Omicidio Yara, il consulente di Bossetti: “Ci sono ancora campioni di DNA da analizzare”

“Qualcuno si crede Dio in terra ed in grado di analizzare una provetta soltanto guardandola”. Marzio Capra, biologo, ex Ris, lavora ai Laboratori di Genetica forense dell’Università degli Studi di Milano, è consulente della difesa di Massimo Bossetti, è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus per commentare le motivazioni con le quali è stato confermato l’ergastolo in secondo grado al muratore di Mapello. Nella sentenza si legge che il test del Dna sarebbe irripetibile: “Non so sulla base di quali elementi si possa ritenere questo test irripetibile. Non lo so perché mi è stato impedito, sia in primo grado che in secondo, di vedere ed analizzare la “prova” portata contro Bossetti. Mi devo basare su ciò che ha dichiarato chi ha avuto accesso diretto ai reperti. Il professor Casari, ad esempio, il quale ha riferito di aver avuto nel proprio laboratorio, e di avere probabilmente ancora, decine e decine di campioni di DNA contenenti il fantomatico “ignoto 1” però di non averli potuti analizzare con le tecniche a sua disposizione”.

Lei invece sarebbe in grado di analizzarli? “Tutto si può analizzare a meno che non si pensi di essere Dio in terra e di valutare una provetta semplicemente guardandola. Non posso sapere che risultati posso ottenere prima di fare un’analisi a meno che non si tarocchi il tutto, ovvero che non si faccia in modo che esca un determinato risultato. Non si può dire a priori cosa ci sia dentro una traccia mai analizzata. Dire che da certe tracce non si possa ricavare nessun profilo genetico utile a mio avviso non ha senso”.

Ha trovato altri inesattezze nelle motivazioni? “Gli errori sono tanti e distribuiti in più punti. Tra l’altro ci sono anche osservazioni su comportamenti etici fuori luogo. Io non ho sbagliato dal punto di vista etico dato che questa mia attività di consulente l’ho fatta gratuitamente. Dall’altra parte, chi ha fatto le analisi le ha realizzate facendo sborsare centinaia di migliaia di euro. Sentirmi dire che non ho avuto un comportamento deontologicamente elegante, come scritto in sentenza, è sbagliato. Io non ho contestato i risultati dell’accusa. Ho detto che queste analisi, fatte dai consulenti tecnici dell’accusa, mostrane delle criticità una rispetto alle altre e sono talmente evidenti che gli stessi consulenti non hanno saputo dare spiegazioni in merito. Quando dalle analisi del DNA vengono fuori delle anomalie bisogna approfondire. Inoltre, quando le analisi sono precise vanno anche contestualizzate”.

Si diceva che la traccia trovata sul corpo di Yara fosse straordinaria a livello di qualità e che ce ne era anche in buona quantità: “Questa traccia “straordinaria” mancava invece di una componente. In alcuni momenti dava risultati non utilizzabili. Poi si è visto che è stata consumata completamente. Se si presta fede a quanto scritto dai consulenti tecnici dell’accusa sembrava si potessero fornire migliaia di ripetizione del test. Invece si dice che dopo 6-7 ripetizioni la traccia si sia esaurita completamente. È incredibile che un uomo condannato all’ergastolo non abbia la possibilità di verificare queste tracce in un contraddittorio. Prima hanno parlato i consulenti tecnici dell’accusa. Poi ho parlato io e nessuno mi ha risposto. La cosa è finita lì. Le risposte mi sono state date da un pubblico ministero, non da uno scienziato. Il contraddittorio c’è stato a livello di avvocati, non a livello di tecnici”.




