Connect with us

Cronaca

Taranto, operazione “Brothers”: smantellato dalla Polizia di Stato market della droga nel Rione “Tamburi”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

TARANTO – La Polizia di Stato di Taranto  ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di 6 misure cautelari personali (di cui 4 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) emessa dal Gip presso il Tribunale di Taranto nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti a vario titolo indiziati in concorso di detenzione e vendita di sostanze stupefacenti.

L’attività prende avvio a seguito di mirati servizi su un circolo ricreativo ubicato in via Orsini, nel popolare quartiere “Tamburi”.

Le indagini, condotte dal personale della Sezione Antidroga della Squadra Mobile della Questura di Taranto, hanno consentito di accertare come il piccolo circolo ricreativo, apparentemente il classico punto di ritrovo del quartiere dove poter trascorrere un po’ di tempo in compagnia e consumare qualche birra, fosse in realtà un market della droga, capace di soddisfare la domanda della “clientela” a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il tutto grazie ad una distribuzione di ruoli e a turnazioni quotidiane che consentivano di non interrompere mai lo spaccio, al punto che lo stesso era divenuto un riferimento sicuro per numerosi consumatori di sostanze stupefacenti.

Nel corso dell’attività, i poliziotti hanno documentato innumerevoli cessioni di sostanza stupefacente, ricostruendo dettagliatamente il collaudato e articolato modus operandi del gruppo, che si caratterizzava per un’organizzazione “a staffetta” in cui ciascuno dei sodali, di volta in volta, svolgeva il ruolo di spacciatore, vedetta, custode o corriere.

Così, c’era chi, solitamente i gestori del circolo, rimanendo in attesa sulla porta, si occupava di ricevere gli acquirenti; chi, una volta ricevuto l’ordine, si occupava di consegnare la sostanza stupefacente e chi, solitamente residente a poca distanza dal circolo, si occupava di custodire lo stupefacente, assicurando così, al gruppo la possibilità di rapidi e costanti rifornimenti.

Infatti, in talune occasioni, finita la scorta nella disponibilità del pusher, i corrieri si allontanavano in sella a piccoli ed agili scooter, sfrecciando senza difficoltà nel traffico cittadino, per far ritorno, poco dopo, e consegnare le dosi per la vendita al minuto.

Eloquente anche l’atteggiamento degli acquirenti  che, dopo essersi trattenuti all’interno del circolo il tempo strettamente necessario per rifornirsi dello stupefacente, dopo aver occultato la droga sulla propria persona, si allontanavano dal circolo avvalendosi del controllo della zona operato a turno dagli arrestati. Cautele, queste, tipiche degli assuntori, evidentemente finalizzate ad evitare eventuali controlli e a preservare lo stupefacente appena acquistato da eventuali sequestri.

Le investigazioni, condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica, hanno, in definitiva, consentito di dimostrare inconfutabilmente come gli arrestati siano inseriti stabilmente in un vasto circuito criminale, impegnato nello smercio quotidiano di droghe, sia leggere che pesanti (in particolare cocaina e hashish), per un elevato numero di cessioni giornaliere.

A riprova di ciò, vi è la circostanza che, nonostante gli arresti effettuati nel corso delle attività, la piazza di spaccio ha continuato a mantenere un elevato livello di efficienza, indicativa del radicamento nel tessuto criminale cittadino.

Sulla base del solido quadro indiziario rappresentato, il Giudice per le Indagini Preliminari ha ritenuto la pericolosità sociale degli indagati e le esigenze cautelari che  hanno giustificato l’applicazione delle misure restrittive.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Maltempo in Italia: piogge torrenziali, esondazioni e disagi da nord a sud

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

L’Italia è stata colpita da una nuova ondata di maltempo, con forti piogge e allagamenti che hanno causato numerosi disagi in diverse regioni. In Sicilia, il fiume Salso è esondato in più punti nella zona di Licata, nell’Agrigentino, a causa delle piogge abbondanti che hanno interessato la zona nelle ultime ore. Alcuni abitanti hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni per precauzione, mentre altre persone si sono rifugiate sui tetti delle auto in attesa di soccorso. Vigili del fuoco e squadre della Protezione Civile siciliana sono all’opera per fronteggiare l’emergenza e assistere le persone coinvolte.

