COTRAL: ATTENTI A NON ALIMENTARE L’ANTIPOLITICA

 

Siamo in possesso di una email, che metteremo a disposizione soltanto della Magistratura o del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti qualora ci venisse chiesto.

 

di Chiara Rai

Cotral – La storia è semplice: oggi venerdì 3 ottobre l’attuale Cda avrebbe dovuto levare le tende e invece è tutto saltato a data da destinarsi.

Se dalle istituzioni si offrono argomenti per cadere nel qualunquismo, si rischia una situazione di tutti contro tutti. Si pensi per esempio a quanto accade a Corcolle. I servizi non ci sono e allora la gente se la prende nei confronti di chi sta peggio o si scaglia contro quei poveri operatori dei servizi, che talvolta circolano in quei quartieri.  Che succede allora? “ via la politica, ci facciamo giustizia da soli”.

E così è a tutto campo. Tutto ciò che è pubblico, oggi, al contrario di un decennio fa, non è considerato come una conquista per lavoratori e utenti, ma è considerato ormai come un ostacolo ai propri diritti costituzionalmente garantiti. Così vale per Cotral.

Ci chiediamo la politica cosa fa di fronte a presunte illegalità più volte denunciate sulle pagine del nostro quotidiano. A tale riguardo è disponibile il nostro dossier [CLICCARE PER LEGGERE IL DOSSIER]

Dunque, che fa la politica di fronte ad un crollo del servizio che non ha precedenti (soltanto oggi l’Ad Surace asserisce che mancano 350 autisti mentre ai tempi della Polverini diceva che gli autisti erano in eccedenza), di fronte ad un deficit cronico da 20 milioni di euro l’anno (Cotral è la sesta società peggiore del Tpl nazionale), di fronte alle dichiarazioni del governatore Zingaretti di voler voltare pagina. Ciò che ravvisiamo è un inspiegabile immobilismo.

O forse più d’una spiegazione in realtà c’è. I motivi potrebbero essere sostanzialmente due:

O perché tra politici non si mettono d’accordo su come occupare le poltrone del nuovo Cda o per permettere all’attuale Cda di concludere alcune nebulose questioni che non ci è dato conoscere.

Nel primo caso sarebbe vergognoso perché non si tiene conto del distacco che hanno ormai i cittadini dalle istituzioni,  quei cittadini che ancora credono, e meno male, nei partiti e nella democrazia. Si pensi addirittura che Di Cori, lo stesso segretario del circolo Pd Cotral (nonostante sia distaccato ormai alla sanità da tempo) racconta in una lettera di due giorni fa ai propri iscritti che la politica fa schifo perché fa solo clientela e promozioni ( si badi bene che lui non sembrerebbe escluso dalla cerchia dei fortunati), ben vengano i tecnici dirigenti tecnici per il nuovo Cda. Il colmo detto da chi sembrerebbe voler a tutti costi additare la pagliuzza nell’altrui occhio senza menzionare la trave che è nel proprio.

Nel secondo caso, dicevamo, siamo in possesso di una mail, che metteremo a disposizione soltanto della Magistratura o del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti qualora ci venisse chiesto, che riporta un colloquio confidenziale nel quale si dava per certo che, per una serie di motivi ben precisi esposti nella mail, l’assemblea dei soci del tre ottobre non si sarebbe tenuta.  Noi ancora non ci crediamo.

In questo quadro ci sono voci che continuano a rincorrersi, c’è chi rimane sgomento e disilluso, ma ci sono invece altri personaggi  che ancora aspettano di saziare il loro appetito e non mollano gi scranni occupati ai tempi della Polverini. 

In tutto questo l’Amministratore Delegato Vincenzo Surace continua con i suoi comunicati stampa trionfalistici, lui, sopravvissuto alla Polverini e conscio insieme ad altri, che qualora dovessero perdere questo posto, ci vorrà del tempo prima che torni una congiuntura astrale a loro così favorevole alla cui scia fecero luce e clamore personaggi della caratura di Fiorito, la Dama Bianca e altri. Infatti, di recente ogni volta che viene criticato, l’Ad parla d’altro ricordando il suo impegno nel riparare i presunti danni  che a suo dire sarebbero stati prodotti dai tre dirigenti licenziati e addirittura rinviati a giudizio o condannati almeno due anni. Sempre secondo lui,  sappiamo che non è così e che si tratta di notizie tendenziose fatte circolare ogni tre mesi da alcuni giornalisti.  Tanto per ricordare, uno dei dirigenti era al Personale, che non è un centro di costo, l’altra all’Esercizio da un solo anno e l’altro alle manutenzioni. Ma si badi bene che il responsabile dell’esercizio  e delle manutenzioni, da dieci anni a questa parte è stato ed è Arcangeli, oggi braccio destro dell’Ad.

Si potrebbe quindi avanzare un appello all’attuale governatore della Regione Nicola Zingaretti affinché sconfigga l’antipolitica. E’ un atto di coraggio che se intrapreso non avrà ripercussioni da parte di nessun consigliere sebbene palesemente in disaccordo con le scelte del presidente. Di certo nessuno metterebbe a rischio la propria poltrona.

Le scelte coraggiose e innovative andrebbero prese subito.  Ogni giorno ulteriore che passa è un colpo alle istituzioni, all’immagine di chi detiene il timone della Regione Lazio e soprattutto è un danno ai cittadini e lavoratori di Cotral.




COTRAL: LA GRANDE VERGOGNA!

 
 

 

Il presidente Cotral Domenico De Vincenzi , d' accordo con l'amministratore Delegato Cotral Vincenzo Surace ha convocato per martedì 16 settembre un consiglio d’amministrazione con all'ordine del giorno, tra gli altri, il premio di risultato per i dirigenti.

 

In tutto questo vorremmo chiedere al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti perché tutto questo viene permesso? Il premio di risultato può essere ancora bloccato. Ma non lo facciamo. Non gli chiediamo di arrestare questa vergogna. Un anno fa fu proprio il presidente della Regione Zingaretti che quando ripianò a Cotral i primi 26 milioni disse che avrebbe rinnovato. Che succede? Perché non si è agito più e sono passati altri 365 giorni?

 

di Chiara Rai



Cotral – Loro premiati e noi mazziati, verrebbe voglia di dire. Ma non lo diciamo. Chi l’avrebbe mai detto che dopo ben 10 puntate di inchiesta su “Cotral: “Apriamo il vaso di pandora” dovessimo tornare sull’argomento più sgomenti di prima riguardo lo sperpero di denaro pubblico.

Non c’ è limite all’ingordigia, verrebbe voglia di dire, ma non lo diciamo: Mai come in questo periodo la società di trasporti del Lazio – Cotral – ha calcato la scena nelle pagine dei quotidiani ma non solo. Cotral è presente sui social con gruppi che si sono uniti per la disperazione dei disservizi, nei tweet rabbiosi dei pendolari, sulle bacheche multimediali di migliaia di persone. Tanta fama è dovuta ad una gestione che fa chiacchierare perché predilige gli affidamenti diretti, gli stipendi d’oro dei dirigenti, le liquidazioni ad personam, il rischio di frode e di doppie fatturazioni.

Avremmo avuto il desiderio di ricordare anche questi spiacevoli equivoci. Ma non lo facciamo! Adesso vi chiederete perché torniamo a scrivere, ma perché il fondo non è stato ancora toccato e se qualche illuso ha pensato che peggio di così non poteva andare si sbaglia.

Il presidente Domenico De Vincenzi , d' accordo con l'amministratore Delegato Vincenzo Surace (sì, sempre i loro i nominati della Polverini che mantengono la postazione in attesa del cambio di guardia) ha convocato per martedì 16 settembre un consiglio d’amministrazione con all'ordine del giorno, tra gli altri, il premio di risultato per i dirigenti. No, non e' uno scherzo anche se avremmo desiderato che lo fosse: Gli utenti non capiscono un bel niente. Va tutto alla grande. Ottimi risultati per un thriller horror: un bilancio trapezista, un finanziamento infinito dalla Regione Lazio, il rosso profondo della spirale economica, un crollo del servizio vertiginoso, le inchieste, i rapporti inquietanti del collegio dei sindaci e intanto che si fa per ammazzare il tempo? Nulla di tutto ciò è vero e per controcanto, allo stipendio netto di 11 mila euro al mese riservato a Vincenzo Surace (meravigliosa Polverini ), ai 7 mila di Arcangeli, Ricevuto, Tanzi, Blasucci, Turriziani…. il Cda, preso da un appetito inarrestabile decide di aggiungere una cifra netta di almeno 30 mila euro per ognuno di questi signori.

Una vergogna di questi tempi. Davvero una vergogna e intanto il Governo parla di “ferie solidali” di auto blu all’asta, delle Forze dell’ordine che non devono lamentarsi se gli stipendi sono bloccati da cinque anni. Una vera vergogna che avrebbe potuto essere evitata con un atto di buonsenso.

Non diciamo che tutti non siano meritevoli ma a questa voragine di sperperi senza fine si poteva pur mettere un freno nel non concedere i premi di produzione o nel riceverli e poi automaticamente rinunciarvi. Questi sono soldi della collettività.

All'ordine del giorno c'è anche la ripresa della discussione sul licenziamento del dirigente Cotral Blasucci, tornato in auge con la Polverini per supportare Surace ma durato solo cinque mesi al Personale, sarà perché forse gli è andata a monte come quando dirigeva la lotta all'evasione tariffaria? Lì, vorremmo dire che si è trattato di un flop. Ma non lo diciamo. E pure Blasucci e' tra i dirigenti piu pagati d'Italia. E che lavoro avrebbe svolto? Nei cinque mesi passati a dirigere il Personale, lo immaginiamo super impegnato a scandagliare, studiare, analizzare, la vita e le opere (a partire dalla nascita) del suo predecessore Vincenzo Maccauro su direttiva di Surace. Allora pensavano che volesse scrivere un libro su Maccauro. Scherzi a parte, questo lavoro lo ha portato a produrre delle prove per far licenziare gli ormai famosi tre dirigenti che sono poi state tutte smentite e contestate dalla Magistratura.

Quanti danni però! Si pensi che l'avvocato di Vincenzo Surace, che difende la Polverini e la “dama bianca”, ha incassato in questi due anni per la causa Maccauro (senza cavarne un ragno dal buco finora) e per recuperare crediti contro la Regione e l’ATAC , circa 600 mila euro. Oggi decidono di licenziare Blasucci. Già una volta si tentò di farlo, ricordate? Lui si ammalò improvvisamente per sei mesi. In tutto questo vorremmo chiedere al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti perché tutto questo viene permesso? Il premio di risultato può essere ancora bloccato. Ma non lo facciamo. Non gli chiediamo di arrestare questa vergogna. Un anno fa fu proprio il presidente della Regione Zingaretti che quando ripianò a Cotral i primi 26 milioni disse che avrebbe rinnovato. Che succede? Perché non si è agito più e sono passati altri 365 giorni?

Eppure per insediare a Cotral patrimonio un pensionato da 12 anni con contratto triennale c’è voluto un batter d’occhio. E se altrettanto velocemente nominasse un nuovo Cda, magari con una donna al timone! Sarebbe una rivoluzione. Allora Cotral potrebbe davvero riprendersi. Nuovo Cda purché non lottizzato con incapaci e senza titoli: una bella sfoltita ai dirigenti dalle uova d’oro che sono otto di cui 6, almeno per quanto ci risulta, possono usufruire di pensione da 5 mila euro netti. Il reintegro dei tre licenziati e un bel “si riparte”, da dove il discorso si era interrotto. Ogni giorno di ritardo al cambiamento e' un regalo alla mala gestio

Vi invitiamo a leggere il dossier pubblicato dal nostro giornale… realizzato in solitaria!

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COTRAL: VERGOGNA!

 

Il presidente Cotral Domenico De Vincenzi , d' accordo con l'amministratore Delegato Cotral Vincenzo Surace ha convocato per martedì 16 settembre un consiglio d’amministrazione con all'ordine del giorno, tra gli altri, il premio di risultato per i dirigenti.

 

In tutto questo vorremmo chiedere al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti perché tutto questo viene permesso? Il premio di risultato può essere ancora bloccato. Ma non lo facciamo. Non gli chiediamo di arrestare questa vergogna. Un anno fa fu proprio il presidente della Regione Zingaretti che quando ripianò a Cotral i primi 26 milioni disse che avrebbe rinnovato. Che succede? Perché non si è agito più e sono passati altri 365 giorni?

 

di Chiara Rai

Cotral – Loro premiati e noi mazziati, verrebbe voglia di dire. Ma non lo diciamo. Chi l’avrebbe mai detto che dopo ben 10 puntate di inchiesta su “Cotral: “Apriamo il vaso di pandora” dovessimo tornare sull’argomento più sgomenti di prima riguardo lo sperpero di denaro pubblico.

Non c’ è limite all’ingordigia, verrebbe voglia di dire, ma non lo diciamo: Mai come in questo periodo la società di trasporti del Lazio – Cotral – ha calcato la scena nelle pagine dei quotidiani ma non solo. Cotral è presente sui social con gruppi che si sono uniti per la disperazione dei disservizi, nei tweet rabbiosi dei pendolari, sulle bacheche multimediali di migliaia di persone. Tanta fama è dovuta ad una gestione che fa chiacchierare perché predilige gli affidamenti diretti, gli stipendi d’oro dei dirigenti, le liquidazioni ad personam, il rischio di frode e di doppie fatturazioni.

Avremmo avuto il desiderio di ricordare anche questi spiacevoli equivoci. Ma non lo facciamo! Adesso vi chiederete perché torniamo a scrivere, ma perché il fondo non è stato ancora toccato e se qualche illuso ha pensato che peggio di così non poteva andare si sbaglia.

Il presidente Domenico De Vincenzi , d' accordo con l'amministratore Delegato Vincenzo Surace (sì, sempre i loro i nominati della Polverini che mantengono la postazione in attesa del cambio di guardia) ha convocato per martedì 16 settembre un consiglio d’amministrazione con all'ordine del giorno, tra gli altri, il premio di risultato per i dirigenti. No, non e' uno scherzo anche se avremmo desiderato che lo fosse: Gli utenti non capiscono un bel niente. Va tutto alla grande. Ottimi risultati per un thriller horror: un bilancio trapezista, un finanziamento infinito dalla Regione Lazio, il rosso profondo della spirale economica, un crollo del servizio vertiginoso, le inchieste, i rapporti inquietanti del collegio dei sindaci e intanto che si fa per ammazzare il tempo? Nulla di tutto ciò è vero e per controcanto, allo stipendio netto di 11 mila euro al mese riservato a Vincenzo Surace (meravigliosa Polverini ), ai 7 mila di Arcangeli, Ricevuto, Tanzi, Blasucci, Turriziani…. il Cda, preso da un appetito inarrestabile decide di aggiungere una cifra netta di almeno 30 mila euro per ognuno di questi signori.

Una vergogna di questi tempi. Davvero una vergogna e intanto il Governo parla di “ferie solidali” di auto blu all’asta, delle Forze dell’ordine che non devono lamentarsi se gli stipendi sono bloccati da cinque anni. Una vera vergogna che avrebbe potuto essere evitata con un atto di buonsenso.

Non diciamo che tutti non siano meritevoli ma a questa voragine di sperperi senza fine si poteva pur mettere un freno nel non concedere i premi di produzione o nel riceverli e poi automaticamente rinunciarvi. Questi sono soldi della collettività.

All'ordine del giorno c'è anche la ripresa della discussione sul licenziamento del dirigente Cotral Blasucci, tornato in auge con la Polverini per supportare Surace ma durato solo cinque mesi al Personale, sarà perché forse gli è andata a monte come quando dirigeva la lotta all'evasione tariffaria? Lì, vorremmo dire che si è trattato di un flop. Ma non lo diciamo. E pure Blasucci e' tra i dirigenti piu pagati d'Italia. E che lavoro avrebbe svolto? Nei cinque mesi passati a dirigere il Personale, lo immaginiamo super impegnato a scandagliare, studiare, analizzare, la vita e le opere (a partire dalla nascita) del suo predecessore Vincenzo Maccauro su direttiva di Surace. Allora pensavano che volesse scrivere un libro su Maccauro. Scherzi a parte, questo lavoro lo ha portato a produrre delle prove per far licenziare gli ormai famosi tre dirigenti che sono poi state tutte smentite e contestate dalla Magistratura.

Quanti danni però! Si pensi che l'avvocato di Vincenzo Surace, che difende la Polverini e la “dama bianca”, ha incassato in questi due anni per la causa Maccauro (senza cavarne un ragno dal buco finora) e per recuperare crediti contro la Regione e l’ATAC , circa 600 mila euro. Oggi decidono di licenziare Blasucci. Già una volta si tentò di farlo, ricordate? Lui si ammalò improvvisamente per sei mesi. In tutto questo vorremmo chiedere al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti perché tutto questo viene permesso? Il premio di risultato può essere ancora bloccato. Ma non lo facciamo. Non gli chiediamo di arrestare questa vergogna. Un anno fa fu proprio il presidente della Regione Zingaretti che quando ripianò a Cotral i primi 26 milioni disse che avrebbe rinnovato. Che succede? Perché non si è agito più e sono passati altri 365 giorni?

Eppure per insediare a Cotral patrimonio un pensionato da 12 anni con contratto triennale c’è voluto un batter d’occhio. E se altrettanto velocemente nominasse un nuovo Cda, magari con una donna al timone! Sarebbe una rivoluzione. Allora Cotral potrebbe davvero riprendersi. Nuovo Cda purché non lottizzato con incapaci e senza titoli: una bella sfoltita ai dirigenti dalle uova d’oro che sono otto di cui 6, almeno per quanto ci risulta, possono usufruire di pensione da 5 mila euro netti. Il reintegro dei tre licenziati e un bel “si riparte”, da dove il discorso si era interrotto. Ogni giorno di ritardo al cambiamento e' un regalo alla mala gestio

Vi invitiamo a leggere il dossier pubblicato dal nostro giornale… realizzato in solitaria!

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – NONA PARTE – BILANCIO 2013: FORTI CRITICITA’ E RISCHIO DI APPROPRIAZIONE INDEBITA

di Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta
Cotral potrebbe incorrere nel reato penale di appropriazione indebita che sarà immediatamente perseguibile se entro il 31 luglio 2014 la società di trasporto non verserà all'erario 8 milioni di euro per ritenute irpef non pagate nel 2013 oltre ad interessi. Una eventuale  verifica fiscale, oggi, impedirebbe anche il ricorso al "ravvedimento operoso" per la riduzione delle sanzioni amministrative.

Ciononostante il bilancio di esercizio Cotral 2013 chiude con un utile di 2.610.456 euro. Un positivo ottenuto grazie alle valutazioni degli amministratori in ordine al valore di presumibili entrate commerciali, finanziarie e di altra natura vantati da Cotral nei confronti della Regione Lazio e della società incaricata delle vendite dei titoli di viaggio integrati Metrebus, nonché nei confronti della consociata Cotral Patrimonio. In pratica si chiude in positivo grazie all'iscrizione di circa 30 milioni di euro di soldi che Cotral deve ancora avere. Domani  venerdì 27 giugno sarà con tutta probabilità nominato il nuovo Consiglio d'Amministrazione Cotral. Il Cda uscente, con presidente Domenico de Vincenzi e Amministratore Delegato Vincenzo Surace, traghetta l'azienda regionale di trasporto su gomma del Lazio priva di un Piano Industriale, dopo la bocciatura del 17 aprile 2013 da parte dell'assemblea dei soci che prevedeva tra l'altro l'acquisto di 200 autobus da parte di Cotral spa e di 400 da parte di Cotral Patrimonio spa.

Non avere un Piano Industriale significa nessuna strategia e che i soldi vengono spesi secondo "necessità" o all’occorrenza. Ma c'è di più, perché la Regione, e più in particolare l'assessorato di competenza, attualmente retto da Michele Civita, non controlla, o meglio non effettua il dovuto "controllo analogo" .

A dirlo è la relazione del collegio dei sindaci a chiusura del bilancio di esercizio 2013 che in merito al controllo analogo sui provvedimenti dell'Ad, appunto sostiene che "irragionevolmente" non viene esercitato dal 16 marzo del 2012.

L'Ad ha poteri di spesa sino a 700 mila euro, ma ad eccezione di una mancata autorizzazione per l'acquisto di un veicolo di servizio, tutte le spese sono state "tacitamente" autorizzate dal controllo analogo (Regione) in palese contrasto con la previsione di controllo esplicito del regolamento legato al contratto di servizio. Cotral Patrimonio, che doveva sostituire gli autobus fatiscenti e obsoleti, non lo ha fatto e non è neppure in condizione di rimborsare i presunti debiti milionari verso Cotral. La società di trasporto su gomma non ha provveduto ancora ad indire la gara per l'esternalizzazione del 10 per cento del servizio di trasporto previsto, nonostante il richiamo della Regione dello scorso 10 febbraio. Riguardo la manutenzione esterna poi si brancola ancora per affidamenti diretti: i mezzi vengono affidati ai privati senza gara d'appalto e questo sistema di affidamento non controllato e non del tutto informatizzato nel sistema informatico aziendale "Sap", crea il rischio di doppie fatturazioni: E' stato rilevato sulla manutenzione esterna che come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi. C’è dunque anche discrezionalità nell’affidamento all’esterno dei servizi di manutenzione. Un modus operandi, quest’ultimo, più volte denunciato dal collegio dei sindaci. La manutenzione è divisa tra circa 20 ditte delle quali soltanto tre o quattro hanno vinto, di recente, l’appalto per la esternalizzazione, tra cui Ceriv, Palleschi, Officina Pontina. Poi ci sono le altre: Pennesi, Amati, Arma, Effedi e Amiata Motori che non hanno partecipato a gara pubblica ma rispettivamente hanno migliaia e migliaia di euro di manutenzioni effettuate per Cotral nel 2013: Pennesi ha manutenzioni per circa 2 milioni di euro, Amati (tra Officina 2000 e Drive Line Service) circa 5 milioni di euro, Arma circa 1 milione e 600 mila euro, Effedi circa 1 milione e 700 mila euro, Amiata Motori circa 1 milione e 200 mila euro. Altra tegola arriva dalla società di revisione Mazars, sempre in merito al bilancio: "Non siamo in grado di esprimere un giudizio sul bilancio di esercizio della Cotral al 31 dicembre 2013". Ciò a causa dell'impossibilità della società di revisione di poter accertare la correttezza dei saldi contabili e dell'eventuale esistenza di passività potenziali.

La documentazione contabile è stata più volte richiesta a Cotral ma non è mai pervenuta a Mazars. Il 28 giugno 2013 Cotral e' stato ricapitalizzato dalla Regione, ovviamente a spese degli utenti, con 26 milioni di euro, per coprire la voragine di bilancio. E se sommati con quelli avuti per il risanamento del proprio deficit, Cotral ha ottenuto almeno 56 milioni di euro. La società di trasporto pubblico si regge , economicamente, con un contratto di servizio stilato tra assessorato regionale e Cda: "Voi Cotral fornite 100 milioni di km annui e noi vi paghiamo con circa 130 milioni annui". Risultato? I chilometri contrattualizzati sono calati del 30 percento, il servizio è peggiorato tanto che anche la Corte dei Conti ha chiesto spiegazioni, la cifra erogata dalla Regione e' rimasta invariata.

Una azienda che da tre anni non ha un piano industriale, che non fa gare, e che quando le fa, come nella manutenzione, vanno per la stragrande maggioranza di volte deserte, che non effettua il servizio anche per ridurre il costo del gasolio.

