate in Valle d’Itria, ricca di iniziative culturali come il suo famoso Festival, l’attesa mostra fotografica di Marcello Nitti, che, continuando nella sua indagine espressiva, espone una serie di fotografie con titolo “Impressionism love”, ‘amore per l’impressionismo’. L’autore pugliese spiega come questa sua nuova fatica sia “il frutto di una ricerca intesa ad indagare le romantiche possibilità fotografiche di restituire immagini che possano aiutare il sogno. Le fotografie di “Impressionism love” sono il risultato di ricerca, sperimentazione e di affermazione dell’amore nel campo fotografico. Le fotografie sono realizzate in pellicola e senza aiuti digitali con Hasselblad 500 C/M e le foto sono realizzate con pellicole a colori e B/N Kodak”. Il tutto visibile durante questa estate a Martina Franca in Vico IV Agesilao MIlano 7.
 
All’inaugurazione, presente l’autore, ha svolto una rapida introduzione critica il curatore artistico Pio Meledandri ed anche quest’anno, insieme alle foto sono esposte alcune poesie di Barbara Gortan.
 
Per Meledandri “L’esposizione di Martina Franca, che l’Autore ha intitolato “Impressionism love”, è un viaggio interiore alla ricerca dell’Arte. Una dichiarazione d’amore nei confronti dell’impressionismo che gli fa prediligere i soggetti del mondo naturale e guardare all’”attimo luminoso” capace di modificare le fisionomie degli oggetti, creando forme e cromie nuove. La sensibilità e soprattutto la creatività lo portano ad un fantastico gioco di pareidolia così come da bambini riconoscevamo nelle nuvole forme simili a uomini e animali, a draghi, principesse e castelli. …Tutte le immagini assecondano il sentimento romantico dell’Autore la cui narrazione è fantasia, sogno, mistero, emozione e passione, tutti elementi con cui il Romanticismo si è contrapposto alla cultura Illuminista determinando una sua fisionomia nelle arti visive, nella musica, nella letteratura e nel pensiero filosofico”.
 
Nitti ha ringraziato quindi il pubblico che da anni segue questo suo originale percorso fotografico “per il sostegno che mi avete donato nelle mostre precedenti e vi ringrazio per l’entusiasmo che mi infondete a continuare a creare nuove immagini nel mondo magico e sognante che si chiama ‘Fotografia’”.
Privo di virus.www.avast.com



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