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VELLETRI DIRITTO ALLA CASA: SOLUZIONI PER I PROFUGHI E VELITERNI PER STRADA

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Tempo di lettura 4 minuti La drammatica lettera di una cittadina di Velletri a CasaPound Italia

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Redazione

Velletri (RM) – “Siamo disoccupati, abbiamo attestazione Isee a reddito zero, uno sfratto eseguito per morosità alla spalle e tanta amarezza nel cuore”: Questo quanto si legge in una lettera scritta da Francesca, cittadina residente a Velletri in emergenza abitativa che si è rivolta a CasaPound Italia per denunciare l’abbandono da parte delle Istituzioni.

“Il disinteresse dell’amministrazione comunale – dichiara in una nota Paolo Felci, referente a Velletri di CasaPound Italia – verso problematiche sociali quali l’emergenza abitativa è sempre più evidente. La testimonianza di Francesca mostra che, mentre i cittadini veliterni sono lasciati allo sbando, l’amministrazione si preoccupa di realizzare un centro di accoglienza per profughi. – La nota di Felci conclude – Chiediamo pertanto al sindaco Fausto Servadio e alla sua giunta che vengano date risposte concrete a Francesca e a quanti, come lei e la sua famiglia, non ricevono l’adeguato supporto dalle istituzioni”.

Di seguito pubblichiamo il testo della lettera inviata a CasaPound Italia

Mi chiamo Francesca C.,  sono nata e vivo a Velletri dal 19 dicembre 1974. La mia “odissea” ha inizio l’11 gennaio 2012 quando io e la mia famiglia siamo stati sfrattati per morosità dall’appartamento in cui vivevamo alla presenza dell’ufficiale giudiziario L.C., di un ispettore di P.S., un assistente capo di P.S, l’avvocato S.C. e l’assessore Alessandra Modio che si impegnava a sistemarci in un alloggio popolare richiedendo una proroga di 30 giorni e firmando la richiesta.

Pochi giorni dopo, con il permesso del Sig. A. B., con cui la stessa Alessandra Modio parlò, ci trasferimmo nell’alloggio Ater abitato già dal Sig. B. Esattamente era il 22 gennaio 2012 quando io, mio marito e le nostre tre figlie (di cui 2 minorenni) ci trasferimmo in quello che non sapevamo ancora essere “il trapasso verso una lenta agonia”. I primi cinque mesi trascorsero tranquillamente anche se andavamo continuamente a chiedere un’altra sistemazione. Ci veniva sempre risposto di avere pazienza, che non era semplice un altro appartamento, che probabilmente facevano prima a trovarne uno piccolo per lui considerando che l’appartamento si componeva di 3 camere, 2 bagni, cucina, il salone e stanzino e per il quale il Sig. B. aveva fatto richiesta fino alla metà di settembre circa, quando io stessa venivo convocata urgentemente dall’assessore Modio che mi “invitava” a lasciare l’appartamento entro 10 giorni. Da lì inizia un lungo calvario dove io giustamente cerco in ogni modo di difendermi da un atteggiamento ingiusto nei confronti miei e della mia famiglia. Mi rivolgo a degli avvocati con cui recupero dal tribunale vari atti con cui spero di trovare prove in mio favore. Quindi ritiriamo: il verbale di sfratto per morosità dove è riportata la richiesta di proroga di 30 giorni firmata dalla stessa Alessandra Modio; la relazione della Sig.ra C. C., assistente sociale, in merito alla situazione alloggiativa del mio nucleo familiare che riporta testuali parole rivolgendosi all’ ass. Modio “in riferimento alla vostra nota n.10 del 03-04-2012.” Ciò significa che al protocollo l’assessore avrà deposto qualche documento in riferimento.

L’11 ottobre 2012 ricevo la prima diffida rilascio dell’alloggio firmata dalla dottoressa Rossella Prosperi , Il 14 gennaio 2013 il secondo. Il 25 gennaio 2013 il mio avvocato per mio conto spedisce tre raccomandate con ricevuta di ritorno indirizzate una all’ater di Roma, una alla dott.ssa P., una al sindaco – di Velletri – Servadio con la nostra versione dei fatti e dichiarando priva di ogni fondamento l’accusa che ci veniva fatta di aver occupato abusivamente l’appartamento del Sig. B. . Per tutta risposta il 2 aprile 2013 mi viene notificata un’altra diffida dalla dott.ssa P.che scrive: “…a seguito della nostra lettera… questa dirigenza si dissocia completamente dalla stessa in quanto ciò che in essa è riferito costituisce un fatto di assoluta gravità. Pertanto avendo la sottoscritta piena ed esclusiva responsabilità degli alloggi ERP nella sua assoluta ed esclusiva autorità ne dispone il rilascio entro e non oltre il 31 maggio 2013.”

Nell’assoluta disperazione decido di spedire una e-mail al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che prontamente mi rinvia una lettera raccomandata in cui mi assicura che non si è mancato di far presente il mio caso alle competenti Istituzioni territoriali, “per le consentite iniziative che possono essere intraprese in sede locale”.

Ho ricevuto la lettera il 15 giugno 2013, avendo scritto con l’aiuto di un terzo avvocato una dettagliata denuncia depositata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Velletri, archiviata purtroppo a marzo del 2014. Ho raccolto varie registrazioni vocali che potrebbero provare la mia innocenza ma che legalmente non valgono niente perché non autorizzate. Ora dopo un po’ di calma piatta sono tornati i miei incubi. Martedì 15 aprile 2014 mi è stata notificata un’ordinanza sindacale che ordina lo sgombero per il 6 maggio 2014 alle ore 10 assistiti dalle Forze dell’Ordine. In data 5 maggio 2014 ci è stata inviata una lettera dall’Ater che conferma lo sgombero per il 6 maggio 2014 ore 10 a risposta di una nostra richiesta di proroga inviatagli il 30 aprile 2014 che recita: “assegnazione in graduatoria e stato di bisogno, esulano da valutazioni di competenza dell’Ater” né, evidentemente, sono state ritenute valide dal comune di Velletri al quale tali competenze sono attribuite. In sintesi, il 6 maggio è arrivata in casa una troupe di tecnici coadiuvati dai vigili urbani e P.S. e ci hanno fatto firmare il verbale di sgombero dandoci una proroga fino al 27 maggio 2014, giorno in cui dovremmo riconsegnare le chiavi dell’appartamento alla dott.ssa P. senza avere in cambio nulla, né un ricovero provvisorio né altro. Il 27 maggio sera probabilmente io e la mia famiglia dormiremo in strada non avendo alternative.

Siamo disoccupati, abbiamo attestazione Isee a reddito zero, uno sfratto eseguito per morosità alla spalle e tanta amarezza nel cuore.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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