YARA GAMBIRASIO: MASSIMO BOSSETTI CONDANNATO ALL'ERGASTOLO

Redazione
 
Bergamo – Massimo Giuseppe Bossetti è stato condannato all’ergastolo, lo hanno deciso i Giudici della Corte D’Assise di Bergamo, presieduta da Antonella Bertoja. Il mutatore di Mapello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane di Brembate che scomparve in data 26 novembre 2010 e venne rinvenuta cadavere dopo tre mesi. La decisione dei giudici è arrivata dopo oltre 10 ore di camera di consiglio. Lo scorso 13 maggio, il Pm Ruggeri aveva chiesto l’ergastolo e isolamento diurno di sei mesi. Tale richiesta è stata formulata a fine maggio e il Pm ha detto inoltre che non vi è nessun dubbio che l’omicidio sia stato volontario ma ha aggiunto che non è possibile individuare un movente per il delitto. Il Magistrato ha detto che le ipotesi sono le seguenti “O Bossetti l’ha convinta a salire o l’ha tramortita” e ha aggiunto che l’omicidio sarebbe stato compiuto per un’incapacità di controllo. Il pm ha precisato che, malgrado non vi sia la certezza, l’incontro tra Bossetti e Yara non è avvenuto davanti la palestra ma sarebbe avvenuto o in Via Morlotti o in Via Rampinelli, strade che la giovane avrebbe dovuto percorrere necessariamente per far rientro a casa. In merito alle telecamere ha precisato che l’uscita di Yara dalla palestra coincide con il passaggio di Bossetti, in merito alle fibre rinvenute sugli indumenti di Yara ha spiegato che vi è compatibilità. Ha inoltre puntualizzato che oltre alla prova del dna vi è un “corollario significativo” di indizi. Massimo Bossetti ha rilasciato in aula dichiarazioni spontanee ““Sarò anche stupido, un ignorantone, un cretino, ma non sono un assassino; questo sia chiaro a tutti” e ha precisato che si debba portare alla luce la vera verità sull’omicidio di Yara. Ha riferito inoltre che vorrebbe incontrare i genitori della piccola Yara, anche loro vittime poiché “non ha ancora saputo trovare il vero colpevole o i veri colpevoli”. Nel corso delle sue dichiarazioni spontanee sottolinea che “Quel Dna non è mio, vi imploro, ripetete il test” e ha continuato dicendo “Se fossi l'assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo”. Ha sottolineato “Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti. Quello che mi viene attribuito è vergognoso, molto vergognoso”. Ha concluso dicendo “il verdetto qualunque esso sia perchè pronunciato, ne sono convinto, in assoluta buona fede. Ma ricordatevi che se mi condannerete sara' il piu' grave errore giudiziario di questo secolo. Mi rendo conto che è molto difficile assolvere Bossetti, ma è molto piu' difficile sapere di aver condannato un innocente”. 



YARA GAMBIRASIO: BOSSETTI IN AULA "QUEL DNA NON È MIO, VI IMPLORO DI RIPETERE IL TEST"

Redazione

Milano – Giornata importante per Massimo Giuseppe Bossetti, 45 anni e accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio. Per il muratore di Mapello si chiude oggi, dopo due anni e mezzo dal suo arresto, il processo dinnanzi alla Corte D’Assise di Bergamo. Si tratta della 45esima nonché ultima udienza che si è aperta proprio con le parole di Bossetti “Sarò anche stupido, un ignorantone, un cretino, ma non sono un assassino; questo sia chiaro a tutti” e ha precisato che si debba portare alla luce la vera verità sull’omicidio di Yara. Ha riferito inoltre che vorrebbe incontrare i genitori della piccola Yara, anche loro vittime poiché “non ha ancora saputo trovare il vero colpevole o i veri colpevoli”. Nel corso delle sue dichiarazioni spontanee sottolinea che “Quel Dna non è mio, vi imploro, ripetete il test” e ha continuato dicendo “Se fossi l'assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo”. Ricordiamo inoltre che il Pm Letizia Ruggeri ha chiesto per Bossetti l’ergastolo con 6 mesi di isolamento. Tale richiesta è stata formulata a fine maggio e il Pm ha detto inoltre che non vi è nessun dubbio che l’omicidio sia stato volontario ma ha aggiunto che non è possibile individuare un movente per il delitto. Il Magistrato ha detto che le ipotesi sono le seguenti “O Bossetti l’ha convinta a salire o l’ha tramortita” e ha aggiunto che l’omicidio sarebbe stato compiuto per un’incapacità di controllo. Il pm ha precisato che, malgrado non vi sia la certezza, l’incontro tra Bossetti e Yara non è avvenuto davanti la palestra ma sarebbe avvenuto o in Via Morlotti o in Via Rampinelli, strade che la giovane avrebbe dovuto percorrere necessariamente per far rientro a casa. In merito alle telecamere ha precisato che l’uscita di Yara dalla palestra coincide con il passaggio di Bossetti, in merito alle fibre rinvenute sugli indumenti di Yara ha spiegato che vi è compatibilità. Ha inoltre puntualizzato che oltre alla prova del dna vi è un “corollario significativo” di indizi. 
 
Ad ascoltare le parole ci Bossetti c’è anche la moglie, Marita Comi, la sorella. Ha detto ai giudici che non vedeva l’ora di poter parlare con loro “per dirvi come realmente sono, non la persona descritta in quest'aula”. Ha sottolineato “Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti. Quello che mi viene attribuito è vergognoso, molto vergognoso”. Ha concluso dicendo “il verdetto qualunque esso sia perchè pronunciato, ne sono convinto, in assoluta buona fede. Ma ricordatevi che se mi condannerete sara' il piu' grave errore giudiziario di questo secolo. Mi rendo conto che è molto difficile assolvere Bossetti, ma è molto piu' difficile sapere di aver condannato un innocente”. Gli avvocati hanno depositato una memoria che contiene la storia della traccia 31G20, che contiene il Dna che inchioderebbe il muratore di Mapello. Il comportamento dei legali è stato ritenuto singolare poiché il dibattimento è concluso. La memoria è stata ammessa dalla Corte. Questa sera si saprà l’esito processuale di questa lunga e tortuosa vicenda. 



