Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise




MultiVersus torna su Pc e console più in forma che mai

MultiVersus, il platform fighter per Pc e console free to play targato Warner Bros è tornato nella sua forma definitiva, e stavolta sembra essere riapparso sugli store digitali in forma davvero smagliante. Diverso tempo è passato dalla chiusura della versione Beta di Multiversus. La particolarità di questo titolo è che vede scontrarsi eroi di film e cartoni animati in un epico crossover ricco di volti noti, con voci originali e tantissime chicche per gli appassionati. Dal misterioso Batman al pungente Bugs Bunny, dalla glaciale Arya Stark ai folli Rick e Morty, da Marvin il Marziano al chiassoso Taz il roster di Multiversus è già pieno di stelle e potrebbe ampliarsi in modo considerevole in futuro. Nonostante le premesse ottime e un profilo visivo gradevole ed efficace, il titolo di Player First Games non ha potuto fare a meno di registrare un enorme calo di interesse in seguito alle prime settimane di Beta, a causa di problemi tecnici e di meccaniche considerate acerbe e poco profonde. Da qui la discussa ma in fin dei conti corretta decisione di “congelare” la produzione per poter tornare a lavorare dietro le quinte, in modo da creare i presupposti per un suo rilancio in pompa magna. La lunga pausa di Multiversus ha portato a notevoli cambiamenti grafici, sistemici e contenutistici. Adesso il titolo è ritornato, ed ha un gran potenziale. Riuscirà a riaccendere la fiamma dell’entusiasmo nei cuori dei giocatori? Andiamo a scoprire insieme. MultiVersus può essere apprezzato in molti modi e questa volta è disponibile al lancio con varie modalità tutte da giocare sia online che in locale. Le Fenditure sono un’esperienza PvE con boss da sconfiggere, mini-giochi e ricompense uniche, oltre a un modo per imparare meccaniche, provare personaggi e affinare abilità, sia in solitaria che con un amico in modalità cooperativa online.

MultiVersus comprende anche la modalità 2 contro 2 cooperativa a squadre, scontri 1 contro 1, tutti-contro-tutti a 4 giocatori, cooperativa contro IA, lobby online personalizzate, Il Laboratorio (modalità pratica), tutorial e partite in locale fino a 4 giocatori. La sempre mutevole mappa del Laboratorio di Dexter e la mappa della Città di Townsville, compreso il nemico principale delle Superchicche, Mojo Jojo, si affiancano alla Batcaverna (DC), la Casa sull’albero (Adventure Time), il Castello stregato di Scooby (Scooby-Doo), l’Arena celeste (Steven Universe) e ad altri luoghi disponibili per i giocatori. In MultiVersus ogni combattente è dotato di un set approfondito di meccaniche di combattimento, abbinate a miglioramenti visivi e di illuminazione che danno enfasi ai personaggi, avvicinando i giocatori all’azione su schermo. Il gioco utilizza anche un rollback netcode su misura per supportare il gioco online e il matchmaking. Inoltre, MultiVersus include alcuni dei migliori talenti nel prestare le voci al gioco, ad esempio Mark Hamill (dai videogiochi Batman: Arkham, Batman: La serie animata) come Il Joker, Kevin Conroy (dalla serie Batman: Arkham, Batman: La serie animata), Tara Strong (dalla serie Batman: Arkham) come Harley Quinn, George Newbern (dal gioco Injustice 2) come Superman, Maisie Williams (Game of Thrones) come Arya Stark, Matthew Lillard (Scooby-Doo) come Shaggy, Estelle (Steven Universe) come Garnet, e molti altri. Il passaggio all’Unreal Engine 5 ha trasformato l’aspetto visivo di MultiVersus.

Il titolo insomma garantisce una gran varietà del parco lottatori. I vari combattenti non sono però solo diversi esteticamente, gli sviluppatori hanno cercato di dare a ognuno un set di mosse unico e iconico con una diversificazione marcata. In pratica ogni scelta appartiene a una sorta di sottoclasse – tank per i più difensivi, picchiatore per i più offensivi, e altre più peculiari come guaritore o assassino – e segue lo schema classico delle mosse direzionali di Smash, sia per i colpi normali che per quelli speciali. In MultiVersus ogni attacco normale al di fuori delle combo a colpi multipli risulta caricabile come un attacco Smash, e molte delle mosse speciali richiedono delle risorse ricaricabili col tempo o con l’attivazione di qualche abilità. Un esperto di Bugs Bunny dovrà quindi decidere al meglio quando utilizzare i suoi missili Acme, laddove per chiunque usi Batman sarà il caso di tener conto dei batarang lanciati e degli esplosivi utilizzati. Insomma, il titolo è molto più tecnico di quanto si possa immaginare. L’unicità del sistema di combattimento però non dipende solo da queste caratteristiche. In primo luogo, infatti, MultiVersus è completamente bilanciato attorno agli scontri due contro due, con tanto di già nominate classi di supporto pensate prevalentemente per offrire potenziamenti ai compagni o avvantaggiarli in battaglia. Al di fuori di quelli più aggressivi, quasi ogni combattente ha poi a disposizione almeno una abilità di supporto, che gli permette di offrire bonus al partner, di raggiungerlo al volo, o addirittura di recuperarlo mentre sta volando di sotto. Per quanto riguarda l’aspetto estetico, il nuovo motore grafico offre un sistema di illuminazione avanzato e effetti particellari dettagliati, migliorando notevolmente la resa estetica dei personaggi e degli ambienti. Gli scontri risultano più leggibili e visivamente piacevoli, un aspetto cruciale per il successo nel mondo dello streaming. Oltre ai 23 personaggi iniziali, la versione definitiva di MultiVersus aggiunge tre nuovi eroi: Joker, Jason di Venerdì 13 e la Guardia Banana di Adventure Time sia in versione maschile che femminile. Inoltre come si evince dalle missioni sfida nelle Fenditure, uno dei prossimi personaggi giocabili sarà sicuramente il temibile agente Smith di Matrix. Tirando le somme, la versione definitiva di MultiVersus si propone come l’evoluzione di quanto visto nel 2002. Se il titolo verrà seguito a dovere e offrirà sempre nuovi contenuti siamo certi che entrerà nel cuore dei giocatori di tutto il mondo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Eiyuden Chronicle Hundred Heroes, il Jrpg che strizza l’occhio alla saga di Suikoden

Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes (disponibile su PC, Xbox, PlayStation e Switch) rappresenta una nuova ed epica odissea nel mondo dei giochi di ruolo giapponesi, un’avventura che ha come scopo quello di catturare l’essenza dell’era d’oro del genere con una profondità e una ricchezza di contenuti che vi terranno sicuramente incollati allo schermo per ore e ore di sano intrattenimento. Con decine e decine di personaggi unici e memorabili, questo JRPG in stile vecchia scuola offre una storia tipica dei canoni dei grandi prodotti degli anni ’90 che andrà sicuramente a toccare l’anima di tutti gli appassionati del genere. L’artefice di questa straordinaria esperienza videoludica è una garanzia: Yoshitaka Murayama, il leggendario game designer giapponese noto per aver dato vita alla celebre serie Suidoken. Nonostante sia tragicamente scomparso da poco, con Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, Murayama ha dimostrato ancora un’ultima volta la sua maestria nel creare mondi fantastici e personaggi indimenticabili. Sequel di “Eiyuden Chronicle: Rising“, “Hundred Heroes” narra le vicende che accadono nel conglomerato di nazioni noto come Allraan. Specie di diverse razze hanno imparato a convivere per molto tempo ma, recentemente, l’Impero Galdeano ha dominato le guerre grazie alle proprie capacità. In questo clima di tensione agirà un gruppo di eroi, che si trasformerà in un esercito di oltre cento personaggi che decreteranno il destino del mondo. “Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes” è un videogioco JRPG a turni in cui si seguono le vicende di Nowa: un giovane ragazzo appena reclutato nell’esercito locale che, in un modo o nell’altro, diventerà elemento chiave per la prosecuzione del gioco. Attraverso l’esplorazione e le missioni principali e secondarie otterrà potenziamenti ed alleati, necessari per affrontare nuovi nemici e gestire al meglio il suo intero viaggio. Il gameplay è strutturato con uno scheletro semplice, in linea con gli altri JRPG presenti sul mercato. Esplorando la vasta mappa di gioco sarà possibile incontrare NPC utili per ottenere benefici vari e affrontare avversari di diverso genere, i quali devono essere sconfitti per proseguire nella storia. Per superare le avversità si utilizza un sistema di gioco molto familiare, in cui i vari combattenti presenti in squadra possono attaccare, utilizzare oggetti, difendersi ed eseguire mosse speciali. Proprio queste ultime si suddividono in “Combo di Eroi”, eseguibili soltanto con determinate condizioni, e “Lenti Runiche”: termine che coinvolge qualsiasi Abilità o Magia che i combattenti possono sfruttare nel corso del gioco.

La giocabilità di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes , quindi, prende a piene mani la struttura classica del genere e la posiziona in modo tale da donare al pubblico un’esperienza familiare ed accessibile. A tale aspetto si possono accompagnare l’insieme di modifiche meccaniche eseguibili all’inizio del proprio salvataggio e che decretano la difficoltà. Oltre alla mera potenza degli avversari, infatti, è possibile modificare quali risorse possono essere usate in battaglia e quanto costano gli oggetti presenti nei negozi. Tali meccaniche possono risultare inusuali, ma andrebbero messe in relazione con una caratteristica chiave del gioco, ossia il numero di eroi. Come suggerisce lo stesso titolo del videogioco, “Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes” è un titolo in cui si andrà a creare un gruppo composto da oltre cento personaggi. Di questi, tre saranno sempre presenti nell’area frontale di combattimento, tre rimarranno nella zona appena dietro, uno svolgerà il ruolo di aiutante e altri tre ricoprono il ruolo delle riserve. In altre parole, un gruppo completo di personaggi utilizzabili simultaneamente ruoterà attorno alle dieci unità. Per ottenere tutti i personaggi a disposizione è necessario rispettare alcuni semplici requisiti, che possono passare dal dialogare con un personaggio specifico al combattere contro specifici nemici. Avere una grande varietà di personaggi utilizzabili può sembrare eccessivo, ma fa parte di una delle caratteristiche dei progetti di Yoshitaka Murayama. Questo elemento era già visibile nel franchise “Suikoden” e permette non solo di costruire squadre originali, ma serve anche per dare al pubblico figure secondarie emblematiche, le quali possono catturare l’attenzione senza dover sostenere il peso narrativo del protagonista. Ovviamente poter utilizzare una mole così grande di eroi aumenta anche la voglia di rigiocare al titolo una volta terminata la storia, che per un Jrpg è davvero una caratteristica importante. L’impianto narrativo di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes tende a risultare interessante quando vengono approfonditi i suoi dettagli e la difficoltà massima di questo videogioco è strutturata per forzare specifiche strategie che raramente si vedono in altre produzioni. Entro la seconda metà dell’avventura i giocatori avranno trovato una squadra stabile, ma per comprendere e vivere al meglio l’esperienza dei cento protagonisti disponibili noi consigliamo di affrontare l’avventura nel modo più difficile possibile. “Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes” richiede circa 60 ore per raggiungere i titoli di coda e presenta l’adattamento dei sottotitoli in lingua italiana (il doppiaggio, invece, è in inglese o giapponese). Un plauso va inoltre fatto alla soundtrack, le tracce musicali infatti sono in grado di immergere completamente il giocatore nell’atmosfera del gioco, trasportandolo in un mondo ricco di avventure e misteri.

