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di Maurizio Costa
In Turchia continuano le manifestazioni per protestare contro la politica attendista e statica del presidente turco Tayyip Erdoğan, reo di non aiutare la minoranza curda che sta soffrendo la violenza senza limiti dell'Isis.
Ai confini con la Turchia, infatti, la roccaforte curda Kobane sta cadendo nella mani dell'autoproclamato califfato, mentre centinaia di curdi perdono la vita durante gli scontri a fuoco.
La Turchia, dal canto suo, ha schierato una fila di carri armati al confine con la Siria per evitare che il conflitto si sviluppi all'interno del territorio turco.
Intanto, in molte città anatoliche, continuano le manifestazioni filocurde. Ben 35 persone sono morte durante questi moti e altre 221 sono rimaste ferite.
"Secondo i dati a nostra disposizione la maggior parte ha perso la vita in episodi di violenza tra diverse fazioni – ha dichiarato il Ministro degli Esteri turco Efkan Ala, che ha poi continuato – nessuno scenda in strada in modo violento, mi rivolgo alle famiglie, alla cittadinanza e alle organizzazioni della società civile perché si astengano immediatamente da un linguaggio violento."
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