La situazione è critica anche nel borgo di Ginostra, sull’isola di Stromboli, dove le piogge torrenziali hanno causato smottamenti dalla montagna. Massi e detriti hanno invaso le stradine del villaggio, danneggiando recinzioni e cavi elettrici, rendendo impraticabile gran parte del borgo. L’intervento della Protezione Civile sarà cruciale per ripristinare la viabilità, mentre cresce la preoccupazione degli abitanti per la possibilità di una nuova eruzione del vulcano.

La pioggia, attesa a lungo in Sicilia a causa della siccità, non è però risultata risolutiva per riempire gli invasi d’acqua. Le dighe Fanaco e Ancipa, nel Palermitano e nell’Ennese, hanno registrato livelli minimi di pioggia, insufficienti per contrastare la crisi idrica che affligge l’isola.

Allagamenti e frane in Liguria

In Liguria, il maltempo ha provocato ulteriori danni nel Savonese. Una frana ha isolato cinque abitazioni nella frazione di Ellera, ad Albisola Superiore. Nove persone sono state evacuate in via precauzionale, mentre squadre di vigili del fuoco stanno lavorando per rimuovere i detriti e ripristinare l’accesso alle abitazioni. L’ondata di maltempo ha colpito duramente la regione nei giorni scorsi, e le operazioni di soccorso continuano senza sosta.

Riapertura parziale dell’A14 e chiusure in Emilia-Romagna

Nel Centro Italia, l’autostrada A14 Bologna-Taranto, precedentemente chiusa per allagamenti, è stata riaperta nel tratto tra Fano e Senigallia verso Ancona, anche se l’uscita di Marotta resta inaccessibile per chi proviene da Bologna. Le squadre di Autostrade per l’Italia e la Polizia Stradale continuano a monitorare la situazione lungo il tratto interessato dall’allerta meteo, cercando di limitare i disagi per i viaggiatori.

In Emilia-Romagna, la statale 253 Bis “Trasversale di Pianura” è stata chiusa in via precauzionale a causa dell’innalzamento del torrente Quaderno, mentre i vigili del fuoco sono al lavoro per rimuovere rami e detriti dall’alveo. Nel Modenese, il ponte di Navicello Vecchio sul fiume Panaro è stato riaperto dopo un breve blocco, mentre tutti i ponti della rete provinciale risultano transitabili.

Una fase di maltempo che non accenna a finire

Le previsioni indicano che la fase di instabilità meteorologica non è ancora conclusa. Il servizio agrometeorologico siciliano ha segnalato che, nonostante le difficoltà dei modelli a prevedere con precisione il comportamento del fronte, ulteriori precipitazioni potrebbero colpire le aree critiche nei prossimi giorni, lasciando aperta la speranza che l’emergenza idrica possa essere almeno parzialmente alleviata. Tuttavia, resta alta l’allerta in molte regioni, con nuove piogge e possibili frane che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione nelle zone già colpite.

Continua a leggere

Cronaca

Giudici contro Governo: bloccato il piano migranti in Albania, rimpatrio dei primi trasferiti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Il tribunale di Roma blocca il trattenimento dei migranti in Albania, causando il ritorno in Italia e scatenando critiche feroci dall’opposizione. Il governo insiste, ma la strategia migratoria si rivela un boomerang politico ed economico

Il tentativo del governo Meloni di trasferire i migranti in Albania si è scontrato con un duro colpo giudiziario, sollevando aspre critiche da ogni parte politica. Il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di dodici migranti, trasportati presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Gjader, sostenendo che Bangladesh ed Egitto, paesi d’origine dei migranti, non possono essere considerati “sicuri”. Questa decisione ha suscitato la reazione furiosa del governo e una serie di attacchi da parte dell’opposizione, evidenziando la fragilità di una strategia di gestione migratoria che si sta rivelando un boomerang politico e finanziario.

Giorgia Meloni non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla recente decisione dei giudici riguardo al blocco del piano migranti in Albania. Tuttavia, fonti vicine al governo hanno fatto trapelare che la premier sarebbe profondamente insoddisfatta della sentenza, considerandola un ostacolo significativo agli sforzi del governo per gestire i flussi migratori.

Secondo quanto riferito, Meloni potrebbe ribadire nei prossimi giorni la sua determinazione nel portare avanti il piano, evidenziando la necessità di riforme che impediscano la paralisi delle politiche migratorie da parte delle decisioni giudiziarie, e sostenere la legittimità dell’accordo con l’Albania come modello di gestione per l’Unione Europea.

Un progetto “fuorilegge” e “inapplicabile”

La decisione del tribunale ha messo in evidenza le falle giuridiche del piano governativo. Come dichiarato dai giudici, il trasferimento in Albania dei migranti viola i principi del diritto internazionale e delle normative europee che garantiscono il rispetto della procedura di asilo e impediscono il trattenimento in paesi terzi considerati non sicuri. Il giudice ha inoltre confermato che il diniego della convalida per il trattenimento dei migranti è dovuto all’impossibilità di considerare sicuri i paesi d’origine, una sentenza che ha costretto il governo a rispedire i migranti in Italia, con ulteriori costi e disagi.

La reazione del governo: tra ricorsi e polemiche

Non si è fatta attendere la risposta del governo. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che l’esecutivo presenterà ricorso, sostenendo che il piano in Albania è in linea con le normative internazionali. “Non ci fermeremo qui. Andremo fino in Cassazione per difendere il nostro diritto di attivare procedure accelerate”, ha dichiarato Piantedosi, sottolineando che l’iniziativa italiana sarà integrata nel diritto europeo entro il 2026. Tuttavia, nonostante l’intenzione di proseguire, il fallimento del progetto ha sollevato critiche anche all’interno della maggioranza, con la Lega e Fratelli d’Italia che hanno puntato il dito contro la magistratura, accusandola di interferire con il potere esecutivo. “I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni”, ha tuonato la Lega, mentre Fratelli d’Italia ha parlato di un “attacco” da parte della sinistra giudiziaria.

L’opposizione attacca: “Una truffa da milioni di euro”

Dall’opposizione, le critiche sono state feroci e trasversali. La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha parlato di “danno erariale”, accusando il governo di aver sperperato centinaia di milioni di euro in un progetto che non rispetta le leggi internazionali. “Sono 800 milioni buttati, che potevano essere destinati alla sanità”, ha affermato Schlein, criticando l’esecutivo per aver sprecato risorse pubbliche. Anche il Movimento 5 Stelle ha duramente attaccato la premier Meloni, definendo il piano una “truffa” messa in piedi per mascherare l’incapacità del governo di realizzare il blocco navale promesso in campagna elettorale. “Meloni ha ingannato gli italiani, ma i giudici hanno smascherato il bluff”, hanno dichiarato i parlamentari del M5S, criticando l’inutilità dell’accordo con l’Albania.

Renzi e Fratoianni: denaro pubblico sprecato per uno spot elettorale

Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non ha risparmiato critiche al governo Meloni. “Stiamo buttando via un miliardo di euro per trasportare qualche decina di migranti avanti e indietro dall’Albania, solo per avere qualche like sui social”, ha scritto Renzi, sostenendo che l’immigrazione va gestita con pragmatismo e non con spot elettorali. Dello stesso avviso Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, che ha chiesto che i ministri rimborsino di tasca loro le spese sostenute dallo Stato per un piano fallimentare. “Piantedosi e Meloni dovrebbero chiedere scusa e risarcire lo Stato per il denaro sprecato”, ha dichiarato Fratoianni, definendo la gestione del governo una “propaganda cinica”.

Una strategia fallita e costosa

Il piano del governo per risolvere la crisi migratoria attraverso il trasferimento in Albania si sta rivelando un costoso fallimento. Non solo la strategia ha suscitato perplessità a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, sollevando dubbi sulla sua conformità con il diritto europeo. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva inizialmente definito l’accordo con l’Albania un “modello da seguire”, ma ora la situazione rischia di trasformarsi in un esempio di come non gestire la crisi migratoria.

La domanda che sorge spontanea è: quanto ancora il governo sarà disposto a investire in una strategia che sembra destinata a fallire? Con l’Italia alle prese con la necessità di risorse per settori come la sanità e l’istruzione, continuare a spendere ingenti somme di denaro per iniziative inefficaci rischia di erodere ulteriormente la fiducia degli italiani in un governo che aveva promesso soluzioni rapide e decisive.

Continua a leggere

Cronaca

Roma verso il Giubileo 2025: trasporti pubblici in affanno a due mesi dall’evento mondiale

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Tra infiltrazioni sugli autobus e macchine obliteratrici guaste, i romani e i turisti affrontano disagi quotidiani. Riuscirà la Capitale a prepararsi in tempo?

Tra poco meno di due mesi, Roma si vivacizzerà in vista del Giubileo 2025, un evento di portata mondiale che attirerà milioni di pellegrini e visitatori nella Capitale.
Tuttavia, in questi giorni, il nostro “tour” per verificare l’efficienza delle infrastrutture e dei servizi romani ha messo in luce alcune criticità preoccupanti, soprattutto nel settore dei trasporti.

Come prima tappa oggi abbiamo preso l’autobus ATAC linea 87, una di quelle linee vitali che attraversano la città da largo dei Colli Albani ai Fori Imperiali, fino a giungere a viale Giulio Cesare, a due passi dalla Basilica di San Pietro. Questo percorso rappresenta una vera e propria arteria vitale per molti romani e turisti, ma il viaggio si è rivelato tutt’altro che soddisfacente.
Sin dal principio, l’autobus era affollato, una situazione nota per questa tratta, ma ciò che ci ha colpiti di più è stata la presenza di macchine obliteratrici guaste che complicavano ulteriormente la vita agli utenti.
Per non parlare del problema dei borseggi, che, come ci hanno confermato molti cittadini, sono una costante su questa linea.

Ma, come avrebbe detto il grande Corrado Mantoni, “… e non finisce qui …”.

VIDEO GIRATO ALL’INTERNO DEL BUS LINEA 87

In una giornata di pioggia, all’interno dell’autobus… “piove”!
E si, infiltrazioni ben evidenziate dalle foto e dai video mostrano una infiltrazione di acqua piovana dentro la vettura.
Una signora distinta, visibilmente arrabbiata, non ha potuto fare a meno di lamentarsi: “Non è la prima volta. È inconcepibile per la capitale d’Italia. Un trasporto “merci” non degno di noi esseri umani”.
Il suo sfogo ha trovato eco tra i turisti, che, increduli per la situazione, sorridevano e sghignazzavano, quasi in segno di scherno verso la difficoltà della donna.
Questa scena rappresenta un’illustrazione lampante di una realtà con la quale i romani si confrontano quotidianamente.

foto scattata all’interno della vettura ATAC

In un periodo in cui la città si prepara a ospitare uno degli eventi storici più significativi, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione verso l’efficienza dei trasporti pubblici eppure, a poco più di due mesi dall’inizio del Giubileo, come è possibile che i romani e i turisti debbano affrontare tale disagio?
Molti si chiedono se le strutture portanti della città, già messe a dura prova dall’inefficienza del trasporto pubblico e dalla carenza di parcheggi, siano davvero pronte ad affrontare l’afflusso massiccio di persone previsto per l’evento.

ULTERIORE VIDEO CHE MOSTRA I SEDILI “INZUPPATI” DI ACQUA PIOVANA

È fondamentale che la Capitale non solo si prepari sul piano infrastrutturale, ma che garantisca anche la sicurezza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e ai visitatori.
La riflessione è d’obbligo: se un evento di tale portata non può spingere le istituzioni a garantire un servizio adeguato, cosa può farlo?
È tempo di agire affinché Roma non si presenti al mondo come una città che non riesce a gestire la propria anima, fatta di storia e di accoglienza, ma allo stesso tempo di inefficienze che ben poco hanno a che fare con l’orgoglio di essere la Capitale d’Italia.
La responsabilità di un buon Giubileo è in mano a tutti noi, e prima di tutto all’amministrazione della città.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti