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di Chiara Rai
Velletri (RM) – Due presidenti del Tribunale di Velletri per una sola poltrona, anche volendo non è "cosa" possibile perché l'attività giudiziaria si paralizza e chi ci rimette sono i cittadini. Il Tribunale di Veliterno non è più commissariato in quanto lo scorso maggio il commissario ad acta Onofrio Fanelli ha nominato presidente il magistrato Lucio Di Lallo. Di fatto il ministero della Giustizia deve ratificare la nomina affinché sia effettiva, ma da quasi due mesi è tutto congelato proprio lì. Così Di Lallo pur pronto e nominato non può esercitare, mentre l'ex presidente Francesco Monastero ancora è sullo scranno di fatto tutt'ora conteso.
I cittadini e tutti gli utenti devono barcamenarsi nel caos del tribunale che non può garantire al meglio una organizzazione dell'attività giudiziaria: dalla cancelleria, agli avvocati fino ad arrivare a semplici ratifiche di tirocini o divorzi. Ci vuole un solo "comandante" e Di Lallo sta sollecitando il ministero affinché possa effettivamente traghettare la propria nave e garantire una efficiente gestione del personale di magistratura.
E intanto ci si chiede se gli atti che vengono siglati dall'ex presidente si possano considerare efficaci. E’ infatti del 7 aprile la sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso proposto dal magistrato Lucio Di Lallo contro il Consiglio Superiore della Magistratura per l’ammissione all’incarico di Presidente del Tribunale di Velletri e di fatto condanna il Ministero della Giustizia ed il CSM a restituire a Di Lallo le spese dell’ultimo grado di giudizio.
Di Lallo aveva svolto per oltre quindici anni, tra il 1992 ed il 2008, un incarico semidirettivo, quale presidente di sezione del Tribunale di Velletri e per un periodo le funzioni presidenziali di fatto. Lucio di Lallo a questo punto ha conteso la poltrona con Francesco Monastero, quest’ultimo nominato nel 2009 Presidente del Tribunale di Velletri.
La nomina di Francesco Monastero, impugnata da Di Lallo, ha aperto una serie di ricorsi e impugnazioni tra i due magistrati fino ad arrivare all’ultimo giudizio. Il Consiglio di Stato ha ribadito la valenza dei due magistrati candidati alla poltrona di presidente, come si legge, nella sentenza, si tratta di “valentissimi magistrati senza alcuna pecca o macchia di alcun genere nelle rispettive carriere, di condotta cristallina, e cui nulla, giammai, si è potuto rimproverare sotto alcun profilo”. Viene evidenziato anche che, sotto il profilo della molteplicità delle esperienze “strettamente giudiziarie”, l’impugnante Di Lallo ha percorso esperienze più variegate: dal civile al penale, seppur sempre di merito ed all’interno del Tribunale di Velletri. Mentre Monastero ha esplorato prevalentemente il campo del diritto penale.
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