Per chiunque sia familiare con la serie Suidoken, sarà sin da subito evidente che Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è in tutto e per tutto l’erede spirituale di quel leggendario franchise che è Suikoden, mantenendo intatte le sue caratteristiche distintive e ampliando ulteriormente il concetto di squadra e strategia. La varietà dei personaggi è sorprendente, con quasi 120 membri del cast da reclutare, ognuno con le proprie storie e abilità da offrire al gruppo. Inoltre, il sistema di potenziamento mediante le rune aggiunge un ulteriore livello di profondità strategica, consentendo ai giocatori di personalizzare ulteriormente le capacità dei loro party. Con così tante opzioni di personalizzazione a disposizione, le possibilità di mixare e abbinare il party sono praticamente infinite, offrendo una gamma incredibilmente ampia di strategie e approcci di gioco. In questo titolo ogni cosa sembra essere al posto giusto e tutto funziona come un ingranaggio ben oliato ed efficiente. Lo stile artistico scelto, che pur nella sua bidimensionalità fa un ottimo uso delle tecniche 3D per garantire profondità, il sistema di combattimento, il modo in cui le varie meccaniche dipendono l’una dall’altra… ciascun elemento fa il proprio dovere e mette in scena un titolo consigliatissimo sia agli appassionati del genere sia a chi vuol scoprire come ci si divertiva con le meccaniche di gioco di qualche anno fa. Tirando le somme, questo Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes ci è piaciuto davvero moltissimo. Il titolo infatti fin dalle prime battute si rivela un’esperienza straordinaria per gli amanti dei Jrpg old-school. Con una trama coinvolgente, un vasto cast di personaggi ben definiti e un comparto audio di alta qualità, il gioco cattura l’essenza dei classici del genere, offrendo al contempo nuove e interessanti meccaniche di gioco. Nonostante alcune sfide legate al grinding e all’adattamento alle meccaniche di gioco, l’esperienza complessiva risulta estremamente gratificante. Con una cura particolare per i dettagli e un’impeccabile comparto narrativo, Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è sicuramente uno dei Jrpg più interessanti di questo 2024. Un ottima esperienza “Suidoken-like” dal creatore stesso del franchise, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto, ma che con quest’opera è destinato ad essere ricordato e apprezzato per sempre. Se siete alla ricerca di un prodotto longevo, appagante e con una rosa di personaggi numerosa, questo è il gioco che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs, la sfida definitiva

PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs” è l’ultima proposta di Bandai Namco di un videogame in stile battle royale dedicato al famoso “mangia pillole” disponibile su PC, Xbox, PlayStation e Switch. Il titolo è un potenziamento dell’omonimo progetto rilasciato nel 2020 ed offre un tasso di sfida altissimo per tutti gli amanti del genere. PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs, proprio come ci si aspetta da un esponente del genere uno contro tutti, vede 64 giocatori immergersi in battaglie online contro altri partecipanti, al fine di essere il PAC-MAN vincente. Per fare questo è necessario giocare le partite aggiungendo una serie di twist e meccaniche secondarie rilevanti. Bonus e potenziamenti che sono presenti nel percorso assumono una rilevanza decisiva e servono ad aiutare i giocatori per conquistare la vittoria o decretarne la sconfitta. Attualmente il titolo presenta una sola modalità di gioco, divisa in tre versioni a seconda di quanto l’acquirente desidera essere competitivo. I giocatori partecipano con altri personaggi all’interno di una catena di labirinti di PAC-MAN, il cui aspetto estetico può essere modificato nelle impostazioni. Evitando i fantasmini avversari, i giocatori devono fare il miglior punteggio possibile e devono evitare di essere mangiati dagli avversari. La disfatta infatti può avvenire sia per mano dei nemici controllati dall’IA, sia per mano degli altri players. Il gameplay di PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs, di per sé, segue le regole classiche della serie. Il giocatore può esplorare il labirinto seguendo movimenti verticali e orizzontali, oltre a poter tornare indietro nel proprio percorso. Nelle estremità del livello sono presenti delle sfere speciali che, se mangiate, permettono di ottenere un incredibile potenziamento. Tutti i fantasmi, infatti, diventeranno azzurri e saranno vulnerabili. Se vengono mangiati torneranno nella loro base, per poi riapparire al massimo delle loro forze.

Fino a qui “PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs” non si differenzia da altri capitoli del suo franchise, ma c’è una particolarità che lo rende unico nel suo genere. In alcune sezioni del livello, infatti, saranno presenti dei portali che si aprono e si chiudono a un ritmo prestabilito. I giocatori possono attraversarli per entrare nei labirinti di altri giocatori, che possono contenere altri PAC-MAN. Lo scopo è quello di utilizzare questa strategia per danneggiare le altre partite e assicurarsi la sconfitta degli altri giocatori. Esistono vari modi per raggiungere questo risultato, così come esistono tattiche difensive per evitare di essere attaccati. Come prima cosa, ogni volta che un livello viene ripulito dalle sfere gialle aumenterà la velocità dei nemici, rendendo sempre più difficile sfuggire. Inoltre, se un PAC-MAN potenziato si avvicina ad uno non potenziato, lo mangerà automaticamente. Esiste però anche una terza opzione: i così detti bonus passivi. Esplorando il labirinto capiterà di vedere apparire delle sfere azzurre e rosse che circoleranno per la mappa. Il primo colore indica dei bonus positivi, mentre il secondo quelli negativi. Tra questi benefici ci sono la possibilità di allontanare i fantasmi, ottimo modo per affrontare le ultime fasi di gioco. Capire come raggiungere e sfruttare questi benefici nel miglior modo possibile decreta il miglior proseguimento delle proprie partite, con una sempre maggiore probabilità di vincere. Insomma PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs eleva il classico gioco in una battaglia online senza esclusione di colpi dove solo il più scaltro potrà raggiungere la vetta dominando sugli altri partecipanti.

