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Tutti pronti all’arrembaggio con Sea of Thieves

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Sea of Thieves, il videogame sviluppato da Rare, in esclusiva per Pc Windows e per la famiglia delle console Xbox One, è arrivato sul mercato per stupire e divertire grazie a delle meccaniche di gioco inedite, uno scenario in stile piratesco, ma soprattutto grazie a un carico di ironia incredibile. Sea of Thieves è un titolo atipico, difficile da classificare per quanto riguarda il genere, ma in ogni caso si tratta di un’esperienza multiplayer esclusivamente online, a cui ci si può dedicare da soli, ma che moltiplica esponenzialmente il suo fattore di divertimento se giocato in compagnia di amici o altri players online. Infatti il suo punto forte risiede nella capacità di spingere alla cooperazione i vari componenti della ciurma, che devono imparare a collaborare sia per condurre degnamente il proprio vascello che per avere la meglio sugli altri equipaggi, ma anche per combattere, trovare tesori nascosti, esplorare velieri sommersi e molto altro ancora. Ma iniziamo dal principio. Dopo la breve presentazione iniziale, Sea of Thieves invita a creare un avatar digitale tramite un editor dei personaggi totalmente atipico. Un editor che a conti fatti non dà al giocatore la possibilità di scegliere e personalizzare il proprio pirata in tutti i suoi aspetti, ma consente solo di selezionare il proprio alter ego virtuale tra una serie di modelli pre-confezionati che si potranno scartare fino a trovare quello che più si avvicina al proprio ideale di vecchio lupo di mare. Una volta individuato il pirata che si controllerà in gioco, finalmente si verrà lanciati nel vivo dell’avventura di Sea of Thieves. Una volta iniziato si potrà scegliere di mettersi al comando di una “sloop”, imbarcazione di dimensioni ridotte adatta a un giocatore singolo o a una squadra di massimo due pirati, o di un più grande galeone, che consente di salpare in compagnia di una squadra da tre o quattro giocatori, sia con gli amici che tramite matchmaking online. Una volta che si sarà scelto come e con chi tuffarsi nel vivo dell’azione, i giocatori si troveranno all’interno di una locanda di uno degli Avamposti che caratterizzano i mari di Sea of Thieves, pronti a perdersi tra fantastiche avventure, mari insidiosi e misteri da svelare. E adesso? Bene, prima di acquistare il titolo è bene tenere a mente che ci si trova dinanzi a un vero e proprio simulatore piratesco, e infatti, in quanto i pirati erano uomini liberi, anche l’azione di gioco è totalmente libera.

Non c’è una storia da seguire, né un tutorial efficace che spieghi tutto ciò che il gioco è in grado di offrire. Il giocatore si troverà a vagare per le isole, interagendo con personaggi misteriosi che parleranno solo tramite indovinelli, per poi iniziare a capire lentamente quali sono i principi base di Sea of Thieves. Ben presto si comprenderà che tale scopo è andare alla ricerca di bottino tramite le immancabili Cacce al Tesoro, che consentiranno di guadagnare Oro, con cui acquistare nuovi oggetti estetici, e punti con cui migliorare la propria reputazione nei confronti di una delle tre fazioni disponibili nel gioco: i Cacciatori di tesori, l’Ordine delle Anime, che prevede missioni dove bisogna eliminare capitani scheletrici e ottenere i loro teschi maledetti, e l’Alleanza del Mercante che prevede la consegna di animali o merci entro un orario stabilito in un determinato avamposto. Portando a termine gli incarichi per una singola fazione, si guadagnerà reputazione e di conseguenza, man mano che questa crescerà, si avrà accesso a missioni più complesse e ovviamente remunerative. In Sea of Thieves però non ci sono pirati più forti, ma conta solo l’abilità del singolo e della squadra. Infatti il personaggio non potrà avanzare di livello e sarà privo di abilità e talenti con cui approcciare alle varie situazioni in modo differente. Allo stesso modo, armi e indumenti sono privi di perk o statistiche in grado di cambiare il gameplay in modo evidente. È così che ogni pistola sparerà esattamente allo stesso modo, ogni spada richiederà lo stesso numero di colpi per atterrare un avversario e ogni cannone infliggerà lo stesso tipo di danni a un vascello nemico. Ciò non vuol dire che in Sea of Thieves ci siano pochi oggetti da acquistare o da scovare, tutto il contrario, ma la differenza tra una pistola e l’altra è prettamente estetica e servirà solo a distinguere un più navigato vecchio lupo di mare da un novello marinaio che ha appena iniziato a giocare. Tale impostazione del gioco seppur da principio può far storcere il naso, in realtà è assolutamente giusta per un titolo di questo tipo. La gloria e il bottino si conquistano col sudore della fronte e non grazie ad abilità e potenziamenti assurdi. Insomma, Il gameplay sviluppato da Rare dona a tutti le stesse possibilità di colpire l’avversario e mandarlo al tappeto. Insomma, Sea of Thieves è un gioco spietato, dove vince il più bravo e, perché no, il più furbo, dove le squadre composte da un gruppo affiatato di pirati possono avere facilmente la meglio rispetto al povero pirata di turno che, al timone della sua “sloop”, stava cercando di riportare all’avamposto un misero forziere. Ma il titolo è anche quel gioco che punisce una squadra da 4 giocatori quando il singolo pirata sulla “sloop” sa come utilizzare la propria nave e dove colpire con i cannoni. Insomma, è un gioco di pirati, quindi scorrettezze, furti di bottino e vendette sono il sale e l’anima delle avventure in mare. Insomma, quando si gioca in gruppo la comunicazione tra i membri dell’equipaggio è fondamentale per sopravvivere in mare aperto.

In Sea of Thieves non si fa distinzioni tra comparto PvE e PvP e in qualsiasi momento si può essere attaccati da un gruppo di pirati intenzionati a rubare il bottino che con fatica si sta cercando di andare a vendere all’avamposto. In questi casi, ognuno deve essere in grado di gestire i ruoli nevralgici della navigazione per portare in salvo il bottino: il giocatore incaricato di salire sull’albero maestro può scrutare l’orizzonte e cercare di anticipare le mosse del nemico sfruttando il binocolo, che fa parte della dotazione standard di ogni giocatore ed è richiamabile tramite la ruota degli oggetti con uno dei tasti dorsali. Il pirata assegnato al cannone dovrà prestare particolare attenzione al movimento delle onde e calibrare il colpo adeguatamente, questo perché fallirlo potrebbe risultare fatale in quanto il nemico potrebbe rispondere al fuoco e trasformare la nave in un colabrodo. A questo punto il povero pirata addetto alle riparazioni delle falle nello scafo difficilmente potrà sistemare tutto in fretta e la nave si riempirà d’acqua. Se questo dovesse accadere, l’intera ciurma sarà condannata a colare a picco e a rinunciare al bottino. Anche perché una banda di manigoldi intenzionata a rubare i tesori che si sta disperatamente tentando di portare in salvo non esiterà mai a speronare, colpire con armi dalla distanza o cercare di abbordare pur di raggiungere il proprio obiettivo. Se si dovesse morire, niente paura, si verrà trasportati sul vascello dei dannati, ossia una nave fantasma sulla quale bisognerà attendere circa una decina di secondi prima di poter tornare in vita. Ogni volta che si risorgerà ci si troverà sulla propria nave. Se la nave è affondata invece, basterà avvicinarsi a una delle sirene, premere il tasto X e si verrà riportati su una nuova nave. A questo punto si potrà decidere se andare a vendicarsi o proseguire verso nuove avventure sperando di non essere presi nuovamente di mira. Ovviamente, navigando per mare non si è mai tranquilli e bisogna stare attenti ad alcuni eventi letali: ossia le tempeste e il temibile Kraken. Nel primo caso, ci si troverà in condizioni atmosferiche che renderanno estremamente difficile la navigazione, con la bussola completamente impazzita e il timone che farà resistenza e si sposterà dalla direzione opposta dove si sta cercando di manovrare. Ma non è tutto: tra fulmini che possono danneggiare la nave e la ciurma, onde altissime che assieme alla pioggia possono far imbarcare acqua o, peggio, celare uno scoglio che potrebbe distruggere il galeone, navigare nel bel mezzo di una tempesta potrebbe essere una delle esperienze più dure o esaltanti da affrontare. Per quanto riguarda il Kraken, la pericolosità è differente, infatti mentre si sta navigando tranquillamente verso una qualsiasi rotta, le acque attorno la nave si tingeranno di nero e dei giganteschi tentacoli dapprima si erigeranno verso il cielo con fare minaccioso e poi tenteranno di stritolare la barca, catturare per divorare i pirati e generalmente sterminare l’intero equipaggio che così perderà nave, bottino e ovviamente reputazione. Oltre a tutto questo, in gioco sono presenti i fortini o raid. Questi sono eventi periodici evidenziati da un’enorme nube a forma di teschio, che saranno facilmente riconoscibili all’orizzonte. Dirigendo verso la sua direzione ci si troverà di fronte a una attività sensibilmente diversa, in cui è necessario affrontare orde composte da decine e decine di non morti fino all’immancabile boss, che una volta sconfitto lascerà cadere una chiave speciale che darà accesso a una stanza stracolma di tesori. A questo punto bisognerà trasportare quanti più tesori possibili sulla nave e cercare di farla franca fino all’avamposto più vicino, così da ottenere un quantitativo di reputazione superiore rispetto alle missioni classiche. Ovviamente essendo la nube a forma di teschio ben visibile a tutti, è molto probabile che ci si troverà a dover combattere con altre ciurme che vorranno mettere le loro mani sul bottino. Oltre a tutto questo, sul proprio cammino ci si potrà imbattere in, messaggi in bottiglia, oggetti di valore abbandonati e relitti affondati che celano casse di merci rare, teschi maledetti o tesori da scambiare per danaro e punti esperienza dai relativi “vendor”. Da quello che abbiamo potuto comprendere, quando si raggiungerà il livello massimo con le tre fazioni, si potrebbe sbloccare qualcosa di speciale che allungherebbe ancora di più la lista delle cose da fare. L’unica cosa da fare per scoprirlo è giocare.

Se tutto questo però non dovesse bastare, è importante sapere che Rare sta sviluppando e svilupperà costantemente migliorie e nuovi contenuti per un’esperienza di gioco ancora più grande. Detto questo è bene citare anche la componente goliardica, affrontare i viaggi suonando con ghironde e fisarmoniche canti marinareschi o ubriacarsi in taverna vomitando addosso i compagni mentre la realtà e i suoni si distorcono è sempre una scena esilarante da vivere e da ripetere nei momenti di stanca. Per quanto riguarda il comparto tecnico di Sea of Thieves, i ragazzi di Rare hanno svolto un lavoro davvero superbo. A partire dalla resa del mare, d’incredibile realismo per un gioco che ha tra i suoi punti di forza una grafica volutamente fumettosa. I cavalloni si infrangono in credibili spruzzi e il moto ondoso, influenzato da vento, correnti e scogliere, è quanto di più bello si sia mai visto in un gioco negli ultimi anni. Tramonti, albe, ma anche tempeste e cieli stellati completano una fotografia degna di essere innalzata verso l’olimpo del gaming. Ovviamente il comparto video da urlo è accompagnato da un audio decisamente buono. Gli effetti sonori molto più realistici di quel che ci si aspetterebbe da un titolo che da un lato simula e dall’atro gioca sull’argomento pirati e sono accompagnati da una colonna sonora a tema, che alterna pezzi inediti ad arrangiamenti in salsa corsara di canzoni famose. Tirando le somme, se avete nostalgie di quell’universo magico che solo Monkey Island era riuscito a creare nei lontani anni ’90, oppure avete semplicemente voglia di solcare le onde con i vostri amici, questo Sea of Thieves vi stupirà. Ovviamente se si gioca da soli il titolo perde molto, ma la possibilità di utilizzare il matchmaking e stringere nuove amicizie fa si che questo piccolo ostacolo si possa superare facilmente. A parere nostro non giocare l’ultima fatica di Rare sarebbe un vero peccato, in quanto introduce finalmente un genere di gioco tutto nuovo, in grado di tenere incollati allo schermo anche per mesi.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 9
Sonoro: 9,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 9
VOTO FINALE: 9

 

Francesco Pellegrino Lise

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Nobody Wants to Die, il videogame thriller in salsa cyberpunk

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Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.

Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.

L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8
Gameplay: 7
Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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Threads in forte ascesa, superati i 200 milioni di utenti

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Threads, l’ultimo nato fra i social di Meta, ha superato il traguardo dei 200 milioni di utenti. Lo ha affermato con un post online Adam Mosseri, capo di Instagram, sulla cui rete Threads si basa. L’annuncio arriva un giorno dopo che Mark Zuckerberg aveva dichiarato durante una call sugli utili di Meta, che l’app stava per raggiungere i 200 milioni di utenti. In passato, il fondatore di Facebook ha più volte ipotizzato che Threads mira a diventare un social da un miliardo di iscritti. “La mia speranza è che Threads possa ispirare idee che uniscano le persone e che questa straordinaria comunità continui a crescere. Grazie a tutti per aver investito il vostro tempo e fornito feedback che rendono questo posto migliore per tutti” ha scritto Mosseri dal suo profilo su Threads. Come concorrente di X, l’app deve ancora risolvere alcune lacune che la differenziano ancora dal colosso guidato da Elon Musk. Come scrive Engadget, la stessa Meta è conscia del fatto che l’algoritmo che presenta i post in tempo reale di X sia molto più veloce di quello su Threads. “Non siamo ancora abbastanza veloci, e stiamo lavorando attivamente per migliorare” ha proseguito Mosseri. In ogni caso i numeri parlano chiaro, Threads in poco tempo sembra aver conquistato un elevato numero di utenti e sembra che il fenomeno sia destinato a crescere. Riuscirà a diventare la nuova punta di diamante di Meta? Lo scopriremo solo seguendo gli sviluppi e la crescita di questo giovanissimo social media.

F.P.L.

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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