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ROMA – I pm che indagano sulle presunte irregolarità in alcune nomine fatte dalla giunta Raggi stanno esaminando le memorie difensive depositate dagli avvocati della sindaca nelle scorse settimane. Si tratta degli atti presentati dopo la notifica dell’avviso di chiusura dell’inchiesta, atto che nella maggior parte dei casi precede la richiesta di rinvio a giudizio dell’indagato. Solo dopo aver valutato le argomentazioni difensive, gli inquirenti decideranno se chiedere o meno il processo per la Raggi.
L’accusa per la Raggi è di falso: secondo l’accusa mentì all’Anticorruzione del Comune sulla nomina di Renato Marra. Da graduato dei vigili urbani fu promosso (nomina revocata successivamente) a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio, con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro. La sindaca affermò all’Anticorruzione che il ruolo di Raffaele era stato “di mera pedissequa esecuzione”. Le indagini svolte dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio raccontano un’altra verità. Nei messaggi del 14 novembre scorso Raffaele – a proposito dell’aumento dello stipendio del fratello – scrive alla sindaca: “Se lo avessi fatto vicecomandante i soldi erano gli stessi”. La Raggi replica: “Infatti abbiamo detto vice no. Doveva restare dov’era con Adriano (Meloni, assessore al Turismo)”. E lui controbatte: “Infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato”.
I Pm potrebbero invece chiedere l’archiviazione della sindaca per abuso d’ufficio riguardo alla nomina (con aumento di stipendio da 39 mila a 93 mila) del suo ex capo della segreteria politica, Salvatore Romeo. I pm – dopo aver appurato che dietro le famose 3 polizze assicurative intestate alla sindaca non c’era alcun illecito – sembrerebbero orientati a far cadere l’accusa.
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