Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
di Gianfranco Nitti
È risaputo come il turismo rappresenti un settore di primaria importanza per il nostro Paese: il suo contributo complessivo al Pil è del 10,2%. e l’Italia vanta un patrimonio culturale e paesaggistico da record (prima al mondo per numero di siti protetti UNESCO). Tuttavia, la spesa effettuata dai turisti stranieri è ancora inferiore al potenziale attrattivo del Bel Paese ed è più bassa di quella francese, tedesca e spagnola. Il Centro Studi Confindustria,CSC, stima che, se tale potenziale trovasse piena espressione, la spesa dei non-residenti in Italia salirebbe del 42,8% (+15,1 miliardi di euro).
Il turismo proveniente dagli Usa, in particolare, ha un grande potenziale, anche in ragione del fatto che gli americani mantengono sempre una certa preferenza per l'Italia, ove la quota di spesa dei turisti statunitensi nel 2016 si è attestata al 13% del totale, ma potrebbe crescere molto. La maggioranza degli statunitensi viaggia all’interno degli USA (55%). Fatto cento il numero dei turisti che vanno all’estero, il 35% sceglie di restare nel continente americano: il 14% in Messico, il 12% nei Caraibi e il 7% in Canada. Tra le destinazioni Oltreoceano, l’Italia si posiziona prima attraendo il 4% di turisti, seguita da Francia (3%) e Regno Unito (3%). Tra le motivazioni di viaggio degli americani spicca la cultura, prima per numero di preferenze (28,4%) tra le ragioni di tipo non economico. Altri fattori che determinano le rotte degli statunitensi sono il clima (16,7%), la presenza di membri della famiglia nella meta di destinazione (15,8%) e la concomitanza di eventi a carattere culturale, sportivo o di altro genere (14,3%). Tra le ragioni di tipo economico spicca il fatto che “si spende bene” (48,3%) nella meta di destinazione; ciò include sia l’effetto cambio sia la percezione della qualità rapportata al prezzo di beni e servizi acquistati. Il costo dell’alloggio è il secondo fattore economico di scelta con il 34,4% delle preferenze espresse, seguito dal costo del volo con il 17,2%. Il CSC e Prometeia stimano che se l’Italia eguagliasse la performance spagnola, raggiungendo quindi una quota del 4,5% sulla spesa mondiale dei non-residenti, accrescerebbe gli incassi dei viaggiatori esteri del 42,8% rispetto ai risultati realizzati nel 2016. Per il mercato statunitense l’aumento sarebbe del 38,3%, pari a +1,8 miliardi di euro rispetto ai 4,7 del 2016. Ciò si tradurrebbe in un aumento ripartito tra tutte le voci di spesa: spiccano le spese per l’alloggio con un bonus di 0,8 miliardi di euro seguite da ristoranti e bar (+0,4), shopping (+0,3) e trasporti insieme ad altri servizi (entrambi +0,2).
Correlati