TERRORISMO INTERNAZIONALE, BLITZ DELLA DIGOS: ARRESTATA LA FAMIGLIA DELLA NAPOLETANA FATIMA

di Cinzia Marchegiani


La maxi operazione “Martese” della polizia contro il terrorismo internazionale è in corso dalle prime ore dell'alba. La Polizia di Stato sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 10 persone accusate a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo.

Tra le dieci le persone arrestate, 5 albanesi e un cittadino canadese sono finiti i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio alias Fatima, oltre lo zio. Maria Giulia è la giovane di 27 anni convertita all'Islam con il nome appunto di Fatima Az Zahra che era già al centro dell'inchiesta milanese, dove assieme alla famiglia si era trasferita da Napoli. Dalla maxi operazione sono scattati numerosi arresti e le perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto ed in una cittadina dell'Albania. Nella città di Inzago nel milanese che la Digos ha catturato il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia Sergio la giovane italiana partita tempo fa per andare a combattere in Siria. Su Facebook, qualche anno fa, Fatima si augurava in nome di «Allah» la “vittoria sui miscredenti”. Al padre e alla madre di Maria Giulia Sergio è stato contestato l'articolo 270 quater del codice penale che punisce chi organizza la partenza di combattenti con finalità terroristiche, come previsto dal decreto legge antiterrorismo approvato in via definitiva lo scorso aprile. Tra gli arrestati anche lo zio di Maria Giulia, mentre il marito albanese e la madre di quest'ultimo sono anch'essi in Siria a combattere per la Jihad. Grazie all'attività investigativa, avviata nell’autunno del 2014, coordinata dagli uomini della polizia di Stato della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, che si è potuto indagare in particolare sulla giovane donna cittadina italiana Fatima, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l'ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare al jihad. Le attività tecniche condotte dalla polizia hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l'intercettazione dell'utenza, in uso ad un coordinatore dell'organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l'attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

Dichiarazioni della mamma di Giulia, Assunta Bonfiglio, quando era sospettata di essere una dei quattro foreign fighters italiani arruolati volontari dall'Isis in Siria: “Dietro al velo non si nasconde una terrorista. Mia figlia Fatima è buona, chi la conosce può confermarlo. E ha la forza di chi lotta per una causa giusta. e poi ancora – non ho contatti con Fatima da qualche tempo e non ho idea di dove sia, ma so che Allah la protegge”. Fatima, dopo aver sposato prima un marocchino e poi un albanese (alcuni familiari di quest'ultimo sono stati arrestati) e dopo aver frequentato anche la moschea di Treviglio (Bergamo), sarebbe partita da Roma con un aereo diretto ad Istanbul. Dalla capitale turca, poi, dopo aver attraversato il confine, avrebbe raggiunto la Siria per unirsi ai fondamentalisti del sedicente Stato Islamico.

Maxi blitz, intercetta cellula quaedista che proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. I carabinieri del Ros invece hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura della Repubblica di Roma, nei confronti di due cittadini maghrebini indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato. Un terzo indagato è già detenuto per reati di terrorismo in Marocco. Al centro delle investigazioni, una cellula di matrice qaedista dedita al proselitismo, indottrinamento e addestramento mediante un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati. La cellula si proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa.