EBOLA: UN NUOVO SPETTRO NONOSTANTE IL VACCINO

di Cinzia Marchegiani

Ginevra – Arriva l’annuncio da parte dell’OMS dei dati provvisori sul vaccino contro l’Ebola testato in Guinea grazie a dei volontari. Quest'aggiornamento sul vaccino contro l'Ebola avviene quasi in contemporanea allo studio pubblicato sulla rivista PLoS Biology che invece mette in guardia sugli effetti devastanti che i vaccini “non perfetti” possano facilitare l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio della stessa malattia grave.

I titoloni di alcuni giornali riportano il vaccino contro l’Ebola efficace al 100%, ma il comunicato dell’OMS riporta ben altra verità.

L’OMS pur annunciando che i risultati di un’analisi ad interim in Guinea dell’efficacia del vaccino VSV-EBOV (Merck, Sharp & Dohme) nella fase III, è altamente efficace contro Ebola, l'organismo indipendente di esperti internazionali – Il Consiglio di monitoraggio dei dati e di sicurezza – che hanno condotto la revisione, informa che il processo deve continuare. I risultati preliminari di analisi di questi dati provvisori sono pubblicati oggi sulla rivista britannica The Lancet.

Margaret Chan, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità addirittura lo etichetta come uno sviluppo estremamente promettente mentre ringrazia per il merito di questo studio, il governo della Guinea, gli abitanti delle comunità e dei nostri partner in questo progetto e spiega: “Un vaccino efficace sarà un altro strumento molto importante per entrambe le epidemie di Ebola attuali e futuri".
Servono iulteriori prove conclusive sulla sicurezza. Così mentre il vaccino fino ad ora mostra il 100% di efficacia nei soggetti, il comunicato spiega che sono necessarie ulteriori prove conclusive sulla sua capacità di proteggere le popolazioni attraverso quello che viene chiamato "immunità di gregge". A tal fine, l'autorità e l'etica recensione comitato di regolamentazione nazionale della Guinea hanno approvato la continuazione del processo.

Nuova scoperta sui vaccini mette allerta gli scienziati. In virtù dello studio che capovolge la sicurezza dei nuovi vaccini svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito, gli scienziati del mondo sono stati allertati nel considerare questa nuova scoperta, affinché si possa verificare con assoluta certezza la non pericolosità di influenzare l'evoluzione della virulenza di virus. Il professor Nair coautore di questa importante scoperta infatti affermava: "La nostra ricerca dimostra che l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio. Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri”. Cioè la stessa vaccinazione facilita il contagio del virus più virulento a persone non vaccinate. E nel caso di Ebola sarebbe un disastro mondiale. La sfida del futuro – spiegano gli scienziati di questa ricerca – è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell'uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi" spiegano gli autori dello studio inedito.

Sperimentazione in Guinea. Il processo di vaccinazione nella comunità della Guinea colpite ha cominciato colpite il 23 marzo 2015 per valutare l'efficacia, l'efficacia e la sicurezza di una singola dose di vaccino VSV-EBOV utilizzando una strategia di vaccinazione "anello". Ad oggi, più di 4000 contatti stretti di quasi 100 pazienti Ebola, compresi i familiari, vicini e colleghi di lavoro, hanno volontariamente partecipato alla sperimentazione. Il processo di randomizzazione è stato interrotto il 26 luglio per consentire tutte le persone a rischio di ricevere il vaccino immediatamente, e per ridurre al minimo il tempo necessario per raccogliere prove più conclusive necessaria per eventuali licenze del prodotto. Fino ad ora, il 50% degli anelli sono stati vaccinati 3 settimane dopo l'identificazione di un paziente infetto per fornire un termine di paragone con anelli che sono stati vaccinati immediatamente. Per ora questo processo si ferma, e ha incluso ragazzi dai 13 ai 17 anni. Sulla base di nuove prove di sicurezza, anche i bambini dai 6 ai 12 anni potranno essere inclusi.

"Il metodo di vaccinazione 'anello' adottato per la sperimentazione del vaccino si basa sulla strategia di eradicazione del vaiolo," ha detto John-Arne Röttingen, Direttore della Divisione di controllo delle malattie infettive presso l'Istituto norvegese di sanità pubblica e presidente del gruppo di studio direttivo. "La premessa è che vaccinando tutte le persone che sono venute in contatto con una persona infetta si crea un 'anello' protettivo e fermare il diffondersi del virus ulteriormente. Questa strategia ci ha aiutato a seguire l'epidemia disperso in Guinea, e fornirà un modo per continuare questo come un intervento di sanità pubblica in modalità di prova. "

