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Ucraina, piano di pace italiano al vaglio di Mosca ma Kiev frena: no a concessioni su Crimea e Donbass

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Mosca ha ricevuto e “sta studiando” il piano di pace per l’Ucraina presentato dall’Italia all’Onu, ma ancora non fa commenti. Così come non si registrano reazioni dalle cancellerie europee.

Solo la portavoce del governo tedesco, ad una domanda in proposito, risponde che spetta all’Ucraina decidere se il piano sia accettabile.

E Kiev, attraverso la vice ministra degli Esteri Emine Dzhaparova, in visita a Roma, mette in chiaro che “qualsiasi piano di pace che non preveda la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non è un piano sostenibile”.

Le iniziative diplomatiche rimangono avvolte nella nebbia dell’incertezza

La Russia, ha detto il vice ministro degli Esteri Andrey Rudenko, ha “ricevuto recentemente” le proposte italiane, articolate in quattro tappe sotto la supervisione di un Gruppo internazionale di Facilitazione (Gif): il cessate il fuoco, la possibile neutralità dell’Ucraina, le questioni territoriali – in particolare Crimea e Donbass – e un nuovo patto di sicurezza europea e internazionale.

Il piano è stato illustrato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ma non inviato direttamente a Mosca, secondo quanto si apprende. Rudenko ha detto che Mosca è pronta a riprendere i negoziati con Kiev appena l’Ucraina mostrerà “segnali costruttivi”.

Parole che appaiono semplici affermazioni di rito in assenza di sviluppi concreti, almeno alla luce del sole. Allo stesso tempo è chiaro che la leadership moscovita non si aspetta soluzioni che portino alla revoca delle sanzioni occidentali, come emerge dalle parole del presidente Vladimir Putin in occasione di un incontro a Sochi con il suo omologo bielorusso e grande alleato, Aleksandr Lukashenko. “L’economia russa resiste abbastanza bene”, ha affermato il capo del Cremlino, ma “non tutto è facile” e “tutto ciò richiede un’attenzione speciale da parte del blocco economico e del governo e sforzi speciali”.

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Francia, nuovo Governo: Macron bloccato tra i partiti

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La Francia è intrappolata in un’impasse senza precedenti, con il presidente Emmanuel Macron bloccato in un labirinto politico che sembra non avere via d’uscita. La scelta del nuovo premier, incaricato di formare un governo che possa gestire efficacemente il Paese, si sta rivelando una sfida insormontabile. Le consultazioni con i partiti politici, iniziate la scorsa settimana, non hanno portato ad alcun risultato concreto, lasciando il Paese in uno stallo politico che giorno dopo giorno diventa sempre più difficile da risolvere.

Dopo aver incontrato il Nuovo Fronte Popolare, Macron ha ricevuto i rappresentanti della destra, nella speranza di trovare un consenso per il nuovo esecutivo. Tuttavia, il clima politico è rimasto teso e privo di progressi significativi. La presidente dell’Assemblea Nazionale, Yael Braun-Pivet, è stata la prima ad arrivare all’Eliseo, ma ha lasciato l’incontro senza rilasciare dichiarazioni, segno del profondo disaccordo che persiste.

Diverso l’approccio dei leader del Rassemblement National, Marine Le Pen e Jordan Bardella, che non hanno esitato a manifestare la loro opposizione a un eventuale governo del Nuovo Fronte Popolare, anche in assenza di ministri dell’ala sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Le Pen ha chiaramente espresso l’intenzione di chiedere una sessione straordinaria del Parlamento a settembre per valutare la possibilità di censurare il governo non appena verrà formato. “Non cambia assolutamente nulla”, ha dichiarato, evidenziando come la sfiducia nei confronti di qualsiasi esecutivo proposto sia totale.

A peggiorare ulteriormente la situazione, si è aggiunto il leader dell’ex Republicain, Eric Ciotti, che ha dichiarato la sua ferma opposizione a un primo ministro scelto dal Nuovo Fronte Popolare, preannunciando un voto di censura immediato da parte del suo gruppo. La possibilità di una seconda ondata di consultazioni non è più solo un’ipotesi remota, ma un’opzione sempre più concreta, mentre il tempo stringe.

L’attuale stallo non è solo una questione politica, ma rappresenta anche una crisi istituzionale. Gabriel Attal, il premier dimissionario, è ormai da 41 giorni alla guida del governo per gli affari correnti, una situazione senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo prolungato periodo di incertezza sta sollevando preoccupazioni non solo tra i politici, ma anche tra i cittadini francesi, sempre più disillusi e preoccupati per la mancanza di una leadership stabile.