Per non parlare del personale: L'Ad Vincenzo Surace prima dichiara l’esubero degli autisti poi correggendosi la carenza. Ebbene sì, si esulta di avere abbassato il costo del personale infatti, non sembra che abbiano assunto gli autisti indispensabili, si e' lavorato con 300 unità in meno, con conseguenti danni al servizio e quindi agli utenti. E dunque? Anche gli operai hanno lavorato sempre meno a differenza dei privati esterni ai quali sono state affidate moltissime manutenzioni addirittura senza gara d'appalto. Si pensi solo, ad esempio, al costo dei dirigenti, non solo Blasucci stipendiato senza mansioni ben precise o a Sigillino, accompagnato con 200 mila euro alla pensione pochi giorni prima che compisse i 66 anni. Ci sono quelli apicali che hanno un premio di risultato, sempre riscosso nonostante tutto, che e' anche del 45% dello stipendio, cioè circa 50 mila euro netti in più l'anno.

Non ci sono confronti in Europa. Per la Regione Lazio si apre una occasione storica: ripristinare l'efficienza nel rispetto delle leggi; il rispetto degli utenti e dei soldi dei cittadini; il rispetto dei lavoratori onesti, stragrande maggioranza, che non si sono piegati, umiliati dagli arbitri e dal non lavoro, da promozioni arbitrarie, da atti di forza per coprire i propri misfatti, dai tanti personaggi con guardaroba ricchi e adatti per ogni occasione, non solo tra i dirigenti di cui vi abbiamo parlato nelle scorse puntate.

Auspichiamo che il governatore del Lazio Nicola Zingaretti colga questo bisogno e che reintegri anche i tre dirigenti licenziati su due piedi perché andava fatto, perché così volevano, come si evince dalle intercettazioni ambientali tra Surace e Cherubini. Auspichiamo che il nuovo Cda, quindi compreso il nuovo AD, non scaturisca dalle pressioni delle correnti del PD o dalle pressioni dei gruppi di potere di sempre, figli di altre epoche, che magari già hanno esercitato in ATAC o FS , legati a stagioni sotto il vaglio della magistratura.

Aria nuova: Professionisti con i titoli, giovani nuovi, anche donne che finora hanno scarseggiato, che avviino una nuova stagione. Un appello a Nicola Zingaretti: Cercare di abbattere questo obsoleto sistema, il pericolo è venirne assorbiti e perdere la fiducia degli elettori.

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COTRAL CDA, L'EPILOGO: FINE DELL’ERA POLVERINI. TUTTI A CASA

 

Adesso quello che auspichiamo è che venga eletto un Cda scevro dalla politica accentratrice, delle persone giovani e in gamba, meritevoli e soprattutto "vergini" che possano veramente rivoluzionare il trasporto pubblico del Lazio su gomma.

 

di Chiara Rai

Regione Lazio (Cotral) – Fra circa una settimana l'intero Cda Cotral sarà sostituito. Diciamo che si chiude un capitolo con non poche polemiche e non pochi avvenimenti. L'effetto Polverini, oltre che sulla sanità, ha dato i suoi frutti anche nel trasporto pubblico, finito dal 2012, un giorni sì e l'altro pure sulle cronache dei giornali a causa di un servizio ridotto ai mini storici. Non si è attuata quella rivoluzione tanto annunciata dall'Ad Vincenzo Surace, dal presidente Domenico De Vincenzi, reduce tra l'altro di una sconfitta alle ultime amministrative di Guidonia in provincia di Roma per cui si era candidato sindaco e dai consiglieri Paolo Toppi e Giovanni Libanori, quest'ultimo anche presidente della controllata Cotral STL.

Molte manutenzioni dei mezzi sono state affidate senza gara d'appalto, l'impresa di pulizia La Cometa, strapagata, per quanto si lamentano i pendolari non ha fatto brillare i mezzi nonostante l'appalto milionario rinnovato. Adesso il passo di mandare a casa questi signori è veramente breve, a meno che non ci sia ancora qualche colpo di scena che li prolunghi fino alle soglie del Natale.

Nonostante sia stato rilevato sulla manutenzione esterna che come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi. Tutto quello che dovevamo dire lo abbiamo ampiamente detto e denunciato.

Adesso quello che auspichiamo è che venga eletto un Cda scevro dalla politica accentratrice, delle persone giovani e in gamba, meritevoli e soprattutto "vergini" che possano veramente rivoluzionare il trasporto pubblico del Lazio su gomma.

E' il momento di dire basta di vedere poltrone assegnate dalla politica, come può essere stato l'incarico affidato a Giovanni Libanori in quota Udc quando Luciano Ciocchetti era vicepresidente della Regione Lazio, se si vogliono cambiare veramente le cose e guardare ad un futuro più trasparente.

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – OTTAVA PARTE – VERSO L’EPILOGO

Giorgio Da Ros l’amministratore unico di Cotral Patrimonio ha personalmente firmato una nota di richiesta ai responsabili dei sistemi informativi di oscurare la ricezione delle email che provengono dal nostro giornale “L’osservatore d’Italia”, specificando che in futuro non dovrà essere più consentito che sulle caselle di posta dei dipendenti aziendali vengano inoltrate comunicazioni che abbiano come fonte la nostra testata giornalistica. Capite bene cari lettori? L’amministratore unico di Cotral Patrimonio chiede di oscurarci ed impedire che i dipendenti abbiano la libertà o meno di leggere di fatti che interessano l’azienda. Pensavamo che ciò succedesse soltanto in Cina. Nessuno quindi deve essere messo in condizioni di sapere quello che si fa all’interno. Il documento aziendale in nostro possesso, a firma di Da Ros, nel quale viene appunto chiesto che vengano considerati “spam” i nostri tabella è indirizzato per conoscenza all’Ad Vincenzo Surace, al presidente Domenico De Vincenzi candidato sindaco a Guidonia, all’ufficio stampa Cotral ed ai sistemi informativi.

 

di Chiara Rai

Cotral – L'inchiesta – Mentre ci avviciniamo a consegnare i nostri tabella inchiesta raccolti in un dossier alla Procura della Repubblica, supportati ovviamente da tutta la documentazione necessaria, sulla gestione a nostro dire fuori controllo di Cotral Spa, attendiamo di visionare il bilancio ufficiale del 2013, che dal Cda Cotral fanno sapere con enfasi che chiude in attivo ma già siamo in possesso di dati che sembrano far emergere alcune contraddizioni.

Del resto non sarebbe il primo caso che un ente a partecipazione pubblica ha di questi problemi. I conti vanno fatti quadrare e a volte le magagne non sono neppure così nascoste. Ma questo è un argomento su cui torneremo nello specifico nelle prossime puntate. Mentre continua il conto alla rovescia per l’assemblea dei soci di Cotral spa a metà giugno in occasione della quale decadrà l’attuale Cda Cotral, nella speranza che le istituzioni si rivolgano a dirigenti giovani, con titoli e curricula meritevoli e non riciclino i soliti noti come avvenuto ad esempio con il pensionato di 72 anni, tale Giorgio Da Ros, messo come amministratore unico a Cotral Patrimonio e con un contratto triennale nonostante Cotral Patrimonio debba confluire nell’agenzia della mobilità regionale entro pochi mesi, torniamo a parlare di dirigenti e fortuite e casuali manovre che li riguardano.

Alla luce di tutto quanto emerso (stipendi d’oro, accordi milionari, manutenzioni esterne a rischio frode, elevato rischio di doppie fatturazioni, depositi Cotral occupati, apparecchiature pagate oltre 10 milioni di euro che non si sà dove sono finite, dirigenti super pagati, liquidazioni non dovute ma date ugualmente, affidamenti diretti senza gara d’appalto) senza smentite ma solo con minacce di querele a nostro carico, ci chiediamo come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di questo modus operandi ai limiti dell’illecito di gestire l’azienda e come sia potuto risultare “tollerabile” che taluni signori abbiano potuto agire impunemente, facendo spesso e volentieri i propri interessi a spese e discapito dell’azienda e arrecando così un evidente danno di immagine alla stessa, non solo sotto il profilo della legalità, ma anche un grave danno economico e non ultimo un riverbero impressionate sul servizio ridotto ai minimi storici.

Per spiegare questo, oggi, ci soffermiamo su alcuni nodali accadimenti che a nostro dire si sono rivelati strategici per lasciare terreno fertile a quella maniera di agire di cui si è appena parlato e che è sostanzialmente il contenuto cruciale delle nostre inchieste che ogni volta vi riproponiamo alla fine di ciascuna puntata con la speranza che a qualcuno venga l’idea di voler fare chiarezza in quest’oceano profondo e per certi aspetti torbido.

La precondizione per poter agire indisturbati era la cacciata dei tre dirigenti, gli unici che avrebbero potuto contrastare questa maniera di gestire l’azienda. Non lo diciamo noi soltanto ma lo testimoniano le stesse intercettazioni ambientali dell’attuale Amministratore Delegato Vincenzo Surace quando non sapendo di essere registrato, sostanzialmente si confida con l’allora dirigente d’ingegneria (che stava per essere cacciato anch’egli) Giuseppe Cherubini. In queste confessioni è chiarissimo come funziona il criterio di licenziamento.

A tal fine ne riporteremo soltanto uno stralcio da cui si capisce benissimo l’intento: “Ci hanno detto per un orecchio ‘licenziateli quando potete – dice Surace – perché ci stanno creando troppi problemi’ io ho capito che non dovevo farlo, perché sono loro che volevano mandarli via, ma si ricompattavano, quindi come vedi uno può pensare ‘forte Maccauro, ma forte un par de palle!’ Allora, io ho accettato questa situazione perché nel frattempo era partita quest’altra,per cui vabbè… dopodiché anziché andare via e magari qualcosa poteva essere trattata andranno via malamente, forse, ma non perché questo lo deciderò io, difatti oggi hanno deciso proprio questo”.

Oltre alle intercettazioni ambientali ci sono dei pezzi di carta che chiaramente fanno capire come le indicazioni dei dirigenti remino contro le decisioni e indirizzi del Consiglio di Amministrazione, come nel caso che vede Vincenzo Surace e il consigliere di amministrazione Giovanni Libanori firmare un verbale d’incontro il 22 dicembre 2011 che sostanzialmente avvalora un riconoscimento economico di circa 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società Cometa srl. Questo riconoscimento economico viene messo in discussione, per quanto di competenza, dalla Divisione Ingegneria DIVING (ovvero dal dirigente poi licenziato Giuseppe Cherubini, l’interlocutore di Vincenzo Surace nelle intercettazioni ambientali per intenderci) essendo, di fatto, il Diving gestore del contratto con Cometa srl. Il responsabile DIVING in questione che di fatto non ha dato il benestare per l’intera cifra alla data del 21 febbraio 2012, fato vuole, è stato licenziato a marzo del 2012 e la Cometa successivamente è stata pagata.

La seconda precondizione che ha fatto proliferare questa maniera di gestire l’azienda di trasporto pubblico del Lazio su gomma è quella di avere come “controllore” un assessorato da cui finora è non è emersa alcuna posizione ufficiale, alcun richiamo ma anzi sembrerebbe quasi ci fosse una tacita accettazione rispetto alle spiegazioni del suo referente aziendale istituzionale, Ha chiesto Michele Civita gli atti a supporto delle tesi che gli sono state argomentate? Appare quindi sconcertante che l’assessore ai Trasporti della Regione Lazio Michele Civita, dopo tutto quanto emerso fin’ora e dopo le sollecitazioni avanzate da questo stesso quotidiano ad assumere una posizione o lasciare quanto meno una dichiarazione in merito, invece, sia rimasto nel più totale silenzio. Ma cosa c’è sotto? Perché l’assessore rimane non risponde alle nostre domande e fa muro con il Cda Cotral che si trincea dietro il fatto che mi hanno querelato (ad oggi di notifiche di querele non vi è neppure l’ombra) e per questo motivo non possono rispondere? A tal proposito riproponiamo l’audio della telefonata alla segreteria dell’assessorato di Michele Civita in Regione – [ CLICCARE QUI PER ASCOLTARE LA TELEFONATA CON LA SEGRETERIA DELL'ASSESSORE REGIONALE AI TRASPORTI MICHE CIVITA ] 

D’altronde Cotral è il grande spettatore rispetto la nostra inchiesta. Resta il fatto che toccherà agli organi competenti intervenire in questa ingarbugliata questione. Noi abbiamo semplicemente aperto il vaso di pandora (così come fatto con altre diverse inchieste giornalistiche) perché dall’interno dell’Azienda sono arrivate segnalazioni e documentazioni che mai nessuno dei vertici avrebbe pensato potessero “uscire” per essere messe a conoscenza della collettività che paga gli interessi della politica a proprie spese e in cambio riceve anche dei gravosi disservizi.

