VETRALLA ELEZIONI, SANDRINO AQUILANI: "PRONTO A RIMETTERMI IN GIOCO"

di Roberto Ragone

Vetralla (VT) – Sandrino Aquilani sindaco uscente di Vetralla, cittadina alle porte di Viterbo, dove gli elettori saranno chiamati alle urne per rinnovare la massima assise comunale, ha accettato di rilasciare un'intervista al nostro quotidiano dove traccia un bilancio sulla sua ultima legislatura e dove si dichiara pronto a collaborare con una nuova squadra, qualora questa goda della sua fiducia e sia pronta nel proseguo di tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi.

Sandrino Aquilani, padre di due figli, Giorgio Onorato ed Elisa, è nato nella piccola frazione di Cura di Vetralla nel 1945 dal papà Onorato e mamma Fernanda, terzo di quattro figli. Vive e svolge la sua attività imprenditoriale presso la sede storica dello stabilimento F.lli Aquilani srl, realizzato negli anni ’70 con i fratelli Gervasio e Massimo. Industriale per professione, politico per passione, scrittore, poeta, musicista, produttore, direttore artistico, amico personale dei più grandi poeti e uomini di teatro del nostro tempo, come Alda Merini, Nando e Mauro Gazzolo, Arnoldo Foà, autore di numerose raccolte di poesie, non concepisce la vita come uno spazio-tempo da impiegare nel contingente, ma come un valore immenso, un capitale unico e non rimborsabile da sfruttare per raggiungere traguardi che vivono nei sogni dei coraggiosi, quelli che, appunto, i loro sogni non abbandonano.

Sandrino Aquilani ci accoglie presso il suo ufficio al Comune di Vetralla, un bell'edificio antico che conserva tutto il sapore prezioso del tempo che ha attraversato.

Signor sindaco, prima di tutto grazie per il tempo che ci ha riservato, da parte della redazione de L'Osservatore d'Italia. Fra poco lei dovrà affrontare il prossimo turno di elezioni amministrative. Lei è il sindaco uscente, e come si sa, le amministrazioni uscenti sono sempre penalizzate, nel senso che la popolazione guarda più alle cose che non si sono fatte, o potute fare, piuttosto che a quello che di buono è stato fatto. Lei come la pensa?
All’apparenza potrebbe essere così, poi forse, riflettendo, guardando com’era il paese prima e com’è oggi, visto che sono alla quarta legislatura, qualche riflessione va fatta. Devo dire che i tempi sono cambiati, nelle prime legislature era più ‘facile’, tra virgolette, cioè c’erano risorse per poter affrontare progetti più importanti. Oggi con queste limitazioni, Patto di Stabilità, spending review, tagli che sono stati fatti dai vari Presidenti del consiglio che si sono avvicendati negli ultimi tempi per riquadrare i conti dello Stato e per rispondere agli imperativi dell’Europa, le risorse dei Comuni si sono molto assottigliate, quindi gestiamo al meglio quello che abbiamo. Parliamoci chiaro, per far bene  le cose ci si avvale di professionisti, ma se oggi non ti danno nemmeno i soldi per fare manutenzione alle strade, diventa difficile pure chiudere una buca. La gente che riflette, che pensa, la gente intelligente non può immaginare che non si sia capaci di fare una cosa, ma che ci sono degli impedimenti, e che è cambiato il nostro modo di vivere.

Con la Spending Review, che pare non abbia avuto il successo che si sperava, lo Stato ha tagliato i contributi agli enti locali, i Comuni sono stati costretti ad aumentare imposizione fiscale, e la gente così vede che paga di più e ha meno servizi. Cosa mi dice in proposito?
Ricordo soltanto un fatto. Appena due anni fa andammo dal Prefetto tutti i sindaci della provincia di Viterbo con un documento redatto da me e firmato da tutti e 60. In prefettura eravamo 48, tutti con le fasce, pronti a consegnarle al Prefetto. 48 sindaci – e 60 hanno firmato un documento – hanno denunciato  le difficoltà e le criticità di questo nuovo modo di gestire i Comuni, costringendoci a fare delle cose che noi non vorremmo, e che in pratica hanno modificato il nostro ruolo. A seguito di questo incontro in Prefettura, il Prefetto ci convinse a nominare una delegazione per andare al Viminale a parlare con il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze. Avemmo questo incontro, eravamo in nove, c’era il sindaco di Viterbo, altri sindaci, e il Prefetto, a rappresentare delle criticità, non a protestare, a dire, guardate, noi, da uomini di prima linea veniamo a dire ai generali che questi provvedimenti stanno producendo questi effetti. Ci hanno ascoltati, ci hanno aperto un tavolo, per cui ogni mese e mezzo ci si doveva rivedere. Sono passati due anni, il tavolo è rimasto aperto, non so che ci hanno fatto, forse qualche cena, qualche pranzo, ma non ne abbiamo più notizie. Quando non si vuol fare niente in Italia si apre un tavolo. In quell’occasione ho coniato uno slogan che ho riproposto a Roma, in una riunione con altri sindaci. Ho detto che i sindaci sono stati ridotti ad esattori, esecutori e scudi umani, perché la gente vede noi, incontra noi e le tasse siamo costretti ad applicarle noi.  Hanno introdotto l’IMU agricola; non l’ha messa il Comune perchè se l’è inventata una mattina, ma l’ha introdotta il Governo. In più, non solo non hanno aspettato la riscossione per prendersi questi soldi, hanno fatto una previsione di incassi, e ce li hanno immediatamente tolti. Poi i Comuni hanno incassato la metà del previsto e si sono trovati un buco di bilancio; quindi alcuni Comuni si sono trovati in disavanzo tecnico, perchèil bilancio è stato compromesso da chi ci ha messo dentro una posta che non esisteva. Per dirne una: noi abbiamo cercato in tutto questo di contenere anche le tasse, le imposte, i canoni, per cui non li abbiamo messi tutti al massimo, anzi addirittura, dal bilancio dell’anno passato abbiamo ridotto alcune poste. C’è gente che ha riconosciuto, pagavo seicento ora pago quattrocento, che abbiamo distribuito al meglio, quindi non abbiamo infierito. Certo, potremmo aumentare tutto al massimo, poi essere bravi a spendere ‘sti soldi, ma, viste le condizioni della gente oggi, su dieci persone che ricevo nove cercano lavoro, cercano aiuto, cercano un sostegno perché non ce la fanno più ad andare avanti… una volta era l’inverso, su dieci persone una ti chiedeva aiuto e nove ti chiedevano a che punto era la licenza di costruzione, se poteva aprire un bar o un’attività, una nuova impresa, oppure che voleva ampliare il suo stabilimento; queste erano le richieste di una volta, ora non ci sono più, purtroppo. Si contano sulle dita di una mano. Quindi io dico sempre che le tasse dovrebbero essere equiparate al servizio che viene reso. L’imposta, invece, che già è brutta la parola perché significa imposizione, significa mettere una imposta su un bene che non produce utili, come la casa. Come si fa a mettere un’imposta sulla casa? Uno può avere una casa e può essere disoccupato, e quindi come fa a a pagare? Per costruire ha già dovuto pagare il progetto, il permesso di costruzione, l’impresa con l’IVA e tutto, e poi deve affrontare il pagamento del mutuo. Lo stato al limite dovrebbe premiare chi si costruisce casa, perché toglie così anche un peso alla collettività. Questo discorso riguarda le case popolari, gli interventi su famiglie sfrattate che non hanno dove andare, e sono problemi seri. La cosa più iniqua è applicare un’imposta sulla casa per risolvere i problemi dello Stato. Ci sono altri modi per farlo, uno è la spending review, non come l’hanno fatta, ma applicata ai costi di gestione dello Stato, che in Italia sono due o tre volte quelli degli altri Paesi.

Ho visto che tra i suoi avversari politici ci sono i Cinque Stelle e Noi con Salvini. Lei, se non mi sbaglio,  si presenta con una lista civica.
Allora, innanzitutto io, come sindaco uscente, ho l’obbligo di formare una squadra per dare continuità all’azione amministrativa, con me o senza di me. Io ci sono, ho detto più volte;  se sarò ancora utile possono anche contare su di me, nel senso che se noi riusciamo  fare una squadra amministrativa che abbia esperienza, che sia capace, che dia una certa garanzia di saper gestire la macchina amministrativa del comune – perché di questo si tratta, parliamoci chiaro – allora io ci sono, questo è il mio compito.

Lei collaborerebbe anche con un’altra amministrazione?
Io sarei pronto anche a fare questo, con un’altra amministrazione, naturalmente, questo è chiaro, con una squadra formata da me, della quale abbia fiducia, perché comunque metto loro in mano un lavoro già fatto Pur non ricoprendo la carica di oggi, potrei assumere altri ruoli; con l’esperienza che ho posso tranquillamente dare un apporto anche più ampio al territorio. Non dimentichiamoci che sono anche consigliere provinciale e partecipo alle decisioni delle province, per quanto oggi le province siano state ridotte, ma si occupano ancora di edilizia scolastica, di manutenzione strade. E poi ci sono da gestire i servizi, come quello dell’acqua, per cui si può anche non occuparsi sempre delle stesse cose. L’esempio che faccio io è quello della squadra. Una squadra che sia convincente, perché il tifoso o lo sportivo vuole una squadra che sia vincente, che sia formata da giocatori che sappiano giocare.  Non perché sono figli di quello o di quell’altro o perché strillano di essere più bravi, prima lo devono dimostrare, di essere più bravi. Si deve iniziare da una squadra che dia all’elettorato un’amministrazione che sia la migliore possibile sotto il profilo dell’esperienza. Poi che ci siano delle ambizioni da parte di altri che si sentano capaci di risolvere i problemi meglio di un altro, ben vengano, ma questo va dimostrato, non dicendo male dell’altro, ma dicendo quello che faresti tu, e non basta, e come lo faresti, con quali mezzi e con quali risorse. Perché se non conosci la macchina amministrativa e i limiti che oggi ci sono, è sicuramente un ingannare la gente. Se prometto senza sapere come fare, domani non potrò fare ciò che ho promesso e questo significa ingannare la popolazione.

Lei ha sfiorato prima il tema delle case popolari. Come state messi, a Vetralla?

Abbiamo un certo numero di case popolari, circa un centinaio. Le ho consegnate io nel 1990, poi non se ne sono costruite altre, perché non sono stati messi a disposizione fondi, e non ce n’era una reale necessità. Oggi la situazione è questa, che, con la nuova situazione di difficoltà della gente, ce ne vorrebbero di case popolari, però non ci sono i fondi per costruirle, e siamo costretti a gestire delle graduatorie lunghissime, arrivano a numeri oltre i cento, magari avendo in un anno a disposizione due case che si liberano, che poi bisogna riattare e consegnare a chi ne ha diritto. C’è una carenza, oggi, per cui basterebbe anche, più che costruirle, rivolgersi al mercato delle case nel centro storico, da affittare, naturalmente a livello calmierato. Daremmo però comunque la certezza a chi affitta di avere un ritorno, e così potremmo  risolvere i problemi della gente che oggi viene sfrattata per morosità, non perché non voglia pagare, ma perché non ce la fa più.

L’ultima domanda gliela faccio a proposito dell’acqua. Nel viterbese c’è il problema di un tasso di arsenico più alto del dovuto. Qui come avete risolto il problema? E, avete la gestione di Talete?
C’è una legge che obbliga i Comuni a gestire la rete idrica, e quindi l’acqua in un ambito definito, cioè non più ognuno per suo conto, ma attraverso una forma di questo tipo, cioè da una società partecipata da tutti i Comuni che si chiama Talete. Questa società è nata con tante difficoltà, perché non tutti i Comuni hanno aderito, trasgredendo la legge, per cui  andrebbero in qualche modo richiamati all’ordine. Il Comune di Vetralla è entrato in Talete nel 2010, quando era gestito da un commissario. Oggi Talete è sulla bocca di tutti perché si dice che produca debiti invece di utili. Non possiamo dimenticare che, quando è nata, i Comuni che sono entrati hanno passato alla Talete i loro dipendenti  che gestivano gli acquedotti. C’è gente che ha accettato di andare a lavorare in una società partecipata dai Comuni lasciando la certezza di un impiego pubblico. Oggi siamo nella necessità di riequilibrare la gestione della Talete. Talete potrebbe essere gestita e vivere di luce propria, purchè tutti i Comuni accettassero di entrare, e il servizio dell’acqua venisse fatto con professionalità, cioè con la conoscenza dell’industria della distribuzione dell’acqua, e che l’acqua avesse per tutti lo stesso costo. L’acqua è un bene che va distribuito al prezzo del puro costo di gestione, perché è un bene di prima necessità, ed è necessario che il servizio sia all’altezza delle aspettative degli utenti, non influenzato dalla politica. Durante la prima assemblea sul bilancio della società, c'era un po' di maretta; chi non voleva aderire, chi era contro, allora mi sono permesso di esordire così: "Pensavo, venendo qui: ma l'acqua è di destra o di sinistra? Forse diventa rossa quando c'è la sinistra e diventa bianca quando c'è la destra? Perchè le gestioni non sono state sempre da una parte, prima c'era il centrodestra, ora c'è il centrosinistra, ma l’importante è che la gente vuole un servizio all'altezza. Quindi la politica qui non c'entra, qui facciamo amministrazione." Tutti i sindaci che erano pronti  a votare contro o ad astenersi, hanno votato a favore, riprendendo tutto il discorso che ho fatto io, sia sul fatto che l'acqua è un bene di prima necessità per tutti, sia sul fatto che ci sono dei dipendenti che hanno messo a disposizione il loro ruolo di dipendenti comunali entrando in una società partecipata, e che quindi erano stati rassicurati sul loro futuro. Ho detto: “Ogni volta che vengo qui e parlo di Talete vedo tutta questa gente sotto che aspetta e che è in ansia per il proprio destino. Io non voglio essere arbitro di questo. Devono avere certezze. La precarietà è brutta, e questa gente, tornando a casa, che può raccontare? Non posso più pagare il mutuo, non ti posso più mandare a scuola perchè non ho i soldi, non posso più pagare l'affitto… Tutta una serie di problematiche familiari di cui noi non possiamo assumerci la responsabilità. Noi dobbiamo fare in modo che questa società, affidata ad un Cda e a dei dirigenti responsabili torni in bonis. Che cerchi la liquidità necessaria, che vada anche verso una partnership, pur mantenendo sempre la maggioranza di acqua pubblica.” Questo ho detto. Perchè la Talete potrebbe funzionare, ma è partita male. Perchè è partita male? Se noi facciamo una società in cui tutti portiamo i nostri debiti, come può andare in attivo? Oggi però la Talete ha dalla sua un patrimonio invidiabile di reti costruite, di fonti di approvvigionamento, che siano sorgenti, che siano pozzi, dearsenificatori che sono stati installati, – e ricordiamoci che a Vetralla ne abbiamo installati tre. Oggi l'acqua fa ancora qualche balzo, ma è bevibile; io dico sempre che comunque un po' di arsenico male non fa – e scherzando a volte dico che forse ci siamo creati un problema più grande di quello che è, perchè una volta per legge l'acqua era potabile, ed erano consentiti cinquanta microgrammi per litro, d'improvviso invece è diventata non potabile perchè erano consentiti solo dieci  microgrammi. Si sono accorti che tutte le acque erano fuorilegge, e l'hanno riportatre a venti microgrammi, sempre per legge, ma può un'acqua essere potabile per legge? Allora mi dicano qual'è la soglia di nocività. Io per cinquantasei anni ho bevuto l'acqua sapendo che era potabile, e potevo essere anche un po' incazzato, no? Ma i risultati mi sembrano buoni. Quindi, volevo dire, l'arsenico, è definito elemento minerale utile alla vita animale. Vuol dire che in piccola proporzione ci deve essere, come c'è il ferro, e come gli altri oligoelementi presenti nell'acqua – perchè è necessario che nell'acqua siano presente dei minerali, perchè altrimenti, se fosse acqua distillata moriremmo dopo due giorni. Quindi anche qui abbiamo esagerato, allarmando ingiustamente la popolazione, costruendo dei dearsenificatori in fretta e furia, e non sappiamo ancora chi li deve gestire; come non sappiamo ancora quante centinaia di migliaia di euro all'anno costeranno, per i cambi dei filtri, per le manutenzioni, per tutta una serie di cose. Io credo, e per questo ho votato a favore, che la Talete può essere riportata in bonis, se ci sono tutte le prospettive. E' chiaro che bisogna essere molto attenti, capaci di condurre un'impresa che merita attenzione, come quella dell'acqua, perchè si sta parlando della vita dell'uomo, non stiamo parlando di distribuire caramelle o gomme americane. Noi stiamo distribuendo, attraverso un servizio, la fonte principale della vita umana. Che costi quello che è giusto che costi, meno possibile, per tutti uguale, che ci siano delle capacità professionali che siano in grado di portarla avanti.

Ringraziamo il sindaco Aquilani per la sua disponibilità e per l'esaustività e la chiarezza delle sue risposte, e tanti auguri per lui e per Vetralla, che sappia scegliere chi ha veramente a cuore il benessere di tutti, e perseguirlo con capacità, esperienza, professionalità e soprattutto amore per ciò che fa.