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Il nove maggio, giornata in cui è stato ritrovato il corpo esanime di Aldo Moro nel bagagliaio della Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, viene dedicato alla memoria delle vittime del terrorismo.Un periodo storico iniziato con la bomba di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, che ha visto un escalation di violenza, culminato proprio con la strage di via Fani, il rapimento e l’uccisione del presidente della Democrazia Cristiana, il giorno in cui, in Parlamento, era previsto il giuramento del governo Andreotti, figlio del compromesso storico, col Partito Comunista guidato da Enrico Berlinguer.
Negli “Anni di piombo”, il ventennio che ha seguito la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, le vittime conseguenti ad azioni terroristiche sono state oltre 400, e qualche migliaio i feriti. Vittime spesso casuali, finite nel momento sbagliato nel posto sbagliato.
In questa occasione, la figura del cronista si esaurisce, affiorano i ricordi personali, le emozioni che sono state vissute di persone, da me, come da molte altre persone che, in quegli anni, hanno vissuto fasi importanti della propria crescita personale, della propria vita sociale.
L’episodio che personalmente mi colpì particolarmente fu l’uccisone di Alessandro Caravillani, studente del liceo artistico di Roma, colpito da Livio Lai e Francesca Mambro, appartenenti a un commando dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), durante l’assalto all’agenzia della Banca Nazionale del Lavoro di Piazza Irnerio, in seguito a una sparatoria tra i componenti del commando e le forze dell’ordine intervenute per sventare la rapina.
Alessandro era uno studente che non si occupava particolarmente di politica, un ragazzo come me, che aveva la mia età, che frequentava le strade che frequentavo anche io. Era un ragazzo com’ero io allora. È stato ucciso nella strada che anche io percorrevo spesso. Alessandro è il simulacro di tanti ragazzi come me, che hanno vissuto da spettatori un periodo nero della nostra storia, e che, a differenza di me, non ha avuto la possibilità di raccontare.
Ricordare le vittime del terrorismo è importante per tutti, perché tutti noi abbiamo un Alessandro, un Patrizio, un Virgilio, con cui possiamo identificarci, e di cui dobbiamo mantenere viva la memoria.
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