E’ bene ricordare che PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs contiene esclusivamente modalità online e permette, a giocatori di piattaforme differenti, di giocare assieme ed inserirsi in una lista amici speciale, al fine di creare gruppi di gioco. Tra le meccaniche più carine del gioco c’è la possibilità di modificare le estetiche del proprio PAC-MAN tramite la personalizzazione del personaggio, che può essere modificato tramite occhiali, cappelli e costumi. Per acquisire sempre più opzioni sarà necessario il pagamento di soldi veri in caso si desiderino dei DLC in particolare o la valuta del gioco, che si ottiene giocando partite. Ovviamente i costumi di “PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs” hanno una mera funzionalità estetica e non condizionano le partite dal punto di vista meccanico. A nostro avviso dovendo scegliere il punto di forza di questo titolo noi puntiamo tutto sulla gestione della relazione tra i labirinti. Ci ha colpito particolarmente l’idea di poter visitare le altre mappe e incontrare i giocatori avversari, anche se questo è visto con un approccio competitivo. In questo modo è possibile studiare nuove strategie per schivare i fantasmi e si possono vedere vari design dei labirinti, aumentando così il design artistico. Questo dettaglio merita sicuramente l’attenzione e lo abbiamo trovato estremamente gradevole. Punto debole della produzione però è il fatto che il gioco sia esclusivamente online e non esista una modalità contro i bot dove i giocatori possano allenarsi nelle prime ore di gioco. Questo fa si purtroppo che anche giocatori alle prime armi si trovino contro persone molto abili che approfitteranno della situazione. Non è sicuramente facile dare un giudizio grafico-estetico ad un gioco che non sfoggia quasi nessuna caratteristica avanzata, tanto che avrebbe potuto uscire anche tre generazioni del passato senza sfigurare, ma è comunque indicativo di come gli artisti siano riusciti a rendere un avanzato 2D in una miscela di effetti di luce e animazioni dei livelli davvero molto piacevole, oltre al remix delle musiche più iconiche che tanto conosciamo del classico. PAC-MAN Mega Tunnel Battle: Chomp Champs va considerato come uno scacciapensieri, è un gioco irresistibile che ruota intorno ad un battle royale semplice, immediato, irresistibile e ad un prezzo super budget. Quindi se amate le competizioni accese, i battle royale, e i giochi semplici ma intensi, siamo certi che apprezzerete questo titolo, su qualunque piattaforme lo giochiate.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 8

LONGEVITA’ 7,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Sand Land. Il videogame ispirato all’opera di Akira Toriyama

Sand Land è un classico action-RPG in terza persona ispirato al manga del maestro Akira Toriyama, autore di fumetti del calibro di Dragon Ball e Arale, scomparso purtroppo recentemente. Il titolo, disponibile su PC e sulle piattaforme di vecchia e nuova generazione di Microsoft e Sony, è ambientato nel mondo di Sand Land, che come suggerisce il nome è una sconfinata landa desertica devastata da una lontana guerra fra esseri umani e una razza umanoide che ormai si crede estinta. Ed è proprio all’inizio del gioco che Rao, uno sceriffo umano con un passato misterioso, si reca alla città dei demoni in cerca di aiuto per un compito davvero speciale, ovvero: trovare la Sorgente Leggendaria e riportare l’acqua in questo mondo. Tale impresa se portata a termine farebbe nel contempo cadere l’egemonia del Re, arricchitosi vendendo l’acqua alla popolazione assetata. Alla richiesta disperata dell’uomo rispondono due demoni: Beelzebub e Thief, che si uniscono alla carovana. Sono proprio loro i tre protagonisti di Sand Land, in particolare lo è Beelzebub che è il personaggio bisognerà controllare. Nella seconda parte dell’avventura si unirà poi attivamente anche Ann, una ragazza alla ricerca dei suoi familiari. Come dicevamo qualchje riga più in alto, Sand Land è un action in terza persona con alcuni elementi RPG come ad esempio il sistema di livelli e di progressione dei personaggi. I comandi sono i classici: attacco potente, attacco debole, schivata, salto e una mossa speciale in grado di causare un grande ammontare di danni ma che ha bisogno di essere caricata attraverso un’apposita barra che si riempie mettendo a segno colpi o utilizzando un particolare bonus acquistabile dai venditori. Il sistema di progressione è quindi abbastanza classico ed è basato sui punti esperienza: ogni livello raggiunto permette di acquistare un perk nell’albero delle skill. I perk più potenti richiedono la spesa di più di uno skill point. In Sand Land è chiaro fin da subito che i veicoli e le loro personalizzazioni ricoprono un luogo centrale all’interno del gioco. Nel titolo il mondo di gioco è vasto e piuttosto monocolore, quindi spostarsi unicamente a piedi avrebbe fatto rapidamente annoiare anche il giocatore più navigato. Esiste comunque un sistema di viaggio rapido che permette di raggiungere istantaneamente tutti i luoghi già visitati, con tantissimi e punti di “teletrasporto”. Tuttavia, nonostante ciò, i veicoli rappresentano il modo principale con cui ci si sposta per brevi distanze e si combatte contro i nemici. Il tank è il primo mezzo che è possibile ottenere, e fino alla seconda parte del gioco è anche il veicolo più potente e manovrabile fra tutti. In seguito, si può sbloccare il Salta-Bot, una sorta di Metal Gear che permette di saltare e raggiungere piattaforme molto in alto; l’automobile e la moto, ma anche l’hovercraft e la potente armatura da battaglia. Tutti i mezzi possono poi essere personalizzati profondamente, dal cambio di colore, possibile attraverso un venditore apposito più avanti nel gioco, alla modifica dei vari componenti per aumentarne la potenza o la velocità o la difesa. I componenti possono essere trovati come loot del gioco sconfiggendo i nemici, oppure possono essere creati attraverso i materiali ottenuti dalle casse posizionate in tutto il mondo di gioco.

Un altro elemento cardine di Sand Land è rappresentato dalla città di Spino, legata a doppio filo con lo svolgimento della trama. Essa infatti funge da quartier generale per il party. Il centro all’inizio è ridotto a poco più di un cumulo di macerie e si sviluppa nel corso del gioco man mano che vengono completate le quest secondarie. Attraverso queste missioni è possibile, infatti, recuperare vari personaggi che diventeranno i nuovi abitanti della città e apriranno nuove botteghe che incrementano i servizi disponibili. In questo modo è possibile acquistare tutto quanto serve per portare a termine il gioco senza cercarlo nelle città-discarica sparse qua e là. Le missioni secondarie legate a Spino però non sono l’unica cosa che è possibile fare nel mondo di Sand Land. Esistono infatti missioni casuali che si incontrano durante un viaggio a piedi/con un veicolo e possono essere ad esempio il salvataggio di un venditore braccato dai predoni o dai raptor. Sono presenti un gran numero di caverne del tesoro da scoprire e razziare, e alcune strutture speciali come rovine o discariche che contengono i pezzi più potenti per potenziare i veicoli. Nelle rovine, razziando i bauli disseminati al loro interno, si possono recuperare le monete d’oro antiche che possono essere scambiate con il gatto Lassi per ottenere le mappe con la posizione di tutti gli scrigni del tesoro. Menzione d’onore, infine, va fatta ai comparti video e audio di Sand Land. In particolar modo il primo: il gioco è in cel shading come da tradizione dei giochi tratti da anime/manga. In Sand Land però raggiunge un grado di pulizia e di dettaglio che raramente si può ammirare in altre produzioni simili. Il gioco è al 99% in terza persona con visuale alle spalle dall’alto, ma in alcune sezioni di un paio di dungeon, la visuale passa a scorrimento laterale in stile platform. Anche il comparto audio è molto curato, con musiche avvincenti e che ben si adattano alla situazione che intendono accompagnare. L’amore che il team ha riversato nei confronti delle tavole originali di Sand Land è percepibile anche nell’ottima cura delle scenografie: in alcuni frangenti, certi scorci paesaggistici ricordano moltissimo le spigolosissime composizioni rocciose che il buon Toriyama amava disegnare. Il gioco si può infine completare in una trentina di ore circa, senza andare eccessivamente veloce. Il gioco è integralmente doppiato in inglese o giapponese, con sottotitoli in italiano. Tirando le somme, Sand Land è un adattamento videoludico che esprime tantissimo affetto nei confronti dell’opera da cui è tratto. Una gestione divertente e variegata dell’arsenale di veicoli e un cast di personaggi carismatici fanno da contraltare ad un open world un po’ scialbo (a causa della natura del mondo) e a un combat system piuttosto farraginoso. Per tutto il resto c’è la nostalgia a fare da padrona, in un’avventura rivolta principalmente ai fan dell’adorabile Beelzebub. A nostro avviso sia che si sia amanti dell’opera, sia che si sia fan del maestro Toriyama, Sand Land è un titolo che merita di essere giocato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




TopSpin 2K25, il tennis videogiocato non è mai stato così realistico

Con TopSpin 2K25, 2K e Hangar 13 resuscitano quello che è ricordato come il miglior gioco di tennis di tutti i tempi e lo fanno portando su PC e sulle console di nuova generazione un titolo solido, divertente e assolutamente godibile da tutti. Sono passati 11 anni dall’uscita di Top Spin 4 su Xbox 360, un titolo incoronato dagli appassionati come il miglior gioco di tennis mai reso disponibile per una console casalinga e, tra l’altro, mai reso retrocompatibile sulle successive generazioni. In principio fu PAM Entertainment a portare il primo Top Spin sulla grande Xbox nera, e siamo ormai nel quasi “preistorico” 2003. Nonostante il tennis sia uno degli sport più seguiti e ricchi al mondo e, sostanzialmente, il progenitore di tutti i videogiochi moderni ha sempre peccato di una certa continuità in campo videoludico. Serie storiche come Virtua Tennis sono ferme da anni, mentre le produzioni più recenti non sono mai riuscite a rispondere appieno alle aspettative degli appassionati. Alla luce di ciò, è naturale che le speranze dei fan fossero tutte riposte su questo TopSpin 2K25 e fortunatamente possiamo dire che questa volta finalmente è stato fatto centro. Dove TopSpin il titolo brilla è senza dubbio sotto il profilo del gameplay. Lo studio a cui 2K Sports ha affidato il nuovo gioco è ripartito dalle ottime basi di Top Spin 4 e ha provato ad affinare quello che non funzionava nel 2011, spolverando sul tutto un pizzico di ottava e nona generazione. Il risultato è un gioco di tennis facile da imparare, soprattutto da chi ha già esperienza, ma difficile da padroneggiare, visto che contro avversari umani o ai livelli più alti dell’intelligenza artificiale sarà fondamentale non solo conoscere bene le dinamiche di questo sport, ma anche azzeccare tutti i colpi per non essere puniti. Il tempismo, infatti, è la chiave principale dell’esperienza. Colpendo bene o perfettamente la palla, infatti, non solo si diventa più potenti e precisi o, meglio, si possono sfruttare pienamente le potenzialità del proprio tennista, ma si può fare in modo che l’effetto della palla sia quello desiderato. Le risposte scarse, infatti, solitamente rimbalzano in posizione centrale e sono piuttosto alte, due elementi che potrebbero dare all’avversario il tempo per colpire con forza e precisione. Ma non è tutto, infatti in TopSpin 2K25 caricando il movimento e rilasciando il tasto al momento giusto si va a intaccare la resistenza degli avversari. Per evitare gli interminabili scambi che era possibile avere in Top Spin 4, Hangar 13 ha pensato a questo sistema per forzare gli errori: rispondere alle cannonate provenienti dall’altra metà del campo costa fatica e, una volta consumata la resistenza, si alza drasticamente la percentuale di errore. A questo punto concorrono diversi fattori, come la resistenza dell’atleta prescelto o la capacità di indovinare sempre il giusto tempismo, aggiungendo ulteriore tensione a questi frangenti o agli ultimi game di un quinto set a Wimbledon. Interessante anche la differenziazione tra colpo caricato e colpo normale, con il primo che consuma energia, mentre il secondo perde un po’ in efficacia, il fatto che ci si possa posizionare per effettuare un colpo aperto o i tre metodi per la battuta: semplice, caricato o con la leva analogica. Insomma, il gameplay di TopSpin 2K25 è davvero molto profondo.

Una volta lanciato TopSpin 2K25 si nota immediatamente l’esperienza del gruppo 2K Sports in questo genere di videogames. I menù sono chiari e leggibili, l’accompagnamento sonoro di qualità e la struttura è quella classica, tra modalità per giocatore singolo e quelle online. Il pezzo pregiato della modalità in solitaria è senza dubbio MyPlayer, la classica carriera nella quale si crea nei dettagli un alter ego digitale e lo si porta dall’essere un perfetto sconosciuto del circuito maschile o femminile al battagliare contro i più forti al mondo. La progressione è piuttosto semplice, dato che è divisa a tappe, ognuna scandita da tre eventi: un allenamento, un’esibizione e un torneo. Il primo consente di guadagnare un buon quantitativo di esperienza, in modo da salire di livello più velocemente e incrementare le qualità fisiche e tecniche del nostro tennista. Selezionando l’esibizione si possono sperimentare delle stipule piuttosto originali con le quali sbloccare nuovi oggetti per personalizzare l’aspetto estetico del nostro alter ego. Infine il torneo consente di migliorare il posizionamento ATP (o WTA), fondamentale per andare a vincere i trofei più prestigiosi come i quattro Slam presenti o i tanti altri tornei ufficiali sotto licenza. A rallentare questa scalata però, c’è la stanchezza, che va sempre tenuta sotto controllo, non solo perché farà scendere in campo il proprio atleta con meno energie, ma aumenterà il rischio di incorrere in un infortunio, costringendo il giocatore ad un riposo forzato o a scendere in campo con valori decurtati. E poi? Tutto qui, si gioca, si cresce, si rigioca fino a raggiungere il tetto del mondo. In TopSpin 2K25 sono presenti anche altre modalità per giocatore singolo, esistono infatti la classica Esibizione o le sfide del pass stagionale, ovvero il modo per sbloccare ulteriori e sempre nuovi oggetti estetici e oggetti di varia natura che saranno aggiornati con passare del tempo. Tutto quello che bisogna fare per ottenere tali ricompense è affrontare partite tematiche, spesso ispirate allo slam del momento, con stipule varie e originali. Collegandosi online, inoltre, si possono affrontare una modalità torneo nella quale partecipare col proprio MyPlayer, non classificate e classificate. Queste ultime hanno una struttura particolare, dato che mettono in evidenza 4 tennisti e chiedono di portare a termine compiti particolari per ottenere punti esperienza extra. Anche in questo caso tutto funziona bene, durante la nostra prova non abbiamo avuto problemi di connessione di sorta e l’esperienza è stata piacevole. Il titolo, insomma è quasi perfetto, diciamo quasi perché quello che manca in TopSpin 2K25 ha un suo peso. Innanzitutto si nota l’assenza di quasi tutti i top 10 attuali, sia dalla parte maschile che da quella femminile. È vero che le licenze non sono tutto, ma affrontare in una finale Sinner o Djokovic è diverso che trovare Taylor Fritz. Ottima, invece, la scelta di leggende, dalla Williams a Federer, passando dalla Sharapova a Sampras; è un peccato che non ci siano scenari o modalità che sfruttino questi nomi per dare modo di rivivere le loro partite più iconiche. Il vero tallone d’Achille della produzione però è il comparto grafico. Con un’inquadratura televisiva TopSpin 2K25 è anche piacevole da vedere, non fosse per qualche animazione un po’ legnosa, un parco movimenti non vastissimo o la pallina che non tiene conto del corpo dei tennisti. Quando ci sono i primi piani, però, si passa dai volti bruttini e spigolosi dei tennisti, agli spettatori, posticci come quelli dei giochi di 4-5 anni fa. La natura cross-gen del progetto si fa sentire, ma anche in questo caso dopo 10 anni si poteva fare di più. Tirando le somme, possiamo dire che con TopSpin 2K25 tutti gli amanti del tennis potranno finalmente mettere le mani a un titolo che rende onore al tennis. Gli sviluppatori hanno migliorato sensibilmente il sistema di gioco, approfondendo ulteriormente gli aspetti di gameplay cruciali e riportando la serie sul trono che gli spetta di diritto. Un gameplay di primissimo livello, un realismo senza rivali e modalità di gioco decisamente funzionali spiccano su tutto, relegando in secondo piano le poche note negative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay:8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise




WWE 2K24, il wrestling torna su pc e console in forma smagliante

WWE 2K24 torna in forma smagliante su Pc, Xbox e PlayStation per celebrare al meglio i 40 anni di WrestleMania, l’evento più importante per gli appassionati della disciplina. Proprio per l’occasione la classica modalità Showcase è stata ribattezzata Showcase… of the Immortals, riprendendo uno dei nomi con cui viene spesso chiamata WrestleMania. La struttura è quella a cui il titolo ha abituato i suoi fans, ovvero una serie di incontri con precisi obiettivi dove viene chiesto di ricreare alcuni momenti chiave degli scontri, con transizioni che passano dal gameplay a filmati di repertorio con grande fluidità. A presentare questo incredibile quanto avvincente viaggio nel tempo c’è Corey Graves, attuale commentatore di Smackdown che ci introduce i 21 match più rappresentativi di WrestleMania, passando da classici come Hulk Hogan contro André the Giant di WrestleMania III e Razor Ramon contro Shawn Michaels di WrestleMania X fino ai più recenti Roman Reigns contro Cody Rhodes e Rhea Ripley contro Charlotte Flair della scorsa edizione. Oltre ai filmati di repertorio sono presenti anche interviste ad alcuni degli stessi lottatori create appositamente per commentare le loro sensazioni durante gli incontri, creando un archivio storico di sicuro interesse per tutti gli appassionati. Lo Showcase si conferma quindi come il fulcro dell’offerta di WWE 2K24, ma questa è solo la punta dell’iceberg per quanto riguarda i contenuti presenti in game. Fra le modalità principali offerte torna MyRISE, tipologia di gioco dove una volta creata la propria SuperStar del wrestling, personalizzata tramite lo straordinario editor, si possono intraprendere due strade, ovvero Undisputed per i lottatori maschili e Unleashed per quelli femminili. La prima storia vede i giocatori vestire nei panni di un lottatore abbastanza mediocre che improvvisamente riceve l’occasione della vita quando il titolo Universale diventa vacante. Ovviamente Roman Reigns (il campione Universale nel mondo reale) diventerà il principale avversario in un viaggio che come da tradizione rivela parecchi colpi di scena, tradimenti e scelte che possono modificare lo svolgimento degli eventi. La seconda storia invece mette i players nei panni di una wrestler di una compagnia indipendente che ha l’occasione di farsi strada in WWE accompagnando la sua allieva Psycho Sally, scoprendo tuttavia che si tratta di un mondo ben diverso da quella a cui era abituata. Si tratta di un percorso maggiormente incentrato sui dilemmi morali e su come il successo può cambiare le persone, oltre a mettere in risalto molte difficoltà e dinamiche dietro la stessa WWE. Ovviamente i personaggi creati in MyRISE possono essere utilizzati anche in altre modalità di gioco, tra cui le storiche Universe e MyGM, perfette se ci si vuole cimentare con un aspetto più manageriale e meno d’azione. Universe infatti è un vero “parco giochi” in cui poter decidere i roster degli show, le faide, gli eventi, l’assegnazione di titoli e via discorrendo, così da poter dare sfogo a tutti i propri sogni se si fosse i padroni indiscussi della WWE e poter creare tutte le storie che si vogliono. In maniera simile MyGM mette i giocatori nei panni di un General Manager alle prese con la gestione del proprio brand, qui ovviamente è necessario far quadrare il bilancio tra gesione degli show, contratti delle Superstar, talent scout e soprattutto le richieste del grande capo Triple H. Compiere tale impresa non è certo una passeggiata, ma una volta apprese le dinamiche di gioco affrontare questa modalità è un’esperienza davvero appagante e divertente. Tra i nuovi manager introdotti in WWE 2K24 sono presenti lo storico Teddy Long, e tra i brand da gestire oltre a Smackdown, RAW e NXT ci sono anche la WCW e la ECW. Insomma, come avrete capito, di carne a cuocere ce n’è davvero moltissima.

Parlando sempre di aspetti gestionali torna anche la modalità MyFACTION, una sorta di “Ultimate Team” dove spendendo le diverse valute virtuali (o reali) si possono aprire pacchetti e ottenere diverse carte che rappresentano lottatori, manager e così via, creando poi la propria fazione da far scontrare con quelle degli altri giocatori nelle Guerre tra Fazioni 2.0, una evoluzione rispetto alla prima versione vista nel precedente capitolo. Una delle principali novità riguarda la possibilità di comprare direttamente specifiche carte, senza doversi quindi affidare alla fortuna degli “sbustamenti”. Tale opportunità permette di trovare le proprie Superstar preferite o le carte che mancano per avere un team altamente competitivo. Parlando invece delle modalità più “dirette” oltre a tutte le tipologie di match già esistenti nelle precedenti versioni sono state introdotte quattro nuove tipologie di scontri, ovvero Casket Match, Ambulance Match, Gauntlet Match e Special Referee Match. Il Casket Match è stato reso popolare da Undertaker, e l’obiettivo è quello di rinchiudere l’avversario in una bara posta a bordo ring. Molto simile anche l’Ambulance dove invece di una bara bisogna rinchiudere l’avversario dentro un’ambulanza, anche se ovviamente il vero divertimento è spostare l’azione sul tetto del mezzo… Il Gauntlet Match invece non è che una serie di battaglie in sequenza dove continua chi riesce a “schienare” l’avversario, per cui iniziare per primi è sicuramente più impegnativo ma anche più soddisfacente portare a casa la vittoria. Molto interessanti anche gli Special Referee Match dove la Superstar preferita può vestire i panni dell’arbitro, offrendo un punto di vista inedito. Naturalmente parlando della WWE e tutto può accadere, per cui si può cercare di avvantaggiare un lottatore con un conto veloce o penalizzare uno con un conto lento, fare finta di non vedere scorrettezze o prendere direttamente parte all’azione picchiando chi prova a contestare le decisioni del giocatore. In tutto questo però bisogna porre attenzione a non tirare troppo la corda, perché la dirigenza potrebbe decidere di rimpiazzare il giocatore con un vero arbitro. Nonostante non sia una nuova tipologia di match è da segnalare anche un rinnovamento dei Backstage Brawl che ora supportano fino a 4 giocatori e nuove interazioni ambientali, come ascensori funzionanti e vetrate da spaccare con la testa del malcapitato di turno, oltre a nuovi oggetti come microfoni e bottiglie che possono anche essere lanciati per colpire dalla distanza. Insomma, gli amanti del wrestling con WWE 2K24 potranno divertirsi per moltissime ore.

