Connect with us

Salute

Vaiolo delle scimmie, l’OMS lancia l’allarme: presto altri casi in Europa

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che presto potrebbero essere confermati in Europa altri casi di mpox Clade 1 (il vaiolo delle scimmie) importati, dopo che giovedì la Svezia ha annunciato il primo caso di questo tipo al di fuori dell’Africa.

“La conferma dell’mpox Clade 1 in Svezia è un chiaro riflesso dell’interconnessione del nostro mondo… è probabile che nei prossimi giorni e settimane si verifichino altri casi importati di Clade 1 nella regione europea”, ha dichiarato l’ufficio regionale europeo dell’OMS in un comunicato.

La carenza dei vaccini

La società farmaceutica danese Bavarian Nordic, produttrice di un vaccino contro il virus mpox (il vaiolo delle scimmie), ha annunciato di aver presentato all’Agenzia europea per i medicinali la richiesta di estendere l’uso del suo siero agli adolescenti tra i 12 e i 17 anni.

“I risultati provvisori dello studio clinico mostrano la non inferiorità delle risposte immunitarie alla vaccinazione contro il virus mpox e il vaiolo negli adolescenti e un profilo di sicurezza simile a quello degli adulti”, ha scritto Bavarian Nordic in un comunicato stampa.

Negli Stati Uniti, durante la precedente epidemia di vaiolo nel 2022, la Food and Drug Administration (FDA) ha concesso l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino per gli adolescenti. L’attuale recrudescenza della malattia in Africa è dovuta principalmente a un nuovo ceppo, il clade 1b, più trasmissibile e più pericoloso dei ceppi precedenti.

L’epidemia circola in parte attraverso i rapporti sessuali, ma il virus si trasmette anche attraverso contatti non sessuali, minacciando anche i bambini, nei quali la malattia sembra essere più pericolosa. Ieri, Bavarian Nordic ha dichiarato di essere pronta a produrre fino a 10 milioni di dosi di vaccino entro il 2025. Attualmente il laboratorio ha circa 500.000 dosi in magazzino.


Nel frattempo, è stato scoperto il primo caso 1 in Svezia, una novità assoluta al di fuori dell’Africa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha poi avvertito che altri casi importati di mpox potrebbero presto essere individuati in Europa. Il giorno prima, l’OMS aveva attivato il massimo livello di allerta internazionale in risposta alla recrudescenza dei casi di Mpox nel continente africano. Oggi anche il Pakistan ha segnalato il suo primo caso.

Il ministero della Salute, in Italia situazione sotto controllo

“La situazione epidemiologica in Italia al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox. I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise”. È quanto dichiara Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute.

“Il ministero della Salute – aggiunge – ha attivato i canali operativi con Aifa e Iss per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell’eventualita’ di variazione dello scenario attuale; contestualmente si sta procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale. La scorta nazionale di vaccini al momento è sufficiente a garantire il fabbisogno e stiamo elaborando una nuova circolare informativa alle Regioni con indicazioni alla popolazione e agli operatori impegnati nei siti di frontiera”.

“Inoltre – conclude Campitiello – è in corso la valutazione dell’istituzione di un tavolo interministeriale di concerto con il ministero degli Esteri, dell’Economia e delle finanze, degli Interni e dei Trasporti per concordare piani operativi di contrasto alla diffusione del patogeno con un approccio strategico organizzato”.

Cos’è il vaiolo delle scimmie

Il vaiolo delle scimmie o Mpox umano è stato identificato per la prima volta negli esseri umani nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, in un bambino di 9 anni in una regione in cui il vaiolo era stato eliminato nel 1968. Da allora, la maggior parte dei casi è stata segnalata dalle regioni rurali della foresta pluviale del bacino del Congo; in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, sono stati segnalati casi umani sempre più numerosi in tutta l’Africa centrale e occidentale.

Dal 1970 sono stati segnalati casi umani di Mpox in 11 paesi africani: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sud Sudan.