L’OMS afferma:Se il vaccino è efficace, allora stiamo proteggendo i lavoratori in prima linea dal virus. "In parallelo con la vaccinazione anello, inoltre stiamo conducendo uno studio dello stesso vaccino sui lavoratori in prima linea", ha detto Bertrand Draguez, Dirigente Medico presso Medici senza frontiere. "Queste persone hanno lavorato senza sosta e mettere la loro vita in pericolo ogni giorno per prendersi cura dei malati. Se il vaccino è efficace, allora siamo già li protegge dal virus. Con tale elevata efficacia, tutti i paesi colpiti dovrebbero immediatamente iniziare e si moltiplicano vaccinazioni anello di rompere le catene di trasmissione e di vaccinare tutti i lavoratori in prima linea per proteggere i loro ".
Il processo è in corso di attuazione da parte delle autorità della Guinea, l'OMS, Médecins sans Frontières (MSF) e l'Istituto norvegese di sanità pubblica, con il supporto di un ampio partenariato di organizzazioni internazionali e nazionali."Si tratta di un risultato notevole, che mostra la potenza di partnership internazionali eque e flessibilità", ha dichiarato Jeremy Farrar, direttore del Wellcome Trust, uno dei finanziatori del processo. "Questa partnership dimostra anche che tale lavoro critico è possibile nel bel mezzo di una terribile epidemia. Si dovrebbe cambiare come il mondo risponde a queste minacce di malattie infettive emergenti. Noi, e tutti i nostri partner, resta pienamente impegnata a dare al mondo una cassetta di sicurezza e vaccino efficace".
"Questo lavoro da record segna una svolta nella storia della salute R & S", ha detto il Vice Direttore Generale Marie-Paule Kieny, che guida la ricerca di Ebola e lo sforzo di sviluppo presso l'OMS. "Ora sappiamo che l'urgenza di salvare vite può accelerare la R & S. Saremo sfruttare questa esperienza positiva di sviluppare un quadro di preparazione di R & S globale in modo che se un altro grande focolaio di malattia sempre accade di nuovo, per qualsiasi malattia, il mondo può agire in modo rapido ed efficiente per sviluppare e utilizzare strumenti medici e prevenire una tragedia su larga scala. "

Lo spettro della nuova ricerca angloamericana. Vaccini che trasmettono e contagiano i non vaccinati. Un incubo per il virus Ebola. Ora il nuovo vaccino contro il virus dell’Ebola dovrà prendere in considerazione il nuovo studio del Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito, poiché gli stessi temono un colpo di coda dei nuovi vaccini soprattutto quelli contro pandemie devastanti. Il Professor Andrew Read infatti ha appena ammonito: "La preoccupazione ora è di circa vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l'evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, che trasmetta il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l'evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari”.




VACCINI: NUOVI INQUIETANTI SCENARI

di Cinzia marchegiani

Si parla spesso come i vaccini abbiamo cambiato la sanità e la tutela della salute nel mondo. Vengono descritti come sicuri, efficaci e necessari, mentre in realtà sono farmaci che trascinano con loro tutte le problematiche legate agli eventi avversi e spesso neanche studiati a lungo termine, non sono sempre efficaci, visto che perdono il loro effetto immunizzante nel tempo. Il dato oggettivo riguarda il fatto che si vaccina l’intera popolazione, mentre non si effettuano i controlli sugli anticorpi, quindi non si conoscono le stime reali nazionali e mondiali riguardo l’efficienza dei vaccini somministrati. Il vaccino è una sorta di scatola chiusa, un dogma a cui credere e affidarsi, in cui nulla ci è dato sapere.

Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology, riguardo esperimenti scientifici con il ceppo dell'herpes che causa la malattia di Marek nel pollame, per la prima volta, ha confermato la teoria molto controversa che alcuni tipi di vaccini consentono per l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio malattia grave. La ricerca ha implicazioni importanti per l'economia della sicurezza della catena alimentare e delle catene alimentari, così come per altre malattie che colpiscono l'uomo e gli animali agricoli.

Nuovi inquietanti scenari. Questa scoperta apre scenari devastanti riguardo soprattutto quei virus patogeni e altamente virulenti come l’Ebola, di cui si stanno eseguendo ricerche per la progettazione dei vaccini da dare all’intera popolazione. Sarebbe devastante per l’intera comunità mondiale un vaccino che trasmette il virus più letale e patogeno ad un altro uomo. Una reazione a catena senza via d’uscita.

Una scoperta sconcertante. La vaccinazione migliora il contagio dei patogeni più virulenti. La nuova ricerca, ha indagato su come l'uso di vaccini fallimentari o imperfetti possono influenzare l'evoluzione della virulenza di virus. Il lavoro è stato svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito.

I vaccini Imperfetti, o fallimentari, sono conosciuti come tali perché impediscono l'host vaccinati di ammalarsi, ma non impediscono la trasmissione del virus, in tal modo il virus è in grado di sopravvivere e diffondersi in tutta una popolazione.Nei  test del virus della malattia di Marek sono stati esguieguiti in gruppi di polli vaccinati e non vaccinati. I non vaccinati sono morti mentre quelli che sono stati vaccinati sono sopravvissuti e trasmesso il virus ad altri uccelli lasciati in contatto. "La nostra ricerca – spiega il prof. Nair – dimostra che l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio.Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri. Questi vaccini sono "perfetti", perché sono progettati per simulare la forte immunità che gli esseri umani sviluppano naturalmente dopo essere stati esposti ad una di queste malattie. La nostra ricerca dimostra che un altro tipo di vaccino permette forme estremamente virulente di un virus di sopravvivere – come quella per la malattia di Marek nel pollame, contro la quale l'industria del pollame è fortemente dipendente sulla vaccinazione per il controllo della malattia. "Questi vaccini consentono anche il virus virulento di continuare in evoluzione proprio perché permettono ai soggetti vaccinati, e quindi se stessi, per sopravvivere".

Vaccini che trasmettono e contagiano i non vaccinati. Un incubo per il virus Ebola. "I vaccini per le malattie umane sono i meno costosi interventi di sanità pubblica, più efficaci che mai abbiamo avuto", ha spiegato il Prof. Read, ma  molto preoccupato spiega: "Ma la preoccupazione ora è di circa vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l'evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, che trasmetta il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l'evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari", conclude il Professor Read.

Potrebbero alcuni vaccini guidare l'evoluzione dei patogeni più virulenti? E’ questa la domanda che si sono posti gli scienziati. La saggezza convenzionale è che la selezione naturale rimuoverà gli agenti patogeni altamente letali se la morte ospite riduce notevolmente la trasmissione. I vaccini che mantengono gli host vivo ma ancora permettono la trasmissione potrebbe quindi consentire ceppi molto virulenti di circolare in una popolazione. "Qui mostriamo sperimentalmente che l'immunizzazione dei polli contro il virus della malattia di Marek migliora l'idoneità dei ceppi più virulenti, rendendo possibile per i ceppi hyperpathogenic a trasmettere. L’immunità suscitata dalla vaccinazione diretta o con la vaccinazione materna prolunga la sopravvivenza di accoglienza, ma non previene l'infezione, la replicazione virale o la trasmissione, estendendo così i periodi di ceppi infettivi altrimenti troppo letali a persistere. I nostri dati mostrano che i vaccini contro la malattia che non impediscono la trasmissione in grado di creare le condizioni che favoriscono l'emergere di ceppi patogeni che causano la malattia più grave in ospiti non vaccinati".
 

C'è una aspettativa teorica che alcuni tipi di vaccini potrebbero indurre l'evoluzione di più virulenti ("caldi") patogeni. Questa idea deriva dalla nozione che la selezione naturale elimina ceppi patogeni che sono così virulenti che uccidono i loro ospiti e, di conseguenza, se stessi. I vaccini che consentono “i padroni di casa” a sopravvivere, ma non impediscono la diffusione del patogeno rilassarsi questa selezione, consente l'evoluzione dei patogeni più virulenti a verificarsi. Questo tipo di vaccino è spesso chiamato un vaccino che perde, "leaky". Quando vaccini prevenire la trasmissione, come è il caso per quasi tutti i vaccini utilizzati negli esseri umani, questo tipo di evoluzione verso una maggiore virulenza è bloccato. "Ma quando i vaccini falliscono, consentendo almeno un po’di trasmissione di agenti patogeni, potrebbero creare le condizioni ecologiche che permetterebbero ceppi virulenti di emergere e persistere. Questa teoria si è rivelata molto controverso quando è stato proposto per la prima oltre un decennio fa, ma qui riportiamo esperimenti con virus della malattia di Marek nel pollame che mostrano che i moderni vaccini che perde commerciali possono avere proprio questo effetto: consentono la ritrasmissione di ceppi altrimenti troppo letale per persistono. Pertanto, l'uso di vaccini che fallisce può facilitare l'evoluzione di ceppi patogeni che mettono gli host non vaccinati a maggior rischio di malattia grave. La sfida del futuro è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell'uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi" spiegano gli autori dello studio inedito.

Una scoperta allarmante che pone dei paletti all’uomo e allo scienziato, spesso troppo teso a raggiungere la perfezione dell’immunità non naturale, mentre la stessa profilassi vaccinale potrebbe aprire quella porta inquietante e produrre il veicolo letale per l’uomo stesso, in uno scenario da contagio senza via d’uscita. Purtroppo poco o nulla si muove verso studi sui effetti dei vaccini a lungo termine, le infinite variabili e le incognite che potrebbero innescarsi sono invero lasciate nell'ombra. Un fatto alquanto anomalo in quanto l'intero pianeta è condizionato dalle profilassi vaccinali, che hanno nel tempo mutato l'immunità naturale delle persone, in favore di quella prodotta dalla somministrazione dei virus patogeni attenuati o morti. 




