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The Last Oricru, un “souls-like” a metà

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The Last Oricru, sviluppato da GoldenKnights e pubblicato da Prime Matter perPC, PlayStation 5, Xbox Series X/S, è un gioco incentrato sulla narrazione e sulle scelte del giocatore che vorrebbe rievocare i fasti targati Bioware con Mass Effect, aggiungendo lo stile di combattimento tipico dei souls-like. Il risultato? Purtroppo non dei migliori, ma comunque nel complesso il titolo offre alcuni spunti interessanti. Andiamo a scoprire pro e contro di questa produzione. The Last Oricru invita i giocatori nel mondo fantascientifico medievale di Wardenia, dove chi gioca veste il ruolo di Silver, un umano inevitabilmente bloccato su un pianeta alieno con usanze molto lontane da quelle terrestri. The Last Oricru è una storia di guerra e inganno, in cui Wardenia è la landa coinvolta in una caotica guerra civile tra fazioni, tra cui si trovano Ratkin (uomini ratto) e Naboru. Il povero Silver indossa una cintura che lo riporta in vita all’istante anche dopo la morte, una benedizione ed una condanna allo stesso tempo in quanto il suo essere “immortale” viene usato a favore delle più disparate cause. Fortunatamente l’IA della nave che ha trasportato gli umani su Wardenia, Aida, è in costante contatto con il protagonista ed altri sopravvissuti durante la permanenza. Aida dà a Silver l’incarico di recuperare un dispositivo noto come la Culla per sfuggire a Wardenia per sempre. Il titolo è un gioco che si basa sulle decisioni prima che essere un souls-like con una forte componente GDR. Una parte integrante di The Last Oricru è la narrativa ramificata, quella proposta da titoli come Dragon Age e Mass Effect dove solitamente ogni decisione del giocatore viene percepita come buona o cattiva e molto raramente esistono sfumature di grigio nel mezzo. Fortunatamente l’emblematica situazione di Silver su Wardenia contribuisce a lanciare fuori dalla finestra ogni “chiara” scelta, producendo solo conseguenze che hanno un forte impatto sulla storia e sulla sua posizione con le fazioni, ma che non sono mai chiaramente identificabili come benevole o malvage. Silver può decidere di schierarsi con gli uomini ratto e portare avanti la loro rivoluzione, oppure di combattere al fianco dei Naboru per proteggere le loro tradizioni e visioni del mondo conservatrici, o ancora di fare il doppiogiochista traendo profitto dalla situazione: si può fare del proprio meglio per mantenere i rapporti cordiali con gli schieramenti e alla fine anche la scelta minore contribuisce a ribaltare completamente la situazione. Inoltre poiché il gioco elimina completamente i salvataggi manuali, non si può semplicemente ricaricare per vedere un ramo narrativo diverso. Questo può infastidire chi non è pratico di giochi di stampo narrativo, ma contribuisce all’immersione nel gioco. Alla fine si impara a convivere con le conseguenze delle proprie azioni e con la barra che determina in quali rapporti si è con gli altri abitanti del pianeta.

Come già accennato, The Last Oricru utilizza un sistema di combattimento di stampo souls-like. I tipici attacchi leggeri e pesanti sono presenti assieme al sistema di “parry”, il tutto determinato da una tipica barra della resistenza abbastanza generosa. Inoltre, ci sono abilità e magia che i giocatori possono usare col giusto equipaggiamento. Incluso nella storia, poi, c’è l’ormai ben noto meccanismo della morte e del ritorno dalla morte, un dono dell’immortalità concesso da una particolare cintura che tutti gli umani su Wardenia indossano. Il mondo di gioco è composto da zone interconnesse, con un aspetto ed un tema unici nel suo genere. Le aree lontane di solito sono visibili all’orizzonte, in modo del tutto simile a Dark Souls. Tuttavia manca una vera e propria mappa ed è facile perdersi prima di arrivare al Terminale di ogni zona, importantissimo snodo per il giocatore composto da una grande stanza molto più vivace del classico e modesto accampamento vicino al fuoco. I terminali funzionano in modo simile ai falò, permettendo di recuperare salute, mana e stampare oro, sostanzialmente trasformando l’essenza raccolta in giro come in moneta sonante da usare per l’equipaggiamento. Il terminale riporta in vita tutti i nemici della zona ed è il punto focale da cui ripartire una volta morti o da cui avviare la cooperativa locale od online. A differenza dei falò di Dark Souls, i terminali però non salvano i progressi ma forniscono registri audio del capitano della nave umana, andando ad alimentare la “lore” del gioco in maniera diretta. The Last Oricru utilizza l’essenza come valuta dell’esperienza, in maniera simile alle anime o alle rune. Naturalmente, una volta morti, è possibile recuperare l’essenza perduta tornando nell’esatto punto del proprio decesso. L’essenza è necessaria per potenziare le diverse statistiche del personaggio; tuttavia la resistenza non può essere potenziata salendo di livello, ma solo attraverso bonus forniti dal giusto equipaggiamento. Il sistema di combattimento è costruito attorno alle tre statistiche principali: Forza, Intelligenza e Destrezza. Ogni arma ha requisiti diversi che possono essere rapidamente cambiati tramite un particolare oggetto chiamato anello. Gli anelli non danno aggiornamenti permanenti, ma cambiano temporaneamente i bonus alle caratteristiche, trasferendo punti da una parte all’altra a seconda della volontà del giocatore – a prescindere dal livello e dai requisiti. Anche se è presente una barra di mana, non ci sono pozioni in questo gioco. Per ripristinarlo è necessario interagire con il terminale, o utilizzare un “mana drainer”, ossia un piccolo pugnale che nei combattimenti ravvicinati è in grado di risucchiare il mana dai nemici. Silver può aggiungere al proprio equipaggiamento un gran numero di armi, le quali spaziano dalle classiche lame leggere agli spadoni pesanti, senza dimenticare gli scudi, gli scettri e le sfere magiche che, quando attivate, infondono il potere di un determinato elemento allo strumento brandito.

Detto ciò, parlando di modalità cooperativa, in The Last Oricru rappresenta una parte importante del gioco e ci sono, ad esempio, alcuni “incantesimi” costruiti esclusivamente per quella funzione. La modalità coop è progettata in modo tale che il giocatore principale sia colui fa avanzare la storia. Il secondo giocatore è un ologramma che non interviene durante i filmati e non può parlare con gli NPC, ma può combattere, depredare ed esplorare il mondo. Ogni volta che il secondo giocatore si unisce alla sessione riceverà la stessa quantità di punti esperienza che ha il giocatore principale, potendo ridistribuirli a suo piacimento. Questa funzione rende molto facile accedere al gioco rendendolo alla portata di chiunque, specie di chi non giocherebbe da solo. La cooperativa locale è accessibile in ogni momento ed è in split-screen, mentre la cooperativa online per motivi di sincronizzazione può essere avviata solo da terminali ma permette ad ogni partecipante di avere un proprio schermo. Ci sono armi in The Last Oricru che permettono di eseguire un devastante attacco attuabile solo in cooperativa, chiamato “catena“, in cui i due giocatori sono effettivamente collegati da una catena che danneggia tutti quelli che rimangono intrappolati nel mezzo. Per usarlo però bisogna sempre tenere in visuale il secondo giocatore e muoversi assieme a lui, pena lo spezzarsi della catena. In alternativa si possono amplificare alcuni incantesimi lanciandoli sullo scudo dell’altro giocatore, che li rifletterà ai nemici potenziati. Peccato che l’impegno profuso per realizzare l’impianto di gioco risulti ampiamente sprecato. Sì, perché da giocare The Last Oricru è davvero poco divertente. Il comparto tecnico purtroppo risulta essere decisamente tremendo. I modelli dei personaggi non sono particolarmente elaborati e risultano a tratti troppo poligonali. Le texture, poi, sono approssimative specialmente guardando capelli e peli che sembrano incollati sul viso dei personaggi. Le animazioni sono appena sufficienti e neanche a livello di combattimenti si spendono in acrobazia, risultando sempre ingombranti e legnose. I movimenti di Silver appaiono ingessati, imprecisi ed avvengono sempre con un blando ritardo; i gravosi cali di frame rate anche nelle situazioni più tranquille non aiutano il contesto generale, dove la difficoltà non è sempre omogenea ed i nemici sono mal distribuiti. Ma c’è di peggio: le animazioni risultano essere lentissime e rendono estremamente facile evitare i fendenti dei nemici, nonostante il sistema di controllo ogni tanto si perda qualche colpo e risulti quanto mai legnoso. Tra salvataggi istantanei che bloccano letteralmente il gioco per una preziosa manciata di attimi e la schivata che ogni tanto semplicemente non si attiva, molti game over non dipendono dal giocatore, ma sono provocati dal gioco stesso. Inoltre, il titolo tende a essere inutilmente dispersivo. Complici ambientazioni che si ripetono e l’assenza di una qualsiasi mappa o bussola, può capitare di girovagare per lo scenario di turno per decine di minuti, semplicemente perché non vengono fornite sufficienti e precise indicazioni sulla successiva tappa da raggiungere. Fortunatamente, il sistema legato alle scelte funziona davvero. Sebbene in certi casi si raggiungano situazioni paradossali, con cambi di schieramento fin troppo repentini e drastici, la trama prende davvero direzioni sensibilmente differenti in base alle decisioni prese e alla riuscita, o al fallimento, di specifiche missioni. Tirando le somme, The Last Oricru fornisce un’esperienza soulslike e cooperativa decente. La trama ramificata fornisce poi molte libertà al giocatore mantenendo uno spirito sarcastico e giocoso. Peccato che il tutto sia inficiato da un comparto tecnico davvero obsoleto che potrebbe portare i meno avvezzi al genere a gettare la spugna. Se si è disposti a rinunciare a quanto appena detto e si ha voglia di scoprire i misteri delle terre di Wardenia, allora questo è il titolo che fa per voi. Ma se vi aspettate una trama sensazionale, una giocabilità fluida e un comparto grafico di tutto rispetto, allora è meglio navigare verso altri lidi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 5

Sonoro: 6

Gameplay: 7

Longevità: 6

VOTO FINALE: 6

Francesco Pellegrino Lise

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