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Redazione
Toscana – Con 35 località colpite e 5 morti, la Toscana è stata tra le Regioni italiane maggiormente interessate dagli effetti dei disastri provocati da frane e inondazioni. Lo rileva il "Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana da frane e inondazioni" elaborato per l’anno 2014 da IRPI-CNR. «La Toscana, nel panorama nazionale, è una delle regioni geologicamente più fragili, con ampie porzioni di territorio soggette a rischio idrogeologico, a rischio sismico e non di rado ad entrambi», commenta Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana. A dare un'idea della situazione sono i numeri di dell’indagine IRPI-CNR sugli effetti dei disastri idrogeologici. «Siamo primi fra le regioni Italiane per numero di sfollati nel 2014, sono stati oltre 2.000, e secondi nel periodo dal 1964 al 2013, oltre 67.000 con anche 134 morti. Dal punto di vista sismico la situazione non è migliore. Su un totale di 287 comuni 92 sono ad alto rischio, 164 a rischio medio solo 24 sono a basso rischio (delibera GRT n.421 del 26/05/2014)».
Troppe opere ingegneristiche, poca prevenzione. Uno dei problemi della Toscana è quello di avere ancora un esiguo numero di edifici pubblici a noma antisismica, una non sufficiente e adeguata prevenzione idrogeologica e aver dato troppo spazio a opere ingegneristiche di difesa a svantaggio di soluzioni di carattere geologico. «In Toscana, ancora oggi dopo tutti i disastri degli ultimi anni – continua Fagioli – sembrerebbe mancare, tra gli amministratori pubblici e politici, la reale percezione dei rischi sismici e idrogeologici. E ciò si traduce nel preferire interventi di emergenza, con realizzazione ex post di opere ingegneristiche molto onerose, ad un approccio (con costi molto minori) olistico e preventivo, basato sulla conoscenza professionale, eminentemente geologica, del territorio fisico e delle sue dinamiche naturali. Anche se la Toscana è messa sicuramente molto meglio di altre realtà, come geologi toscani siamo stanchi di dover dire così spesso “se solamente ci aveste chiamato prima”».
Troppo pochi gli edifici a norma antisismica. Nella difesa dai terremoti la Toscana è stata la prima regione ad attivarsi sin dal 1997 con il programma VEL, il programma regionale di Valutazione degli Effetti Locali nei centri urbani, edifici strategici e rilevanti. È stato analizzato in dettaglio il rischio sismico dei centri abitati più esposti, e la Toscana è stata una delle prime regioni ad avviare la redazione delle carte di microzonazione sismica. «Nonostante ciò, ancora oggi nella nostra regione il numero di edifici strategici come scuole, municipi, caserme, ospedali, messi in sicurezza è esiguo. A fronte di un totale di diverse migliaia, solo su 1.500 sono stati effettuati gli studi geologico sismici e di questi solo 500 sono stati messi effettivamente in sicurezza».
Minacciati da frane e alluvioni. «La Toscana, anche per il rischio idrogeologico, per quanto avanzate siano le sue normative di settore, è però ancora lontana dal poter garantire una ragionevole tranquillità a tutti i suoi abitanti. Questo anche in conseguenza di una filosofia di approccio al problema che ha privilegiato la realizzazione di opere di difesa (prevalentemente ingegneristiche) rispetto allo sviluppo di una prevenzione, eminentemente geologica».
Non sufficienti i geologi anche in Regione. Anche i recenti disastri, segnalano che all’approccio multidisciplinare è stato preferito quello solo ingegneristico, e neppure sempre di qualità, Torrente Carrione docet. «La recentissima ristrutturazione dell’organico tecnico effettuato dalla Regione, sembra purtroppo confermare lo stesso indirizzo sbilanciato, vedi ad esempio il settore sismico, con solamente 6 geologi 6 lasciati a coprire studi, verifiche e controlli per l’intero territorio regionale». «Una politica miope- conclude Fagioli – che lesina sull’assunzione di geologi e sulla loro promozione a livelli dirigenziali e decisionali nella cura del territorio, degli abitati e della sicurezza degli abitanti che ci vivono, ignorando che ciò si tradurrebbe in una riduzione di spesa pubblica globale ed entità dei danni inevitabili».
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