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Trento, il Comune mette sul piatto 28milioni per far ripartire la città

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Il Sindaco: “Con l’assestamento di bilancio di fine maggio investiremo nel sociale, in opere pubbliche, sugli eventi e in iniziative per i bambini. Mettiamo a disposizione gli spazi e le risorse organizzative del Comune per la campagna vaccinale. Riattivata la rete a sostegno delle persone fragili”

TRENTO – Nel primo giorno in cui il Trentino ritorna nuovamente in zona rossa, il sindaco Franco Ianeselli ha cercato di guardare oltre queste giornate, forse “le più difficili dall’inizio della pandemia”.

Consapevole dello scoramento diffuso in una “comunità che è stanca, rancorosa, a volte disperata”, Ianeselli ha annunciato che il Comune da fine maggio metterà in campo risorse straordinarie per la ripartenza della città: “Con l’assestamento di bilancio avremo a disposizione 28 milioni – ha spiegato il sindaco durante la conferenza stampa post Giunta del lunedì – Li investiremo in quattro ambiti: il primo è quello del sociale, per cercare di aiutare le persone e le categorie in difficoltà. Il Comune sarà un ente di ultima istanza: cercheremo cioè di intervenire nei settori dimenticati dallo Stato o dalla Provincia, di stare accanto a chi resta ‘scoperto’. Il secondo settore è quello degli investimenti in opere pubbliche, per far ripartire l’economia e insieme accelerare la transizione di Trento verso una sempre maggiore sostenibilità. E poi ci sono gli eventi: parlarne oggi secondo noi non è un azzardo. È vero che in autunno, durante la nostra prima conferenza stampa post Giunta, abbiamo annunciato che non ci sarebbero stati i Mercatini di Natale a causa della pandemia. Eppure oggi, con la campagna di vaccinazione in corso, siamo convinti di poter lavorare a un’estate in cui torneremo ad incontrarci. Con il cinquanta per cento della popolazione vaccinata, ieri Israele ha riaperto le discoteche. Noi non sappiamo quando potremo riaprirle a Trento, ma crediamo che un’estate di eventi sia possibile oltre che necessaria per aiutare quel mondo della ristorazione e del commercio che tanto sta soffrendo in questi mesi. L’ultimo ambito di intervento sarà quello per la città dei bambini, con provvedimenti mirati soprattutto sui Nidi”.

A proposito della fatica della città, alle prese con la paralisi di molte attività, con la chiusura delle scuole e con la perdita di molti posti di lavoro, il sindaco ha dichiarato: “Accettiamo anche di essere il bersaglio della rabbia e delle accuse dei cittadini. Certo non partecipiamo al gioco di dire che le chiusure sono colpa di qualcun altro e che siamo in zona rossa perché qualcuno è cattivo. Piuttosto da parte nostra, faremo di tutto per riaprire i Nidi quanto prima e riattiviamo da subito tutta la rete comunitaria e solidale che garantisce aiuto alle persone fragili. Infine, intendiamo mettere a disposizione gli spazi del Comune e, se necessario, anche le risorse organizzative per supportare la campagna vaccinale. Tutto ciò può avvenire grazie al grande impegno degli assessori e della struttura comunale, che ringrazio. Per superare questo momento difficile il lavorare insieme e la coesione sono più che mai importanti”.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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