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VELLETRI, TEATRO ARTEMISIO: SI APRE IL SIPARIO SULLA STRAGE DI VIAREGGIO CON "NON C'È MAI SILENZIO"

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Tempo di lettura 4 minuti giovedì 12 giugno alle ore 20,45

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"Rappresentare a teatro la strage come forma di impegno civile è uno dei modi per non dimenticare i volti ed i sorrisi delle 32 vittime e contribuire a far conoscere a tutti quanto accaduto e perché".

 

Redazione

Velletri (RM) –  Il 29 giugno 2009, poco prima di mezzanotte, nella stazione di Viareggio un treno merci deraglia. Dalla prima cisterna, escono 35mila litri di gas, che si espande nella strada a fianco alla ferrovia. Tre minuti dopo il gas prende fuoco e il fuoco prende tutto.  Via Ponchielli, una stradina piccola, stretta, piena di odori e di voci viene cancellata. Muoiono 32 persone.  E' il racconto della strada prima dell'incendio, delle sua storia, e la storia delle persone che ci vivevano: le bandiere di Burlamacco a Carnevale e quelle dell'Italia quando c'era una partita. E' il ricordo di quella notte illuminata dal fuoco. E' una denuncia alla mancanza di sicurezza. E un canto che chiede giustizia. A Velletri, Teatro Artemisio, giovedì 12 giugno 2014, ore 20,45.

Viareggio, 29 giugno 2009: trentadue morti ed una città devastata. Non c'é mai silenzio…_ Il teatro di impegno civile: la strage ferroviaria di Viareggio raccontata col linguaggio universale dei gesti, delle emozioni e della musica. Per non dimenticare la vittime e per la sicurezza di tutti. 29 giugno 2009, ore 23 e 48, una tranquilla sera d'estate a Viareggio.Un treno carico con 14 cisterne di gas propano liquido (GPL), a causa della rottura di un'asse, deraglia proprio in stazione. Una delle cisterne si ribalta, si squarcia e suo contenuto evapora e si spande velocemente nell'area ed entra nelle case circostanti. Due minuti dopo, all'improvviso, ripetute esplosioni squarciano il buio, illuminando la città e un incendio di vaste proporzioni brucia e distrugge tutto, vite umane, storie e serenità di un quartiere tranquillo. Porta via tra le fiamme 32 persone che erano nelle loro case o in strada, alcune subito, altre dopo mesi di agonia. Si può dire che a Viareggio quella tragica notte non c'è stato 'solo' un grave incidente ferroviario perché quel disastro ha cambiato qualcosa nell'immaginario collettivo del 'treno amico', non solo in Versilia e nelle persone che lo utilizzano ma in tutto il paese e tra gli stessi ferrovieri. Dalle indagini sono emerse gravissime lacune sui controlli e la manutenzione dei carri e un ginepraio di regole e norme, nazionali e comunitarie che hanno reso difficile anche per la magistratura risalire ai soggetti responsabili della sicurezza ed hanno messo in luce gravi lacune nella sicurezza del trasporto ferroviario di merci pericolose. A cinque anni dalla strage, proprio in questi giorni, il processo che vede imputate 34 persone, tra cui l'ex ad delle ferrovie, Mauro Moretti e Michele Elia, nominato al suo posto tre giorni fa, è appena entrato nel vivo, con le deposizioni testimoniali dei ferrovieri in servizio quella sera, di alcuni familiari e degli investigatori. Quella sciagura, inattesa ed inverosimile, ha colpito l'opinione pubblica in tutta Italia e moltissime persone, pendolari, semplici cittadini, lavoratori di ogni settore che hanno dovuto prendere atto dei rischi di un 'sistema industriale' ed un trasporto creduto, fino a quel momento, affidabile e sicuro. Una strage di persone estranee ai treni ed alla ferrovia che è divenuta ovviamente un elemento centrale della vita quotidiana per i familiari delle vittime, per migliaia di cittadini di Viareggio e per le Istituzioni locali che instancabilmente da quella notte sono impegnati ad ottenere verità, giustizia e più sicurezza mediante misure più severe per il trasporto delle merci pericolose.
Un episodio che è rimasto saldamente ancorato nella memoria di ciascuno ed è diventato parte integrante della vita sociale; dai soccorsi, al lutto indicibile, al vuoto incolmabile lasciato dalle trentadue vittime, tra cui alcuni bambini, alla ricostruzione, all'impegno per la sicurezza e alla necessità di conoscere le responsabilità, fino a diventare esso stesso parte della cultura e della vita sociale di un'intera comunità.

