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Redazione
Viterbo – I carabinieri del Nucleo Investigativo del comando Provinciale di Viterbo hanno eseguito nella mattinata di oggi una misura cautelare dispositiva degli arresti domiciliari nei confronti dei tre addetti al servizio di medicina necroscopica dell’ospedale “Belcolle”, ritenuti responsabili in concorso del reato di corruzione continuata. I soggetti, tutti residenti nella provincia di Viterbo, sono stati arrestati e condotti presso le proprie abitazione con divieto assoluto di comunicare con persone diverse da quelle con cui coabitano.
L’attività investigativa, sviluppatasi anche tramite intercettazioni telefoniche e video-ambientali, ha consentito di raccogliere nei confronti dei tre uomini – incaricati di pubblico servizio con la qualifica di necrofori presso la camera mortuaria dell’ospedale locale – gravi indizi di colpevolezza in ordine a ripetuti episodi di corruzione, consistiti nell’accettazione di somme di denaro elargite da agenzie funebri compiacenti in cambio di un’attività di intermediazione con i famigliari dei deceduti presso il citato ospedale per favorirne l’affidamento del servizio funebre o in cambio di atti o servizi non dovuti e contrari ai propri doveri d’ufficio, in violazione degli obblighi di fedeltà ed imparzialità verso l’amministrazione di appartenenza, la Ausl di Viterbo.
L’indagine ha avuto origine dalla segnalazione della stessa Direzione Sanitaria dell’ospedale “Belcolle” di Viterbo che nel corso di alcune riunioni organizzative relative al servizio di medicina necroscopica aveva raccolto le lamentele di alcuni titolari di agenzie funebri che avevano riferito di era una consolidata prassi di dazioni di denaro ai necrofori, adottata da parte di alcune agenzie per ottenere illeciti favoritismi nella gestione della sala mortuaria. L’Ausl di Viterbo è, quindi, in tale vicenda parte offesa dalla condotta dei propri dipendenti infedeli.
È stato anche accertato che uno degli arrestati era un vero e proprio socio occulto di una agenzia funebre viterbese, dove peraltro lavorano i propri figli, e non perdeva occasione per favorirla nel redditizio business della gestione dei servizi funebri dei soggetti deceduti presso l’ospedale “Belcolle”.
Contestualmente ai tre dipendenti dell’Ausl di Viterbo sono stati denunciati all’autorità giudiziaria altre trentaquattro persone, tra titolari e dipendenti di agenzie funebri, che si prestavano al pagamento delle tangenti per ottenere dei vantaggi. La loro posizione è al vaglio della magistratura. Ingente il giro di affari inerente i servizi funebri relativi ai deceduti al “Belcolle”, calcolato in oltre 3 milioni di euro annui.
L’attività denominata “ANUBI”, giunta oggi al suo epilogo, ha avuto inizio nel settembre del 2013 e si è protratta nella fase dei riscontri e delle indagini – dirette dal sostituto Procuratore dott.ssa Paola Conti – sino al febbraio di quest’anno.
L’operazione “ANUBI” prende il nome, vista l’attività svolta, dalla divinità egizia protettrice delle necropoli e del mondo dei morti, considerato anche “Colui che presiede all’imbalsamazione”.
L’operazione conclusa è solo l’ultima tra quelle svolte dal comando Provinciale dei carabinieri di Viterbo nell’ambito della Pubblica Amministrazione e finalizzate a contrastare la diffusa e deprecabile consuetudine di pagare e percepire “mazzette” in denaro nell’esercizio delle funzioni pubbliche.
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