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VITERBO, SANTA ROSA È DIMENTICATA: IL TRASPORTO È UNESCO,

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Tempo di lettura 3 minutiI viterbesi hanno costruito la Macchina di S. Rosa, ogni anno più bella, e nella vigilia della festa, l’hanno fatta passare per le strade di Viterbo, per ricordare la straordinaria traslazione.

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di Giovanni Faperdue

Viterbo – Dal lontano 1457, anno in cui si celebrò il processo di canonizzazione della Beata Vergine Rosa da Viterbo, voluto da papa Callisto III, sono passati più di cinque secoli, nel frattempo è successo di tutto. I viterbesi hanno costruito la Macchina di S. Rosa, ogni anno più bella, e nella vigilia della festa, l’hanno fatta passare per le strade di Viterbo, per ricordare la straordinaria traslazione.

Recentemente l’Unesco ha riconosciuto il trasporto della Macchina in onore di S. Rosa, come patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Tutto bello e tutto da celebrare, ma malgrado il riconoscimento Unesco, la protettrice è ancora una santa di serie “B”. Infatti, ancora non è venerata come santa nel Martirologio Romano, libro ufficiale della Chiesa dove sono trascritti tutti i santi e i beati.

Ma non basta. Non solo manca questo fondamentale riconoscimento, ma la nostra “Rosina” è stata anche inspiegabilmente cancellata dalla data del 4 settembre. Infatti, prima dell’ultima ristampa del Martirologio del 2007, essa era contemplata, (sempre come la Beata Vergine Rosa da Viterbo) per due volte, al sei di marzo (giorno della morte=dies natalis), e al quattro settembre (ricorrenza della traslazione dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Cenobio che oggi porta il suo nome). Adesso è presente solo alla data del sei marzo. La storia dice che al termine del processo callistiano c’erano tutte le condizioni e tutti i documenti in regola, per procedere alla sua iscrizione in qualità di santa nel Martirologio Romano. In quel tempo però né il Comune di Viterbo, e neanche il Cenobio erano nella disponibilità economica di pagare la cifra richiesta. E’ pur vero, come sosteneva il vescovo Lorenzo Chiarinelli, che se il papa l’appella come Santa, essa è a tutti gli effetti tale, ma per noi che amiamo la precisione, questa omissione nel  libro ufficiale della chiesa, dove sono elencati tutti i santi, ha un sapore di emarginazione che non ci piace.

Quando iniziammo questa battaglia, il vescovo Chiarinelli, da noi interpellato in proposito, ci fece sapere che per lui il problema non esisteva, Rosa era santa perché il papa l’aveva chiamata così, e che non era necessario altro. Poi nel 2009, venne a Viterbo in visita pastorale, Papa Benedetto XVI. Quando il pontefice si recò a pregare davanti all’urna della nostra protettrice, la badessa del Monastero di S. Rosa gli consegnò una supplica scritta, affinché nel Martirologio Romano, si annotasse finalmente la nostra “Rosina”, non più come Beata ma come Santa. Quella richiesta non rimase lettera morta, perché dopo poco tempo il Francescano Padre Cristoforo Bove, che faceva parte della Congregazione dei Santi, ricevette l’incaricato di verificare se esistevano le condizioni di questa iscrizione. Da indiscrezioni in nostro possesso, sembra che padre Bove, dopo aver consultato i documenti esistenti negli archivi vaticani, stesse per dare il suo placet a questa operazione. Tutto ci diceva che finalmente eravamo giunti in porto. Invece non era così. Proprio quando tutto l’iter era quasi completato, il frate fu ricoverato in ospedale e il quattro ottobre 2010, dopo tre mesi di degenza, morì. Da quel lontano giorno tutto tace e non è stato fatto più niente.  Giovanni Faperdue ha interpellato in proposito anche il nuovo Vescovo di Viterbo Lino Fumagalli, ottenendo le stesse risposte del suo predecessore. A questo punto lo scrittore viterbese ha preso carta e penna e il ventidue aprile ha scritto a Papa Francesco I. Nella lettera il giornalista chiede che finalmente, nel Martirologio Romano, si possa vedere trascritta la nostra protettrice come Santa alla data del quattro settembre.  Infatti, la regola che vuole la trascrizione nel Martirologio Romano nella data della morte (dies natalis), ha fior di eccezioni, non ultima quella di S. Francesco che è iscritto nella data della sua traslazione. Il quattro settembre per i viterbesi tutti, è la vera festa di S. Rosa, che è anche celebrata da secoli, con il trasporto della Macchina, riconosciuto anche dall’Unesco.  Il quattro di settembre, per Viterbo e per i viterbesi, è la giornata che è stata sempre dedicata a S. Rosa fin dalla notte dei tempi.  Infatti, in quel giorno del 1258, papa Alessandro IV che aveva ricevuto in sogno per ben tre volte la visita della santa, guidò lui stesso la gloriosa traslazione del sacro corpo dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio al Cenobio di San Damiano (oggi monastero di S. Rosa). Le suore del Cenobio sostengono che fu il papa Alessandro IV, con una sua Bolla, a stabilire la festività di S. Rosa al 4 di settembre. 

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