“Bye, Bye vitalizi”: il Senato approva la delibera sui tagli

Il consiglio di presidenza del Senato ha approvato la delibera sul taglio dei vitalizi. “La delibera è stata approvata con 10 voti favorevoli, un astenuto e altri che non hanno partecipato al voto”. A dirlo è stato il questore del Senato Paolo Arrigoni (Lega).

Con un doppio striscione con la scritta “56 milioni di euro risparmiati” e “#bye bye vitalizi”, i senatori del Movimento 5 Stelle stanno festeggiando l’approvazione della delibera sul taglio dei vitalizi davanti all’ingresso principale di Palazzo Madama. Ci sono anche bandiere del M5s e palloncini gialli.

“Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva!”. Così il vicepremier Luigi Di Maio commenta su Instagram.

“Anche il Senato dice stop a vecchi e assurdi privilegi. Abbiamo agito in tempi rapidissimi, per portare avanti una battaglia della Lega e per mantenere una promessa che le forze del Governo del Cambiamento hanno fatto ai cittadini. Dalle parole ai fatti, contro i privilegi di pochi, in favore di tutti gli italiani”, dichiarano i senatori della Lega Paolo Arrigoni, Roberto Calderoli, Tiziana Nisini e Paolo Tosato, a margine del Consiglio di Presidenza di Palazzo Madama che ha approvato il taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari.




Quanto prenderanno di pensione i parlamentari? Anche Grasso e Boldrini tra i nuovi pensionati

La data ‘X’ e’ arrivata: il 15 settembre, la diciassettesima legislatura compie il giro di boa dei 4 anni, sei mesi e un giorno necessari per arrivare all’agognata pensione. Una data importante per i nuovi eletti, ovvero i senatori e deputati di prima nomina. Agenparl fa un importante quadro della situazione. In tutto sono 608 i parlamentari (417 deputati e 191 senatori) alla prima legislatura, cui sarà versato un assegno di 1.000-1.100 euro netti. Da oggi, quindi, la ‘carica’ degli oltre 600 parlamentari alla prima legislatura maturerà il diritto a percepire la pensione che inizieranno a incassare solo al compimento dei 65 anni. Per chi invece ha già altre legislature alle spalle, l’età si abbassa, ma non può essere inferiore ai 60 anni (precisamente, per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni).

A Montecitorio e a Palazzo Madama i neoeletti costituiscono un numero cospicuo all’interno dei vari gruppi e rappresentano oltre la metà del numero complessivo degli eletti: 608 su 945, praticamente ogni due su tre. Tra questi, anche i presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso.

A salire sul podio del numero di ‘esordienti’ è il Movimento 5 Stelle, dove sono tutti alla prima esperienza parlamentare: precisamente, 88 alla Camera e 35 a Palazzo Madama. Ma tanti sono anche i nuovi volti del Pd: più di un centinaio i neo deputati e si avvicinano a 70 quelli del Senato.

Molti deputati alla prima legislatura siedono alla Camera nel gruppo Misto, oltre una quarantina; una ventina nel gruppo di deputati di Sinistra italiana e in quello di Forza Italia; nelle file di Ap gli esordienti sono una decina, poco meno in Scelta civica-Ala e 3 in Fratelli d’Italia. New entry anche nelle file della Lega Nord. A Palazzo Madama sono poco meno di 10 in Mdp a figurare nell’elenco dei neo eletti – come si evince dal sito del Senato – 16 in Forza Italia, 10 nel gruppo Autonomie e 5 nella Lega, 17 nel gruppo Misto, 6 in Ala e 12 in Gal, mentre in Ap sono 11.

