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Alberto De Marchis
Viterbo – Forte preoccupazione per il concreto rischio chiusura di Villa Buon Respiro a Viterbo. Questa volta a parlare è il presidente dell’Associazione Familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia, Vito Ferrante, costernato perché questa chiusura, nei fatti, decreta la cancellazione di oltre 40 anni di storia al servizio dei disabili. E' proprio Ferrante che attraverso una dura nota lancia delle accuse pesanti, sostenendo, in sostanza, che tra Azienda Sanitaria di Viterbo e Regione Lazio si sarebbero persi i pezzi di carta comprovanti lo stato di trasferimento di alcuni pazienti.
In questi oltre 40 anni di storia, la struttura, sostiene Ferrante, è stata all’avanguardia in molti campi: dall’inserimento scolastico nelle scuole pubbliche di Viterbo, all’introduzione nel mondo del lavoro di molti dei suoi assistiti attraverso l’apertura di una cooperativa di lavoro, alla collaborazione fattiva e creativa con i servizi della Asl di Viterbo, con il Dsm, con la casa Circondariale di Viterbo. Dunque, da qui, nasce la denuncia, del presidente Ferrante, della carente gestione dei servizi pubblici sociosanitari, di fatto una presunta malagestione della burocrazia che impedisce alle persone disagiate di esercitare in pieno i propri diritti in maniera serena e dignitosa.
Il Presidente dell’Afesopsit Ferrante ritiene che alla base del processo di decesso della clinica vi siano diverse motivazioni: “non si sono trovati – dice – documenti che giustifichino lo stato attuale di Villa Buon Respiro, come sostiene il Commissario Straordinario della Asl di Viterbo in una lettera del 21 dicembre 2012, in quanto la Regione Lazio, nella persona del dr. Ciarlo, afferma che del trasferimento di 27 persone, assistite da Villa Buon Respiro, nelle case famiglia, o micro comunità o microstrutture, non ne sapeva nulla”.
Dunque Ferrate è conscio che Villa Buon Respiro potrebbe morire facendo mancare l’assistenza e la cura a 230 persone disabili, l’aiuto a 230 famiglie le quali non saprebbero più dove trovare lo stesso tipo di trattamento sanitario. Inoltre a finire sul lastrico sarebbero ben 180 lavoratori, soltanto a causa di uno smarrimento di carte dovuto ad una comunicazione claudicante tra azienda sanitaria e Regione. E’ possibile che in dieci anni, nessuno alla Asl di Viterbo riesca a trovare dei documenti che comprovino quel che è lo stato attuale dei pazienti della casa di cura? Possibile che la Regione non sapesse nulla del trasferimento di 27 persone dal centro dell’Istituto alle casa famiglia o simil strutture?
Pertanto rischia di concretizzarsi l'irreparabile solo perché sarebbe mancata la giusta professionalità dovuta in una interazione istituzionale fondamentale quale la reciproca comunicazione tra Regione ed Asl viterbese. Stando allo stato attuale dei fatti, il dubbio è lecito e concreto quando l’attenzione si sofferma non soltanto su una condizione generale quale la mancanza di finanziamenti, quanto su un allarme ben più grave che consisterebbe nella mancanza di degli atti comprovanti il flusso in entrata e uscita degli stessi pazienti.
L’auspicio è che la nuova Amministrazione Regionale riesca a rimediare con urgenza a questa mancanza nel più breve tempo possibile.
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