ROMA, VIRUS EBOLA: SIAMO PRONTI PER AFFRONTARE L'EMERGENZA?

di Maurizio Costa

Roma – L'allarme Ebola è una realtà concreta da qualche mese a questa parte e la situazione peggiora giorno dopo giorno. Le vittime, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero più di 4.500 e i casi crescono ogni settimana. Sebbene sia un virus attivo soprattutto in Africa già dal 1976 è negli ultimi mesi che l'Ebola ha ucciso più persone di sempre: in linea di massima, il numero dei casi raddoppia ogni tre settimane. In Italia il virus non è ancora arrivato, ma se dovessimo ospitare un caso di un paziente sospetto o infettato dall'Ebola, come affronteremmo la situazione?

Roma ospita una delle due sole aziende ospedaliere scelte per curare eventuali casi di Ebola; parliamo dell'Ospedale "Lazzaro Spallanzani", munito di tutti gli strumenti per affrontare casi di contagio italiani. Qualsiasi ospedale d'Italia, dopo aver accertato che un paziente sia veramente colpito dal virus, dovrà inviare a Roma o a Milano, presso l'Ospedale "L. Sacco", la persona portatrice dell'Ebola.

Lo Spallanzani di Roma sembra essere l'ospedale più munito della Capitale per quel che riguarda le attrezzature per combattere il virus. Le misure di precauzione e di contatto con i presunti malati sono all'avanguardia e provviste di tutti gli strumenti necessari. Il Ministero della Salute impone l'utilizzo di un camice impermeabile, una mascherina chirurgica idrorepellente, occhiali a maschera e guanti (non sterili). Nei casi più gravi possono aggiungersi copricapo, calzari e doppi guanti; sembrerebbero delle misure molto generiche e non specifiche per la gestione di pazienti presunti portatori di Ebola.

Lo Spallanzani, dal canto suo, adotta copriscarpe o stivali, tuta completa idrorepellente, maschera FFP3 (il Ministero consiglia la FFP2), occhiali protettivi, grembiule impermeabile, mantellina e doppio paio di guanti chirurgici. Sebbene le misure siano altissime, il Direttore dello Spallanzani sembra tranquillo: "Il rischio di probabili contagi del virus Ebola in Italia è estremamente basso” – ha dichiarato Giuseppe Ippolito – “perché non abbiamo voli diretti dai tre Paesi a rischio."

Negli altri ospedali avviene la stessa cosa? Come emerge da un servizio de "Le Iene", non è proprio così: al "San Camillo" di Roma, per esempio, la stanza che dovrebbe ospitare un presunto malato di Ebola è situata in un corridoio senza porte e senza servizi igienici incorporati, obbligatori secondo il Ministero della Salute e l'Oms. Inoltre, le misure di protezione del corpo dei medici sono risultate incomplete e inadatte a coprire tutto il corpo.

Molti ospedali della Capitale non sono pronti per affrontare un eventuale caso in pronto soccorso. L'emergenza in Italia non è stata ancora raggiunta, ma in caso contrario ci sarebbe un grande problema nelle strutture ospedaliere di Roma.




NAPOLI, VIRUS EBOLA: ECCO COME SI PRESENTA LA CITTÀ DINANZI AI POSSIBILI CONTAGI

 

[ATTO DI INDIRIZZO STRATEGICO OPERATIVO POSTO IN ESSERE DALL'OSPEDALE CARDARELLI DI NAPOLI]

 

di Christian Montagna

Napoli – In un momento in cui tutto il globo è in fermento per il nuovo killer che porta il nome di Ebola, a Napoli, il problema sembra non interessare. Nessuna psicosi nelle scuole, nessuna precauzione nei luoghi pubblici. Niente di niente. Il virus che ha già mietuto vittime in altri paesi, continua a colpire. L'infezione da Ebola che porta a sviluppare febbre emorragica, si presenta con diverse sintomatologie: febbre alta, faringite, cefalea, nausea e vertigini e, in stato di avanzamento, causa sintomi ancora più gravi quali diarrea, feci scure o sanguinolente, vomito e occhi rossi e dilatati.

Tra gli esseri umani, il virus viene trasmesso attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei infetti come il sudore ad esempio. Il periodo di incubazione può variare di caso in caso e può arrivare anche ai venti giorni. In Costa d'Avorio, Congo e Gabon sono stati documentati i primi casi di infezione. Ma siamo sicuri che la gente sappia tutto ciò? Nei bar, al supermercato e nelle piazze, questa signora chiamata Ebola, ai napoletani è proprio sconosciuta. Eppure è il fenomeno mediatico del momento. Nonostante le 47031 presenze straniere del 2014 rilevate dai sondaggi Istat, nessuno ha ancora manifestato sospetti.

A Fiumicino ad esempio è accaduto che alcune mamme, insospettite e spaventate dalla presenza di una bimba nella classe dei loro figli che da poco era stata in Africa, hanno scatenato la protesta. E a Napoli? Come si sono organizzati gli ospedali per eventuali casi sospetti? Chi ha informato i medici di base? L'informazione dei medici di base ad esempio è fondamentale perché qualora dovesse esserci un caso sospetto, sarebbero i primi ad entrarvi in contatto.

L'unico caso, per fortuna un falso allarme, era stato registrato all'Ospedale Cotugno di Napoli. A scatenarlo fu il trasferimento di un bambino di tre anni di origini nigeriane dall'Ospedale Santobono al Cotugno, specializzato proprio nelle malattie infettive. Per fortuna però le analisi dei sanitari accertarono che non si trattò di Ebola bensì di malaria. Come si presentò il Cotugno in quel momento all'emergenza? A detta dei sanitari, le regole imposte dal protocollo del Ministero della Salute furono rispettate a pieno e non ci furono problemi riguardo l'organizzazione della struttura nella messa in sicurezza degli altri pazienti e dei sanitari.

In un'intervista telefonica, ai microfoni dell'Osservatore d'Italia, parla il dottor Ciro Coppola, Direttore Sanitario del dipartimento di emergenza dell'ospedale Cardarelli di Napoli riguardo le precauzioni prese dall'ospedale in merito ai sospetti casi di Ebola.Il direttore ci comunica che all'interno dell'area di pronto soccorso dell'ospedale, è stato allestito un box in cui il caso clinico sospetto viene allontanato dagli altri e attende la visita dell'infettivologo. Una volta accertato il contagio, il paziente viene trasferito al centro di riferimento regionale che in Campania è l'ospedale Cotugno. A sua volta da li, si predispone il trasferimento allo Spallanzani di Roma, unico ospedale dotato della diagnostica per gestire la malattia al Sud Italia oppure al Sacco di Milano per il Nord Italia. Secondo quanto predisposto dal protocollo del Ministero della Salute, l'ospedale è fornito dei dispositivi individuali di protezione ma non è predisposto alla cura di tale virus. 




EBOLA, OBAMA: "NON C'È EMERGENZA NEGLI USA"

di Maurizio Costa

Barack Obama abbassa i toni dell'emergenza globale di Ebola e cerca di portare un po' di calma. In conferenza stampa, il presidente degli Stati Uniti afferma che la missione principale dei governi europei e americani è quella di aiutare i paesi più colpiti dall'epidemia, cioè Sierra Leone, Liberia, Nigeria e Guinea.

"Le probabilità di una diffusione del contagio negli Usa sono molto basse – ha dichiarato Obama, che ha poi continuato – ho stretto mani, abbracciato e baciato medici e infermiere all’Emory Hospital di Atlanta (dove vengono curati i pazienti che hanno contratto il virus) e mi sono sentito sicuro nel farlo."

Il sindaco di Dallas, Mike Rawlings, città dove è situato l'Ospedale che ha avuto in cura la prima vittima dell'Ebola in suolo statunitense e anche l'infermiera che lo ha curato e che adesso è in gravi condizioni, ha affermato che anche la seconda infermiera venuta a contatto con il "paziente zero" è sotto osservazione e versa in una situazione problematica.

Quindi, fino ad ora, negli Stati Uniti, c'è stata una sola vittima, mentre i contagiati sarebbero solamente due e corrispondono alle infermiere che hanno curato la persona deceduta a Dallas di Ebola.

Negli Usa è sorta anche una grande polemica dopo la comparsa su Internet di un video che vede una persona, probabilmente un giornalista, che si avvicina all'ambulanza con all'interno l'infermiera che ha contratto l'Ebola. Questa persona non ha nessuna tuta né protezioni davanti alla bocca. Dopo qualche minuto, i dottori intorno all'ambulanza hanno allontanato il presunto giornalista ma lo scandalo rimane.

I morti di Ebola sono arrivati a quasi 4.500 e si cerca di fermare i focolai africani, che, a differenza degli anni scorsi, hanno colpito le grandi città. Questa differenza porta all'espansione incontrollata del virus.




EBOLA: NUOVO CASO IN TEXAS

di Maurizio Costa

DALLAS – Un nuovo caso di Ebola è stato registrato in Texas, nello stesso ospedale dove è morto Thomas Eric Duncan e dove è stata infettata l'infermiera che si curava di lui.

Un altro addetto dell'ospedale, infatti, tenuto sotto anonimato, è stato colpito dalla malattia. Il nuovo contagiato si trova in isolamento ma il rischio è che l'ospedale texano sia diventato un focolaio del virus.

In una nota, l'ospedale afferma che all'interno della struttura verranno prese tutte le misure di sicurezza per scongiurare una rapida espansione dell'Ebola.

Il direttore dell'Ospedale, Thomas Frieden, ha dichiarato che ci potrebbero essere altri casi individuali all'interno della struttura.

Ebola ha ucciso quasi 4.500 persone in tutto il mondo. Dopo aver raggiunto gli Usa, c'è stata una vittima anche in Europa e la situazione non fa che peggiorare.

 




OMS: “EBOLA È LA PEGGIORE EMERGENZA SANITARIA DELL’ERA MODERNA”

di Maurizio Costa

L’Organizzazione Mondiale della Sanità non usa mezzi termini per descrivere la diffusione del virus Ebola, che negli ultimi mesi ha causato più di 4.000 vittime.

Secondo l’Oms “è la più intensa e acuta emergenza sanitaria che si sia mai vista nell’era moderna”. “Ebola – continua l’Organizzazione – può essere controllata solamente se le persone vengono adeguatamente informate sulle modalità del contagio e sulla prevenzione.”

Margaret Chan, Direttore Generale dell’Oms, ha dichiarato che “il 90% dei costi economici di qualsiasi epidemia provengono da sforzi irrazionali e disorganizzati volti a evitare l’infezione”.

Inoltre, l’Oms afferma che la paura viaggia più veloce del contagio; in questo momento, anche in zone dove la malattia non è arrivata, la gente ha paura di contrarla.

Il problema principale che ha analizzato l’Oms è il fatto che l’Ebola crea disagi alle economie dei paesi colpiti dal virus. Bisognerebbe stilare un piano di intervento economico per cercare di far fronte all’emergenza senza creare dissesti alle economie mondiali.

Dati – Secondo "Emergency", solamente nella giornata di sabato, in Sierra Leone, sono stati verificati 94 nuovi casi, senza contare altre 31 persone che potrebbero aver contratto il virus.

Anche le Nazioni Unite si schierano per contrastare la diffusione. Il Segretario Generale, Ban Ki-moon, ha affermato che per evitare di diffondere ulteriormente Ebola, bisogna isolare le persone infette e dividerle dalla società e dalle famiglie di appartenenza.




EBOLA: IL PIANO DELL'OMS PER FERMARE LA TRASMISSIONE

di Maurizio Costa

Il virus Ebola non smette di fare vittime in Africa Occidentale: ad oggi, sono morte 1.552 persone su 3.069 casi certificati. Inoltre, il 40% dei casi di infezione si concentrano negli ultimi 21 giorni e la percentuale di morte è attestata al 52 per cento.

Con questi numeri alla mano, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di stilare un programma di intervento per fermare la trasmissione della malattia entro 6-9 mesi ed evitare la propagazione internazionale del virus al di fuori dei confini.

L'Oms, prima di tutto, dovrà mappare e localizzare le zone dove la malattia miete più vittime. Certificati i territori maggiormente colpiti, l'Organizzazione dovrà garantire la sicurezza dei Paesi e cercare di intervenire sul campo. Inoltre, gli Stati colpiti dalla malattia, dovranno rafforzare le misure di sicurezza per cercare di annientare il virus.

Insieme alle Nazioni Unite, l'Oms fornirà ai laboratori e ai centri di cura molti materiali e medicinali per contrastare l'Ebola: dai disinfettanti ai sacchi per i cadaveri. Le sepolture, infatti, dovranno essere controllate da esperti del settore per evitare che il virus si diffonda anche attraverso i cadaveri. Molta attenzione verrà riservata all'approvvigionamento di acqua e cibo, essenziali per mantenere in salute le persone infette e diminuire la percentuale di mortalità.

Tutti i viaggi aerei verranno monitorati e le persone colpite dal virus non potranno varcare le frontiere senza un visto speciale. Inoltre, l'Oms, in accordo con banche e istituti di credito, fornirà finanziamenti ai Paesi colpiti dall'Ebola per cercare di farli risollevare dopo il disastro.

Tutti i nuovi casi di infezione dovranno essere trasmessi e segnalati, affinché si preparino le strutture adatte e per cercare di non far entrare in contatto gli infetti con altre persone sane.

Tutti gli aeroporti internazionali dovranno segnalare i casi di febbre sospetta e isolare gli individui che presentano questi disagi.




EBOLA: IN GIAPPONE PRONTO UN FARMACO CONTRO IL VIRUS

di Maurizio Costa

Un'azienda giapponese ha prodotto un farmaco anti-influenza contro l'Ebola, l'epidemia che sta devastando molti Paesi africani e non solo. La Toyama Chemical Co., infatti, ha creato l'Avignan* (T-705) che, grazie ad un nuovo meccanismo, sarebbe in grado di contrastare il virus Ebola.

Il farmaco, annunciato durante una conferenza stampa del portavoce di Fujifilm, il gruppo con a capo la Toyama, riuscirebbe ad arginare l'epidemia che sta causando decine di morti in tutto il mondo.

Yoshihide Suga, capo di gabinetto nipponico, ha affermato che il Giappone sarebbe pronto ad offrire questa nuova tecnologia all'Organizzazione Mondiale della Sanità.

L'Avigan è un farmaco inibitore della RNA polimerasi virale che riduce la propagazione del virus nelle cellule del corpo. Il farmaco è prodotto su richiesta del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare.

Intanto, il virus Ebola ha infettato un cittadino britannico e anche un membro dell'Oms. Dopo Sierra Leone, Liberia e Guinea, il virus è arrivato anche nella Republica Democratica del Congo.
 




VIRUS EBOLA, PANICO DA ZEBOV: LA VARIANTE KILLER DEL VIRUS

Redazione

L'epidemia di Ebola in corso in Africa comincia a preoccupare anche chi si trova dall'altra parte del mondo, tanto che i Centers for Diseases Control (Cdc) hanno deciso di alzare il livello di allerta, preparandosi all'eventualità, tutt'ora considerata remota, di un arrivo del virus su suolo statunitense. Il presidente americano Barack Obama si tiene "costantemente informato" sull'espansione dell'epidemia in Africa.

A non far dormire sonni tranquilli sono le notizie provenienti dall'Africa, dove l'epidemia non sembra dare segni di rallentamento.Era il 1976, quando si cominciò a sentir parlare di Ebola. Un virus fino ad allora poco conosciuto, che colpiva i villaggi africani dello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) con una violenza inaudita: il tasso di mortalità superiore al 90 per cento e un’incubazione talmente breve da rendere difficile l’intervento tempestivo in quei centri sperduti nel cuore dell’Africa. Più di tutto, quello che colpì l’immaginario collettivo furono gli effetti sul corpo: bubboni, febbre, emorragie interne ed esterne. Il virus scomparve per poi riapparire nel 1995: i morti furono 298. Ora il virus che sta mettendo  in ginocchio alcuni Paesi africani  è tornato a colpire. Ha un tasso  di mortalità del 90 per cento e non esistono cure efficaci. Nella sua storia ha ucciso poco più  di 2mila persone. Il primo caso  venne scoperto in Congo nel 1976.Oggi, che è tornato a colpire in Liberia, Sierra Leone e Guinea (e purtroppo ha sconfinato anche in Nigeria, dove il Governo ha  ordinato che tutti i valichi di frontiera siano messi in allerta), le vittime sono già 670 e gli infettati oltre 1200: la più grande epidemia di Ebola mai conosciuta. La Liberia, uno dei paesi più colpiti, dopo la chiusura quasi totale delle frontiere ha addirittura vietato le partite di calcio, possibile fonte di contagio. Sono 1201 i casi di Ebola confermati fono a questo momento in Africa, con 672 morti, secondo il conteggio dell'ultimo bollettino dell'Oms, pubblicato il 27 luglio.

Ma che cos’è Ebola? Perché è così terribile? E soprattutto, perché se ne parla più che della malaria, che è molto più letale e ogni anno uccide almeno 670mila persone (dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità)?

Andiamo con ordine. Nel 1995 nell’ospedale di Yambuku (ex Zaire), gestito da alcune suore, scoppiò un’epidemia violentissima dall’origine sconosciuta. All’inizio nessuno capiva di cosa si trattasse: i pazienti arrivavano con febbri altissime, poi sopravvenivano lacerazioni del tessuto cutaneo, danni agli organi (fegato, milza e reni soprattutto) come risultato di una necrosi, vomito ed emorragie e infine la morte. Molti medici però scambiarono all’inizio Ebola per malaria, e la curarono (senza successo) con il chinino. Bastarono pochi giorni per capire che invece il virus – comparso per la prima volta in quelle zone nel 1976 – era tornato. Non lo si credeva possibile – era rimasto nascosto per tanto tempo da pensarlo debellato. E invece no. I giornali e le tv cominciarono a parlarne e a diffondere le immagini dei pazienti colpiti.

La variante del virus venne chiamata Ebola Zaire (ZEBOV) per distinguerla da quella che aveva causato pochi mesi prima un’epidemia in Sudan. ZEBOV è attualmente la variante più pericolosa di Ebola, e purtroppo secondo l’OMS, l’epidemia attualmente in corso in Africa occidentale è causata proprio da ZEBOV. Il virus fa parte dei filoviridae, una famiglia di virus vecchia di milioni di anni: il virus uccide piuttosto in fretta, rendendo difficile che una persona contagiata riesca a contagiarne molte altre. Tuttavia le prime grandi epidemie cominciarono in villaggi africani dove c’era l’usanza di baciare i corpi dei morti. Un solo morto di Ebola poteva quindi infettare un intero villaggio, complice la totale mancanza di norme igieniche, di prevenzione e le difficoltà dei fragili Governi di quei Paesi di fare una corretta informazione sul fenomeno.Armand Sprecher, medico di Medici senza Frontiere di stanza in Congo, specializzato in febbri emorragiche come l’Ebola e il Marburg,  ha spiegato in un’intervista: «Probabilmente all’origine il virus era nei pipistrelli, da lì si è spostato nelle grandi scimmie e poi negli uomini. Si trasmette tra gli uomini attraverso il contatto coi fluidi corporei (sangue, vomito, diarrea…), che, punto importante, può avvenire durante la cura dei malati. Questo significa che durante un’epidemia di Ebola il virus tende a diffondersi anche al personale sanitario e ai familiari dei pazienti».

Dal punto di vista medico, il dramma è che non esistono vaccini o terapie efficaci per curarla. L’alta mortalità e la scarsità di cure adeguate, classificano Ebola come un agente bioterroristico: come arma terroristica, è stato utilizzato dai membri della setta giapponese Aum Shinrikyo, il cui leader, Shoko Asahara, inviò circa 40 membri in Zaire nel 1992 i per fingersi di supporto medico alle vittime nel tentativo di acquisire un campione virale. Anche per questo a Ebola sono stati dedicati diversi libri e anche dei film (ben quattro, di cui due prodotti da Hollywood). Mentre nella realtà il virus rimane un’entità sconosciuta, un mistero che nessuno scienziato è riuscito ancora a circoscrivere. E che per questo suscita al contempo curiosità e paura.

L'ECDC evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ha comunicato di continuare a monitorare attentamente la situazione dello scoppio di epidemia di Ebola nella regione dell'Africa occidentale. La probabilità che la malattia si propaghi al di fuori dell'Africa occidentale è molto bassa. Anche se a far crescere la preoccupazione è stata anche la vicenda di Kent Brantly, giovane medico statunitense che ha contratto il virus in Liberia. Secondo gli ultimi aggiornamenti il dottore missionario sta peggiorando e la sua prognosi è grave. A renderlo noto il suo amico e collega David Mcray, del Jps Health Network di Fort Worth.Il medico colpito dalla febbre emorragica soffre di febbri alte, mal di testa, dolori addominali ed è in isolamento vicino a Monrovia, a 12 miglia dall'ospedale dove lui stesso ha trattato i pazienti colpiti già dall'ottobre 2013. Mcray, che è in contatto sia via e-mail che per telefono con il collega malato, ha riferito ai media Usa che lo stesso Brantly sia è detto "terrorizzato" dalla progressione della malattia.
 




EBOLA: IL RISCHIO DEL VIRUS ANCHE IN ITALIA

Tra i vari procedimenti attivati dal Ministero della Salute vengono previsti controlli sugli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio, affidato al Ministero degli Esteri, dei cittadini italiani presenti nelle zone colpite dall’epidemia.

 

di Maurizio Costa

Roma – Il virus Ebola, che sta mettendo in preoccupazione mezzo mondo, ha già contagiato almeno 230 persone in Guinea e in Liberia. Per paura che il contagio si possa diffondere in altre zone del pianeta, tutti i maggiori aeroporti sono stati avvertiti e i passeggeri a rischio vengono controllati giornalmente dalle autorità sanitarie.

Sebbene possano sembrare utili, queste misure di sicurezza che controllano un eventuale contagio delle persone che viaggiano in aereo sono state definite troppo costose e con impatto limitato dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Non per questo i controlli cesseranno; anche perché la stessa Organizzazione ha diffuso sul suo sito una mappa che mostra i Paesi contagiati e i casi riscontrati in tutto il mondo. Gli Stati più a rischio sono, naturalmente, Guinea e Liberia (129 morti nel primo e 13 nel secondo), ma sono stati riscontrati casi anche nella Repubblica del Congo e in Zaire.

Il fatto che preoccupa maggiormente è che nella cartina viene colorata anche l'Italia, sebbene i casi riscontrati si riferiscano solamente ad alcune scimmie infette che sono state importate dalle Filippine, altro Paese a rischio. Intanto lo scorso 4 aprile il nostro Ministero della Sanità ha emanato una circolare in cui veniva comunicato l’avviamento di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti di ingresso internazionali in Italia. La nota ministeriale è stata inviata all’Enac, al Ministero degli Esteri, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana. Tra i vari procedimenti attivati dal Ministero della Salute vengono previsti controlli sugli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio, affidato al Ministero degli Esteri, dei cittadini italiani presenti nelle zone colpite dall’epidemia.  Il dato che impensierisce in maggior misura gli studiosi è il tempo di incubazione del virus che può variare da due fino a ventuno giorni per la trasmissione a contatto con sangue e secrezioni, ed arrivare a 49 giorni per contagio derivante dallo sperma.

Il virus Ebola ha una mortalità che arriva fino al 90%. L'OMS avverte che: "Il rischio di contagio per chi visita le aree infette è comunque molto basso. I viaggiatori devono comunque essere avvertiti e sapere come si trasmette la malattia e come evitarla." L'Ebola si trasmette soprattutto con il sangue e i liquidi corporei. Si rischia soprattutto se si entra in contatto con uomini e scimmie che siano state infettate o che siano già morte.

Tutte le notizie che parlavano di un contagio nell'isola di Lampedusa sono false e infondate. L'OMS assicura che è tutto sotto controllo e decine di laboratori stanno lavorando e studiando una cura, che fino ad ora non esiste.