A proposito di non difendersi, è notizia molto recente, parliamo di poco più di dieci giorni fa, che proprio il dirigente Giorgio Da Ros che abbiamo poc’anzi menzionato, e cioè l’amministratore unico di Cotral Patrimonio, abbia personalmente firmato una nota di richiesta ai responsabili dei sistemi informativi di oscurare la ricezione delle email che provengono dal nostro giornale “L’osservatore d’Italia”, specificando che in futuro non dovrà essere più consentito che sulle caselle di posta dei dipendenti aziendali vengano inoltrate comunicazioni che abbiano come fonte la nostra testata giornalistica. Capite bene cari lettori? L’amministratore unico di Cotral Patrimonio chiede di oscurarci ed impedire che i dipendenti abbiano la libertà o meno di leggere di fatti che interessano l’azienda. Pensavamo che ciò succedesse soltanto in Cina. Nessuno quindi deve essere messo in grado di sapere quello che si fa all’interno. Il documento aziendale in nostro possesso, a firma di Da Ros, nel quale viene appunto chiesto che vengano considerati “spam” i nostri tabella è indirizzato per conoscenza all’Ad Vincenzo Surace, al presidente Domenico De Vincenzi candidato sindaco a Guidonia, all’ufficio stampa Cotral ed ai sistemi informativi.

Caso singolare è che non sempre, anzi a discrezione, la nostra testata viene messa in rassegna stampa dell’azienda. Un giorno c’è e due no. Insomma Da Ros mette a conoscenza Vincenzo Surace: come mai i due, che sono agli antipodi politicamente, hanno unità di intenti da loro reciprocamente condivise e questo irrefrenabile bisogno di oscurare le nostre inchieste? Che hanno da nascondere? Che c’è sotto?

Fatte queste doverose premesse cioè il licenziamento dei tre e il, a nostro dire, pressappochismo Istituzionale, il Cda si è attorniato di alcuni dirigenti aziendali che tornando apicali, hanno conseguentemente tenuto atteggiamenti astiosi nei confronti dei tre dirigenti messi alla porta e silenti hanno fatto il loro dovere impartitigli. Chi sono questi? Oltre a Surace e Blasucci (a proposito quest’ultimo rimane senza incarico e superstipendiato con 160 mila euro l’anno più premio di produzione) ce ne sono altri, che agiscono in ombra e che sono come i vestiti a cipolla, funzionali per ogni clima.

Spicca tra questi l’attuale capo del personale Carlo Arcangeli, da sempre capo dell’esercizio e della manutenzione eppur, sembrerebbe senza laurea (pare che sia diplomato in quel di Viterbo 43 anni fa), assunto come bigliettaio in Cotral, ha avuto una carriera folgorante tanto che viene nominato direttore industriale perché, nell’immaginario dei vertici aziendali, essendo solo diplomato non avrebbe potuto ricoprire la carica di direttore di esercizio. Ma in realtà avrebbe potuto farlo perché ne avrebbe avuti i requisiti.

Questa presunta errata convinzione ha permesso che l’azienda Cotral restasse diversi anni senza la figura obbligatoria per legge del direttore di esercizio. E perciò, resta il fatto che ad Arcangeli gli è stata cucita addosso questa nuova qualifica di direttore industriale cioè di fatto a capo della manutenzione e dell’esercizio.

La moglie di Arcangeli, lì in Cotral, ha partecipato e vinto ad un concorso interno per un livello superiore per un posto a via Alimena. Al concorso non avrebbero potuto partecipare concorrenti non residenti a Roma. Fato vuole che grazie probabilmente ai suoi forti affetti invece, vi ha partecipato, l’ha vinto, ma a Roma non vi ha quasi mai messo piede ma risulta essere in sovrannumero all’impianto di Viterbo. Troppo strapazzo provare a fare la vita del pendolare, magari dando proprio il buon esempio e utilizzando i mezzi di tarsporto pubblico Cotral per recarsi a lavoro. Il figlio di Arcangeli, sempre in Cotral, ha vinto un concorso interno per livello superiore: quando ha partecipato, caso ha voluto, sono stati modificati i criteri di partecipazione vigenti da sempre (come l’anzianità di azienda per esempio). Arcangeli, già parente del proprietario della società privata che prende concessioni regionali del trasposto nel viterbese, in concorrenza con Cotral, ha ricoperto in Cotral un ruolo eticamente incompatibile e comunque ai limiti della liceità. Tra l’altro in qualità di capo della manutenzione (capo anche dell’ingegnere licenziato) risulta essere colui che ha stabilito il fabbisogno organico necessario e perciò il numero di operai da assumere.

Ma Vincenzo Surace che parlava di quantità enorme di operai, non sembra averlo neppure sfiorato. Il dirigente Arcangeli, quando viene sostituito da Domenico De Vincenzi e dall’allora Ad Cervi, inserendo una nuova ingegnera con tutti i requisiti (da lui mai posseduti) e fuori dai giochi, improvvisamente si ammala per un problema agli occhi e conseguentemente può recarsi al lavoro solo per qualche ora al giorno. La dirigente appena nominata viene ricostituita solo dopo un anno da Vincenzo Surace che poi la licenzia e ripristina Arcangeli. Da quel momento Arcangeli sembra guarire dal problema agli occhi che lo attanagliava e, riacquistata la vista ottimale, risulta presente in azienda dalla mattina alla sera perché, tra l’altro Vincenzo Surace lo nomina anche capo del proprio piano industriale.

Piano industriale aleatorio, delle cui linee guida, Surace e Arcangeli ripetono all’unisono che ci sono circa 300 autisti di troppo, dichiarazioni che si ribaltano non appena s’insedia l’assessore regionale ai Trasporti Michele Civita.

E allora, sempre fato vuole, che gli autisti diventino in realtà effettivamente “pochi”. Poi, per fare spazio a chi non ne ha abbastanza, Arcangeli viene nominato capo del personale e il dirigente Turriziani, amico di Surace con laurea breve in economia, viene nominato direttore di esercizio mentre in precedenza dirigeva una piccola azienda.

Il dirigente Turriziani cui si è fatto il dovuto “spazio” è tra i più pagati in Cotral (170 mila euro più 20 per cento di bonus annuo circa) e stranamente non risulta pubblicata la graduatoria dalla quale è stato scelto.

Egli è protagonista di un piccolo aneddoto che certamente non fa emergere la sua simpatia nei confronti degli autisti: qualche giorno fa una donna autista è stata aggredita e anziché chiedere più tutela e portare lei la solidarietà, uno dei vice di Turriziani, responsabile della direttrice Roma – Latina di nome Petrolini, e già tra l’altro braccio destro di Arcangeli quando era all’esercizio, scrive una mail nella quale esprime il timore che questa autista, ripetiamo aggredita, possa approfittarne per chiedere il trasferimento e avvicinarsi a casa. Eticamente deplorevole? Pensiamo di sì.

Se Petrolini che dirige la direttrice Roma – Latina è così eticamente opinabile, certo non si respira aria migliore dalle parti della direttrice Roma – Rieti dove il suo corrispettivo signor Petrucci è famoso per avere un proprio figlio a capo locale nel suo stesso impianto ed è famoso anche per essere legato nella gestione del servizio al suo sindacato.

Torniamo ai dirigenti. L’altro è l’ex Ad Ricevuto, ora nonostante sia indagato come i tre licenziati è stato promosso (senza laurea e diplomato forse alle serali ) a capo delle manutenzioni e degli ingegneri.

Sempre tra i dirigenti apicali c’è Fernando Tanzi, il dirigente di amministrazione e finanze. Super pagato e, secondo quanto riferito da persone a lui vicine, autoproclamatosi super professionista. I suoi bilanci sembrano essere come i famosi abiti a cipolla di cui parlavamo.

L’assurdo, e sono dati che consegneremo alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, è che Tanzi è assistito da una società di controllo e gestione alla quale, in affidamento diretto e quindi senza gara ovviamente, vengono erogati circa 700 mila euro l’anno.

Perché tale dispendio di soldi? Neanche il bilancio degli Usa ha consulenti così costosi. Per completezza di informazione, questo dirigente è quello che ha fatto parte della commissione definita “illegale” dai tre licenziati presieduta da Blasucci per accusare i tre dirigenti: lui ha firmato con gli altri quel verbale di accusa dove si dice che la commissione d’esame stabiliva il numero degli assumendi. Falso ovviamente. Perché Tanzi sa bene che solo l’Ad con deliìbera del Cda avrebbe potuto impartire al suo servizio un aumento di spesa per le assunzioni.

Ma ci sono ancora anomalie nel suo servizio. Sotto di lui c’è il dirigente Di Vittorio, responsabile del controllo di gestione ovvero: il controllore dipende dal controllato. Assurdo! Ma anche a calare, non è che andiamo meglio: due nomi su tutti i quali in tema di guardaroba a cipolla ne avrebbero a iosa e sono Riccardo Rocchi e Alessandro Di Cori. Chi sono costoro? Il primo Cgil e Pd da sempre, rimane folgorato sulla strada di “Nanni”. Con l’avvento di Giovanni Libanori questo abbandona tutto e tutti. I due al seguito di Luciano Ciocchetti (quest'ultimo oggi fuori dai giochi anche in Europa dopo il salto repentino in Forza Italia che non solo lo ha imbarcato in estremis ma lo ha anche candidato alle europee), fondano il circolo locale dell’Udc di cui Rocchi diventa il segretario.

Rocchi riceve con il benestare di Giovanni Libanori, il ruolo di capo della disciplina da Vincenzo Surace mostrando tutto il proprio sentimento nei confronti degli autisti, che vanno comunque “disciplinati” per dimostrare sostanzialmente chi è che detta le regole in casa.

Ovviamente non riuscendo a diventare dirigente e rimanendo dunque presumibilmente deluso “assai” da qualche promessa troppo grande per essere esaudita, dopo essere stato utilizzato come i vestiti a cipolla buoni per ogni occasione, e ormai finita la folgorazione di Nanni e non esistendo più l’Udc, Rocchi cosa fa? Caso vuole, tornato il centrosinistra alla Regione Lazio, si iscrive di nuovo al Partito Democratico e torna alla vecchia fiamma.

L’altro, Di Cori, è il segretario del circolo Pd, nonché segretario della commissione d’esame degli operai. Una volta licenziati i tre, egli si ammala improvvisamente per tre mesi. Poi, una volta rientrato, si mette tranquillamente al servizio del Cda.

Si pensi che è da sempre un uomo diciamo fortunatissimo. Con uno scambio di azienda, da Metro approda a Cotral: egli agente di stazione alla metropolitana viene trasformato, con un tocco di bacchetta magica, in amministrativo al livello più alto per poter essere scambiato con pari livello di Cotral e andare a fare l’amministrativo a via Alimena, abbandonando turni pesanti ed amici che si guadagnano il pane senza, chiamiamoli così, colpi di fortuna. Pur non operando politicamente (nella documentazione non abbiamo alcuna presa di posizione del circolo contro l’azienda gestita così) egli rimane comunque segretario del circolo: forse per attenuare le voci di protesta degli autisti sulla loro condizione di vita e sul disservizio?

Addirittura la commissione di garanzia del Pd di Roma annulla per brogli il congresso di quel circolo. Lui fa finta di niente e, fortunatissimo, rimane sempre lì.

Oggi risulta distaccato presso una consigliera regionale non dei trasporti e si pensi, nota di redazione, è stato uno tra i pochissimi a fare richiesta di non ricevere più notizie dal nostro giornale: non vuole saperne delle nostre inchieste altrimenti dovrebbe prendere posizione ma evidentemente non può e non vuole e noi si rispetta il suo desiderio.

