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Terrorismo e eversione dell’ordine democratico: in manette 5 appartenenti all’Ordine di Hagal

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Scattate anche 26 perquisizioni personali, domiciliari ed informatiche di altre persone in contatto con gli arrestati

Arrestati a Marigliano in provincia di Napoli 5 appartenenti dell’Ordine di Hagal l’associazione di stampo neonazista, negazionista e suprematista. Le manette per i cinque indagati sono scattate nella mattinata di oggi su disposizione del GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica partenopea. A eseguire le misure cautelari il personale della Polizia di Stato, D.I.G.O.S. di Napoli e Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – UCIGOS, con il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Nello specifico 4 soggetti sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere per il delitto di “Associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”, di cui all’art. 270 bis co.1, 2, 3 c.p., in quanto ritenuti gravemente indiziati di avere costituito, organizzato, promosso e finanziato “un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’Associazione “Ordine di Hagal” e l’utilizzazione di altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, e religiosa”.

Gli indagati sono stati, altresì, ritenuti gravemente indiziati del delitto di cui all’art. 604 bis co.1 lett. a e b, e co. 3 c.p. “per avere compiuto attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah”.

La quinta persona è stata sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma, in quanto gravemente indiziata del delitto di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa” previsto dall’art. 604 bis c.p. poiché, “attraverso il social media Facebook scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web, in modo che derivasse concreto pericolo di diffusione, di ideali neonazisti e suprematisti fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali nonché sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”.

Contestualmente sono state eseguite anche 26 perquisizioni personali, domiciliari ed informatiche, nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza, Crotone, nei confronti di altre persone, alcune indagate ed altre emergenti dalle indagini, poiché in contatto con le persone arrestate attraverso i social ed i canali dedicati nel complesso circuito nazionale neonazista.

L’indagine, iniziata nel 2019, svolta con numerosissimi servizi tecnici di intercettazione, telefonici, ambientali, di captazione informatica e con l’impiego prolungato di personale della DCPP-UCIGOS specializzato in servizi di osservazione controllo e pedinamento, ha dimostrato l’esistenza di una associazione i cui componenti hanno tenuto condotte riconducibili all’agire di gruppi organizzati di stampo neonazista, con campagne di apologia del fascismo, negazionismo della shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo attraverso chat e canali sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram, nonché ad una costante attività di addestramento paramilitare, anche frequentando, all’estero, corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e all’utilizzo di armi da fuoco, sia corte sia lunghe. Sono emersi, altresì, contatti diretti e frequenti con formazioni ultranazionaliste ucraine: “Battaglione Azov”, “Pravi Sector”, “Centuria”, verosimilmente in vista di possibili reclutamenti nelle fila dei citati gruppi combattenti.

Le 26 perquisizioni di oggi fanno seguito alle 30 già eseguite a maggio ed ottobre 2021 che hanno consentito la raccolta di numerosissimo materiale di propaganda, proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico e ulteriori importanti elementi indiziari che hanno suffragato la tesi investigativa. In particolare, dall’analisi dei dispositivi informatici sequestrati è emerso un canale Telegram, denominato “Protocollo 4”, elemento di contatto fra gli iscritti all’ “Ordine di Hagal” e costante strumento di diffusione e propaganda di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste.

Dai numerosi servizi tecnici di captazione è emerso, altresì, la dichiarata volontà di alcuni degli indagati di compiere eclatanti azioni violente, sia nei confronti di civili sia nei confronti di appartenenti alle Forze di Polizia.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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