YARA GAMBIRASIO: LETTERE DI MINACCE CON BOSSOLI AL PM

di Angelo Barraco
 
Bergamo – Intimidazioni al Pm Letizia Ruggeri e alla Corte d’appello del Tribunale di Bergamo: è opera di un mitomane? Nella giornata di ieri è stata intercettata presso l’ufficio postale di Redona (Bergamo), una busta all’interno della quale vi erano due proiettili e una lettera di sostegno indirizzata a Massimo Giuseppe Bossetti ma non è tutto, vi erano anche insulti e minacce al Pm Letizia Ruggeri e per la Corte d’Appello del Tribunale di Bergamo. Il materiale è stato posto sotto sequestro dalla Squadra Mobile della questura che sono stati contattati dalla posta, insospettita dall’oggetto. Da quanto emerso risulta che non vi sarebbero impronte digitali e il testo sarebbe stato scritto con un pennarello. Il pm Letizia Ruggeri  ha chiesto l’ergastolo con 6 mesi di isolamento per Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio. Sul muratore pendono le accuse di omicidio volontario pluriaggravato e calunnia nei confronti di un collega. L’arrivo di questa lettera con intimidazioni al Pm e alla Corte d’Appello, ha fatto riaffiorare nella memoria di chi è abituato a sfogliare le pagine del passato una storia vecchia di 30 anni. Siamo a Frirenze, anno 1985 e il Mostro di Firenze ha ucciso Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, a Scopeti. La città è in pieno terrore, non si parla d’altro e tutti sono alla ricerca del “mostro delle coppiette” quanto un giorno giunge, presso la Procura della Repubblica di Firenze, una strana lettera anonima con lettere assemblate mediante ritagli di giornale. La lettera è indirizzata alla Dottoressa Silvia Della Monica, Pm che all’epoca svolgeva le indagini sul killer. L’apertura della busta porta ad una scoperta raccapricciante, ovvero un lembo di seno della ragazza uccisa. Successivamente giunsero buste anonime anche ai sostituti procuratori dell’epoca contenenti proiettili e messaggi minatori. 



YARA GAMBIRASIO: PM CHIEDE ERGASTOLO PER MASSIMO BOSSETTI

Redazione
 
Bergamo – Letizia Ruggeri, pm, ha chiesto l’ergastolo con 6 mesi di isolamento per Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio. La richiesta di condanna è arrivata prima delle 20 e dopo ben 5 ore di requisitoria, dove il magistrato ha ripercorso passo dopo passo l’inchiesta sul delitto della piccola Yara. L’aula era affollatissima, Bossetti è rimasto impassibile alla richiesta del Pm, la sorella invece era in lacrime. Sul muratore pendono le accuse di omicidio volontario pluriaggravato e calunnia nei confronti di un collega. Il Pm ha detto inoltre che non vi è nessun dubbio che l’omicidio sia stato volontario ma ha aggiunto che non è possibile individuare un movente per il delitto. Il Magistrato ha detto che le ipotesi sono le seguenti “O Bossetti l’ha convinta a salire o l’ha tramortita” e ha aggiunto che l’omicidio sarebbe stato compiuto per un’incapacità di controllo. Il pm ha precisato che, malgrado non vi sia la certezza, l’incontro tra Bossetti e Yara non è avvenuto davanti la palestra ma sarebbe avvenuto o in Via Morlotti o in Via Rampinelli, strade che la giovane avrebbe dovuto percorrere necessariamente per far rientro a casa. In merito alle telecamere ha precisato che l’uscita di Yara dalla palestra coincide con il passaggio di Bossetti, in merito alle fibre rinvenute sugli indumenti di Yara ha spiegato che vi è compatibilità. Ha inoltre puntualizzato che oltre alla prova del dna vi è un “corollario significativo” di indizi. 



YARA GAMBIRASIO: BOSSETTI IN AULA "QUEL DNA NON MI APPARTIENE"

