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Redazione
Taranto – Sono otto, tra cui anche due donne, le persone arrestate questa mattina dagli agenti della Squadra mobile di Taranto, al termine dell'operazione "Palco".
Gli indagati, tre dei quali sono finiti in carcere e cinque ai domiciliari, sono accusati principalmente di usura, ma anche di estorsione perché, spesso, le persone che non potevano restituire i soldi venivano sottoposte a minacce di violente ritorsioni.
Per loro, tutti pregiudicati della zona, anche l'accusa di esercizio abusivo di attività finanziaria, in quanto alcune vittime non hanno avuto il coraggio di accusare i propri aguzzini. Il leader di uno dei due gruppi criminali ha anche precedenti per associazione di tipo mafioso.
Proprio le vittime sono state al centro dell'indagine della Mobile che, partendo dalla denuncia di un imprenditore leccese, giunto al collasso finanziario, ha ricostruito l'attività di due gruppi criminali che agivano parallelamente. Spesso i clienti si rivolgevano prima a una e poi all'altra organizzazione, rimanendo strangolati dagli alti tassi di interesse.
L'attività investigativa, iniziata nel 2009, ha portato ad accertare l'esistenza di 18 imprenditori e commercianti delle provincie di Taranto, Lecce e Brindisi, finiti nelle grinfie delle due bande di usurai.
I prestiti concessi alle vittime ammontano a circa 500 mila euro, ai quali bisogna sommare gli interessi calcolati ad un tasso oscillante tra il 5 e il 10 per cento mensile.
Il primo contatto avveniva telefonicamente, con la richiesta di denaro effettuata in codice. Se il cliente chiedeva un "palco" da un metro (da qui il nome dell'operazione), significava che aveva bisogno di mille euro.
Di solito gli incontri avvenivano in strada o a casa dei capi, con i quali si concordavano le modalità del prestito e della restituzione: le vittime ricevevano soldi in contanti a fronte del rilascio di cambiali e assegni, maggiorati dell'interesse.
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