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di Roberto Ragone
Abbiamo raggiunto telefonicamente Gianni Tonelli, Segretario Generale del SAP, al 54° giorno di sciopero della fame, in una storia infinita che non sembra poter avere una conclusione, nonostante il ministro Alfano si fosse detto disponibile ad un incontro, lui solo ‘vox clamantis in deserto’, anche se sollecitazioni sono state inviate sia al Presidente del Consiglio Renzi, sia al Presidente della Repubblica Mattarella.
E’ ormai da gennaio del 2015 che Gianni Tonelli cerca di sollecitare le Istituzioni ad una revisione strutturale delle forze di Polizia, senza alcun esito: di qui la decisione estrema di uno sciopero della fame ad oltranza, affiancato anche da altri colleghi. Bisogna dire che la protesta ha assunto proporzioni bibliche, con le adesioni e le manifestazioni di simpatia di milioni di persone, cittadini comuni, ma anche di altri sindacati di Polizia, di Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, consigli comunali e regionali.
Signor Tonelli, visto che lei ha rifiutato l’incontro con Alfano che le era stato proposto, quali saranno ora gli sviluppi della sua protesta?
Sia ben chiaro che non ho rifiutato un incontro con il ministro Alfano, ci mancherebbe altro. Ho rifiutato di incontrarlo in maniera impropria, alla presenza di quattro leccapiedi di palazzo che avrebbero contestato le mie motivazioni, rendendo l’incontro non producente per la soluzione dei problemi che ho presentato al governo, e consentendo al ministro di poter dire che mi aveva comunque incontrato, scaricandosi delle sue responsabilità. Ben venga l’incontro, ma con Alfano voglio che ci guardiamo negli occhi, anche a nome dei miei ventimila iscritti e dei milioni di persone che stanno seguendo la mia vicenda. L’incontro dovrà essere un incontro di spessore, non una pagliacciata come quella che mi è stata proposta. Vede, tutto gira intorno alle responsabilità che un ministro dell’Interno deve assumersi. Non può lavarsi le mani davanti a degli illeciti che sono stati commessi e denunciati. Non può ignorare le condizioni obiettive di depotenziamento delle forze di Polizia, non può ignorare che l’ordine pubblico e il controllo del territorio, come stanno le cose oggi, è seriamente compromesso. Non può far finta di non conoscere, ma nel momento in cui dimostra conoscenza del problema, se ne assume le responsabilità, e deve scegliere se essere connivente o intervenire in modo sostanziale. Un ministro dell’Interno deve dimostrare di avere gli ‘ormoni’ per sconfiggere il terrorismo e le mafie, altrimenti non è adatto al suo ruolo.
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