di Angelo Barraco
 
Bergamo – E’ il corso il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, unico imputato per il delitto è Massimo Giuseppe Bossetti. Oggi è stato interrogato in aula e Bossetti, che ha messo in discussione, per la prima volta, l’appartenenza del dna “Quel dna non mi appartiene. E' un dna strampalato, e che per metà non corrisponde. E' dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda visto che non ho fatto niente e voi lo sapete”. Nel corso del dibattimento si è parlato anche delle tanto discusse ricerche che avrebbe fatto Bossetti su ragazzine, alla domanda su tale questione Bossetti ha risposto: “No, assolutamente, sono sincero, non esistono ricerche di questo genere nei nostri computer, assolutamente” e ha puntualizzato inoltre che in intimità, con la moglie, guardavano siti pornografici ma ha specificato che non ha mai guardato siti di ragazzine e ha aggiunto “A me piace anche la cronaca nera”. Bossetti parlò anche del suo arresto, ricostruendo il suo fermo avvenuto il 16 giugno del 2014 “Non sapevo come fare, stavo svenendo, non capivo più niente. Non avevo mai visto tante forze dell'ordine, come se fossi uno spacciatore, neanche fossi stato Totò Riina”. Ma è stato un interrogatorio lungo e da L’Eco di Bergamo vi riportiamo alcuni stralci di questo dibattimento. Si è parlato del furgone, il pm chiede a Bossetti se lo riconosce, la risposta è la seguente: “Escludo categoricamente che sia il mio. La cabina è uguale, ma il cassone è diverso”. Si parla della sera del delitto, Bossetti dice “Non mi ricordo nulla di quella sera”, in merito a tale osservazione viene sollevata la questione di quanto detto in precedenza tra Bossetti e Marita in carcere e lui risponde “Forse l’ho anche detto a Marita dove sono andato. Ma io non me lo ricordo”. Poi Bossetti ha parlato del carcere, di come lo vive, di come lo ha vissuto all’inizio, di cosa ha provato e prova ogni volta, nel vedere i programmi che parlano della morte della piccola Yara Gambirasio e vede il suo volto accostato. Sottolinea poi: “Se uno è innocente, su che cosa deve cedere?” ha aggiunto inoltre “Ho ricevuto pressioni da tutti” per confessare, ma non ha fatto nomi. Ha parlato poi di Yara dicendo: “Non c’è sera che non preghi per lei: lei ha pagato con la vita. È stata una brutalità che le ha strappato la sua innocente quotidianità”.



YARA GAMBIRASIO: DECIMO NO AI DOMICILIARI PER MASSIMO BOSSETTI

di Angelo Barraco
 
Milano – Esito negativo per la richiesta dei domiciliari per Massimo Bossetti.  I Giudice del Tribunale del Riesame di Brescia hanno respinto la richiesta avanzata dai legali dell’uomo per i domiciliari con braccialetto elettronico. E’ la decima volta che i legali di Bossetti avanzano la richiesta ma l’esito è sempre stato negativo, inoltre gli avvocati avevano sottolineato che con il braccialetto elettronico c’è il monitoraggio costante del soggetto e non ci sarebbe il rischio di reiterazione. 
 
Processo:
 
Una delle ultime circostanze discusse in aula riguarda le fibre del sedile del furgone di Massimo Bossetti che sarebbero compatibili con quelle di Yara. Nell’udienza del 29 gennaio è intervenuto il consulente tecnico della difesa Vittorio Cianci, un esperto di analisi tessili. Vittorio Cianci ha spiegato: “Le fibre a disposizione, stando agli atti, sono di soli 20 milionesimi di grammo”. Il Consulente ha spiegato che le fibre a disposizione sono di soli 20 milionesimi di grammo e sottolinea inoltre che le fibre del furgone sono state ingrandite con un microscopio di 100 volte e non di 500. 
 
Nell’udienza di fine ottobre ha reso la sua deposizione il comandante dei Ris di Parma Giampiero Lago, riferendo in merito alle sfere di metallo trovate sul corpo della piccola Yara Gambirasio: “Gli esiti del lavoro di comparazione tra le sfere di metallo trovate sul corpo e quelle acquisite dall'autocarro Iveco Daily dell'imputato supportano le ipotesi che sia stato il tessuto del sedile del mezzo all'origine di quelle particelle trovate sul cadavere”. Queste sfere di metallo non potevano essere il risultato di una contaminazione da parte del terreno di Chignolo d’Isola. Ha inoltre aggiunto: “Ci chiedemmo come una ragazza di 13 anni, con una vita normale, che andava in palestra, a scuola, potesse avere quelle particelle” e per tale motivo sono stati eseguiti dei rilievi a quattro ragazzi della stessa età della piccola Yara e nei loro abiti sono state trovate 9 particelle di questo tipo, invece nel corpo di Yara c’erano circa un centinaio. L’analisi passa quindi alle persone che potessero essere entrate in contatto con quelle sferette e sulle tute di operai, tornitori  e soggetti che svolgono simili professioni sono state trovate “migliaia” di queste sferette. Sull’autocarro di Massimo Bossetti, riferisce, sono stati eseguite analisi poiché è muratore, in particolare le analisi sono state eseguite sull’abitacolo e le sferette trovate risultano dello stesso tipo. 
 
Rinvenimento tracce sul furgone di Bossetti nel febbraio scorso. le tracce di sedile del veicolo di Massimo Bossetti, unico indagato per l’omicidio di Yara, avrebbero avuto riscontro con quelle trovate nel corpo di Yara.  Il 26 novembre 2010 Yara sarebbe salita sul furgone di Massimo Bossetti. L’analisi dei Ris ha stabilito che i fili di stoffa trovati nella parte esterna dei leggings di Yara apparterrebbero proprio  ai sedili dell’Iveco Daily di Massimo Bossetti.
 
Verso la metà del mese di settembre, in aula, viene ascoltato Ilario Scotti, colui che ha rinvenuto il corpo il 26 febbraio del 2011 a Chignolo d’Isola. L’uomo ha ribadito quanto dichiarato durante la fase investigativa ma ha detto anche altro. L’uomo ha raccontato che mentre quel 26 febbraio attendeva l’arrivo delle forze dell’ordine, c’era un uomo rimasto a guardarlo ai bordi del campo per circa un quarto d’ora ed è andato via quando ha udito le sirene: “Quando andai a recuperare l'aereo mi sembro' di vedere un mucchio di stracci, poi capii che era un cadavere e chiamai il 113. Mentre aspettavo vidi un uomo calvo, di 50-55 anni, al volante di un'utilitaria: ha posteggiato all'inizio della stradina, e' sceso dall'auto e poi e' salito con i piedi sui dei blocchetti di cemento da dove e' rimasto a guardarmi per 10-15 minuti, poi si e' allontanato quando si sono sentite le sirene”.
 
E' stata interrogata anche la sorella di Yara, Keba Gambirasio, che ha parlato della sorella riferendo in aula: “Non mi ha mai parlato di ragazzi più grandi o di avere confidenza con alcuni di loro. Non aveva rapporti con persone più grandi, me lo avrebbe detto o lo avrei saputo: io conoscevo tutte le sue frequentazioni, i compagni e gli amici del Centro estivo. Lei non mi mostrava mai il suo cellulare, ma so che nei contatti aveva solo numeri di parenti e compagni di scuola. Quando andavamo in vacanza stavamo dai parenti e frequentavamo solamente loro, e per uscire di casa chiedevamo sempre il permesso ai nostri genitori. La sera in cui è scomparsa avevamo discusso per portare lo stereo in palestra, ma poi avevamo deciso che lo avrebbe portato lei”. Chi è l’uomo misterioso che si trovava sul luogo del delitto?
 
L’iter: Il 3 Luglio è iniziato presso il Tribunale di Bergamo, il processo a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio, scomparsa da Brembate il 26 novembre del 2010 e ritrovata tre mesi dopo in un campo, esattamente il 26 febbraio 2011.  In Tribunale non ci sono stati i genitori di Yara che si costituiranno parte civile e saranno presenti in aula nel momento in cui dovranno testimoniare poiché vogliono evitare la pressione mediatica. L’attesa mediatica è stata tanta, come d'altronde dall'inizio di questa vicenda. Molti si sono accalcati fuori dal Tribunale di Bergamo per poter vedere qualcosa, cogliere l’attimo in cui entra il presunto Killer ed assaporare in diretta un momento che prima avevano visto soltanto attraverso uno schermo televisivo. L’udienza di è stata blindata e sono stati centellinati i posti per i giornalisti e le troupe televisive. Bossetti, in carcere dal 16 giugno dell’anno scorso, ha voluto presenziare in Aula ed è arrivato in Tribunale a bordo del furgone della Polizia ed è entrato dall’ingresso secondario, è stato condotto in aula ed è stato fatto entrare nella gabbia degli imputati. 
 
Racconto di una testimone: Yara Gambirasio e Massimo Bossetti si conoscevano? Nell’elenco dell’accusa per il processo a Massimo Bossetti, accusato per l’omicidio di Yara Gambirasio, figura la testimonianza di Alma Azzolin, di Trescore Balneario. Il suo racconto è reputato dagli inquirenti fondato. Risulta a verbale che una mattina tra agosto e l’inizio dell’anno scolastico 2010, la donna fosse parcheggiata a fianco al cimitero di Brembate e avesse notato una macchina color chiaro modello Station Wagon e alla guida dell’auto vi era un uomo su cui era salita una ragazza. La donna ha dichiarato che l’uomo fosse Massimo Bossetti e che la ragazza fosse Yara. La donna avrebbe visto Bossetti e Yara insieme circa 3 mesi prima della scomparsa. Lei frequentava il centro sportivo di Brembate poiché la figlia svolgeva attività sportive proprio lì.  La testimone pare non avere dubbi: “Ho visto Bossetti e Yara insieme prima della scomparsa della piccola” aggiungendo che “È lei la ragazza vista in macchina con Bossetti accanto alla palestra agli inizi di settembre”.
 
Massimo Bossetti è in carcere dal 16 giugno 2014 ed è accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010,intorno alle 18,30 quando esce dal palasport di Brembate di Sopra e da quel momento non si saprà più nulla di lei fino al 26 febbraio 2011, dove viene ritrovata per puro caso. Ma oltre all’accusa di omicidio su Bossetti pende l’accusa di calunnia verso un collega, secondo l’accusa , Massimo Bossetti durante gli interrogatori avrebbe cercato di sviare le indagini e indirizzare gli inquirenti verso di lui sull’omicidio e come possibile colpevole. Per l’omicidio di Yara le aggravanti contestate quelle di aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà” e aver “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.



YARA GAMBIRASIO: SCONTRO SUL VIDEO CHE INCHIODA MASSIMO BOSSETTI

di Angelo Barraco

Bergamo – Nel processo a Massimo Bossetti c’è un duro scontro tra Parte Civile e Difesa in merito al video che il comandante dei Ris di Parma aveva spiegato di aver dato ai mezzi stampa e tali video ritraggono il passaggio del furgone dell’uomo nell’area della palestra proprio dove la ragazza scomparve. Lo scontro tra le due parti riguarda una presunta manipolazione del video. L’avvocato di Massimo Bossetti  ritiene il video “un tarocco di Stato”, l’avvocato di Parte Civile ha risposto  “Tarocco lo si usa per le arance”.
 