Le pensioni dei parlamentari, o meglio l’entità dell’assegno delle pensioni di deputati e senatori e, soprattutto, di quello spettante agli ex parlamentari prima della riforma del 2012, ovvero i cosiddetti vitalizi, sono stati al centro di duri scontri e polemiche tra le forze politiche. A cavalcare la battaglia contro i vitalizi è stato in prima fila il Movimento 5 Stelle, che è tornato alla carica con un cruciverba dal titolo ‘La pensione enigmistica’, in cui si stigmatizzano con toni ironici e tranchant i “privilegi” di cui godono – è l’accusa – i deputati e i senatori. Il capogruppo alla Camera, Simone Valente, ha anche garantito che ci sarà “un impegno sottoscritto a rinunciare alla pensione privilegiata”.

La riforma del sistema pensionistico dei parlamentari è oggetto di una proposta di legge, a prima firma del portavoce Pd Matteo Richetti, che è stata appoggiata dai 5 Stelle e approvata dalla Camera. Il testo del provvedimento è ora all’esame del Senato, dove è iniziato proprio mercoledì l’iter in commissione. Sulla proposta, però, pende il rischio di incostituzionalità, in quanto l’obiettivo è non solo di equiparare in tutto e per tutto le pensioni dei parlamentari a quelle di tutti gli altri dipendenti pubblici, ma anche quello di abolire definitivamente i vitalizi o, meglio, di trasformare quelli in essere in pensione contributiva, con un conseguente ricalcolo dell’assegno.

Il Governo Monti ha abolito i vitalizi nel 2012

Chi è contro il ddl sostiene che lede i principi costituzionali dell’irretroattività, perché andrebbe a toccare diritti acquisiti (leggi anche: Ugo Sposetti: “Vi spiego perché questa battaglia è sbagliata”). Fatto sta che, visti i numeri al Senato e le forti perplessità registrate anche all’interno della stessa maggioranza, il provvedimento potrebbe finire in un binario morto. Per la verità, il sistema pensionistico dei parlamentari è stato già modificato dal governo Monti nel 2012, introducendo il superamento dell’istituto del vitalizio, sostituito dall’introduzione, con decorrenza dal 1 gennaio 2012, di un trattamento pensionistico basato sul sistema di calcolo contributivo.

Il nuovo sistema si applica integralmente ai deputati eletti dopo il 1 gennaio 2012, mentre per i deputati in carica e per i parlamentari già cessati dal mandato e successivamente rieletti, si applica un sistema pro rata, determinato dalla somma della quota di assegno vitalizio definitivamente maturato alla data del 31 dicembre 2011, e di una quota corrispondente all’incremento contributivo riferito agli ulteriori anni di mandato parlamentare esercitato. I deputati cessati dal mandato, indipendentemente dall’inizio del mandato medesimo, conseguono il diritto alla pensione al compimento dei 65 anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato parlamentare per almeno 5 anni effettivi.

Per ogni anno di mandato ulteriore, l’età richiesta per il conseguimento del diritto è diminuita di un anno, con il limite all’età di 60 anni. In sostanza, gli unici che continuano a percepire la pensione da parlamentare sotto forma di vitalizio sono gli ex parlamentari prima del 2012: una cifra che si aggira intorno alle 2.600 unità. Un’ulteriore modifica è stata apportata nel maggio del 2015: è stata infatti introdotta una nuova disciplina che prevede la cessazione dell’erogazione degli assegni vitalizi e delle pensioni nei confronti dei deputati che abbiano riportato condanne per reati di particolare gravità.

 




ROMA : STOP AI VITALIZI DEI DEPUTATI CONDANNATI

di A. B.
 
