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Castelli Romani

Velletri, presentato il romanzo “Quattro piccole ostriche” di Andrea Purgatori: l’ipnosi, i servizi segreti e la storia

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VELLETRI (RM) – Una serata molto intensa quella di mercoledì 17 luglio alla Casa delle Culture e della Musica. La rassegna letteraria “Velletri Libris”, ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri, ha ospitato Andrea Purgatori, noto volto televisivo, sceneggiatore, giornalista e scrittore, per presentare il suo primo romanzo “Quattro piccole ostriche” (edito da HarperCollins).

Andrea Purgatori

La scomparsa di Andrea Camilleri, tuttavia, ha consegnato una diversa solennità all’iniziativa, preceduta come sempre dallo spazio premio che ha visto salire sul palco, ironia della sorte, un’autrice siciliana (Teresa Madonia, con il suo racconto “Cosa abbiamo in mente?”). Fra l’anteprima e la presentazione, Guido Ciarla e Aurora De Marzi hanno preso la parola per omaggiare il Maestro e papà di Montalbano: insieme ad Andrea Purgatori, Emanuele Cammaroto, Teresa Madonia e Rocco Della Corte sono stati letti sul palco due piccoli brani di Camilleri e un lungo applauso ha suggellato un momento fortemente toccante dal punto di vista emotivo, con tutta l’organizzazione che ha voluto ricordare così uno dei padri della letteratura italiana del Novecento.

Anche Andrea Purgatori, prima di parlare del suo romanzo, ha portato il suo personale ricordo del Maestro: “Fumava ininterrottamente, quasi non finiva la sigaretta che già ne accendeva un’altra. Era lucido e aveva sempre molto da dire”. Sollecitato dalle domande del moderatore, Purgatori ha cominciato dunque a parlare del suo libro: “Il personaggio principale frequenta l’Accademia di Polizia in Germania. Come accade spesso, lì assumono una quota di immigrati ma gli italiani erano spesso ai margini. L’indagine si svolge a cavallo fra l’ipnosi e il giallo”. Purgatori ha infatti analizzato il problema dell’ipnosi, necessario per spiegare sia il titolo che la storia: “Per capire cosa accadesse in caso di ipnosi, ho chiesto aiuto ad uno psichiatra. Mi rendevo conto che stavo spiegando male il concetto, allora il medico mi ha proposto di farmi ipnotizzare. Sembrava che io fossi vigile e cosciente, in realtà ero caduto in trance e la mia coscienza ha lasciato il posto all’inconscio. Il terapeuta ha dunque dialogato con il mio inconscio e ho capito, vivendola in prima persona, la potenza dello strumento”. Il titolo del romanzo allude al fatto che, al centro del giallo, vi sono quattro bambini che secondo un progetto folle della Germania su commissione del KGB sarebbero dovuti essere allevati sin da piccoli, proprio per mezzo dell’ipnosi, ed educati come killer perfetti. Tale piano prevedeva meno rischi e maggiore controllo su queste ‘pedine’. Il crollo del Muro di Berlino, però, ha fatto saltare gli intenti e questi bambini sono rimasti silenti per trenta anni prima di essere riattivati nel 2019. Una spy story che non esclude i servizi segreti: “L’ossessione di controllare tutto con la tecnologia” – ha detto Purgatori – “è tipica dei servizi segreti. Gli americani, ad esempio, nonostante le esperienze tremende fino alle Torri Gemelle si sono sentiti invincibili. Noi, in Italia, abbiamo un buon sistema. Ci sono state stragi politiche, ma oggi abbiamo servizi segreti che funzionano”. In “Quattro piccole ostriche” i servizi sono fondamentali per il ritrovamento dei quattro killer designati. L’indagine, però, al di là del pathos dovuto alle vicende, offre anche una splendida panoramica su Berlino: “Conosco benissimo i luoghi che ho descritto” – ha confermato l’autore – “e se a qualcuno non piace la storia, può usare il libro come guida della città”, ha aggiunto ironicamente.

“Lo spirito” – ha proseguito – “è stato quello di rubare il mestiere ai grandi scrittori che prendevano per mano chi legge attraversando insieme a loro la storia nei luoghi in cui accade”. Il linguaggio utilizzato è invece di tipo giornalistico, cinematografico e romanesco, con l’unico obiettivo di entrare nella testa dei personaggi. In chiusura Andrea Purgatori ha risposto ad alcune domande del pubblico spaziando da un caso all’altro dell’attualità. Uno dei passaggi più forti è stato quello relativo all’interpretazione della storia: “Ho intervistato il pm Di Matteo, è stato utile per capire l’inutilità delle commemorazioni delle stragi. Non ci occupiamo della felpa di Salvini se poi non sappiamo fare i conti col passato: non voglio sapere come è morto Falcone, voglio sapere chi è dietro il suo omicidio. Non si può progettare un futuro con questi vuoti”. Sempre in tema di mafia, lo scrittore ha aggiunto: “Ascoltando le parole di Borsellino, quando diceva che in tribunale c’era un solo computer e la scorta era solo per la mattina, dobbiamo intuire cosa sia lo Stato. Io non voglio ricordare, mi preoccupo di non costruire future generazioni con buchi culturali o peggio indifferenti: nascerebbero solo altri danni”. Tanti applausi e un lungo firma-copie hanno chiuso la serata di “Velletri Libris”: uno splendido incontro con un personaggio di grande spessore, in attesa della rappresentazione teatrale di Simonetta Agnello Hornby e Filomena Campus in programma sabato 20 alle ore 21 alla Casa delle Culture. Seguirà la presentazione del romanzo “La mennulara”, sempre ad ingresso gratuito. L’appuntamento è al Chiostro.

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