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Usa: Trump e Clinton, l'America è chiamata alle urne

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Tempo di lettura 7 minuti Ecco tutti i dati relativi alle elezioni presidenziali

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di Angelo Barraco

Washington – Alle ore 12 italiane di oggi (ore sei locali) si è aperta la campagna elettorale più discussa e avvincente d’America che da New York fino a Miami giunge finalmente al capolinea e ha visto fronteggiarsi spalla a spalla  la biondissima e carismatica Hillary Clinton,  ex first lady che ha preferito alla poltrona di casa sua il comodissimo e prestigioso trono della Casa Bianca in passato tenuto in caldo dal marito Bill e dalla sua amante, dall’altro fronte c’è invece il magnate dell’imprenditoria americana Donald Trump, che non le ha mandate a dire e pur di ottenere voti ha messo in piedi teatrini di ogni tipo alla vigilia dell’Election Night, con una fuga  improvvisa durante un comizio che nemmeno alla Sagra del Carciofo dopo un’indigestione acuta la si vede con tanta enfasi e dovizia nei particolari e che ha fatto parlare le tv americane e sollevato molti dubbi. Ma come si svolge il voto del Presidente degli Stati Uniti? Non è il popolo ad eleggere direttamente il Presidente degli Stati Uniti, sono 538 grandi elettori suddivisi in 50 Stati in base alla popolazione. Il candidato che vince in uno Stato ottiene la totalità dei suoi elettori eccetto in Maine e Nebraska ove eleggeranno poi il Presidente. Sono chiamati alle urne circa 130milioni di americani, 200milioni meno rispetto ai residenti in Usa. Bisogna infatti togliere i minorenni, gli stranieri –compresi coloro muniti di Green Card- cittadini con reati penali, con problemi mentali, coloro che non sono iscritti a registri elettorali. 
 
Ma non siamo di certo qui per parlare di come hanno fatto spalluccia in questi lunghi ed estenuanti mesi di campagna elettorale poiché sono dettagli oggettivi ben noti ai rigori delle cronache del globo, l’aspetto che andremo ad analizzare è di carattere prettamente tecnico e l’America si trova dinnanzi ad un bivio: Democratici con Hillary o Repubblicani con Trump? Due arterie che non si incrociano ma che determineranno certamente un cambiamento di carattere globale e i mercati del mondo già ne risentono. Ciò che emerge però è che la spinta iniziale e irruenta di Donald Trump ha subito un netto e drastico calo nelle ultime settimane, ma lui non si arrende e come un caterpillar irrompe con il suo caratteristico sproloquio enunciando ai posteri: “Sara' una Brexit all'ennesima potenza, una vittoria senza precedenti”. I dati mostrano un netto vantaggio della biondissima Hillary che attraverso il suo sempreverde sorriso mostra con orgoglio la rimonta avvenuta sul ranch finale. Una battaglia dura che mira all’obiettivo unico di raggiungere il “Magic number” dei 270 elettori necessari per sedere sul tanto ambito podio della White House. Entrambi hanno scelto la Pennsylvania per la finale, Hillary soprattutto a Filadelfia con marito e figlia e con Barack Obama e Michelle Obama in caso di vittoria. Sono 203 gli Stati che Hillary ha sicuri, chiamati “likely” sono e che si trovano nella colonnina blu: Illinois (20), New Jersey (14), Washington (12), Rhode Island (4), Delaware (3). Vengono chiamati “leans” Wisconsin (10), Minnesota (10), Oregon (7), Connecticut (7), Maine CD1 (1). Donald Trump invece dalla sua parte ne ha 164 e sono i cosiddetti “Likely” che sono che si trovano nella colonnina rossa: Indiana (11), Texas (38), Missouri (10), Utah (6), Montana (3), South Dakota (3), Tennessee (11), Alaska (3), Kansas (6), Nebraska CD2 (1), vi sono poi i cosiddetti “leans” e qui troviamo South Carolina (9). Per Hillary Clinton, che gi risulta favorita, basta prevalere in due Stati come la Florida e la Pennsylvania per vincere, mentre per il Tycoon la salita diventerebbe ripidissima e dovrebbe accumulare tante vittorie per poterla battere. In questa campagna elettorale vi sono inoltre quindici Stati che non si trovano nella colonnina denominata “Toss up”, Stati da tener d’occhio e sono: Florida (29), Ohio (18), Michigan (16), Pennsylvania (20), New Hampshire (4), Maine CD2 (1), Maine (2), North Carolina (15), Virginia (13), Georgia (16), Colorado (9), Nevada (6), New Mexico (5), Arizona (11), Iowa (6). Una terra di mezzo che può essere determinante, soprattutto se vi fosse la propensione di Stati come Florida (29) e Pennsylvania (20) di virare a favore di Hillary, si decreterebbe così la sua inoppugnabile vittoria dinnanzi ad un ipotetico Trump che si troverebbe dinnanzi ad una netta discesa nell’oblio dei suoi stessi deliri e il dubbio amletico sul vincitore si annullerebbe in un istante.  “Farò il mio meglio se avrò la fortuna di vincere. Così tanta gente dimostra come oggi il voto sia importante per il futuro del Paese” così ha dichiarato Hillary Clinton, giunta insieme al marito Bill dinnanzi ad un seggio elettorale a Chappaqua a nord di New York. Ma in questa vertiginosa campagna elettorale entrambi i candidati hanno racconto simpatie e antipatie reciproche da parte di un popolo che è sempre stato affamato da una spettacolarizzazione politica animata da uno spirito prospettico devoto alla comunicazione di massa e all’idealismo delle grandi manovre direttamente proporzionate alle parole e alle azioni compiute dai candidati e al loro modus operandi. Il repubblicano Trump, con il suo irruento carattere pronto a tutto, ha raccolto il 24% di elettori che lo vedono in modo negativo contro il 57% che lo vedono invece in modo positivo; Hillary invece, che porta ancora addosso l’abito da first lady ben disegnato ma pronto ad essere tolto definitivamente con grande orgoglio e classe, ha raccolto il 52% negativo e 31% positivo. Un’immagine che hanno dato agli americano e che si è tergiversata nell’esito finale che fa emergere il 46,8% per Hillary contro il 44,3% per Trump in attesa di raggiungere il “Magic Nuber”.  Il vantaggio di Hillary è di 4 punti su 6 e anche i mercati hanno scommesso su di lei e i sondaggi del New York Times dimostrano che viene favorita per l’85% rispetto al suo avversario, ma l’attenzione è sempre mantenuta alta poiché tutto può cambiare e il trionfo di Trump può considerarsi comunque possibile. L’ex first lady ha dichiarato: “Dobbiamo affrontare la prova del nostro tempo, facciamo in modo che non possano esserci dubbi sul risultato di questa elezione, fermare l'establishment politico corrotto” Trump ha riferito invece: “fermare l'establishment politico corrotto. Gli unici che possono fermare questa macchina corrotta siete voi…Hillary è il voto del fallimento, ora è il momento di cambiare”. L’Election Day rappresenta un giorno di estrema importanza per il popolo americano che confluirà alle urne  I primi seggi che chiuderanno a mezzanotte dell’8 (ora italiana) saranno quelli del Kentucky e Indiana, il 9 novembre invece chiuderà il seggio dell’Alaska. Ecco nello specifico gli orari: Indiana e Kentucky (ore 24:00); Florida, Georgia, South Carolina, Vermont,  Virginia (ore 01:00); North Carolina, Ohio, West Virginia (ore 01:30); Alabama,  Connecticut,  Delaware, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts ,  Mississippi,  Missouri,  New Hampshire, New Jersey,  Oklahoma, Pennsylvania,  Rhode Island, Tennessee, Washington DC (02:00); Arkansas (02:30); Arizona,  Colorado, Kansas, Louisiana, Michigan, Minnesota, Nebraska, New Mexico,  New York, South Dakota, Texas, Wisconsin,  Wyoming (03:00); Iowa, Montana, Nevada, Utah (04:00); California, Hawaii, Idaho, North Dakota, Oregon, Washington (05:00); Alaska (05:00). 
 
Laddove Hillary Clinton e Donald Trump hanno la sicurezza oggettiva di ottenere consensi e voti nei vari Stati americani a seguito della serrata campagna elettorale, esiste una “terra di mezzo” costituita da quindi Stati che invece tengono in bilico le sorti di colui o colei che siederà nei prestigiosi salotti della Casa Bianca. Si tratta di quindici Stati che nel corso del tempo hanno cambiato la loro propensione nei confronti di un candidato rispetto che un altro e oggi fanno parte dello status “Toss Up”. Analizziamo i singoli Stati e i risultati che da Marzo a Maggio sono mutati per poi arrivare ad una situazione di stallo: la Florida (29) registra un 46.4 a favore di Hillary, che viene battuta da Trump con un +2.0 da Trump che porta ad un risultato di 46.6; l’Ohio (18) registra un 42.3 per Hillary che viene annientata da Trump con un +3.5 raggiungendo quindi il 45.8; il Michigan (16) vede la Clinton al 45.4 con un +3.4 a favore dell’ex first lady che batte il tycoon a 42.0; la Pennsylvania (20) vede nuovamente la Clinton in testa con 46.2 e +1.9 contro il 44.3 di Trump; il New Hampshire (4) vede la first lady a 43.3 con +0.6 battendo Trump a 42.7; ma il Tycoon non è silente e ne Maine CD2 (1) ottiene il 41.5 con il +0.5 battendo con il 41.0 Hillary; nel Maine (2) ha la meglio Hillary con il 44.0 e un +4.5 che le fa onore dinnanzi ad un esimio 39.5 di Trump; North Carolina (15) vede la vittoria di Trump con il 46.5 e il +1.0 contro i 45.5 di Hillary; Virginia (13) una rimonta notevole di Hillary che raggiunge un punteggio di 47.3 con un +5.0 contro i 42.3 di Trump; in Georgia invece è Trump ad avere la meglio con un punteggio di 49.2 e un +4.8 contro il 44.4 di Hillary; In Colorado (9) Hillary ottiene il 43.3 con un +2.9 su Trump che invece ottiene un 40.4; in Nevada (6) è Trump ad avere la meglio con il 45.8 e un +0.8 su Hillary che invece ottiene il 45.0; New Mexico (5) torna in rimonta Hillary con un punteggio di 45.3 e un recupero di +5.0 su Trump che invece ottiene 40.3; in Arizona (11) Trump ottiene il 46.3 con il +4.0 su la Clinton che ottiene il 42.3; l’Iowa (6) vede protagonista ancora una volta il tycoon con il 44.3 e un +3.0 su Hillary che invece si ferma al 41.3. Altri due Stati erano incerti, ovvero Oregon (7) e Wisconsin (10) che invece adesso si sono schierati dalla parte della biondissima Hillary: il Wisconsin ha visto una rimonta della first lady con un +6.5 raggiungendo il 46.8 contro i 40.3 di Trump, mentre l’Oregon (7) a quota 44.0 contro i 36.0 e un supplemento di +8.0 a favore di Hillary. Secondo quanto riportato dal sito RealClearPolitics, alcuni Stati che si trovano nella cosiddetta “Toss Up” ovvero nella terra di mezzo hanno riportato alcuni dati relativi alle elezioni in corso con un’evidente propensione a Hillary Clinton rispetto che a Trump. Ecco gli Stati a favore di Hillary: Virginia +1.8, Georgia 1.6, Indiana +1.6, Maine +1.6, Maine CD1 +1.6.  Ma prima di arrivare a questo fatidico giorno in cui l’America è stata chiamata a scegliere il futuro Presidente degli Stati Uniti si è svolta la prima dura battaglia delle Primarie, che da un lato ha visto i Democratici e da un lato i Repubblicani. Per ottenere la nomination democratica sono necessari 2.383 delegati sui 4.764 complessivi: Hillary Clinton ha ottenuto 2.820 delegati, Bernie Sanders 1.880 delegati e Martin O’Malley 0 delegati. Per la corda dei Repubblicani sono indispensabili 1.237 delegati su 2.472 complessivi: Donald Trump ha ottenuto 1.542 delegati, Ted Cruz 560 delegati, Marco Rubio 167 delegati, John Kasich 161 delegati.
 
Ma cosa succederà se dovesse vincere Hillary Clinton? Cosa succederà se dovesse vincere Trump?  I Democratici puntano agli interventi pubblici e agli incentivi per le imprese, inoltre è previsto un piano di investimento sulle infrastrutture, migliorie su strade, aeroporti e ferrovie di tutto il paese. I democratici puntano alla crescita imprenditoriale del paese attraverso incentivi per le piccole e medie imprese che sono considerate l’ossatura principale di un sistema economico in grado di poter generare nuovi posti di lavoro. Si punta inoltre ad investimenti sull’energia verde, con l’obiettivo di trasformare gli Usa in leader nell’utilizzo dell’energia solare. Discutibile invece la scelta dell’estrazione di gas dal sottosuolo  . Per quanto riguarda Trump invece, qualora dovesse salire lui al potere si prevede un crollo della Borsa e un crollo dei mercati generali. I piani di Trump sono discutibili poiché prevedono la cancellazione della riforma sanitaria di Obama e molti americani perderanno l’assistenza sanitaria. Non è roseo il quadro prospettico alla luce di un’ipotetica vittoria di Trump poiché viene considerato un imprenditore senza mezze misure che non guarda in faccia il futuro e la crescita del paese ma il timore è che possa compiere manovre atte a cagionare un danno al paese. Uno dei suoi piani è quello di cacciare milioni i immigrati illegali dal paese, che però producono e lavorano in America, inoltre vuole avviare guerre commerciali con la Cina che cagionerebbero danni al sistema economico. Chi sar il prossimo Presidente degli Usa? Trump o Hillary? 

