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TOTTI: ROVESCIATA E SELFIE

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Tempo di lettura < 1 minutoPer il capitano romanista il tempo sembra non passare mai

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di Silvio Rossi

Semplicemente eterno.
È quanto dovrebbero aver pensato i tifosi romanisti quando hanno visto Francesco Totti uncinare un pallone a pochi metri da un sorpreso Marchetti e depositarlo in porta pareggiando i conti con i due gol laziali del primo tempo.
Trentotto anni, tre mesi, quindici giorni, un’età in cui molti suoi colleghi hanno “attaccato le scarpette al chiodo” da tempo, il “pupone” ha deliziato i suoi tifosi, e gli amanti del calcio con una mezza rovesciata che è stata subito accostata per eleganza del gesto all’immagine di Carlo Parola, difensore juventino degli anni quaranta e cinquanta.
La rovesciata di Parola, che nel gennaio del 1950 salvò la propria rete con un gesto tecnico che è diventato, grazie allo scatto del fotografo Corrado Banchi e alla successiva rielaborazione grafica di Wainer Vaccari, il simbolo dell’Album dei Calciatori della Panini, ed è stata pubblicata in oltre duecento milioni di copie in greco e cirillico, arabo e giapponese.
Totti, che in numerose occasioni è riuscito a far parlare di se, sia per i gesti tecnici di classe pura (si ricordi il “cucchiaio” con cui ha battuto Van Der Saar sul rigore della semifinale degli europei 2000), sia per i messaggi lanciati prima, durante e dopo le partite, ha sublimato questo momento con un “selfie” sotto la curva sud. Ha ceduto alla moda del momento, diventando lui stesso fenomeno di moda da imitare, su cui la parodia della rete (sia elogiativa che denigratoria) ha trovato terreno fertile, con la pubblicazione della stessa immagine scattata dal capitano giallorosso in ambienti diversi o con personaggi improbabili.
Un gesto semplice, ma profondamente studiato, che ha reso ancora più particolare la prodezza atletica, un modo di autopromuoversi che non ha simili nel resto del campionato italiano.

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