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Ninnj Di Stefano Busà
La crisi che ha investito come un uragano tutta l’Europa e non solo, sembra provenga da molto lontano, ha fatto venire i nodi al pettine di una civiltà antica, ma non allineata alla modernità. Entro il calderone di un continente “vecchio” sembra ribollisse da tempo un malessere culturale, socio economico generalizzato, paralizzato dal suo individualismo e libertarismo filosofico e del diritto, che è la perdita di coscienza dei popoli,
La causa a monte sta sempre nella miseria umana e nel vizio che l’uomo porta in sé, nella sua avidità di fondo, nella miserevole condizione morale sempre viva e presente di ignorare la trascendenza a favore di un soggettivismo che impugna prevalentemente false ideologie, campi minati di un sapere e di una cultura che forma e deforma i suoi falsi uomini, le sue false dottrine, i suoi temporanei teoremi che privano la volontà e la libertà dell’individuo fino a soffocarlo, togliendogli ogni residuo di bene e portandolo alla disfatta. E con ciò, non mi riferisco alle forze e alle filosofie degli stati totalitari, ma a quelli più illuminati che sotto il profilo della democrazia e della libertà si fanno promotori e artefici oltre che interpreti di azioni criminali, inibendo le forze vivificatrici della trascendenza, miscelando nella fattispecie umana tutte le nefandezze, le incongruenze, gli egoismi della specie che viene defraudata dal suo grande beneficio: l’intelligenza logica e il responso morale
delle coscienze.
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