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Esteri

Trump in vantaggio su Biden: ecco gli ultimi sondaggi

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Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden nei sette principali Stati in bilico.

Lo rivela l’ultimo sondaggio del New York Times. Si tratta in particolare di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Il margine più stretto è in Michigan, dove il tycoon ha il 42% delle preferenze contro il 40% del presidente, e in Pennsylvania (43% contro 40%). 

Quasi i due terzi dei democratici ritengono che Joe Biden dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca e consentire al partito di nominare un altro candidato. E’ quanto rileva un sondaggio di Ap-Nord Center for Public Affairs Research. 

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Libano, visita del Cardinale Parolin alle strutture umanitarie dell’Ordine di Malta

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Spirito di vicinanza e comunione d’intenti al centro del ciclo ravvicinato di incontri tra il Governo dell’Ordine di Malta e la Santa Sede iniziato con l’arrivo del Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, in Libano per visitare le opere assistenziali del Sovrano Ordine di Malta, e che si è concluso il 27 giugno proprio in concomitanza con il vertice di Stato in Vaticano tra Papa Francesco e il Gran Maestro dell’Ordine, Frà John Dunlup.
 
Nel corso della visita in Libano, Parolin ha celebrato una solenne Santa Messa in memoria di San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine di Malta, alla presenza dell’Ambasciatore dell’Ordine in Libano, Maria Emerica Cortese e di alte cariche dello Stato. Il Segretario di Stato si è successivamente recato in alcuni dei centri umanitari gestiti dall’Associazione Libanese dell’Ordine e ha partecipato ad alcune attività caritative.
 
La visita è stata fortemente voluta dal Governo del Sovrano Ordine di Malta proprio per rafforzare lo spirito di comunione e collaborazione con la Santa Sede. Promuovere il viaggio in Libano del Segretario di Stato il Cardinale Parolin, contestualmente alla visita ufficiale del Gran Maestro dal Santo Padre, testimonia l’attenzione a sostegno dei tanti progetti umanitari che l’Ordine porta avanti nel mondo.  Da oltre 70 anni, l’Ordine di Malta è in prima linea nel fornire assistenza sanitaria di base e servizi di sostegno sociale alla popolazione di tutto il Libano. Dal 2020 l’Ordine ha focalizzato il suo impegno su progetti “agro-umanitari” riconoscendo nell’agricoltura un fattore cruciale nell’affrontare le principali questioni umanitarie e in particolare, dopo la crisi economica del 2019 che ha colpito il Paese, per garantire la sicurezza alimentare, promuovere la ripresa economica e sostenere le fasce della popolazione più vulnerabili del Libano. Oggi l’azione umanitaria dell’Ordine di Malta si inserisce nel contesto di una crisi socio economica che vede l’80% della popolazione vivere in una condizione di povertà multidimensionale e in una situazione che, a causa del conflitto Israelo-Palestinese, ha gettato il Paese in uno stato di continuo allarme.
 
Alla luce delle pressanti sfide umanitarie, il programma agro-umanitario è la testimonianza dell’impegno dell’Ordine di Malta nel Paese che attraverso un’ampia rete di iniziative mira a dotare le comunità degli strumenti e delle risorse necessarie per resistere e riprendersi efficacemente dagli shock avversi. Attualmente l’Ordine di Malta gestisce sei Centri agro-umanitari in tutta la nazione e l’attuale copertura di terreni agricoli riguarda il 69,26% del territorio libanese, con l’obiettivo di arrivare al 75% entro la fine di quest’anno.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Esteri

Uk, svolta a sinistra: Starmer chiede unità

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Il leader del Partito Laburista, Keir Starmer, è diventato primo ministro e ha esortato il Paese a unirsi a un “governo di servizio”. Nel suo discorso inaugurale, Starmer ha sottolineato l’importanza di superare le divisioni politiche e sociali per affrontare le sfide che il Regno Unito deve affrontare. Ha evidenziato la necessità di collaborazione tra partiti politici, settori economici e comunità per costruire un futuro più prospero e giusto per tutti i cittadini.

Starmer ha delineato le priorità del suo governo, che includono il rafforzamento del sistema sanitario nazionale, la promozione dell’istruzione e della formazione, la lotta al cambiamento climatico, e il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori. Ha anche promesso di affrontare le disuguaglianze economiche e sociali, investendo in infrastrutture e servizi pubblici essenziali.

Il nuovo primo ministro ha chiesto a tutti i cittadini di partecipare attivamente a questo progetto comune, mettendo da parte le differenze ideologiche e lavorando insieme per il bene comune. Ha concluso il suo discorso con un appello all’unità nazionale e alla solidarietà, invitando tutti a contribuire alla costruzione di un futuro migliore per il Regno Unito.

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