Di questi esempi ce ne sarebbero tanti. Sono molti gli uomini con abiti a cipolla e fortunatissimi e diciamo che via Alimena a tal proposito ne è punto nevralgico.

Cotral è un corpo sano invece che vive la propria vita negli impianti dove non ci sono amministrativi ma dove ci sono tutti coloro che lavorano all’esercizio e alle manutenzioni e che sono lontani da questo singolare e dispendioso meccanismo. Dove c’è una grande famiglia e si parla soprattutto di lavoro e non di carriera e dove ogni mattina ci si alza e si lavora sodo per portare “risultati” concreti.

Che esista ancora l’isola che non c’è?

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – SETTIMA PARTE – DEPOSITO DI VIA MIRRI: DOVE SONO LE APPARECCHIATURE PAGATE OLTRE 10 MILIONI DI EURO?

di Maurizio Costa, Christian Montagna, Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta – Ecco come viene gestito il patrimonio immobiliare di Cotral, come la Regione Lazio impiega i suoi soldi rispetto ad una gestione del trasporto pubblico su gomma che ogni giorno è sulla cronaca dei giornali e quasi mai per i positivi risultati ottenuti.

Il deposito Cotral di via Giuseppe Mirri a Roma, nel quartiere di Casalbertone, è ancora occupato dai rom, che, insediandosi nella struttura, hanno creato non pochi disagi agli abitanti della zona. Infatti, da quando i nomadi abitano il quartiere, i piccoli furti sono aumentati notevolmente e sono molte le persone e le attività che si lamentano di questa situazione.

Una volta all'interno del deposito, siamo stati accolti in malo modo dalle persone che abitano la struttura. Il "capo" del gruppo rom che ha occupato lo stabile ci ha detto che nessuno sarebbe potuto entrare lì dentro se non con il consenso del Maresciallo dei Carabinieri di Casalbertone. Una notizia totalmente falsa poiché il Comando dei carabinieri ci ha assicurato che sarebbe cosa illecita scendere a compromessi con questa gente, che occupa il deposito ormai all’incirca da ottobre del 2013.

La struttura versa in una condizione di degrado completo: panni stesi dappertutto e rifiuti che ingombrano lo stabile. Non rimane più nulla dei mezzi Cotral o delle loro attrezzature; l'unico indizio che ci riporta alla Compagnia di Trasporto è la grande scritta che spicca sulla colonna che divide le due porte d'ingresso della struttura.

Questa situazione crea moltissimi problemi alle persone che abitano il quartiere di Casalbertone. Giornalmente furti e piccoli reati colpiscono le attività commerciali della zona. Un vivaio, situato a pochi metri dal deposito Cotral, ne ha subiti svariati nell'arco di poco tempo: i nomadi hanno rubato il rame dall'impianto elettrico causando un danno di oltre cinquemila euro.

Doveva essere una nuova stagione avviata grazie al versamento della Regione Lazio, a gennaio del 2013, di 27 milioni di euro per Cotral Spa, al fine di scongiurarne il fallimento.

Vincenzo Surace, “prodotto” targato Renata Polverini avrebbe dovuto risollevare l’azienda di trasporto pubblico del Lazio ma invece la situazione continua a peggiorare e scadere nella inefficienza, in una gestione a rischio frode con alto pericolo di doppia fatturazione nell’affidamento della manutenzione esterna .

Intanto nel deposito Cotral di via Mirri si è lasciato che tutto finisse con il fotofinish odierno: l’Acea stacca la corrente elettrica per mancati pagamenti delle bollette e i bus non hanno più neppure la possibilità di essere sottoposti a collaudo in quel periodo. Quell’enorme struttura lasciata evidentemente incustodita ha lasciato terreno fertile all’occupazione da parte dei rom.

Cosa ha fatto l’amministratore delegato Vincenzo Surace per arginare tutta questa situazione? Si è continuato a pagare profusamente i dirigenti con liquidazioni d’oro e premi di risultato anche nel 2013. Per aver ottenuto quali risultati?

Fumo agli occhi, vista la realtà dei fatti.

Intanto l’approvazione del bilancio è prossima e alla fine di questo mese il Cda Cotral dovrebbe levare le tende.

Non dimentichiamo che una delibera dell’aprile 2012, approvata dal Cda di Cotral all’unanimità, destina quasi 11 milioni di euro a Cotral Patrimonio per la Claves, Ex Erg. La Erg è al centro della bufera in Atac, nell’inchiesta sulla bigliettazione per truffa ai danni dei cittadini e delle aziende.

Il costo del trasferimento del Sistema di Bigliettazione Elettronica da Cotral Spa a Cotral Patrimonio Spa avvenuto di fatto nell’aprile del 2012 è costato ai cittadini ben 10 milioni 923 mila e 445 euro per validatori, localizzatori, server depositi, access point, palmari, POS e terminali di gestione Smart Card.

I terminali di vendita POS e i terminali di gestione Smart Cards rappresentano un ingente patrimonio acquisito con soldi pubblici, ma allo stato dei fatti non sappiamo dove sono finiti.

All’epoca della transazione milionaria il dato certo era che 1 terminale POS si trovava in esercizio test presso la biglietteria di Viterbo, Riello, 2 terminali POS nella sede di via Alimena  e oltre mille terminali POS proprio nella sede di via Mirri che allo stato attuale dei fatti è occupata. I terminali di gestione Smart Cards si trovano, presumibilmente a via Alimena e nel deposito di via Mirri. Che fine ha fatto tutta questa preziosissima apparecchiatura?

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – SESTA PARTE: MANUTENZIONE ESTERNA FUORI CONTROLLO. ALTO RISCHIO DI FRODE

 

E' emerso come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi.

 

di Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta – Nel mirino la gestione degli acquisti di servizi di manutenzione esterna di Cotral S.p.A. Torniamo a parlarne con ancora più dettagli e più precisione. Le immagini che immortalano l’officina Arma piena di mezzi Cotral è una ennesima dimostrazione di come gran parte del

le manutenzioni esterne siano affidate a discrezione del Cda Cotral, senza gara di appalto.

Arma ha un volume di affari con Cotral di circa 1 mlione e 600 mila euro l’anno. In questa sesta puntata della nostra inchiesta ci soffermeremo in particolare, sugli aspetti di gestione di chi autorizza. Insomma, la lingua batte dove il dente duole.

E’ utile ricordare che la nostra inchiesta è partita con foto e video di mezzi Cotral in officine private. Ci siamo chiesti se ci fosse stata qualche gara di affidamento della manutenzione esterna ed i pezzi di carta ci hanno confermato che quelle autofficine, così come altre, non hanno vinto appalti di manutenzione e quei mezzi entrano ed escono da alcuni siti privati, ma ripetiamo ce ne sono anche altri, perché qualcuno a sua totale discrezione e senza gara di appalto ha deciso che finissero lì.

Dunque gran parte dei servizi e le attività di manutenzione esterna avvengono sulla base di “proroghe tacite” o altri accordi. E’ il caso di dire che l’amministratore delegato Vincenzo Surace insieme al Cda decidono il bello e il cattivo tempo in Cotral, addirittura accentrando mansioni che dovrebbero essere “controllate” da terzi, come la divisione ingegneria ad esempio, che invece vedono un solo uomo artefice di tutto il processo di affidamento: lui accentra e sceglie, ordina e affida.

Questo modo di operare rende labile il sistema e porta ad un rischio frode molto alto.

C’è dunque anche discrezionalità nell’affidamento all’esterno dei servizi di manutenzione. Ricordiamo che la manutenzione è divisa tra circa 20 ditte delle quali soltanto tre o quattro hanno vinto, di recente, l’appalto per la esternalizzazione della manutenzione, tra cui Ceriv, Palleschi, Officina Pontina.

Ma ci si domanda, queste ditte hanno i requisiti che Cotral sembra richiedere?

Poi ci sono le altre: Pennesi, Amati, Arma, Effedi e Amiata Motori che non hanno partecipato a gara pubblica ma rispettivamente hanno migliaia e migliaia di euro di manutenzioni effettuate per Cotral nel 2013:

Pennesi ha manutenzioni per circa 2 milioni di euro, Amati (tra Officina 2000 e Drive Line Service) circa 5 milioni di euro, Arma circa 1 milione e 600 mila euro, Effedi circa 1 milione e 700 mila euro, Amiata Motori circa 1 milione e 200 mila euro.

Chi ha vinto l’appalto, ha manutenzioni per costi decisamente inferiori rispetto a chi non ha neppure partecipato alla gara. Palleschi ad esempio si aggira intorno 95 mila euro mentre Ceriv ai 63 mila euro.

Qual è la prassi che Cotral utilizza per la gestione degli affidamenti della manutenzione esterna dei bus? La manutenzione esterna, saltata la gara non aggiudicata proprio dalla solita commissione nominata dall’AD, viene affidata sulla base di contratti quadro formalmente scaduti e, in certi casi, assenti ovvero a discrezione.

L’eccessivo accentramento di poteri e l’assenza di adeguate deleghe operative provoca l’ingessamento del rilascio e dell’invio degli ordini di acquisto: gli ordini di acquisto di manutenzione esterna sono firmati all’Amministratore Delegato. Di conseguenza le officine esterne non inseriscono in fattura i riferimenti all’ordine di acquisto, necessari per la corretta contabilizzazione dei documenti, con inevitabili ritardi nello smaltimento di tali autorizzazioni e difficoltà di riscontro tra prestazioni fatturate e prestazioni ordinate.

Fatto ancora più grave è che aumenta notevolmente il rischio di doppia fatturazione della stessa prestazione di manutenzione dovuta a una prima registrazione manuale della fattura senza riferimento all’ordine e, a distanza di tempo, all’invio di una nuova fattura contenente il riferimento all’ordine.

Non ci risulta che ci sia un monitoraggio di massimali annui sul valore complessivo delle forniture per singola officina che garantisca un esatto controllo del numero delle manutenzioni affidate. Dopo la scadenza degli ultimi contratti quadro in essere (risalenti al periodo 2008-2009) sono andate a buon fine procedure di gara per l’affidamento dei servizi e le attività di manutenzione esterna? Non dovremmo essere noi a dover rispondere a queste domande, ma in mancanza di interlocuzione, in attesa di smentita ben argomentata, a noi risulta ancora di no.

Altre criticità in questo opinabile sistema di gestione, che appare fuori controllo, risiedono proprio nella fase di definizione e approvazione dei preventivi di manutenzione.

Vediamo nel dettaglio cosa succede:

Il responsabile locale di manutenzione del deposito predispone l’ordine di manutenzione a sistema, rendendolo così visibile all’officina esterna. Sulla base di tale ordine l’officina predispone un preventivo che diviene visibile al responsabile locale di manutenzione, il quale, in completa autonomia, lo approva.

Questo comporta sempre la cosiddetta adozione del criterio di “discrezionalità”: le differenze tra gli ordini di manutenzione e i preventivi predisposti dalle officine esterne vengono di fatto approvate dalla stessa persona che emette l’ordine di manutenzione e non da un terza funzione (che per ipotesi dovrebbe essere la divisione di ingegneria DIVING e il Magazzino come era in procedura ). Ciò determina il rischio che il valore delle lavorazioni preventivate possano essere differenti dal valore equo delle manutenzioni necessarie. Nel predisporre il preventivo, il sistema informatico Cotral, teoricamente, obbliga l’officina ad utilizzare l’anagrafica dei materiali, delle prestazioni e dei tempi standard per l’esecuzione delle manutenzioni che di fatto sono già codificati in SAP e stabiliti sulla base di riferimenti interni a Cotral.

Il SAP non è altro che un sistema informatico automatico interno a Cotral creato appositamente per garantire trasparenza e per seguire dalla A alla Z tutta la procedura di affidamento della manutenzione.

Succede però frequentemente che nel SAP ci sono perlopiù le richieste di affidamento però poi, fato vuole, che spesso e volentieri si proceda manualmente.

E inoltre, le officine esterne hanno la possibilità di inserire nei preventivi prestazioni di tipo generico in cui, discrezionalmente, possono determinare tempi e tariffe orarie differenti da quelle standard e che non rientrano quindi nel protocollo stabilito da Cotral e quindi codificati nel sistema informatico SAP.

Poi che succede?

Il responsabile locale di manutenzione mezzi, alla riconsegna del veicolo riparato, compila a sistema il verbale d’ispezione finale (VIF), richiamando il numero dell’ordine di acquisto nel frattempo creato. Tale controllo viene eseguito perlopiù analizzando la documentazione dell’officina esterna (verbale di collaudo e scheda di lavorazione), senza effettuare, in diversi casi, una verifica fisica sul mezzo o prove funzionali.

A seguire, il verbale d’ispezione finale (VIF) diviene visibile al responsabile di manutenzione che procede al suo rilascio dopo aver verificato, manualmente, la coerenza rispetto all’ordine di acquisto. Il responsabile della divisione ingegneria/manutenzione rilascia il verbale d’ispezione finale, creando in questo modo l’entrata in servizio nel sistema informatico SAP e contestualmente la cosidetta entrata merce che costituisce il benestare al pagamento della prestazione.

Questa dinamica non consente una corretta e completa valutazione della lavorazione dell’officina esterna e, di conseguenza, la possibilità di verificare eventuali comportamenti delle officine non conformi agli ordinativi emessi.

Si capisce bene che in questo modo c’è un forte rischio di frode.

Dunque ci soffermiamo su questa modalità gestionale che di fatto produce un alto rischio di doppia fatturazione della stessa prestazione di manutenzione dovuto a una “prima registrazione manuale” della fattura senza riferimento all’ordine e, a distanza di tempo, all’invio di una nuova fattura contenente il riferimento all’ordine inserita a sistema. Può accadere quindi che l'Ente pubblico paghi, con soldi pubblici, due volte lo stesso servizio!

Questa procedura è stata ufficialmente analizzata nel periodo 1 gennaio 2011 / 28 maggio 2012, studiando proprio i costi di manutenzione registrati sul sistema SAP e considerando ben 51 fornitori.

Ebbene, occorre prestare molta attenzione a questo prossimo dato perché è emerso come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi.

Inoltre, esiste la coesistenza di attività incompatibili in capo ad uno stesso utente. Sono state identificate 6.466 situazioni di incompatibilità distribuite tra 3.371 coppie di transazioni tra loro incompatibili. Ciò significa in soldoni che l’inserimento manuale non corrisponde a quanto effettivamente caricato sul sistema informatico.

Cosa produce nel concreto questo modo di operare?

La possibilità di modificare arbitrariamente le condizioni previste per la fornitura di materiali all'officina esterna in termini di prezzo di acquisto dell'articolo codificato a sistema. Le officine possono effettuare modifiche su preventivi già approvati. Presenza di fatture registrate manualmente. Ma sono in effetti registrate?

In assenza di ordine di acquisto creato a sistema e teoricamente emesse dal fornitore prima della creazione a sistema dell’ordine. Presenza di ordini di acquisto aperti per cui sono già state registrate fatture. Rischio di mancata chiusura di un ordine di acquisto e quindi di doppia fatturazione. Presenza di doppia fattura a causa ad esempio della registrazione manuale della fattura e della contemporanea presenza di entrata merci.

Alla luce di tutto quanto narrato è naturale che la nostra attenzione si sia soffermata su dei documenti che chiaramente dimostrano come chi è preposto a dare indirizzi politici subentri in realtà in decisioni gestionali di stretta competenza delle divisioni preposte all’interno di Cotral e indirizzi in merito a cifre molto alte. Cifre che addirittura non ritornano al gestore del contratto (DIVING – Divisione Ingegneria dell’azienda Cotral) e conseguentemente non ritenute attestabili al pagamento.

Sono stati leciti i nostri dubbi precedentemente sollevati nelle scorse puntate?

Noi pensiamo di sì perché si tratta di dubbi circa i limiti di discrezionalità messi alla prova dall’AD Vincenzo Surace e dal consigliere di amministrazione Giovanni Libanori nel firmare un verbale d’incontro il 22 dicembre 2011 che sostanzialmente avvalora un riconoscimento economico di circa 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società Cometa srl che si occupa della pulizia in Cotral. Questa somma, addirittura emerge da conteggi presenti in una presunta perizia stilata dal dottor Salvidio, incaricato di redigere la stessa proprio dall’amministratore delegato Vincenzo Surace, della quale però non vi è traccia come allegato al verbale stesso.

Il dato eclatante è che questo riconoscimento economico viene messo in discussione, per quanto di competenza, dalla Divisione Ingegneria DIVING essendo, di fatto, il gestore del contratto con Cometa srl.

Ma la divisione ingegneria non solo non ha potuto verificare il contenuto della famosa perizia tecnica perché “non in possesso” e non allegata al famoso verbale firmato da Vincenzo Surace e Giovanni Libanori, ma addirittura nel parlare delle “effettive prestazioni rese” conferma che l’importo corrispondente che Cotral deve a Cometa Srl è di circa 535 mila euro iva inclusa anziché 1 milione e 700 mila euro iva inclusa e che per quanto riguarda altra fattura, di importo pari a 988 mila euro e rotti per la manodopera dal 1 marzo 2009 al 28 febbraio 2011, deve essere verificata.

Dunque, tutto in mano a pochi soggetti che fanno il brutto e il bel tempo? Sembrerebbe proprio di sì ma non è così che dovrebbe funzionare un’azienda pubblica che viene gestita con i soldi dei cittadini.

Nella prossima puntata altri particolari su come vengono gestiti i soldi pubblici.

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – SESTA PARTE: MANUTENZIONE ESTERNA FUORI CONTROLLO. ALTO RISCHIO DI FRODE

 

E' emerso come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi.

 

di Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta – Nel mirino la gestione degli acquisti di servizi di manutenzione esterna di Cotral S.p.A. Torniamo a parlarne con ancora più dettagli e più precisione. Le immagini che immortalano l’officina Arma piena di mezzi Cotral è una ennesima dimostrazione di come gran parte del

le manutenzioni esterne siano affidate a discrezione del Cda Cotral, senza gara di appalto.

Arma ha un volume di affari con Cotral di circa 1 mlione e 600 mila euro l’anno. In questa sesta puntata della nostra inchiesta ci soffermeremo in particolare, sugli aspetti di gestione di chi autorizza. Insomma, la lingua batte dove il dente duole.

E’ utile ricordare che la nostra inchiesta è partita con foto e video di mezzi Cotral in officine private. Ci siamo chiesti se ci fosse stata qualche gara di affidamento della manutenzione esterna ed i pezzi di carta ci hanno confermato che quelle autofficine, così come altre, non hanno vinto appalti di manutenzione e quei mezzi entrano ed escono da alcuni siti privati, ma ripetiamo ce ne sono anche altri, perché qualcuno a sua totale discrezione e senza gara di appalto ha deciso che finissero lì.

Dunque gran parte dei servizi e le attività di manutenzione esterna avvengono sulla base di “proroghe tacite” o altri accordi. E’ il caso di dire che l’amministratore delegato Vincenzo Surace insieme al Cda decidono il bello e il cattivo tempo in Cotral, addirittura accentrando mansioni che dovrebbero essere “controllate” da terzi, come la divisione ingegneria ad esempio, che invece vedono un solo uomo artefice di tutto il processo di affidamento: lui accentra e sceglie, ordina e affida.

Questo modo di operare rende labile il sistema e porta ad un rischio frode molto alto.

C’è dunque anche discrezionalità nell’affidamento all’esterno dei servizi di manutenzione. Ricordiamo che la manutenzione è divisa tra circa 20 ditte delle quali soltanto tre o quattro hanno vinto, di recente, l’appalto per la esternalizzazione della manutenzione, tra cui Ceriv, Palleschi, Officina Pontina.

Ma ci si domanda, queste ditte hanno i requisiti che Cotral sembra richiedere?

Poi ci sono le altre: Pennesi, Amati, Arma, Effedi e Amiata Motori che non hanno partecipato a gara pubblica ma rispettivamente hanno migliaia e migliaia di euro di manutenzioni effettuate per Cotral nel 2013:

Pennesi ha manutenzioni per circa 2 milioni di euro, Amati (tra Officina 2000 e Drive Line Service) circa 5 milioni di euro, Arma circa 1 milione e 600 mila euro, Effedi circa 1 milione e 700 mila euro, Amiata Motori circa 1 milione e 200 mila euro.

Chi ha vinto l’appalto, ha manutenzioni per costi decisamente inferiori rispetto a chi non ha neppure partecipato alla gara. Palleschi ad esempio si aggira intorno 95 mila euro mentre Ceriv ai 63 mila euro.

Qual è la prassi che Cotral utilizza per la gestione degli affidamenti della manutenzione esterna dei bus? La manutenzione esterna, saltata la gara non aggiudicata proprio dalla solita commissione nominata dall’AD, viene affidata sulla base di contratti quadro formalmente scaduti e, in certi casi, assenti ovvero a discrezione.

L’eccessivo accentramento di poteri e l’assenza di adeguate deleghe operative provoca l’ingessamento del rilascio e dell’invio degli ordini di acquisto: gli ordini di acquisto di manutenzione esterna sono firmati all’Amministratore Delegato. Di conseguenza le officine esterne non inseriscono in fattura i riferimenti all’ordine di acquisto, necessari per la corretta contabilizzazione dei documenti, con inevitabili ritardi nello smaltimento di tali autorizzazioni e difficoltà di riscontro tra prestazioni fatturate e prestazioni ordinate.

Fatto ancora più grave è che aumenta notevolmente il rischio di doppia fatturazione della stessa prestazione di manutenzione dovuta a una prima registrazione manuale della fattura senza riferimento all’ordine e, a distanza di tempo, all’invio di una nuova fattura contenente il riferimento all’ordine.

Non ci risulta che ci sia un monitoraggio di massimali annui sul valore complessivo delle forniture per singola officina che garantisca un esatto controllo del numero delle manutenzioni affidate. Dopo la scadenza degli ultimi contratti quadro in essere (risalenti al periodo 2008-2009) sono andate a buon fine procedure di gara per l’affidamento dei servizi e le attività di manutenzione esterna? Non dovremmo essere noi a dover rispondere a queste domande, ma in mancanza di interlocuzione, in attesa di smentita ben argomentata, a noi risulta ancora di no.

Altre criticità in questo opinabile sistema di gestione, che appare fuori controllo, risiedono proprio nella fase di definizione e approvazione dei preventivi di manutenzione.

Vediamo nel dettaglio cosa succede:

Il responsabile locale di manutenzione del deposito predispone l’ordine di manutenzione a sistema, rendendolo così visibile all’officina esterna. Sulla base di tale ordine l’officina predispone un preventivo che diviene visibile al responsabile locale di manutenzione, il quale, in completa autonomia, lo approva.

Questo comporta sempre la cosiddetta adozione del criterio di “discrezionalità”: le differenze tra gli ordini di manutenzione e i preventivi predisposti dalle officine esterne vengono di fatto approvate dalla stessa persona che emette l’ordine di manutenzione e non da un terza funzione (che per ipotesi dovrebbe essere la divisione di ingegneria DIVING e il Magazzino come era in procedura ). Ciò determina il rischio che il valore delle lavorazioni preventivate possano essere differenti dal valore equo delle manutenzioni necessarie. Nel predisporre il preventivo, il sistema informatico Cotral, teoricamente, obbliga l’officina ad utilizzare l’anagrafica dei materiali, delle prestazioni e dei tempi standard per l’esecuzione delle manutenzioni che di fatto sono già codificati in SAP e stabiliti sulla base di riferimenti interni a Cotral.

Il SAP non è altro che un sistema informatico automatico interno a Cotral creato appositamente per garantire trasparenza e per seguire dalla A alla Z tutta la procedura di affidamento della manutenzione.

Succede però frequentemente che nel SAP ci sono perlopiù le richieste di affidamento però poi, fato vuole, che spesso e volentieri si proceda manualmente.

E inoltre, le officine esterne hanno la possibilità di inserire nei preventivi prestazioni di tipo generico in cui, discrezionalmente, possono determinare tempi e tariffe orarie differenti da quelle standard e che non rientrano quindi nel protocollo stabilito da Cotral e quindi codificati nel sistema informatico SAP.

Poi che succede?

Il responsabile locale di manutenzione mezzi, alla riconsegna del veicolo riparato, compila a sistema il verbale d’ispezione finale (VIF), richiamando il numero dell’ordine di acquisto nel frattempo creato. Tale controllo viene eseguito perlopiù analizzando la documentazione dell’officina esterna (verbale di collaudo e scheda di lavorazione), senza effettuare, in diversi casi, una verifica fisica sul mezzo o prove funzionali.

A seguire, il verbale d’ispezione finale (VIF) diviene visibile al responsabile di manutenzione che procede al suo rilascio dopo aver verificato, manualmente, la coerenza rispetto all’ordine di acquisto. Il responsabile della divisione ingegneria/manutenzione rilascia il verbale d’ispezione finale, creando in questo modo l’entrata in servizio nel sistema informatico SAP e contestualmente la cosidetta entrata merce che costituisce il benestare al pagamento della prestazione.

Questa dinamica non consente una corretta e completa valutazione della lavorazione dell’officina esterna e, di conseguenza, la possibilità di verificare eventuali comportamenti delle officine non conformi agli ordinativi emessi.

Si capisce bene che in questo modo c’è un forte rischio di frode.

Dunque ci soffermiamo su questa modalità gestionale che di fatto produce un alto rischio di doppia fatturazione della stessa prestazione di manutenzione dovuto a una “prima registrazione manuale” della fattura senza riferimento all’ordine e, a distanza di tempo, all’invio di una nuova fattura contenente il riferimento all’ordine inserita a sistema. Può accadere quindi che l'Ente pubblico paghi, con soldi pubblici, due volte lo stesso servizio!

Questa procedura è stata ufficialmente analizzata nel periodo 1 gennaio 2011 / 28 maggio 2012, studiando proprio i costi di manutenzione registrati sul sistema SAP e considerando ben 51 fornitori.

Ebbene, occorre prestare molta attenzione a questo prossimo dato perché è emerso come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi.

Inoltre, esiste la coesistenza di attività incompatibili in capo ad uno stesso utente. Sono state identificate 6.466 situazioni di incompatibilità distribuite tra 3.371 coppie di transazioni tra loro incompatibili. Ciò significa in soldoni che l’inserimento manuale non corrisponde a quanto effettivamente caricato sul sistema informatico.

Cosa produce nel concreto questo modo di operare?

La possibilità di modificare arbitrariamente le condizioni previste per la fornitura di materiali all'officina esterna in termini di prezzo di acquisto dell'articolo codificato a sistema. Le officine possono effettuare modifiche su preventivi già approvati. Presenza di fatture registrate manualmente. Ma sono in effetti registrate?

In assenza di ordine di acquisto creato a sistema e teoricamente emesse dal fornitore prima della creazione a sistema dell’ordine. Presenza di ordini di acquisto aperti per cui sono già state registrate fatture. Rischio di mancata chiusura di un ordine di acquisto e quindi di doppia fatturazione. Presenza di doppia fattura a causa ad esempio della registrazione manuale della fattura e della contemporanea presenza di entrata merci.

Alla luce di tutto quanto narrato è naturale che la nostra attenzione si sia soffermata su dei documenti che chiaramente dimostrano come chi è preposto a dare indirizzi politici subentri in realtà in decisioni gestionali di stretta competenza delle divisioni preposte all’interno di Cotral e indirizzi in merito a cifre molto alte. Cifre che addirittura non ritornano al gestore del contratto (DIVING – Divisione Ingegneria dell’azienda Cotral) e conseguentemente non ritenute attestabili al pagamento.

Sono stati leciti i nostri dubbi precedentemente sollevati nelle scorse puntate?

Noi pensiamo di sì perché si tratta di dubbi circa i limiti di discrezionalità messi alla prova dall’AD Vincenzo Surace e dal consigliere di amministrazione Giovanni Libanori nel firmare un verbale d’incontro il 22 dicembre 2011 che sostanzialmente avvalora un riconoscimento economico di circa 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società Cometa srl che si occupa della pulizia in Cotral. Questa somma, addirittura emerge da conteggi presenti in una presunta perizia stilata dal dottor Salvidio, incaricato di redigere la stessa proprio dall’amministratore delegato Vincenzo Surace, della quale però non vi è traccia come allegato al verbale stesso.

Il dato eclatante è che questo riconoscimento economico viene messo in discussione, per quanto di competenza, dalla Divisione Ingegneria DIVING essendo, di fatto, il gestore del contratto con Cometa srl.

Ma la divisione ingegneria non solo non ha potuto verificare il contenuto della famosa perizia tecnica perché “non in possesso” e non allegata al famoso verbale firmato da Vincenzo Surace e Giovanni Libanori, ma addirittura nel parlare delle “effettive prestazioni rese” conferma che l’importo corrispondente che Cotral deve a Cometa Srl è di circa 535 mila euro iva inclusa anziché 1 milione e 700 mila euro iva inclusa e che per quanto riguarda altra fattura, di importo pari a 988 mila euro e rotti per la manodopera dal 1 marzo 2009 al 28 febbraio 2011, deve essere verificata.

Dunque, tutto in mano a pochi soggetti che fanno il brutto e il bel tempo? Sembrerebbe proprio di sì ma non è così che dovrebbe funzionare un’azienda pubblica che viene gestita con i soldi dei cittadini.

Nella prossima puntata altri particolari su come vengono gestiti i soldi pubblici.

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – QUINTA PARTE: ERG, TRASFERIMENTI MILIONARI E DIRIGENTI INTOCCABILI

di Chiara Rai

Cotral – L'inchiesta – Senza voler entrare nel merito di precisazioni recenti che non aggiungono ne tolgono nulla alla nostra inchiesta, fondata su documenti scritti e prove documentali, continuiamo ad approfondire altri temi che come sempre focalizzano l’attenzione sullo sperpero di soldi pubblici.

All’interno di questa nostra inchiesta COTRAL, APRIAMO IL VASO DI PANDORA non si può tralasciare la bigliettazione e la verifica dei titoli di viaggio: due facce della stessa medaglia.

Nell’aprile del 2012 c’è una delibera, approvata dal Cda di Cotral all’unanimità, che destina quasi 11 milioni di euro a Cotral Patrimonio per la Claves, Ex Erg.

La nostra attenzione allora si concentra maggiormente su questa storia perché proprio la Erg è al centro della bufera in Atac, nell’inchiesta sulla bigliettazione per truffa ai danni dei cittadini e delle aziende. Questa delibera Cotral suscita una domanda più che legittima: quanto costa questo sistema? Sicuramente conosciamo con precisione il costo del trasferimento del Sistema di Bigliettazione Elettronica da Cotral Spa a Cotral Patrimonio Spa avvenuto di fatto nell’aprile del 2012. Ben 10 milioni 923 mila e 445 euro per validatori, localizzatori, server depositi, access point, palmari, POS e terminali di gestione Smart Card.

Il trasferimento è avvenuto su indicazione della direzione regionale Trasporti, ai tempi del centrodestra. Secondo gli accordi, a Cotral Patrimonio rimane in capo l’assegnazione del sistema di bigliettazione elettronica, dei beni che la compongono e della relativa manutenzione mentre a Cotral Spa la gestione della rete di vendita e dei ricavi da traffico. I terminali di vendita POS e i terminali di gestione Smart Cards rappresentano un ingente patrimonio acquisito con soldi pubblici che giace, perlopiù, inutilizzato.

Ma vogliamo essere più specifici. Dal 2010: 1 terminale POS è in esercizio test presso la biglietteria di Viterbo, Riello 2 terminali POS sono sempre in test nella sede di via Alimena Oltre mille terminali POS sono nella sede di via Mirri I terminali di gestione Smart Cards si trovano a via Alimena e nel deposito di via Mirri. Quali risultati ha prodotto questo passaggio milionario? Era necessario? Sono stati montati tutti i mille e passa POS?

Ma esploriamo l’altra faccia della medaglia. Parliamo infatti del servizio di verifica titoli di viaggio (si chiama Comov) cioè quello che per missione deve lottare e stanare l’evasione tariffaria, e che invece non ha mai colpevolmente funzionato come avrebbe dovuto e potuto.

La storia è questa. E’ dal almeno il 2006 che questo servizio è diretto dal dirigente Silvio Blasucci che, per inciso, è insieme ad altri due dirigenti il più pagato al Cotral. Il costo del dirigente è di circa 160 mila euro l’anno, cui si aggiunge un premio di risultato annuo che va dal 35 al 40 per cento dello stipendio (circa altri 40 mila euro netti). Questo servizio ha anche dei quadri. Sotto questi “capi”, dirigente e quadri appunto, ci sono circa quaranta verificatori, considerati da essi stessi insufficienti come numero.

Allora al dirigente Silvio Blasucci viene un’idea: si fa affiancare per farsi spiegare (a lui che è appunto fra i più pagati) come lottare meglio contro l’evasione tariffaria. Quindi in affidamento diretto sceglie (di gare di appalto non se ne parla), lui e l’amministratore delegato di allora, la società Sbc.

Questi della Sbc gli “insegnano” come combattere e stanare gli evasori e prevedono anche che questo nuovo metodo comporti un tot di aumento di entrate per il Cotral. Il paradosso del contratto, previsto tra le parti, è che in base alle nuove entrate presunte, la Sbc prende a monte, in soldi veri, la percentuale prevista. E così nel 2010 e nel 2011 la Sbc incassa 400 mila euro l’anno sui presunti risultati conseguiti. Mentre, ovviamente le entrate previste per il Cotral non sono quelle che avrebbero dovuto essere.

Quindi il servizio Comov più costoso d’Italia, ha prodotto risultati che lo vedono fanalino di coda nella classifica nazionale della lotta all’evasione tariffaria delle aziende di trasporto pubblico. Su segnalazione dei dirigenti interni che evidenziano il paradosso del contratto, il Collegio dei Sindaci denuncia il tutto alla Corte dei Conti e Cotral “straccia” il contratto. A quel punto la Sbc fa ricorso e nasce un contenzioso.

E allora che succede, vi chiederete? Il Cda, preoccupato, prendendo atto dell’operato di Silvio Blasucci affida a Paolo Toppi, consigliere d’amministrazione Cotral, di seguire quel servizio (anche qui ritorna questa ingerenza dei consiglieri politici di un Cda nella gestione quotidiana che è campo dei dirigenti, come per esempio ha fatto Giovanni Libanori nei confronti della Cometa Srl).

E allora Paolo Toppi che fa? Come prima cosa distoglie una verificatrice e la rende momentaneamente impiegata e amministrativa ( al momento fino a tutto luglio 2014). Poi resuscita la Sbc. Perché? Su suggerimento di chi? Paolo Toppi racconta che grazie a lui gli introiti sono aumentati di tre milioni di euro mentre il dirigente Arcangeli dice ufficialmente ai sindacati l’esatto contrario.

Sembra il solito balletto di dichiarazioni contraddittorie, ma il dramma è che la gestione Cotral appare critica e spesso ai limiti della liceità. Qualcuno si chiederà ma Silvio Blasucci? Non preoccupatevi, Silvio Blasucci continua a prendere non solo lo stesso stipendio ma addirittura fino all’anno scorso anche il premio di risultato. Il risultato è opinabile e a nostro avviso scarso ma lui guadagna lo stesso. Addirittura nasce una forte alleanza con l’Ad Vincenzo Surace nominato sotto il governo in Regione di Renata Polverini il quale addirittura encomia Silvio Blasucci per il lavoro svolto.

Tra l’altro, del Cda di cui faceva parte Vincenzo Surace era presente il segretario generale della Regione Lazio Ronghi, collega di sindacato dell'ex governatore Renata Polverini venuto appositamente dalla Regione Campania e che aveva come capo de suo staff la cosiddetta “Dama Bianca”, Federica Gagliardi, la signora accusata di traffico internazionale di stupefacenti e che solo quattro anni fa accompagnava Silvio Berlusconi al G8 di Toronto e poi a Panama e in Brasile.

Grazie ai suoi “ottimi risultati”, il dirigente Silvio Blasucci viene rimesso a capo del personale come ai tempi di Francesco Storace. E rimane lì il tempo necessario per presiedere una commissione interna che appare illegittima in quanto esiste l’Audit per statuto per giudicare il lavoro dei suoi colleghi, poi inopinatamente licenziati senza attendere il corso della Magistratura. E tra l’altro l’accusa principale, quella di falso sollevata da Silvio Blasucci e Vincenzo Surace, è stata archiviata.

Il tempo necessario per svolgere questo lavoro, illegittimo appunto, (si pensi che gli altri dirigenti si sono rifiutati a presiedere tale commissione) ed ecco che Silvio Blasucci viene non solo tolto da capo del personale ma il Cda decide di licenziarlo. Ma Silvio Blasucci, a questo punto, si ammala (sei mesi, caso vuole, è il limite del computo allo scadere del quale il dirigente scende ad un terzo dello stipendio). Torna dopo sei mesi di grave malattia. Blasucci deposita il ricorso contro Cotral per la sua “dequalificazione” e continua con dichiarazioni contro Domenico De Vincenzi e Vincenzo Surace, “due uomini contrapposti ma che trovano sempre la quadra sulle cose” (come dice negli interrogatori, dove attacca pesantemente Domenico De Vincenzi).

Da voci interne all’azienda, si racconta che lui si sarebbe aspettato almeno 500 mila euro, con la formula di accompagnamento alla pensione “per il lavoro che aveva svolto”. D’altronde se erano legittimi per Pasqualino Siggillino 200 mila euro a un mese dal compimento dei suoi 66 anni, perché non concedere 500 mila euro a lui che ne ha solo 63? Il Cda non lo licenzia più. Lo mettono a disposizione dell’Ad Vincenzo Surace: insomma pur rimanendo il più pagato rimane nei fatti pur senza compiti da svolgere. Questa è la storia della bigliettazione a Cotral, nelle prossime puntate andremo ancora più a fondo sui criteri gestionali adottati da Cotral e conseguenti rischi che ne conseguono.

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COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – QUARTA PARTE: ACCORDO MILIONARIO TRA VINCENZO SURACE, GIOVANNI LIBANORI E LA COMETA SRL

di Chiara Rai

Cotral – L'inchiesta – La discrezionalità del consiglio di amministrazione Cotral SpA nell’attività gestionale è regolata dallo statuto della stessa quale società in house a totale partecipazione pubblica e prevede dei limiti ben precisi.

L’osservatore d’Italia si vuole soffermare su dei documenti che chiaramente dimostrano come chi è preposto a dare indirizzi politici subentri in realtà in decisioni gestionali di stretta competenza delle divisioni preposte all’interno di Cotral e indirizzi in merito a cifre molto alte. Cifre che addirittura non ritornano al gestore del contratto (DIVING – Divisione Ingegneria dell’azienda Cotral)  e conseguentemente non ritenute attestabili al pagamento.

Quanti soldi prenda la Cometa srl per le pulizie in Cotral è ormai un dato noto quanto altissimo.

Si pensi soltanto che il 9 maggio 2013 la Cometa Srl si è aggiudicata l’appalto per l'affidamento del  servizio  di pulizia degli autobus, delle sedi, dei  depositi  e  degli  impianti della Cotral S.p.A. per un importo di 8.999.641,81 piu' I.V.A.

Chiediamo ai fruitori dei mezzi, ovvero ai pendolari del Lazio, se gli risulta una efficiente pulizia degli autobus. Le cronache hanno quasi sempre smentito la presunta efficiente pulizia dei mezzi sui quali persino il Comitato dei Pendolari Reatini ha trovato addirittura delle zecche sui sedili.

Ma come detto poc’anzi non vogliamo disertare su un argomento abbastanza affrontato che è quello della pulizia dei mezzi, quanto piuttosto sul modus agendi dell’attuale Cda Cotral sia rispetto alla discrezionalità nel prendere iniziative di un certo peso in merito ad atti puramente gestionali che anche rispetto al sovente ricorso agli affidamenti diretti e alle proroghe che di certo non sono ben viste dal Collegio Sindacale che ha l’onere di controllare il Consiglio d’Amministrazione.  

La relazione del collegio sindacale in merito al bilancio al 31 dicembre 2012 dice tutto sul modus operandi di Cotral Spa e semina ancora più dubbi a questo punto sui documenti in nostro possesso e che suscitano dubbi circa i limiti di discrezionalità messi alla prova dall’Ad Vincenzo Surace e dal consigliere di amministrazione Giovanni Libanori nel firmare un verbale d’incontro il 22 dicembre 2011 che sostanzialmente avvalora un riconoscimento economico di circa 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società Cometa srl.

Questa somma, addirittura emerge da conteggi presenti in una presunta perizia stilata dottor Salvidio, incaricato di redigere la stessa proprio dall’amministratore delegato Vincenzo Surace, della quale però non vi è traccia come allegato al verbale stesso.

Il dato importante è che questo riconoscimento economico viene messo in discussione, per quanto di competenza, dalla Divisione Ingegneria DIVING essendo, di fatto, il gestore del contratto con Cometa srl.

Ma la divisione ingegneria non solo non ha potuto verificare il contenuto della famosa perizia tecnica perché “non in possesso” e non allegata al famoso verbale firmato da Vincenzo Surace e Giovanni Libanori, ma addirittura nel parlare delle “effettive prestazioni rese” conferma che l’importo corrispondente che Cotral deve a Cometa Srl è di circa 535 mila euro iva inclusa anziché 1 milione e 700 mila euro iva inclusa e che per quanto riguarda altra fattura, di importo pari a 988 mila euro e rotti per la manodopera dal 1 marzo 2009 al 28 febbraio 2011, deve essere verificata.

Il responsabile DIVING in questione che di fatto non ha dato il benestare per l’intera cifra alla data del 21 febbraio 2012, fato vuole, è stato licenziato a marzo del 2012 e la Cometa successivamente è stata liquidata.

Chi ha autorizzato il pagamento?

Il 10 giugno del 2013, il collegio sindacale composto dall’avvocato Pasquale Improta, dal dottor Alessandro Morani e dal dottor Francesco Settimi si esprime in relazione al bilancio 2012.

“Il Collegio ha più volte segnalato che le osservazioni sostanzianti il controllo preventivo sono pervenute a ridosso immediato dell’adunanza del Consiglio e che qualche volta in corso di seduta, come si evince dai verbali consiliari approvati; a ciò non sono estranee le carenze e le tardività di istruttoria già segnalate.
Trattandosi molte volte di questioni complesse all’odg e che NON infrequentemente affondano le premesse in atti e anni precedenti, il Collegio lamenta l’estrema difficoltà di valutare “ictu oculi” la portata delle osservazioni del controllo analogo. Ciò soprattutto in ragione che il Cda di una società in house NON può avere rilevanti poteri gestionali e l’Ente pubblico (Regione Lazio) che non è terzo, deve poter esercitare maggiori poteri rispetto a quelli che il diritto societario riconosce alla maggioranza sociale (l’Ente è addirittura socio unico). Pertanto non è sempre agevole calibrare le eventuali modifiche alle proposte di delibera in base alla segnalazione del controllo preventivo pervenuto immediatamente a ridosso, se non a delibera in corso di discussione”.

Secondo statuto, l’amministratore delegato ha rilevanti poteri di spesa fino a 700 mila euro, dunque il Collegio ha un ruolo di controllo di legittimità sulle modalità con cui gli amministratori compiono le scelte di gestione.

Ma se l’Ad ha poteri di spesa fino a 700 mila euro perché firma un verbale insieme a Giovanni Libanori e all’amministratore delegato Cometa s.r.l. nel quale ci sia accorda per un eventuale riconoscimento economico pari a quasi 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società di pulizie?

Perché viene chiesta una perizia tecnica esterna quando è disponibile il DIVING preposto a tali verifiche?

Il Consiglio di Stato sezione II parere del 18 aprile del 2007 n°456 e anche adunanza plenaria 3 marzo 2008 n°1 ha ribadito che per una società “in house” i requisiti individuati dalla Giurisprudenza comunitaria e nazionale impongono che:

–         Il Consiglio di Amministrazione della società “in house” NON DEVE AVERE RILEVANTI POTERI GESTIONALI e l’Ente pubblico deve poter esercitare maggiori poteri rispetto a quelli che il diritto societario riconosce alla maggioranza sociale

–         L’impresa non deve aver acquisito una vocazione commerciale che rende precario il controllo da parte dell’Ente pubblico.

–         Le decisioni più importanti devono essere sottoposte al vaglio dell’Ente affidante

Oltre a tutto ciò finora esposto Cotral si dimostra “insufficiente” sul nodo delicatissimo come quello delle gare e contratti. Certo è che, secondo il collegio sindacale, l’istituto della proroga così massicciamente utilizzato (49 proroghe rilevate soltanto nel 2012) si situa in un area di dubbia legittimità.

La perdita dell’esercizio nel 2012 è stata di circa 26 milioni di euro si sofferma proprio sulle modalità di gestione in house che non fanno presumere un risultato dell’esercizio 2014 sensibilmente diverso.
Dunque quando L’osservatore d’Italia ha dei dubbi sulla liceità del modus operandi del Cda, quest’ultimi non appaiono poi così infondati. Soprattutto se si accostano i pareri ai proclami del Cda Cotral, si riescono a registrare diverse incongruità.

Questi ragguardevoli quesiti sulla gestione dei soldi pubblici da parte della “politica” ancora non trovano risposte ma potrebbero essere certamente materiale utile in sedi più appropriate.

Non  dimentichiamo che gli  amministratori sono  chiamati  ad  "agire in modo informato" ed hanno al contempo il diritto individuale all'informazione.

Essi non potranno, in presunte altre sedi d’indagine, invocare la carenza di informazioni per alleviare le loro responsabilità.
Ma in merito al riconoscimento di questa cifra milionaria, non solo non c’è stata la possibilità per la divisione ingegneria di leggere la perizia, ma neppure c’è stata la possibilità da parte della stessa DIVING di poter gestire tale ingente riconoscimento economico alla Cometa tramite una approfondita verifica delle prestazioni effettive operate dalla stessa società di pulizie.

Evidentemente le deleghe date all’interno di Cotral spa ad un politico qual’è Giovanni Libanori consentono allo stesso di spaziare ad ampio spettro in ambiti e competenze di tale portata. Ciononostante Giovanni Libanori non sia un dirigente e neppure un tecnico bensì un ex iscritto UDC, fedelissimo sostenitore dell’ex vicepresidente della Regione Lazio Luciano Ciocchetti. Infatti, Giovanni Libanori, il cui curriculum dice essere diplomato al liceo e di possedere attestati di formazione professionale in materia assicurativa, è diventato membro del Consiglio di Amministrazione Cotral e dopo anche presidente della controllata Stl e poi ancora consigliere di maggioranza al Comune di Nemi in quota Udc, proprio con l’avvento di Luciano Ciocchetti in Regione e il cambio di guardia da Piero Marrazzo a Renata Polverini. Adesso la coppia Libanori – Ciocchetti dopo aver transitato per un breve periodo in altri partiti ha deciso di entrare in Forza Italia e per Giovanni Libanori può sostanzialmente dirsi un ritorno di fiamma.

Chissà quali altre poltrone sia in grado di riservare la politica in questo dato momento storico? Noi crediamo che il cerchio si stia stringendo e nell’era del dovere di trasparenza, i fatti fin qui narrati siano un ennesimo colpo di coda, seppur grosso e incancellabile, pur sempre la fine di un capitolo. 

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