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La frustrazione degli alleati americani nei confronti dell’ultima manovra dell’amministrazione Trump è evidente e complica il vertice dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali, chiamati a facilitare il dialogo in vista del summit dei capi di stato di Charlevoix.
Ma l’agenda canadese per gli incontri, molto liberal in linea con le politiche di Justin Trudeau, è minacciata, rendendo difficile l’organizzazione pratica degli eventi. Non c’è accordo infatti quasi su nulla: non sul commercio, non sul clima, non sull’Iran. Un comunicato al termine della riunione di Whistler non è atteso: gli sherpa continueranno a lavorare dietro le quinte nel tentativo di centrare un’intesa e per cercare di evitare che il G7 dei capi di stato non sia un flop. Il dialogo però è in salita: la politica dell’America First di Trump e lo schiaffo dei dazi sono difficili da digerire.
”I più poveri e i meno privilegiati sono coloro” che pagheranno il prezzo più alto se il commercio viene distrutto, ammonisce Christine Lagarde, il direttore generale del Fmi, invitando la ”società civile e le aziende” a farsi sentire sul tema. E questo perché gli scambi commerciali sono il motore della crescita mondiale e fermarli rischia di avere conseguenze sulla ripresa, che procede nonostante i nodi del ”colossale” debito privato e pubblico.
A mostrare segnali di preoccupazione sul commercio è anche il governatore della Fed, Lael Brainard:
”offuscano” le prospettive americane, che restano ”abbastanza positive” per il 2018. Gli Stati Uniti – avverte Brainard – non sono però immuni dai rischi che arrivano da oltreoceano e che condizionano anche la politica monetaria della Fed. Fra questi ”gli sviluppi politici in Italia” che possono compromettere ”la crescita globale sincronizzata” dice il governatore della Fed, ribadendo l’appropriatezza di un aumento graduale dei tassi di interesse da parte della Fed. Il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha avuto un incontro bilaterale con il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz a margine del G7dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali. Un incontro di 40 minuti onesto e aperto, dominato dai dazi imposti dagli Stati Uniti sull’acciaio e l’alluminio a Unione Europea, Canada e Giappone. Scholz – riferiscono alcune fonti – ha espresso le sue preoccupazioni sul debito americano e avrebbe sollevato con Mnuchin anche il tema dell’Iran, mettendo in evidenza come l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare con Teheran ha effetti sull’Europa. I dazi che gli Stati Uniti hanno deciso di attuare unilateralmente sono “sbagliati” e “illegali” afferma Scholz, a margine dei lavori del G7. Ci sono delle regole “fissate a livello internazionale” e i dazi le infrangono, aggiunge Scholz, precisando che l’Unione Europea “reagirà in modo forte e intelligente”. Pier Carlo Padoan non parteciperà al G7 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali. Partito dall’Italia per partecipare all’incontro, Padoan ha deciso di tornare indietro durante uno scalo tecnico per motivi istituzionali, una volta appresa la notizia sui tempi del giuramento del nuovo governo. Nella delegazione italiana al vertice c’è invece il governatore di Bankitalia Ignazio Visco che ha avuto un colloquio con il presidente della Fed Jerome Powell si sono intrattenuti in un breve colloquio a margine dei lavoridel G7. Una passeggiata di alcune centinaia di metri, durante la quale – secondo quanto si è appreso – Powell si sarebbe interessato anche della situazione politica italiana.
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