Nel frattempo, la tensione tra i partiti continua a crescere. Il Nuovo Fronte Popolare, ansioso di imporre la candidatura di Lucie Castets, non sembra disposto a scendere a compromessi. Il socialista Olivier Faure ha già messo in guardia contro una “messa in scena” orchestrata da Macron, mentre l’Insoumis Manuel Bompard ha parlato di “manovre” presidenziali per impedire alla sinistra di governare. Bompard ha avvertito che qualsiasi nomina diversa da quella di Castets potrebbe portare a un’escalation di tensioni, con proteste di piazza e, in ultima istanza, alla destituzione dello stesso Macron.

In questo contesto di crescente frustrazione e incertezza, il presidente Macron ha ancora pochi giorni per trovare una soluzione, prima di partire per la Serbia per una visita ufficiale. Con la cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici all’orizzonte, sembra sempre più probabile che la nomina del nuovo premier debba ancora attendere, prolungando ulteriormente l’impasse politica che sta paralizzando la Francia.

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Israele e Hamas: accordo rischia di fallire

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L’accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco è sull’orlo del fallimento e non esiste uno schema alternativo che possa essere presentato al suo posto.

Lo hanno riferito a Politico due alti funzionari Usa e due israeliani. “Non sappiamo se Sinwar vuole l’accordo”, ha detto una fonte, “se non lo vuole, c’è la possibilità che l’Iran attacchi e la situazione degeneri”. Mentre gli Usa spingono per un vertice al Cairo venerdì, un funzionario israeliano ha affermato: “Non è affatto sicuro che ci sarà un vertice, se ci fosse, non ci sarebbe nulla di cui parlare finché Israele resterà sulla sua posizione”. 

In un attacco con un drone israeliano a Sidone è stato ucciso Khalil el-Moqdah, fratello di Mounir el-Moqdah, un comandante delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah palestinese, secondo quanto scrive il quotidiano L’Orient le Jour online citando un annuncio fatto nel campo palestinese di Ain el-Héloué, nei pressi di Sidone. Suo fratello Mounir è uno dei leader palestinesi di Fatah in Libano. È stato ripetutamente accusato da Israele di contrabbando di armi alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa nella Cisgiordania occupata.

“Hezbollah ha lanciato questa mattina 50 razzi nel centro della città di Katzrin. Hezbollah spara indiscriminatamente contro i civili israeliani. Come ogni Paese che protegge i propri cittadini, agiremo di conseguenza”, ha dichiarato su X il portavoce dell’esercito Daniel Hagari.

Intanto i media libanesi riferiscono di un attacco di un drone israeliano a un veicolo nel campo profughi palestinese di Mieh Mieh, vicino alla città costiera di Sidone. L’Idf non ha ancora rilasciato dichiarazioni.

L’ esercito israeliano continua a operare nell’area di Rafah, nel sud della striscia di Gaza, e nelle ultime 24 ore ha eliminato decine di terroristi, distruggendo infrastrutture e individuando numerosi armamenti. Lo ha riferito il portavoce dell’Idf aggiungendo che l’aeronautica israeliana ha colpito circa 30 obiettivi terroristici nella Striscia, incluse postazioni di lancio e di osservazione.

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Vaiolo delle scimmie: l’Argentina blocca una nave in porto

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Tutto l’equipaggio è in quarantena, nessuno può sbarcare

Restano in quarantena gli oltre venti membri dell’equipaggio della nave per il trasporto di cereali Ina Lotte, battente bandiera liberiana, bloccata dalle autorità sanitarie argentine nel Rio del Paranà, nei pressi di Puerto San Lorenzo, nella provincia di Santa Fe, per un caso sospetto di vaiolo delle scimmie.

L’imbarcazione aveva lasciato l’Atlantico del nord il 12 luglio dopo essere entrata in un porto russo e olandese e due settimane dopo era arrivata in Brasile, dove è rimasta oltre una settimana nello scalo di Santos, prima di riprendere il largo verso l’Argentina.

Secondo quanto riportano le tv locali, il personale medico salito a bordo ieri sera ha sottoposto ad un test almeno un membro dell’equipaggio che presentava sintomi compatibili col virus.

Nessuno potrà sbarcare dalla nave fino a quando non si conosceranno gli esiti degli esami.

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