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Editoriali

UE L’INDAGINE SULLA TROIKA CONDANNA IL SUO OPERATO… MA NESSUNO PAGHERA’ PER GLI IMPATTI DEVASTANTI

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Tempo di lettura 4 minuti Considerazioni inopportune dopo l’esito dell’indagine sull’operato della Troika, ai cittadini europei sinceramente sembra di essere su Scherzi a Parte!

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di Cinzia Marchegiani

Terminata l’inchiesta che ha messo sotto lente d’ingrandimento l’operato della Troika, la sua eccessiva austerità ha prodotto effetti negativi economici e sociali partorendo riforme catastrofiche segnando vite e storie umane sotto la sua inquisizione nonché cambiamenti geopolitici non indifferenti. I relatori a capo di questa iniziativa, il socialista Liem Hoang Ngoc e l’europarlamentare austriaco del centro destra Othmar Karas avevano accolto i dubbi in merito al lavoro sui salvataggi dei paesi della zona euro che hanno imposto condizioni assai rigorose dai rappresentati dei creditori internazionali. La storia ricorderà come l’intervento sulla Grecia abbia spalancato i dubbi sul metodo di queste azioni risolutive. Riflessioni che ora sembrano profetiche quelle dell’eurodeputato Marisa Matias (Sinistra Unita, Portogallo) che osservava come la BCE era intervenuta ben al di là delle proprie competenze interferendo con le politiche economiche e fiscali nei paesi in cui sono stati necessari i piani di salvataggio:”l'azione della BCE ha avuto un impatto sulle scelte degli Stati membri in questione, in particolare rispetto alla capacità d'investire in lavoro e crescita.”
Questo il verdetto dell’indagine appena conclusa: “Un sistema debolmente costruito” che condanna l'organizzazione della Troika. "Le tre istituzioni indipendenti, con una distribuzione non equilibrata delle responsabilità tra le medesime, cui si aggiungono mandati differenti e strutture negoziali e decisionali con diversi livelli di responsabilità, il che si traduce in una mancanza di controllo adeguato e di responsabilità democratica della Troika nel suo insieme". I Parlamenti nazionali sono stati troppo spesso lasciati fuori dall'equazione. I Ministri delle finanze dell'UE, in particolare dell'Eurogruppo, sono accusati di non riuscire a dare indicazioni politiche chiare e coerenti alla Commissione e per non essersi assunti la loro parte di responsabilità politica.

La verità affiora come una bolla d’aria in un’ampolla d’acqua, trascinando con se tutta la sua drammaticità, il Parlamento Europeo conferma che le condizioni imposte in cambio dell'assistenza finanziaria hanno messo in pericolo gli obiettivi sociali dell'Unione europea, in particolare perché è stato concesso poco tempo per l'attuazione di dette misure e perché non sono state eseguite valutazioni d'impatto adeguate del loro effetto distributivo su diverse fasce della società. “La disoccupazione è aumentata, in particolare tra i giovani – e ciò porta alla loro emigrazione – e molte piccole imprese hanno fallito. I tassi di povertà sono aumentati, anche tra la classe media. In poche parole “mancanza di un'adeguata valutazione d'impatto”…..
Ed ecco che da pochi giorni sono state votate e due  risoluzioni, quella  sull'indagine della commissione affari economici e monetari sul funzionamento della Troika, redatta da Othmar Karas (EPP, AT) e Liem Hoang-Ngoc (S&D, FR), è stata approvata con 448 voti favore a 140, e 27 astensioni, dove emerge che la struttura della Troika e i metodi di lavoro hanno ostacolato "l'appartenenza" nazionale e compromettono la trasparenza e la responsabilità. La seconda risoluzione della Commissione Affari Sociali redatta da Alejandro Cercas (S&D, ES), è stata adottata con 408 voti favorevoli, 135 voti contrari e 63 astensioni, e critica gli impatti negativi delle riforme ispirate dalla Troika sull'occupazione.
Dalle risoluzioni appena partorite escono dal cilindro le “Raccomandazioni”  e come primo passo, gli stessi deputati propongono l'introduzione di disposizioni procedurali chiare, trasparenti e vincolanti per la cooperazione tra le istituzioni in seno alla Troika e la ripartizione dei compiti al suo interno. Una migliore strategia di comunicazione è anche una "massima priorità", afferma il testo preparato dalla commissione affari economici. I programmi di aggiustamento devono includere "piani di emergenza" nel caso in cui gli scenari di riferimento previsti non si materializzino. I protocolli d'intesa, che sono alla base di tutti i programmi, dovranno meglio rispecchiare le dimensioni sociali e occupazionali. Ciascun paese oggetto di un programma dovrebbe beneficiare di una "task force per la crescita". Infine, ci vuole più impegno per garantire la responsabilità democratica e la partecipazione nazionale. Nel medio termine, la risoluzione raccomanda un ripensamento radicale della Troika, con un coinvolgionento del FMI "facoltativo",  la BCE presente solo come "osservatore silenzioso", e un "Fondo monetario europeo" come ruolo per la Commissione europea.
Inoltre i deputati chiedono alla Commissione e al Consiglio di prestare la stessa attenzione agli squilibri sociali e macroeconomici. Gli Stati membri e l'UE dovrebbero mettere in atto un piano di recupero di posti di lavoro, una volta superata la parte pià difficile della crisi finanziaria, tenendo conto, in particolare, della necessità di creare condizioni favorevoli per le  PMI, ad esempio con una riforma del sistema creditizio. La Commissione, la BCE e l'Eurogruppo (Ministri delle finanze dell'Eurozona) dovrebbero infine riesaminare il prima possibile le misure messe in atto, e l'UE dovrebbe sostenere, con risorse finanziarie sufficienti, il ripristino delle norme di protezione sociale.

Belle parole, votazioni interessanti, peccato che il danno sociale non lo pagherà nessuno, gli assetti politici ed economici stravolti non saranno ascrivibili ad alcun organo europeo, un po’ parafrasando hanno chiuso il recinto dopo che i buoi son fuggiti tutti. Se questa rappresenta la forma di democrazia cui i paesi membri devono attenersi, i nuovi scenari che si stanno proiettando come un’ombra inquietante sull’Europa, con gli ordini targati USA, lasciano presagire raccapriccianti futuri, dove ulteriormente i vincoli climatici ed energetici potrebbero continuare a schiacciare la zona euro,  favorendo squisitamente ancora le grandi potenze.

Allora una domanda sorge spontanea…con quali ausili democratici l’Europa ha difeso la giustizia sociale e i posti di lavoro? Eppure dal bilancio annuale dell'UE risulta un ammontare pari  150,9 miliardi di euro nel 2013, che con orgoglio viene definito come una somma ingente in termini assoluti, ma pari solo all'1% della ricchezza annuale generata dai paesi UE.
Il comunicato che segue lo stesso bilancio annuale specifica:”
La maggior parte di queste risorse è spesa per migliorare le condizioni di vita dei cittadini e delle comunità locali dell'UE, ed è diretta in particolare verso le regioni e le categorie sociali meno ricche, o destinata a creare posti di lavoro e a stimolare la crescita in tutta l'Unione”.
Considerazioni inopportune dopo l’esito dell’indagine sull’operato della Troika, ai cittadini europei sinceramente sembra di essere su Scherzi a Parte!
 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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