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di Silvio Rossi
La sentenza che ha rigettato la sospensione di De Luca dalla carica di Governatore della Campania, ci impone due riflessioni, diverse per merito, ma che descrivono entrambe quanto sia caduto in basso il livello della politica italiana.
Senza entrare nel merito sulla colpevolezza o meno dell’ex sindaco di Salerno, o sulle motivazioni del Tribunale, non possiamo non notare come, nel giro di un mese, ben tre leggi che hanno caratterizzato il governo Monti, sono state bocciate dalla magistratura. Tre leggi senza le quali, dell’azione del professore in Loden, resta il pannicello caldo che probabilmente ci ha permesso di evitare di giungere al livello che oggi i greci stanno sperimentando sulla loro pelle, ma che ha rinviato il problema strutturale ai successivi esecutivi.
Una bocciatura, quella odierna, alla legge Severino, che si somma ai voti negativi sulla riforma Fornero alle pensioni, che tanto ha scompigliato il piano economico-politico di questi ultimi mesi, e al blocco dei contratti degli statali, che fu lanciato la prima volta da Berlusconi, ma che il professore sposò in pieno.
La seconda bocciatura determinata dalla decisione odierna, invece, è al corpo elettorale italiano, nel suo complesso, che non ha sviluppato nel tempo i giusti anticorpi per compiere una attenta valutazione, al momento di entrare nell’urna, delle caratteristiche morali dei rappresentanti che ha mandato a governare il paese, o gli enti territoriali.
In una democrazia più evoluta della nostra (non è difficile trovarle, basta fare un giretto a caso in Europa), non ci sarebbe stato neanche bisogno di una legge Severino. Non sarebbe servita perché la Giustizia negli altri paesi funziona davvero, e non bisogna attendere dieci anni per un processo che rischia di andare in prescrizione prima della pena definitiva, e soprattutto perché un politico con la fedina penale non immacolata, non verrebbe mai premiato alle urne.
Nelle democrazie con cui ci confrontiamo, un ministro che ha copiato un testo alla tesi di laurea, che si è fatto rimborsare cifre che confrontate con i nostri consiglieri sono ridicole, o ha commesso un atto che, anche se non di rilevanza penale, è moralmente poco giustificabile, ha la creanza di rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.
Da noi invece, l’attaccamento morboso alla poltrona costringe la politica più onesta a redigere una legge, come la Severino, che dimostra però di non rappresentare la soluzione migliore al male della malapolitica. Certe questioni non vanno affrontate con leggi nuove, ma con responsabilità e coerenza, del politico e degli elettori.
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