Connect with us

Editoriali

VITA DA RECLUSI… IN COSTA SMERALDA

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

di Mario Vito Torosantucci
La Sardegna, d’estate, è uno dei punti d’osservatorio della vita sociale,più veritieri d’Italia. Chi ha la fortuna di potersi trovare sulla costa smeralda nel periodo estivo, può rendersi conto personalmente, del livello e del paragone, fra le varie differenze sociali. Veder sfilare barche di varia grandezza, yacht e megayacht, come su un’autostrada, ci si chiede, quanti soldi vengono spesi, per il piacere e divertimento. Con il costo giornaliero di una barca grande, si potrebbero salvare innumerevoli bambini del terzo mondo. E’ d’uso usare l’espressione “ Vita da cani “ in senso ironico, intendendo dire con tale frase, una vita difficile e di sottomissione. Queste persone, proprietarie delle suddette barche, invece, conducono una vita veramente da cani, i quali, oggigiorno vengono trattati e rispettati, più delle stesse persone. La riflessione principale, per quanto riguarda i ricchi italiani, è poter capire da dove provengono tutti quei soldi, se sono tutti regolari e legali, e se pagano veramente le tasse. Come tutte le cose però, c’è sempre il rovescio della medaglia. La vita dorata dei ricchi, comporta un limite alla propria libertà, poiché sono costretti ad avere sempre delle guardie del corpo, per tutelare la propria incolumità. Invidiati, beffeggiati, insultati, ma oggetto dei sogni della maggior parte della gente. Un magnate russo, ha comprato uno yacht di trenta metri per la moglie, perché deve recarsi a mangiare a circa dieci minuti dalla sua villa. Il lato positivo, è la possibilità di lavoro, che hanno avuto le cinque persone, che ci lavorano a bordo. Poi, ci sono i ricchi semplici in incognito, che pur svolgendo dei lavori cosiddetti umili, possono permettersi una vita agiata e dispendiosa, ovviamente lontano dalle proprie città. Infatti, fra i  proprietari di yacht abbastanza grandi, tempo fa mi sembra di aver riconosciuto su di essi, fruttivendoli ed altre persone che lavoravano nei mercati. Tornando ai personaggi importanti, ci si rende conto, che la vita per loro è, sì dorata, ma eternamente controllata e priva di qualsiasi libertà e privacy. Non possono fare una passeggiata tra la gente, come un qualsiasi mortale, perché non possono mimetizzarsi, permettersi di camminare soli tranquillamente,e magari, fare compere nei negozi, con la calma di un turista normale. Poverini questi signori, che per loro sicurezza, sono costretti spesso a viaggiare in elicottero, che prudentemente hanno sullo yacht, essere quasi costantemente incollati ai vari telefonini, per la moltitudine di rapporti di lavoro, riducendo così, il tempo a disposizione per ritemprarsi, rilassarsi, e recuperare le forze per affrontare di nuovo il mondo intero. Comunque, per essere prudenti e previdenti, per affrontare un qualsiasi pericolo per la salute, hanno pensato bene, di procurarsi e comprare yacht, con due o tre sale operatorie. Certo, queste persone, non devono essere invidiate, perché alcune importanti, in caso di pericolo, saranno costrette a fuggire, con un piccolo sottomarino nella pancia dello yacht. Da riflettere! quanta tensione, devono subire questi poveri ricchi, e questa forse è la ragione per cui, qualche volta sbranano avversari, in senso affaristico, esattamente come fa un cane di grossa taglia, quando e non tanto raramente, aggredisce qualcuno. Quindi, l’analogia fra le due vite è ormai chiara. I ricchi, fanno una vita da cani, e la maggior parte dei cani, fanno una vita da ricchi. Un’ osservazione più specifica… un’episodio capitatomi poco tempo fa; Una signora, innervosita da due bambini, si arrabbia a tal punto da dare uno schiaffo ad uno di loro inveendo contro gli altri, semplicemente per aver fatto cadere un gelato, poi, accortasi che il suo cane aveva fatto un bisogno, lo apostrofa: Poverino! Non ti senti bene? Vieni da mamma…vieni da mamma tua che ti cura. A quel punto, pur sbagliando, non ho potuto fare a meno di dire : Signora, non me lo sarei mai aspettato, che lei,avesse certi gusti sessuali. Non riferisco ovviamente, come sono stato aggredito verbalmente. Quei cani fortunati, potranno andare con quei ricchi ostinatamente fortunati, nelle spiagge più esclusive, malgrado i divieti, che i comuni del luogo impongono, mentre, agli altri sfortunati della gente comune, non resta che essere presi a calci, se solo si azzardano, ad andare in quei luoghi, dove i privilegiati, sono costretti a fare una vita da reclusi.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

Editoriali

Un anno senza Silvio Berlusconi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti