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Redazione
L'Italia, come altri Paesi occidentali,e' nel mirino di possibili attacchi terroristici ma non ci sono riscontri concreti di un possibile attentato al Vaticano. Al punto che la stessa Santa sede invita ad evitare allarmismi. E' lo stesso ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a ridimensionare l'allarme lanciato dai media: "Nel sistema delle nostre relazioni con le autorita' di sicurezza degli altri Paesi – spiega – abbiamo ulteriormente verificato l'informazione e a noi non risulta. Quello che invece risulta, e che purtroppo e' evidente, e' che il Vaticano e' stato piu' volte citato ed evocato nei messaggi dell'autoproclamato Califfo". Il capo della Digos capitolina, Diego Parente, conferma che "non c'e' traccia di un allarme specifico" contro il Vaticano, sebbene l'allerta resti "massima. Il servizio era gia' cospicuo e sostanzioso ed e' stato rivisto come tutto il sistema di sicurezza della citta". Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, smentisce a sua volta che il Vaticano abbia ricevuto "segnalazioni di rischi specifici da servizi di sicurezza di altri Paesi" e raccomanda di non alimentare "preoccupazioni non motivate, che possono inutilmente turbare il clima di vita e di lavoro. E cio' anche nell'interesse dei tanti pellegrini e turisti". Il consiglio per tutti e' quello di usare "attenzione" e "ragionevole prudenza", ma "non risultano segnalazioni di motivi concreti e specifici di rischio". "Non dobbiamo creare un eccesso di allarme ma dobbiamo spiegare con grande chiarezza che non esiste oggi un Paese a rischio zero", ammette Alfano; "non risultano al momento segnalazioni specifiche" di minacce per l'Italia, ricorda il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sottolineando pero' come "il contesto in cui ci troviamo" non possa non "suscitare preoccupazione per la dimensione generale della minaccia". "I combattenti stranieri partiti dall'Italia sono una cinquantina – conferma Gentiloni – ma l'apparente esiguita' dei numeri non autorizza ad una sottovalutazione da parte nostra". Alfano e Gentiloni sono sulla stessa lunghezza d'onda anche su Schengen: il titolare del Viminale assicura di non aver percepito "alcuna distinzione tra l'Italia, la Francia, la Spagna e gli altri Paesi europei sul tema.
L'obiettivo di Schengen e' la libera circolazione tra i Paesi europei, e l'accordo prevede gia' delle eccezioni per dei casi appunto eccezionali, ma oggi l'obiettivo principale e' quello di proteggere i confini esterni all'Europa". "Non si discute di sospendere Schengen o di ristabilire i controlli alle frontiere dei Paesi Ue", conferma Gentiloni, ma "di come utilizzare il sistema informativo tra diversi Paesi": "sacrificare gli accordi sulla circolazione e' un prezzo inaccettabile da pagare al terrorismo", precisa il ministro. L'obiettivo – ricorda Alfano – e' piuttosto quello di ottenere dal Parlamento europeo l'ok alla direttiva Pnr (Passenger name record), "che consenta di avere dalle compagnie aeree la lista degli imbarcati dei singoli voli e di poter trattenere queste indicazioni nelle banche dati" per tre anni. Dal Garante della privacy, Antonello Soro, arriva la sollecitazione ad "avere un atteggiamento coerente nel rapporto tra sicurezza e privacy", evitando "oscillazioni tra la recente planetaria indignazione per la scandalosa sorveglianza del Datagate e le pulsioni da piu' parti registrate in queste ore per una frettolosa compressione delle garanzie che il nostro ordinamento riserva per la protezione dei dati personali". "L'esperienza – ammonisce Soro – ci ha insegnato che una intrusione sistematica e indiscriminata nelle comunicazioni dei cittadini non risolve le difficolta' del contrasto al terrorismo. E non mi riferisco al Pnr".
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