I sintomi

  • I sintomi di Mpox comprendono di solito: febbre, sonnolenza, mal di testa, dolori muscolari.
  • I segni più frequenti sono: linfonodi ingrossati ed eruzioni o lesioni cutanee.
  • L’eruzione cutanea di solito inizia entro tre giorni dalla comparsa della febbre. Le lesioni possono essere piatte o leggermente rialzate, piene di liquido limpido o giallastro, possono formare croste, seccarsi e cadere. Predominano le lesioni ano-genitali, seguono tronco, braccia e gambe, viso e palmi delle mani e dei piedi. L’eruzione cutanea può anche essere riscontrata sulla bocca, sulla zona perigenitale e sugli occhi.
  • I sintomi in genere durano da 2 a 4 settimane e scompaiono da soli senza trattamento.
  • Il virus si trasmette attraverso un contatto stretto con un caso sintomatico. L’eruzione cutanea, i fluidi corporei (come liquido, pus o sangue da lesioni cutanee) e le croste sono particolarmente infettivi.
  • Ulcere, lesioni o piaghe della bocca possono essere infettive e il virus può diffondersi attraverso la saliva o attraverso droplet (goccioline respiratorie) in caso di contatto prolungato faccia a faccia (a maggior rischio gli operatori sanitari, i membri della stessa famiglia e altri contatti stretti dei casi confermati).
  • Mpox può essere trasmesso anche con contatto diretto tra le lesioni durante le attività sessuali.
  • Anche indumenti, lenzuola, asciugamani o stoviglie contaminati dal virus di una persona infetta possono contagiare altre persone.
  • Al fine di proteggere se stessi e gli altri, il Ministero della Salute nella Circolare 2 agosto 2022 prevede che i casi confermati e sospetti di Mpox si mettano in autoisolamento.
  • Chiunque abbia sintomi riferiti al vaiolo delle scimmie deve contattare immediatamente il proprio medico.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

In evidenza

La diatriba sui vaccini Covid-19: Verità e disinformazione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

La pandemia di Covid-19 ha portato con sé non solo una crisi sanitaria globale, ma anche un acceso dibattito sui vaccini, che continua a polarizzare l’opinione pubblica. Una delle questioni più controverse riguarda l’efficacia dei vaccini, con accuse secondo cui l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) avrebbe dichiarato che i vaccini non servivano a nulla. Dall’altra parte, chi ha scelto di vaccinarsi sostiene che i vaccini, in particolare quelli a mRNA come Pfizer, abbiano avuto un effetto immunizzante significativo. Ma dove sta la verità? Cosa ha effettivamente affermato l’AIFA?

Il contesto dei vaccini Covid-19

Prima di entrare nel merito della diatriba, è importante comprendere il contesto in cui i vaccini sono stati sviluppati e distribuiti. All’inizio del 2020, il mondo è stato colpito da una pandemia senza precedenti, causata da un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2. In risposta, l’industria farmaceutica ha sviluppato rapidamente una serie di vaccini, con l’obiettivo di frenare la diffusione del virus e ridurre la gravità della malattia.

I vaccini a mRNA, come quelli prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna, sono stati tra i primi ad essere autorizzati e distribuiti. Questi vaccini non contengono il virus vivo, ma insegnano alle cellule del corpo a produrre una proteina simile a quella del virus, scatenando una risposta immunitaria. Gli studi clinici iniziali hanno dimostrato che i vaccini erano altamente efficaci nel prevenire il Covid-19 sintomatico, con tassi di efficacia che superavano il 90% nelle prime fasi.

Le affermazioni controverse e la disinformazione

Il fronte del “no” ai vaccini, composto da vari gruppi scettici e movimenti contrari alla vaccinazione, ha fatto circolare una serie di affermazioni controverse. Tra queste, una delle più diffuse è che l’AIFA avrebbe dichiarato che i vaccini non servivano a nulla. Questa affermazione, tuttavia, non trova riscontro nei documenti ufficiali dell’Agenzia.

In realtà, l’AIFA, come altre agenzie regolatorie internazionali, ha approvato l’uso dei vaccini basandosi su evidenze scientifiche che dimostravano la loro efficacia nel ridurre la gravità della malattia, il rischio di ospedalizzazione e la mortalità. Nel corso del tempo, con l’emergere di nuove varianti del virus, l’efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione è risultata ridotta, ma la protezione contro le forme gravi della malattia è rimasta robusta.

Cosa ha dichiarato l’AIFA?

L’AIFA non ha mai affermato che i vaccini “non servono a nulla”. Al contrario, l’Agenzia ha continuamente ribadito l’importanza della vaccinazione come strumento chiave per controllare la pandemia. È vero, però, che l’AIFA, così come altre agenzie sanitarie, ha riconosciuto che i vaccini non forniscono una protezione completa contro l’infezione, specialmente con l’emergere di varianti più contagiose come la Delta e la Omicron.

In particolare, l’AIFA ha sottolineato che, mentre i vaccini a mRNA non possono garantire un’immunità sterilizzante (cioè prevenire completamente l’infezione), essi riducono significativamente il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. Inoltre, la vaccinazione ha contribuito a ridurre la pressione sui sistemi sanitari, limitando il numero di ricoveri e decessi.

La differenza tra immunità sterilizzante e protezione dalla malattia

È cruciale comprendere la differenza tra immunità sterilizzante e protezione dalla malattia. L’immunità sterilizzante impedisce completamente al virus di infettare una persona, una caratteristica che pochi vaccini riescono a garantire per qualsiasi malattia. La maggior parte dei vaccini, compresi quelli per il Covid-19, è progettata per prevenire la malattia grave e ridurre la trasmissione, piuttosto che impedire del tutto l’infezione.

Con il passare del tempo e l’evoluzione del virus, è emerso che i vaccini contro il Covid-19 offrono una protezione più limitata contro l’infezione sintomatica, ma continuano a fornire una forte protezione contro le forme gravi della malattia, soprattutto dopo la somministrazione di dosi di richiamo.

Dove sta la verità?

La verità risiede nel riconoscere che i vaccini contro il Covid-19 non sono stati un rimedio magico, ma uno strumento fondamentale nella lotta contro la pandemia. L’AIFA non ha mai negato l’utilità dei vaccini; al contrario, ha sempre sostenuto la loro importanza per la salute pubblica. Le affermazioni secondo cui i vaccini “non servono a nulla” sono il risultato di disinformazione e di una comprensione distorta delle dichiarazioni ufficiali.

Il dibattito sui vaccini è complesso e spesso influenzato da emozioni, paure e informazioni non accurate. È essenziale che il pubblico si affidi a fonti scientifiche affidabili e comprenda le sfumature delle informazioni disponibili, evitando di cadere vittima di falsità o di interpretazioni errate. I vaccini, seppur non perfetti, hanno giocato un ruolo cruciale nel salvare vite e nel limitare l’impatto devastante del Covid-19.

Continua a leggere

In evidenza

Dieta anti caldo: il ruolo cruciale di una alimentazione specifica per restare in forma

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Durante l’estate, l’Italia può essere soggetta a ondate di caldo estremo, che rappresentano un rischio significativo per la salute pubblica. Il calore eccessivo può portare a problemi di salute come colpi di calore, disidratazione, e l’aggravamento di condizioni croniche preesistenti. Oltre alle raccomandazioni generali, come evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore più calde e mantenersi idratati, l’alimentazione gioca un ruolo cruciale nel proteggere il corpo dagli effetti del caldo.

L’importanza dell’idratazione

L’idratazione è la prima e più importante linea di difesa contro il caldo. Quando le temperature aumentano, il corpo perde liquidi attraverso il sudore, aumentando il rischio di disidratazione. Bere acqua regolarmente, anche in assenza di sete, è essenziale. Gli esperti raccomandano di consumare almeno 2-3 litri di acqua al giorno durante i periodi di caldo intenso.

Ma non è solo l’acqua a essere importante: alimenti ricchi di acqua possono contribuire significativamente a mantenere il corpo idratato. Frutta come anguria, melone, fragole e cetrioli sono composti da oltre il 90% di acqua, rendendoli ottimi alleati contro il caldo. Questi cibi non solo aiutano a mantenere l’idratazione, ma forniscono anche vitamine e minerali essenziali.

Alimentazione leggera e ricca di nutrienti

Durante le ondate di calore, l’appetito può diminuire, ma è importante mantenere un’alimentazione regolare e bilanciata. Optare per pasti leggeri e frequenti è una strategia efficace per evitare la sensazione di pesantezza e il rischio di problemi digestivi. Insalate fresche, piatti a base di verdure, cereali integrali e proteine magre sono ideali.