Roma – Dagli uffici di presidenza del Senato e della Camera è arrivato lo stop ai vitalizi per 8 senatori e 10 deputati condannati. Tra i nomi inclusi nella lista vi sono anche quelli di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Si apprende inoltre che avrebbero votato a favore il Pd, Ap, Sel, FI invece è uscita senza aver votato e Lucio Barani (Gal) è uscito protestando. Si sono astenuti invece Lega e M5S. I senatori che sono stati raggiunti dalla delibera sono:  Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri, Vittorio Cecchi Gori, Pasquale Squitieri, Antonio Franco Girfatti, Giorgio Moschetti, Vincenzo Inzerillo e Franco Righetti. Alla Camera sono dieci i vitalizi sospesi, intanto il provvedimento scatena l’ira del Movimento cinque stelle che parla di “farsa”. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ed esponente del M5S  scrive su facebook “Ricordate la sospensione del vitalizio agli ex parlamentari condannati? Oggi in Ufficio di Presidenza alla Camera abbiamo saputo quanti saranno coloro a cui si applichera' quella norma. Su 1543 ex Deputati che stanno percependo ingiustamente un vitalizio, anche oltre i 3000 euro al mese, solo 10 avranno il vitalizio sospeso. 10 sfigati che non avevano nessun partito a proteggerli, mentre tanti altri condannati, i cui reati non furono inseriti nella delibera, sono tutti salvi”. 



STOP DEI VITALIZI PER I PARLAMENTARI CONDANNATI

Angelo Barraco
 
Arriva una decisione importante, che proviene dai due rami del Parlamento, la decisione è stata presa con immensa soddisfazione dai presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini dove stabilisce che i deputati e i senatori colpiti da condanne superiori a due anni, per reati di mafia e terrorismo e contro la pubblica amministrazione, perderanno il loro vitalizio. La Boldrini, soddisfatta del risultato ottenuto dice “Una bella giornata”, pensiero condiviso dal Pd, Scelta Civica, Fdi, Sel. Pietro Grasso scrive su Twitter: “#Senato approva delibera #stopvitalizi: un segnale forte, significativo e concreto dalle Istituzioni ai cittadini. Un bel segnale”. Anche la Boldrini esprime la sua soddisfazione su Twitter scrivendo: “A @Montecitorio approvata la delibera per #stopvitalizio agli ex deputati condannati per reati gravi. E' segnale forte di moralizzazione”. La Boldrini aggiunge: “C'e' sempre qualcuno che dice 'si poteva fare di più, ma finora mai nessuno era riuscito a fare questo”. Però non tutti apprezzano questa iniziativa poiché Fi e M5s  e i rappresentanti di Ap abbandonano la seduta prima del voto. Luigi di Maio (M5s) ha detto: “Non partecipiamo al voto. Questa porcata se la votano da soli”. Anna Rossomando dice: “E’ stata approvata una proposta equilibrata. M5s mirava a far saltare l'approvazione della delibera oggi per passare alla sede legislativa, con tempi più lunghi. Un atteggiamento che stupisce: è contradditorio viste le pressioni che avevano fatto”. Intanto il M5s parte all’attacco: “I membri dell'ufficio di Presidenza di Camera e Senato del M5S, Laura Bottici, Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino, stanno incontrando il presidente del Senato, Pietro Grasso. Al centro dell'incontro la questione vitalizi ai condannati. Non ha senso  che un cittadino non può essere eleggibile, in applicazione della legge Severino, se ha riportato una determinata condanna mentre se la stessa condanna la riceve mentre è parlamentare gli spetta pure il vitalizio. Per questi motivi nell'incontro col presidente del Senato si chiederà di intervenire per: includere nelle cause di abolizione del vitalizio anche chi è stato condannato per reati punibili con un massimo di pena di 4 anni come previsto nella bozza originaria di delibera Bottici-Grasso (e non 6), oltre che per abuso d'ufficio; escludere la riabilitazione come causa di ripristino del vitalizio; escludere la reversibilità del vitalizio in caso di decesso”. Fi e Ncd e precisamente Fabrizio Cicchitto (Ncd) afferma: “La revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati attraverso delibere degli Uffici di Presidenza delle Camere è una decisione grave e quanto meno di dubbia costituzionalità. La delibera dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati sulla cessazione dei vitalizi agli ex parlamentari condannati per reati di particolare gravità – si legge in una nota di Forza Italia – rischia di essere un boomerang clamoroso per il Parlamento e per i cittadini”.