Nell’udienza di fine ottobre ha reso la sua deposizione il comandante dei Ris di Parma Giampiero Lago, riferendo in merito alle sfere di metallo trovate sul corpo della piccola Yara Gambirasio: “Gli esiti del lavoro di comparazione tra le sfere di metallo trovate sul corpo e quelle acquisite dall'autocarro Iveco Daily dell'imputato supportano le ipotesi che sia stato il tessuto del sedile del mezzo all'origine di quelle particelle trovate sul cadavere”. Queste sfere di metallo non potevano essere il risultato di una contaminazione da parte del terreno di Chignolo d’Isola. Ha inoltre aggiunto: “Ci chiedemmo come una ragazza di 13 anni, con una vita normale, che andava in palestra, a scuola, potesse avere quelle particelle” e per tale motivo sono stati eseguiti dei rilievi a quattro ragazzi della stessa età della piccola Yara e nei loro abiti sono state trovate 9 particelle di questo tipo, invece nel corpo di Yara c’erano circa un centinaio. L’analisi passa quindi alle persone che potessero essere entrate in contatto con quelle sferette e sulle tute di operai, tornitori  e soggetti che svolgono simili professioni sono state trovate “migliaia” di queste sferette. Sull’autocarro di Massimo Bossetti, riferisce, sono stati eseguite analisi poiché è muratore, in particolare le analisi sono state eseguite sull’abitacolo e le sferette trovate risultano dello stesso tipo. 
 
Rinvenimento tracce sul furgone di Bossetti nel febbraio scorso. le tracce di sedile del veicolo di Massimo Bossetti, unico indagato per l’omicidio di Yara, avrebbero avuto riscontro con quelle trovate nel corpo di Yara.  Il 26 novembre 2010 Yara sarebbe salita sul furgone di Massimo Bossetti. L’analisi dei Ris ha stabilito che i fili di stoffa trovati nella parte esterna dei leggings di Yara apparterrebbero proprio  ai sedili dell’Iveco Daily di Massimo Bossetti.
 
Processo. Verso la metà del mese di settembre, in aula, viene ascoltato Ilario Scotti, colui che ha rinvenuto il corpo il 26 febbraio del 2011 a Chignolo d’Isola. L’uomo ha ribadito quanto dichiarato durante la fase investigativa ma ha detto anche altro. L’uomo ha raccontato che mentre quel 26 febbraio attendeva l’arrivo delle forze dell’ordine, c’era un uomo rimasto a guardarlo ai bordi del campo per circa un quarto d’ora ed è andato via quando ha udito le sirene: “Quando andai a recuperare l'aereo mi sembro' di vedere un mucchio di stracci, poi capii che era un cadavere e chiamai il 113. Mentre aspettavo vidi un uomo calvo, di 50-55 anni, al volante di un'utilitaria: ha posteggiato all'inizio della stradina, e' sceso dall'auto e poi e' salito con i piedi sui dei blocchetti di cemento da dove e' rimasto a guardarmi per 10-15 minuti, poi si e' allontanato quando si sono sentite le sirene”.
 
Prima dell’uomo è stata interrogata la sorella di Yara, Keba Gambirasio, che ha parlato della sorella riferendo in aula: “Non mi ha mai parlato di ragazzi più grandi o di avere confidenza con alcuni di loro. Non aveva rapporti con persone più grandi, me lo avrebbe detto o lo avrei saputo: io conoscevo tutte le sue frequentazioni, i compagni e gli amici del Centro estivo. Lei non mi mostrava mai il suo cellulare, ma so che nei contatti aveva solo numeri di parenti e compagni di scuola. Quando andavamo in vacanza stavamo dai parenti e frequentavamo solamente loro, e per uscire di casa chiedevamo sempre il permesso ai nostri genitori. La sera in cui è scomparsa avevamo discusso per portare lo stereo in palestra, ma poi avevamo deciso che lo avrebbe portato lei”. Chi è l’uomo misterioso che si trovava sul luogo del delitto?
 
L’iter: Il 3 Luglio è iniziato presso il Tribunale di Bergamo, il processo a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio, scomparsa da Brembate il 26 novembre del 2010 e ritrovata tre mesi dopo in un campo, esattamente il 26 febbraio 2011.  In Tribunale non ci sono stati i genitori di Yara che si costituiranno parte civile e saranno presenti in aula nel momento in cui dovranno testimoniare poiché vogliono evitare la pressione mediatica. L’attesa mediatica è stata tanta, come d'altronde dall'inizio di questa vicenda. Molti si sono accalcati fuori dal Tribunale di Bergamo per poter vedere qualcosa, cogliere l’attimo in cui entra il presunto Killer ed assaporare in diretta un momento che prima avevano visto soltanto attraverso uno schermo televisivo. L’udienza di è stata blindata e sono stati centellinati i posti per i giornalisti e le troupe televisive. Bossetti, in carcere dal 16 giugno dell’anno scorso, ha voluto presenziare in Aula ed è arrivato in Tribunale a bordo del furgone della Polizia ed è entrato dall’ingresso secondario, è stato condotto in aula ed è stato fatto entrare nella gabbia degli imputati. 
 
Racconto di una testimone: Yara Gambirasio e Massimo Bossetti si conoscevano? Nell’elenco dell’accusa per il processo a Massimo Bossetti, accusato per l’omicidio di Yara Gambirasio, figura la testimonianza di Alma Azzolin, di Trescore Balneario. Il suo racconto è reputato dagli inquirenti fondato. Risulta a verbale che una mattina tra agosto e l’inizio dell’anno scolastico 2010, la donna fosse parcheggiata a fianco al cimitero di Brembate e avesse notato una macchina color chiaro modello Station Wagon e alla guida dell’auto vi era un uomo su cui era salita una ragazza. La donna ha dichiarato che l’uomo fosse Massimo Bossetti e che la ragazza fosse Yara. La donna avrebbe visto Bossetti e Yara insieme circa 3 mesi prima della scomparsa. Lei frequentava il centro sportivo di Brembate poiché la figlia svolgeva attività sportive proprio lì.  La testimone pare non avere dubbi: “Ho visto Bossetti e Yara insieme prima della scomparsa della piccola” aggiungendo che “È lei la ragazza vista in macchina con Bossetti accanto alla palestra agli inizi di settembre”.
 
Massimo Bossetti è in carcere dal 16 giugno 2014 ed è accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010,intorno alle 18,30 quando esce dal palasport di Brembate di Sopra e da quel momento non si saprà più nulla di lei fino al 26 febbraio 2011, dove viene ritrovata per puro caso. Ma oltre all’accusa di omicidio su Bossetti pende l’accusa di calunnia verso un collega, secondo l’accusa , Massimo Bossetti durante gli interrogatori avrebbe cercato di sviare le indagini e indirizzare gli inquirenti verso di lui sull’omicidio e come possibile colpevole. Per l’omicidio di Yara le aggravanti contestate quelle di aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà” e aver “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.



YARA GAMBIRASIO: BOSSETTI CERCO’ DI FUGGIRE IL GIORNO DELL’ARRESTO

Redazione

Non si placano le voci sul giorno dell’omicidio della piccola Yara e dell’arresto del suo possibile assassino Massimo Bossetti. Secondo quanto riportato dalle forze dell’ordine, Massimo Bossetti cercò di fuggire quando le forze dell'ordine, vestite in borghese, andarono ad arrestarlo. Lo ha ricordato oggi durante l'udienza del processo a Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, l'ex comandante del Ros di Brescia, Michele Lorusso, che ha ricostruito le fasi iniziali delle indagini. Lorusso ha rivelato che ci si era concentrati sull'ambiente della palestra, sull'istruttrice Silvia Brena e su altre persone ma senza trovare niente. L'istruttrice era stata al centro anche di intercettazioni quando, dopo il ritrovamento del corpo di Yara, Dna della donna era stato trovato sul giubbino della vittima. Ma gli accertamenti l'hanno scagionata. Lorusso ha poi parlato di Bossetti. Ha spiegato che il muratore la sera del rapimento era nella zona della palestra di Brembate Sopra, e il suo cellulare aveva agganciato la cella del paese per molto tempo. Non era andato dal commercialista, come aveva detto, e non aveva risposto a ripetute chiamate del fratello.

Dalle indagini e' emerso anche che Bossetti si assentava spesso dal cantiere di Palazzago in cui lavorava con scuse legate alle sue condizioni di salute. Lorusso ha poi ricordato il giorno dell'arresto: "Il nostro personale in borghese ha finto di cercare un extracomunitario vestito di nero, ma l'imputato ha capito e ha cercato di fuggire". Nella successiva perquisizione a casa sua e' stata trovata la documentazione legata alla contabilita' nel sottotetto, ma due bolle di accompagnamento erano nel comodino della camera da letto: una del 26 novembre 2010 (giorno della scomparsa di Yara) e una del 9 dicembre per un metro cubo di sabbia in una ditta di Chignolo.




YARA GAMBIRASIO: SPUNTA UOMO MISTERIOSO SUL LUOGO DEL RITROVAMENTO

di A.B.
 