Le insalate possono essere arricchite con alimenti come avocado, ricco di grassi buoni, e semi oleosi (come semi di lino o di chia) che apportano acidi grassi essenziali e migliorano l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Il pesce, soprattutto quello azzurro, è una fonte eccellente di proteine leggere e acidi grassi Omega-3, che contribuiscono a ridurre l’infiammazione e a migliorare la circolazione sanguigna, particolarmente utile in condizioni di caldo estremo.

Sali minerali e vitamine: alleati contro il caldo

Il sudore non porta via solo acqua dal corpo, ma anche sali minerali importanti come sodio, potassio e magnesio, che sono essenziali per il corretto funzionamento muscolare e per mantenere l’equilibrio elettrolitico. La carenza di questi minerali può portare a crampi, affaticamento e altri problemi di salute.

Frutta e verdura fresca sono eccellenti fonti di questi nutrienti. Le banane, ad esempio, sono ricche di potassio, mentre le verdure a foglia verde, come gli spinaci, sono una buona fonte di magnesio. L’aggiunta di una piccola quantità di sale nei cibi può aiutare a reintegrare il sodio perso attraverso il sudore, ma è importante non eccedere.

Le vitamine, in particolare la vitamina C e la vitamina A, sono altrettanto importanti. La vitamina C, presente in agrumi, fragole e peperoni, aiuta a rafforzare il sistema immunitario e a combattere lo stress ossidativo causato dall’esposizione al sole. La vitamina A, presente in carote, albicocche e zucche, è essenziale per la salute della pelle, aiutando a proteggerla dai danni causati dai raggi UV.

Alimenti da Evitare

Mentre è importante sapere cosa mangiare, è altrettanto cruciale essere consapevoli degli alimenti da evitare. Durante le ondate di calore, cibi pesanti, ricchi di grassi saturi e zuccheri raffinati, dovrebbero essere limitati. Questi alimenti possono aumentare la sensazione di calore corporeo e mettere sotto stress il sistema digestivo.

Le bevande alcoliche e contenenti caffeina, come il caffè e il tè nero, hanno un effetto diuretico che può favorire la disidratazione. Anche le bevande zuccherate possono contribuire a un aumento della sete e a un’assunzione eccessiva di calorie vuote, che non forniscono alcun beneficio nutrizionale.

Affrontare il caldo eccessivo richiede una strategia globale che includa precauzioni ambientali, ma anche un’attenzione particolare all’alimentazione. Scegliere cibi ricchi di acqua, nutrienti e sali minerali, mantenere un buon livello di idratazione e evitare alimenti pesanti e disidratanti sono passi fondamentali per proteggere la salute durante i periodi di caldo estremo. In questo modo, è possibile godere dell’estate in sicurezza, senza rinunciare al piacere di mangiare bene.

Continua a leggere

Salute

Cellule umane modificate contro il tumore al cervello: dall’Australia la nuova terapia cellulare

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Scienziati australiani hanno ‘insegnato’ a cellule umane a combattere il cancro al cervello, in modo da abbattere i tassi di recidiva di uno dei più aggressivi tipi di tumore.

Il trattamento immunoterapeutico del glioblastoma, sviluppato da studiosi del Queensland Institute of Medical Research guidati dall’immunologo traslazionale Rajiv Khanna, usa cellule immuni modificate geneticamente che rintracciano e uccidono le cellule cancerose che entrano nell’organismo.

Il trattamento, detto CAR T cell therapy e descritto sul Journal of Immunotherapy for Cancer, va applicato in particolare dopo interventi chirurgici importanti, per prevenire recidive.

Distruggendo cellule cancerose residue che possano essere sopravvissute alla citoriduzione chirurgica, le cellule immuni modificate contribuiscono a mantenere i pazienti liberi dal cancro nel lungo termine. “Il nostro obiettivo è di sviluppare questa terapia cellulare attraverso le fasi cliniche, e aiutare così a salvare vite”, scrive Rajiv Khanna, coordinatore medico Queensland Institute of Medical Research. Dopo le programmate sperimentazioni, l’immunoterapia potrà essere disponibile come farmaco di serie, aggiunge.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti