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Roma

Terremoto Centro Italia: smantellate le tendopoli

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Tempo di lettura 5 minutiIntanto a Palazzo Chigi, sia il commissario per la ricostruzione Vasco Errari che il Premier Matteo Renzi, fanno il punto della situazione

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di Angelo Barraco
 
E’ stato completato lo smantellamento delle tendopoli di Acquasanta ed entro il fine settimana è previsto lo smantellamento delle tendopoli di Pescara del Tronto, Colle e Pretare. A Parco Rio vi erano circa trenta tende per trecento persone che non potevano far rientro nelle loro abitazioni. Allo stato attuale vi sono soltanto le tende della Protezione Civile poiché gli sfollati sono strati trasferiti nelle strutture ricettive, come il ristorante “Terme” e il monastero di Valledacqua, altri invece hanno optato per altre sistemazioni.
 
Le lezioni al momento si svolgono nella tenda scuola montata ad Arli ma è prevista la realizzazione di una scuola nella frazione Centrale. Entro il weekend è previsto lo smantellamento delle tendopoli ad Arquata ed entro dieci giorni anche il Campo di Borgo. In merito ai primi sopralluoghi il Comune di Arquata ha comunicato –riporta IlRestodelCarlino- “Abbiamo ricevuto oltre 2.500 richieste. Per il momento siamo riusciti a verificare lo stato di circa 700 edifici.
 
Non si tratta solo di case, ma anche di rimesse, garage, aziende e altri tipi di fabbricati. Circa il 40 per cento di queste strutture nelle quali si sono svolti i sopralluoghi, comunque, è stato considerato agibile. Si tratta, indubbiamente, di un buon risultato. Il nostro obiettivo è quello di completare i controlli nel giro di pochi giorni, per consentire al maggior numero di sfollati di poter rientrare a casa o, in alternativa, di poter alloggiare in altri luoghi sicuri. La verità è che alcune persone, a seguito delle ultime scosse di terremoto, preferiscono restare ancora in tenda perchè, in questo modo, si sentono maggiormente protette. Comunque entro la fine del mese le tende non ci saranno più». Intanto a Palazzo Chigi, sia il commissario per la ricostruzione Vasco Errari che il Premier Matteo Renzi, fanno il punto della situazione. Proprio Renzi ha sottolineato che la stima dei danni si aggira intorno ai 4 miliardi di euro ed Errani ha parlato di un meccanismo di riconoscimento dei danni chiaro, sottolineando che “Il decreto sarà approvato dal Consiglio dei ministri non oltre il 2 o il 3 ottobre e proporrà, scelta importante, un meccanismo chiaro di riconoscimento pieno dei danni del terremoto e dunque non ci troveremo in una situazione nella quale ogni anno dovremo discutere le quote per il risarcimento” e ha aggiunto inoltre che l’esempio “sarà il modello Expo, una collaborazione rafforzata con l'Anac e liste di merito per le imprese. Tutte le imprese che lavoreranno sul terremoto con contributi pubblici, per edifici pubblici o privati, dovranno essere iscritte in queste liste. E ci sarà un controllo capace di verificare il contrasto delle infiltrazioni, la legalità e la trasparenza. Le stazioni appaltanti saranno solo le 4 Regioni e ci sarà un'unica stazione di committenza. Questo per avere il pieno controllo sula ricostruzione degli pubblici, delle chiese e del patrimonio culturale”. Un punto chiave è il “sostegno immediato per le imprese che hanno bisogno, per non andare via, di un contributo pubblico. Una sorta di prestito d'onore minimo. Poi ci occuperemo anche del turismo e della filiera agroalimentare”. Il Premier Renzi ha sottolineato che “Il nostro obiettivo per le prime e le seconde case e per gli esercizi commerciali, è riportare tutto a come era prima. La ricostruzione non sarà un fatto strettamente amministrativo. Valorizzeremo le comunità. Il mio pensier – ha proseguito – va alle vittime, alle famiglie, ai sopravvissuti e a chi cerca di ricominciare a vivere sapendo che nulla sarà più come prima”. Ha inoltre puntualizzato che la ricostruzione post terremoto è “sempre problematica ma non sarà mai un fatto amministrativo" poiché serve "un forte senso delle comunità”

Nei primi giorni di settembre si era già parlato di uno rapido smantellamento delle tendopoli e a farlo era stato Fabrizio Curcio, Capo della Protezione Civile “Dobbiamo chiudere le aree attendate il prima possibile, già dalla prossima settimana il meteo cambierà, il clima rischia di diventare più rigido, dobbiamo spostare subito le categorie di persone più fragili”. Il Commissario Vasco Errani aveva aggiunto inoltre “Dobbiamo rispettare l'identità di questi luoghi, quindi ogni soluzione come le casette è temporanea per gestire la ricostruzione. Qui nelle Marche abbiamo aree di pregio, il Parco dei Sibillini, un'economia da rilanciare, la qualità e la bellezza di questi luoghi”. Un rispetto dei luoghi sottolineato anche da Renzo Piano, ma la natura non ha pietà e non guarda in faccia nessuno e questa notte, come un pugno in faccia, un terremoto di magnitudo 3.8 ha colpito la provincia di Perugia alle ore 22.03 ad una profondità di 11km, interessando i comuni di Norcia, Accumuli e Arquata del Tronto. Un incubo che ritorna come un boomerang e che fa paura. A distanza di 15 km sono stati colpiti Cascia, Montegallo, Castelsantangelo sul Nera, Cittareale, Amatrice, Preci, Acquasante Terme, Montemonaco. Ogni mattina intanto suona la campanella nella frazione di Villa San Cipriano ad Amatrice e 170 alunni, dai 3 ai 18, tornano sui banchi di scuola nella struttura provvisoria allestita in tempo record per garantire loro il diritto allo studio. Una scuola provvisoria messa su dal nulla, in una settimana dalla Protezione Civile che in questi giorni difficili sta coccolando e garantendo il massimo agli sfollati. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini si è espressa in questi toni “Sono commossa e felice. Ripartiamo da questa bellissima scuola. Ringrazio chi si è speso per produrre in pochi giorni un mezzo miracolo. È stato fatto un lavoro straordinario  il nostro impegno parte da oggi per fare in modo che questa scuola sia la vostra casa e il simbolo della speranza, della voglia di ripartire e di vincere la paura. È un primo passo da oggi parte anche il lavoro più lungo, quello del commissario Vasco Errani. Amatrice riavrà tutto quello che ha perso”. 
 
Era il 28 agosto, quando una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 colpisce il Centro Italia, radendo al suolo intere città, trasformando le solide case di cemento in tombe a cielo aperto per circa 300 persone e costringendo un numero copioso di sopravvissuti a vivere all’interno di tende nell’attesa di una sistemazione definitiva. Tante le lacrime versate da parte di chi ha perso tutto sotto quella che una volta era la vetrina dei ricordi e degli affetti e adesso si è trasformata in un groviglio di cemento, lamiere e fango. Ricordi che riaffiorano nella mente di chi guarda quelle strade sporche e sommerse dai detriti da lontano, pensando a come fossero piene di vita e ricche di storia e tradizioni fino a pochi mesi prima, ragion per cui molti degli sfollati non vogliono lasciare le zone colpire dal sisma ma sono determinati nel voler vedere rifiorire quegli scorci che hanno fatto la storia d’Italia. Tra i cumuli e i detriti sono rimasti degli edifici ancora in piedi, precisamente quelle che erano una volta delle attività commerciali. Vinicio Bizzoni è il proprietario di un’officina in piazza Sagnotti ad Amatrice e costruiva infissi. Ogni mattina attraversa i cumuli di macerie e apre la sua attività, con la voglia di ricominciare lentamente una vita normale malgrado la situazione circostante e l’animo dei cittadini sia dilaniato. Bizzoni non sa come sarà il suo futuro perché adesso tutto è cambiato, ma ha fiducia e vuole continuare a lavorare “se no che me magno?”.
 
Tutti vogliono continuare a vivere e c’è chi ha riaperto anche le attività commerciali. “Io non voglio andare via, siamo cinque soci, 8 famiglie, 15 persone in tutto con figli da 3 a 30 anni. Vogliamo ricostruire e continuare a lavorare qui, questo posto ha delle potenzialità grandissime, che la politica non ha mai capito. Ma devono aiutarci” dice un cittadino, un’altra invece “Sono una commerciante da 20 anni, se riparte l'economia riparte tutto il territorio. Bisogna fare in modo di tenere qui le famiglie ma è dura, più passano i giorni e più ci si rende conto di aver perso tutto, i sacrifici di una vita svaniti in un attimo. Abbiamo bisogno di una mano. Vera”. La voglia e la forza di voler ricominciare abbatte muri ben più grandi di quelli che il terremoto ha spazzato via il pochi istanti.  

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