Rappresentare a teatro la strage come forma di impegno civile è uno dei modi per non dimenticare i volti ed i sorrisi delle 32 vittime e contribuire a far conoscere a tutti quanto accaduto e perché. A cominciare dalle regole del trasporto ferroviario che non hanno saputo prevedere e prevenire la rottura di quell'asse metallico cui erano affidate tonnellate di Gas liquido che viaggiavano (e viaggiano) a 100 km all'ora in mezzo a case e città. "_Non c'é mai silenzio…_" Con queste parole l'autrice e attrice, Elisabetta Salvatori, che ha vissuto da vicino questa tragedia, esprime l'essenza del suo lavoro, sulla strage ferroviaria di Viareggio, avvenuta cinque anni fa, la sera del 29 giugno 2009. Il suo teatro consente di raccontare tutto questo col linguaggio universale dei gesti, delle emozioni, della musica e della poesia attraverso la sensibilità di un'attrice che non si ferma al dolore e alla disperazione ma vuole ricordare le vittime raccontandone la vita; un omaggio alla sua terra,alla forza, al coraggio ad alla caparbietà della gente di Viareggio che non permetterà mai, anche grazie a questo contributo artistico, che 'il silenzio cali sulla vicenda'.

Sinossi

“L'ho chiamato "Non c'è mai silenzio", pensando che le nostre giornate sono piene di voci e rumori, a tanti dei quali non ci facciamo neanche caso, ma se uno, è legato a un ricordo, sentirlo lo rievoca. Il fischio di un treno, per tutta la città di Viareggio,a cinque anni dalla strage, una lama, che ogni volta riapre il cuore, porta ricordi e chiede giustizia. Raccontare questa storia, è stato come entrare nella case di via Ponchielli,poco prima delle 23.50 del 29 giugno 2009. Conoscerli.  Vedere due amiche che giocavano a carte sul letto, cinque ragazzi  a tavola, con le birre davanti,due sposi sul divano, i bimbi a letto, un lavandino che gocciola e l'odore delle lavatrici stese.  Ho cercato di raccontare la poesia che c'è nella vita di tutti i giorni, e forse per questo, nonostante l'argomento, non è una storia triste. Mi pareva che la tristezza non onorasse la memoria di quelle 32 vittime. Di loro racconto la vita, e dopo di loro la storia di un treno che correva troppo forte, che trasportava gas e che non era stato revisionato correttamente, e unisco la mia voce, a quella di tutta Viareggio, perché anche il palco di un teatro serva a chiedere giustizia.  Viareggio non è solo una terra di vacanze e carnevale, sono figli di calafati, conoscono il pericolo: hanno domato il mare quando non c'erano le previsioni del tempo, quando si guardava il cielo per partire. Hanno principi solidi, perché sono abituati alla precarietà della sabbia che scivola sotto i piedi. Anche le onde, come un treno, parlano. "Non c'è silenzio", racconta un po’ anche questo spirito di Viareggio. Città ferita, ma che ha saputo trasformare il dolore in forza,  non è ferma ad aspettare i tempi della giustizia: si muove, si unisce ad altre realtà, denuncia e non permette che su questa vicenda cali il silenzio.  

Dante De Angelis
 

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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