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Editoriali

Viaggio nel mondo dell’editoria tra fondi e contributi statali

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Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ha pubblicato i dati relativi ai finanziamenti all’editoria e alla carta stampata.

Già nel 2013, gli M5S, contrari al finanziamento, avevano presentato un disegno di legge al Senato con primo firmatario Vito Crimi. L’oggetto era: “Disposizioni volte all’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria nel 2016″.

Oggi tornano a presentare un disegno di legge per abolire il finanziamento pubblico alle testate, sempre convinti che sia un costo troppo oneroso per lo Stato e non renda libera l’informazione ma al contrario la condizioni.

Inoltre, insistono sul fatto che “i giornali sono il megafono dei partiti pagati con i nostri soldi”. Parlano di un costo di “quasi un miliardo di euro l’anno”.

In medio stat virtus e scopo di questo articolo è quello di avvicinarsi il più possibile alla verità sostanziale dei fatti.

Una norma sul finanziamento pubblico allargata nel tempo

La prima norma organica sul finanziamento pubblico diretto è stata approvata nel 1981 con la legge 416 del 5 agosto. Le successive leggi hanno ampliato la griglia dei criteri per accedere ai finanziamenti.

Gli investimenti sulla stampa e sulle emittenti radio-trasmittenti, si parla di euro 50 milioni, hanno trovato breccia nell’articolo 4 del decreto legge 16 ottobre 2017, n.148 tanto per dirne una.

Nel 2010, i contributi diretti che comprendevano anche delle agevolazioni postali per la spedizione degli abbonamenti vennero soppressi, ma tanti contributi diretti e indiretti sono rimasti fino ad oggi.

Per l’Informazione e l’Editoria 2016 si hanno delle sorprese

Si scopre che gli acconti versati ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. c, della legge 26 ottobre 2016, n. 198 che introduceva l’articolo 2, comma 7-bis, del decreto-legge n. 63 del 2012, ammontano complessivamente a euro 18 milioni, cifra che per l’87,5% è relativa a “contributi diretti alle imprese editoriali”.

Per qualcuno “Vade retro contributo statale”

C’è di più, perché secondo il Dipartimento, i tre quotidiani che ricevono le maggiori sovvenzioni sono: Avvenire, Libero e Italia Oggi. Da sole queste tre testate assorbono il 31,98% di questa zona di contribuzione, soldi del contribuente.

Ma come diceva quel bravo presentatore: non finisce qui.

 

Ecco le prime 10 testate per contributi ricevuti nel 2016

Avvenire euro 1817.054 / Libero euro 1639.688 –

Italia Oggi euro1572.378/ Il Manifesto euro 927.123 –

Quotidiano del Sud euro 780.865 –

Corriere Romagna euro 651.150 –

Cronaca Qui euro 548.128 –

Il Cittadino euro 534.809 –

Dolomiten euro 485.592 –

Primorsky Dnevnik euro 440.130 –

Di alcune testate qualcuno potrebbe obiettare di non averne mai sentito parlare. A ragion del vero tanti la pensano così.

Quali giornali prendono i finanziamenti, diretti o indiretti, in base a quali criteri e di quanti soldi parliamo?

Nelle pagine del Dipartimento per l’informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio, sul sito del Governo, si elencano : ‘il Foglio’ , ‘il Romanista’, ‘La Voce di Mantova’ , ‘Buonasera Campania’, ‘America Oggi’ , il ciellino ‘Trenta Giorni’, ‘La Padania’, ‘l’Unità’, ‘Europa’ (Pd ex Margherita) ma anche ‘Motocross’, ‘il Salvagente’, ‘Nuova Ecologia’, ‘Cristiano Sociali News’, ‘Dolomiten’, ‘Civiltà cattolica’, Avvenire, ‘Famiglia Cristiana’ , ‘Ecce Mater Tua’ e religiosamente ‘Buddismo e Società’.

Andando più nel dettaglio della ricerca , al 2013, si trovano sempre in pole position con il contributo di euro 4.355.324,42 Avvenire , il 1.523.106,65 de Il Foglio, i 3.904.773,62 a Italia Oggi e Famiglia Cristiana con la rispettabilissima somma di euro 142.069,68

Tra le svariate richieste di contributi anche qualcuna dubbiosa

Dietro la porta del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, vi è un continuo bussare per contributi e per finanziamenti. Il mondo della celluloide non si tira indietro. Reclama il riconoscimento d’interesse culturale per alcune delle produzioni. Finanziamenti che lasciano dubbi perché si effettuano post realizzazione di film in base alla quantità di incassi . Ci sono stati dei film riconosciuti di interesse culturale e finanziati prima che venissero girati.

Un campionario di film riconosciuti di interesse culturale e finanziati

Fai bei sogni di Marco Bellocchio, contributo euro 800.000

Io e Lei di Maria S. Tognazzi, contributo di euro 500.000

Piccoli crimini coniugali di Alex Infascelli, contributo euro 300.000.

A voi giudicare!

Non sfuggono dalla ripartizione del bottino i giornali italiani all’estero, poche regole, fondi sicuri.

L’evoluzione di una norma

La materia è complessa e nel tempo, con le tante modificazioni, decreti leggi e altre disposizioni c’è stata una distribuzione a pioggia di contributi, finanziamenti, crediti pubblicitari, tax credit su investimenti, che hanno visto concorrere giornali quotidiani e periodici, locali e nazionali, cartacei e on-line e emittenti radio-televisive a diffusione locale.

Contributi, fondi, finanziamenti attirano i soliti furbetti

In questo labirinto di leggi e leggine, disposizioni e circolari varie, la concorrenza sleale non è mancata e non mancherà. Gruppi editoriali, quotati in borsa, non si sono vergognati di partecipare a questa festa dei contributi.

Contributi, fondi, finanziamenti fanno gola a tutti, partiti, associazioni culturali, radiofonia, editoria e non solo. Tutti pontificano la libertà dell’informazione, la sacralità della cultura, la nobiltà dell’arte.

Ormai la mucca non dà più latte ed il M5s ha presentato un disegno di legge per abolire questa manna che scende dall’alto di Montecitorio.

Protestano i contrari e controbattono i favorevoli

Quelli contrari avanzano i soliti argomenti e cioè che si fa tanta propaganda per poche centinaia di milioni di euro che non cambiano la situazione dell’azienda Italia, al che si risponde :

Il risparmio comincia dal centesimo

L’argomentazione che si porta sempre non convince. Si dice, che siano mai 50/60 milioni di euro che si risparmiano dai vitalizi!

Sempre del M5S la proposta di legge per tagliare le auto di servizio che secondo alcune stime vanno oltre le 50 mila vetture con un costo di 400 milioni. Si sente sempre dire, ma che vuoi che siano 400 milioni per il bilancio dello Stato!

Pancia piena non pensa a quella vuota

Con 50/60 milioni di euro risparmiati dai tagli ai vitalizi potrebbero campare decine di famiglie per giorni e giorni, con i 400 milioni di euro eventualmente risparmiati sull’abolizione delle auto di servizio si potrebbe sistemare tutto un quartiere. E’ più che ovvio che quando si scatena la tormenta, chi si trova al caldo, comodo e rilassato rimane indifferente. Non è così per tutti coloro che sono esposti alla buriana.

Emanuel Galea

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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