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di Angelo Barraco
Milwaukee – Un agente di polizia spara e uccide un afroamericano armato. E’ accaduto a Milwaukee, città degli Stati Uniti nello Stato del Wisconsin. Una città che ancora oggi piange le vittime dello spietato serial killer Jeffrey Dahmer, noto come “Il cannibale di Milwaukee”. L’uccisione del ragazzo afroamericano ha portato ad una vera e propria protesta da parte dei cittadini contro la polizia e in centinaia si sono riversati in piazza. Ma la protesta è degenerata in violenza e sono state incendiate diverse auto, sono stati feriti agenti a seguito del lancio di mattoni, una stazione di servizio è stata messa in pericolo e la situazione era diventata ingestibile e le fiamme indomabili. I manifestanti hanno appiccato un incendio anche alla filiale di una banca che si trova nella zona nord della città, si tratta della banca BMO Harris che si trova vicino il luogo in cui vi sono stati gli scontri principali. Sono stati incendiati quattro edifici: una stazione di servizio, un negozio di ricambi per auto, un negozio di prodotti di bellezza e la banca appunto. Inoltre è stato saccheggiato un negozio di alimentari. Tom Barret, primo cittadino, ha chiesto alle famiglie di coloro che si trovano sul posto di “portarli a casa immediatamente”. Ma analizziamo bene i fatti che hanno portato a tutto ciò: la polizia ha fermato un auto con a bordo due ragazzi, l’autovettura si è fermata ma i due ragazzi si sono dati immediatamente alla fuga. Scatta l’inseguimento e un agente insegue uno dei ragazzi in possesso di un’arma semiautomatica. Il ragazzo afroamericano rincorso dall’agente di polizia è stato ucciso dall’agente di polizia, i motivi che hanno portato alla sua uccisione sono ad oggi tutti da chiarire. L’altro ragazzo invece è stato fermato. Malgrado i familiari del ragazzo ucciso avessero detto “Non vogliamo che nessun altro finisca in carcere o venga ferito”, quella sera è scoppiato il caos urbano. Ancora non sono chiari i motivi che hanno spinto gli agenti a fermare l’auto con a bordo i due ragazzi come non è chiaro se l’azione del poliziotto sia stata messa in atto a seguito una coercizione nei suo confronti. L’omicidio si colloca in un contesto di pregressa violenza, la polizia riferisce “Le ultime 24 ore sono state molto violente” in riferimento a cinque soggetti uccisi nel corso di omicidi e sottolinea che “Gli agenti sono in strada e si assumono rischi per la comunità con decisioni da prendere in pochi secondi”.
Sangue e la violenza New York, città multietnica e multiculturale diventa il teatro di un episodio di intolleranza religiosa. Nella moschea che si trova nel quartiere di Queens è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco un Imam mentre camminava per strada e tornava a casa al termine di una preghiera e il tutto si è svolto nei pressi della moschea Al-Furqamm Jame Masjid a Ozone Park. Un uomo che gli stava accanto invece è stato colpito al torace. Il New York Daily sostiene che l’efferato omicidio è opera di un singolo soggetto. Si apprende inoltre che i due uomini sarebbero stati rinvenuti a terra, un testimone inoltre avrebbe raccontato di aver udito cinque colpi. I testimoni raccontano che il killer indossava una maglietta blu scura e dopo aver sparato è immediatamente scomparso tra i vicoli della città. La polizia esclude che sia un “crimine di odio” ma tale affermazione viene data senza elementi oggettivi.
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