Bergamo – Prosegue il processo per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio, in aula viene ascoltato Ilario Scotti, colui che ha rinvenuto il corpo il 26 febbraio del 2011 a Chignolo d’Isola. L’uomo ha ribadito quanto dichiarato durante la fase investigativa ma ha detto anche altro. L’uomo ha raccontato che mentre quel 26 febbraio attendeva l’arrivo delle forze dell’ordine, c’era un uomo rimasto a guardarlo ai bordi del campo per circa un quarto d’ora ed è andato via quando ha udito le sirene: “Quando andai a recuperare l'aereo mi sembro' di vedere un mucchio di stracci, poi capii che era un cadavere e chiamai il 113. Mentre aspettavo vidi un uomo calvo, di 50-55 anni, al volante di un'utilitaria: ha posteggiato all'inizio della stradina, e' sceso dall'auto e poi e' salito con i piedi sui dei blocchetti di cemento da dove e' rimasto a guardarmi per 10-15 minuti, poi si e' allontanato quando si sono sentite le sirene”.
 
Prima dell’uomo è stata interrogata la sorella di Yara, Keba Gambirasio, che ha parlato della sorella riferendo in aula: “Non mi ha mai parlato di ragazzi più grandi o di avere confidenza con alcuni di loro. Non aveva rapporti con persone più grandi, me lo avrebbe detto o lo avrei saputo: io conoscevo tutte le sue frequentazioni, i compagni e gli amici del Centro estivo. Lei non mi mostrava mai il suo cellulare, ma so che nei contatti aveva solo numeri di parenti e compagni di scuola. Quando andavamo in vacanza stavamo dai parenti e frequentavamo solamente loro, e per uscire di casa chiedevamo sempre il permesso ai nostri genitori. La sera in cui è scomparsa avevamo discusso per portare lo stereo in palestra, ma poi avevamo deciso che lo avrebbe portato lei”. Chi è l’uomo misterioso che si trovava sul luogo del delitto?



YARA GAMBIRASIO: LOTTA TRA GENISTI PER 3 DNA

di Domenico Leccese

Sul caso di Yara Gambirasio Il test del DNA è solo il risultato di una prova scientifica di laboratorio e non una prova regina. Se ben fatto il test può essere utilizzato insieme a prove certe, e non solo indizi, per sostenere le tesi dell’accusa, altrimenti resta solo un pezzo di carta. Adesso sarà lotta tra genetisti forensi e non.
Nuova traccia di DNA sugli slip – la strategia di Massimo Bossetti.

Ci sarebbe una terza traccia di DNA sugli slip della tredicenne e la prova del DNA potrebbe saltare. L'intera strategia del pool difensivo di Massimo Bossetti si gioca intorno alla prova regina del DNA, quella che sembra inchiodare l'indagato: le ultime news sul caso di Yara Gambirasio, qualora in sede istruttoria venissero confermate e accolte, riguardano l'esistenza di una terza traccia di DNA sugli slip della ragazza, cosa che potrebbe portare a non considerare valida ai fini probatori dell'accusa quella che viene considerata la prova schiacciante di colpevolezza nei confronti dell'indagato. A rivelarlo sulle pagine del noto rotocalco Oggi è Marzio Capra genetista forense ex membro dei RIS di Parma e perito del pool difensivo di Massimo Bossetti. Lo scenario potrebbe mutare completamente e il processo si giocherebbe sulle prove accessorie le quali comunque sembrano indicare Massimo Bossetti come l'esecutore dell'omicidio, ma che hanno una valenza e una portata sicuramente minore rispetto alla prova del DNA. Da sottolineare come, negli ultimi tempi, sia stata messa in dubbio anche l'idea che il corpo di Yara fosse stato realmente presente nel campo di Chignolo d'Isola sin dal giorno della sparizione e della morte.

Il rebus del DNA, la difesa di Massimo Bossetti e le ultime news sul caso di Yara Gambirasio. Si tratterebbe di un vero e proprio colpo di scena, qualora l'intuizione si rivelasse esatta e la perizia fosse confermata in sede istruttoria. Secondo quanto riportato dal genetista forense Marzio Capra, sarebbe stata ritrovata una terza traccia di DNA sugli slip di Yara Gambirasio, cosa che metterebbe in crisi l'impianto accusatorio nei confronti di Massimo Bossetti. Si tratterebbe, comunque, di una anomalia clamorosa: sugli slip della ragazzina, è stato trovato il DNA nucleare di Massimo Bossetti, il DNA mitocondriale di Yara Gambirasio, e, ora si aggiungerebbe un altro DNA mitocondriale di una terza persona. Il genetista sottolinea inoltre come il DNA ritrovato riveli una duplice anomalia, mai riscontrata precedentemente: bisogna dimostrare, in primo luogo, perché è presente soltanto il DNA nucleare e non quello mitocondriale di Bossetti e, in secondo luogo, come è scientificamente possibile che sussistano nella medesima traccia due DNA mitocondriali e uno nucleare appartenenti a tre persone differenti. Il genetista la definisce una mostruosità scientifica e l'unica supposizione possibile è che sia stata compiuta una cancellazione selettiva da parte di qualcuno. Insomma, il mistero sembra infittirsi: per quanto riguarda le udienze, la prossima è prevista per venerdì 11 settembre 2015 ed è probabile che già in quella sede vengano sollevate alcune delle questioni riguardanti il DNA.