Editoriali
Tutti contro il governo pentaleghista, tra clown involontari e circo mediatico: siamo alla comica finale
Published
7 anni faon
E il nuovo governo cerca di dispiegare le vele, con Giuseppe Conte al timone. Tranne M5S e Lega, tutti soffiano contro, tanti piccoli Eolo. La televisione ci porta la testimonianza di questo, nei Tiggì e nei Talk Show dedicati alla politica. Di contorno, anche qualche discutibile umorista – tipo Crozza , o involontario anche lui, come Fazio, otto milioni di euro all’anno dalla RAI ‘servizio pubblico’ – in altre trasmissioni, che con la politica non hanno nulla a che fare. Ma tant’è, l’Italiano medio – vorremmo dire mediocre – si occupa di politica quando non dovrebbe, e viceversa, quando sarebbe necessario approfondire per dare un indirizzo al paese, almeno evitando le castronerie che ci ammanniscono senza par condicio – vedi il defunto Renzi – si rifugiano nella plebiscitaria presenza sui canali che trasmettono partite di calcio. Non importa quali, purchè sia calcio. Quelle sono le occasioni in cui si sentono talmente patriottici, da esporre al balcone una bandiera tricolore comprata al mercato. Insomma, siamo messi proprio male.
Dicevamo della TV. È diventata un circo
Qualcosa che ormai è fuori moda, e soltanto pochi tenaci nostalgici continuano in queste imprese, il più delle volte con le toppe al sedere. C’è però uno spettacolo che non passerà mai di moda, ed è quello dei clown, dei pagliacci, per dirla in italiano. Grandi scarpe sformate, viso dipinto con labbra assurde, ciuffi di capelli applicati con una cuffia di gomma, e di solito un simulacro di frack, papillon enorme tutto storto, e poi tanta fantasia in un abbigliamento che deve soltanto provocare ilarità. La TV è diventata un circo, a cui alternativamente s’affacciano vari modelli di clown, – involontari – e le risate che suscitano non sono nelle loro intenzioni.
Il nuovo governo – e ancor più il nuovo presidente del Consiglio – hanno suscitato aspre critiche da tutte le parti politiche non coinvolte nel governo.
Ma proprio tutte. Cominciamo con il centrodestra, escluso dalla preclusione di Gigi Di Maio. Un Berlusconi sempre più appannato e malfermo ha tracciato la linea: a morte il governo, ma soprattutto il M5S. E se la prende anche con Mattarella, colpevole, a sentir lui, di non avergli consentito di provare a trovare i voti in parlamento. Come un sol uomo – ah, il dio danaro, cosa fa! – tutti gli azzurri, e purtroppo anche una frastornata Giorgia Meloni (4,2%) si sono accodati compatti a dire le stesse cose. Gasparri è un vero campione di logorrea, la retorica è la sua scienza. Riesce a dire tutto e il contrario di tutto quasi nello stesso momento. È stato perciò delegato a partecipare praticamente in modalità costante ad Agorà il ‘bel’ programma del mattino ‘leggermente’ orientato ancora verso il PD.
Poi ci sono Rosato, Maggiore, Romano, Fiano – tutti ‘onorevoli’, – e le varie soubrette Piddine e non solo che si alternano davanti alla telecamera. Il tema è sempre quello. Gli argomenti sempre quelli. Governo delle destre (quante, non era una sola?), governo pericoloso (perché?), attacco ai risparmiatori e alle fatiche annose del loro lavoro (come se Renzi non lo avesse già fatto, con pretesti vari), programma irrealizzabile (a priori? Aspettate un attimo), governo populista (termine oggi assunto al rango di insulto), premier che ha mentito sul curriculum (già fatto anche quello, una regola per un ministro PD: e la Fedeli?),eccetera eccetera.
I clown di Bruxelles
Junker (ma quanto beve a pranzo? O bisogna intervistarlo solo al mattino?), Moscovici, Dombrowski, ora perfino Macron (da che pulpito) criticano un governo ‘populista’, ‘antieuropeista’, ‘delle destre’ e via così. Il tutto sullo sfondo del solito spread (ormai il re è nudo) manovrato ad arte, ma che non va oltre un certo limite, perché c’è gente che ci rimette. È chiaro che preferivano – loro – quello di prima. Siamo arrivati all’assurdo. Ora quando il faccione di uno di questi personaggi appare sullo schermo, scoppiamo a ridere. Ormai la gente li ha relegati al pari dei comici, e neanche bravi. Senza parlare dei ‘nostri’, dei quali potremmo doppiare gli interventi, togliendo l’audio, tanto sono sempre uguali i loro disgraziati piccoli discorsi. Possiamo dirlo? Smettetela, fate ridere. Forse vorreste portare acqua al mulino di Renzi, Martina e PD – già avevamo dimenticato il buon Martina, il nemico degli uliveti pugliesi – ma sortite esattamente l’effetto contrario. Potremmo reclutarli in blocco e farne uno spettacolo itinerante, magari con un bel tendone variopinto, ma senza tigri e cammelli, e girare per l’Italia; e magari anche a Bruxelles, loro patria di adozione. Ci fermiamo qui.
Savona l’antieuropeista?
Intanto il combattuto forse ministro dell’economia Paolo Savona ha rivelato che la nostra attuale condizione dell’Italia in ambito europeo è esattamente quella a cui tendeva il programma di un ministro del governo di Hitler, negli anni ’40. Nel quale si era prevista, come si è realizzata oggi, una ‘gabbia’ tedesca per l’Italia,- IV Reich? – delegata al rango di luogo ameno e di villeggiatura, al pari della Francia, mentre alla Germania sarebbe toccato di gestire industrie di vario genere. Esattamente ciò che si è ottenuto oggi con l’ingresso nell’area euro e nella UE. Pochi sanno che nel convegno di Yalta, a fine conflitto, si decise che all’Italia fossero posti dei paletti sine die, limitandone l’espansione economica e politica. Esattamente quello che invece Aldo Moro riuscì a realizzare. Purtroppo, al pari di Mattei – che voleva dare impulso alla nazione e ci era riuscito, rendendola autonoma sotto il profilo energetico, e surclassando gli Inglesi – fu ucciso. E la spinta propulsiva dell’Italia, in campo economico ed energetico, cessò improvvisamente. Savona, il quasi ministro dell’economia, fa paura, non solo per le sue idee anti-euro, ma anche perché, come ricordava qualcuno, a 82 anni non ha remore a dire fuor dai denti ciò che pensa.
6 Italiani su 10 vorrebbero uscire dall’Unione, e dall’euro
E se pensiamo a come queste condizioni sono state imposte e sfruttate – comprendendo anche inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio operato alla chetichella – possiamo capirli e dar loro tutte le ragioni. Finalmente, aggiungiamo noi, qualcuno ha incominciato ad aprire gli occhi. Se l’Italia dovesse attuare quella che si chiama Italexit, l’Unione Europea traballerebbe, forse senza speranza. E la Germania potrebbe andare a cogliere margherite. Insomma, lo sport nazionale è diventato, anche sui social, criticare la coalizione di governo, criticare il curriculum di Conte, criticare i programmi, e tutti si accodano – è molto ‘trendy’, vuoi vedere che rispuntano i ‘radical chic’? – dietro al pifferaio di Hamelin. Tutte queste reazioni ci dicono una cosa sola: l’Europa, ma soprattutto la Germania, temono l’Italia libera da pastoie europeistiche, fino a rendere concreta, all’opinione pubblica italiana, la possibilità di uscita dall’euro. Il che ci renderebbe tutti più liberi e felici, e finalmente la nostra nazione – ingiustamente sanzionata da Yalta in poi, quando addirittura s’era deciso di dividerla in quattro diverse zone d’influenza, – USA. UK, Francia e URSS – potrebbe rinascere, con una economia sana e veritiera, non pilotata dall’alto. E dettare noi le leggi all’UE, quelle che fanno meglio ai cittadini italiani e alla nazione. Discorso populista, sovranista? Certo. E’ ora di finirla di assimilare questi termini ad insulti. Semmai sono reati d’opinione, e la UE, grazie a Dio, non è ancora arrivata a sanzionare la libertà di pensiero – ma non ci manca molto, se continuiamo così. Il Professor Savona è in rampa di lancio, ma come al solito le banche, lo spread, l’UE, la Merkel e le agenzie di Rating pretendono di scegliere il nostro governo, condizionando pesantemente il parere di Mattarella, – quello di Napolitano era autoprodotto, essendo lui un feroce e interessato propugnatore della nostra sottomissione – e quindi rischiamo di dover tornare a votare. Cosa che noi ci auguriamo.
In definitiva, la sorpresa più grossa l’avrebbero tutti gli europeisti e schiavisti che ci vogliono sotto il tallone dell’establishment europeo
Diciamo chiaro a queste gente che siamo stufi delle loro ingerenze in casa nostra. Che rispettino il voto di undici milioni di Italiani. In politica, come altrove, si vince e si perde: loro hanno perso, affidandosi a chi affidabile non era, e non è, tuttora, don Matteo Renzi. Non Tiziano, quello deciderà la magistratura se sia affidabile o meno. Se questo è sovranismo, ben venga. Abbiamo altre tradizioni noi, che quelle europeiste, specialmente di ‘questa’ Europa. Rimane la pena che certi parlamentari aggiogati a questo o a quel carretto, e per caso concordi, ma per ragioni opposte, suscitano in chi davanti al televisore vorrebbe sentirli finalmente pronunciare qualcosa di serio, e non solo buffonate vestite da dichiarazioni politiche. Se ne sono capaci.
Roberto Ragone
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