Oltre ad aggiungere nuovi contenuti e tipologie di incontri, Visual Concepts ha migliorato e rifinito il gameplay e le modalità già viste in WWE 2K23. Sul ring è possibile eseguire nuove tipologie di payback o scambiarsi colpi a ripetizione attraverso una serie di semplici QTE. Salendo sulle corde, poi, è possibile lanciarsi su un gruppo di avversari anche fuori dal ring, mentre è stata aggiunta qualche interazione in più nel backstage. Da quando la serie è tornata dalla pausa dopo il disastroso 2020 è stata intrapresa la giusta strada con un equilibrio tra arcade e simulazione con comandi semplici e intuitivi, e WWE 2K24 non fa eccezione andando solo a limare e aggiungendo nuove opzioni. Dal punto di vista tecnico WWE 2K24 si presenta con classica risoluzione in 4K su Xbox Series X e 60 fps solidi. Tirando le somme, quest’ultimo titolo dedicato al wrestling riesce senxz’ombra di dubbio ad offrire tutta una serie di contenuti che terranno incollati sullo schermo gli appassionati di lotta libera. Rimanendo in tema di abitudini i titoli della serie hanno sempre offerto una marea di contenuti, e WWE 2K24 non fa eccezione. Tra Showcase, MyRISE, MYGM, Universe, MyFACTION e tutte le possibilità di match liberi il gioco può tenervi occupati per centinaia di ore, a cui poi si aggiungono le sfide online e la Creation Suite con cui perdersi tra le infinite possibilità di personalizzazione di personaggi, arene, moveset e perfino i cartelloni del pubblico. Quest’anno inoltre il roster ha raggiunto l’incredibile numero di oltre 200 lottatori provenienti da tutte le epoche e brand, e altri ne verranno aggiunti con i prossimi DLC. Se proprio dovessimo trovare qualche lato negativo questo possiamo dire che WWE 2K24 offre un comparto tecnico buono ma non all’altezza dei tempi, e il motivo principale probabilmente è lo sviluppo ancora cross-gen. Da una parte è comprensibile come lasciare indietro una base di milioni di utenti non sia facile, ma più passa il tempo e più diventa difficile giustificare certi modelli poveri di dettagli, animazioni legnose e una fisica dei capelli quasi assente. Ad onore del vero qualche piccolo passo avanti è stato fatto, in particolare per l’illuminazione e le animazioni facciali che a detta degli sviluppatori sono state rinnovate da zero per il 90 per cento dei lottatori, ma il risultato è ancora sotto le aspettative. Tornano poi alcuni problemi di hitbox soprattutto quando si usano le armi e una intelligenza artificiale altalenante che passa da momenti di grande stupidità ad altri dove improvvisamente diventa invincibile, rendendo l’esperienza a volte frustrante, specialmente in modalità come lo Showcase dove bisogna eseguire specifiche mosse e l’avversario a volte proprio non ne vuole sapere di collaborare. In ogni caso WWE 2K24 è un titolo veramente divertente e ben fatto, a nostro avviso chiunque ami il mondo del wrestling dovrebbe giocare a questo videogame.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Unicorn Overlord, il videogame strategico-tattico che lascia a bocca aperta

Unicorn Overlord è un gioco di ruolo strategico dalle qualità a dir poco sensazionali, è un videogioco da giocare tutto d’un fiato che regala un approccio estetico splendido e una giocabilità a dir poco pazzesca. Andiamo a scoprire tutte le qualità di questa perla sviluppata da Vanillaware per pc, Xbox, PlayStation e Switch. La storia è ambientata in un universo medioevale soggiogato da un tiranno arrivato al potere a spese della legittima regina a cui aveva prestato giuramento. Spinto da ragioni oscure per buona parte della campagna, il generale Valmore, un tempo uno dei più prodi difensori della corona di Cornia, si rivolta contro il vessillo che ha portato fieramente in centinaia di battaglie, conducendo decine di ribelli alle porte del castello della famiglia reale in una notte buia e tempestosa. Sorpresa dal tradimento di uno dei suoi comandanti più fedeli e messa alle strette dalla schiacciante inferiorità numerica, la regina guerriera Ilenia non ha altra scelta se non quella di scendere in battaglia ella stessa, sorretta solamente da un manipolo di uomini, i più fedeli della sua guardia personale. Nonostante il tragico esito dello scontro sia fin da subito chiaro, la coraggiosa regina si lancia contro Valmore e la sua manica di congiurati, nella speranza di guadagnare il tempo sufficiente per permettere al fido Josef, cavaliere e prima lancia del regno, di portare il salvo il giovane principe Alain. I due riescono a fuggire con l’aiuto delle tenebre e del rapido destriero di ser Josef e, dopo una dissolvenza a nero sulla notte del tradimento, la storia riprende proprio da uno scorcio di vita quotidiana di un maturato Alain, che si addestra con la spada ed un compagno d’armi su una ridente spiaggia dell’isola di Palevia. Quest’ultima è tra le poche ad essere sfuggita alla morsa di Valmore, autoproclamatosi Imperatore e adesso a capo di tutti e cinque i regni del continente di Fevrith. In Unicorn Overlord i temi trattati sono maturi, la caratterizzazione dei personaggi di buonissima fattura e la guerra viene dipinta in maniera credibile. Ben presto, sulle spalle del giovane Alain graverà il pesante fardello di compiere scelte estremamente difficili, tra nemici a cui mostrare clemenza o mano ferma, villaggi che chiedono aiuto e antichi alleati da affrontare sul campo di battaglia. La cosa bella di Unicorn Overlord è la possibilità di reclutare oltre 60 personaggi unici che vestono i panni di comandanti alleati sul campo di battaglia, ma la cosa più interessante è che ognuno di essi ha una storia e delle motivazioni che li spingono a scendere in battaglia al fianco del protagonista. Proprio per tale ragione il gioco tende a premiare i giocatori più curiosi in quanto interessarsi alla vita e ai retroscena personali dei propri commilitoni, e stringendo un buon rapporto con essi, può portare ad avere alcuni vantaggi durante le fasi di battaglia. Unicorn Overlord gestisce i dialoghi opzionali dei legami tra commilitoni in maniera più snella rispetto ad altri titoli del genere, con una quantità minore di dialoghi e una diminuita frequenza delle occasioni di interazione, con una scelta che piacerà ai fan degli strategici vecchio stile. Insomma, dal punto di vista dell’idea di base Unicorn Overlord è veramente un titolo interessantissimo.

A livello di gameplay Unicorn Overlord è qualcosa di estremamente esaltante e soddisfacente. La struttura di gioco, illustrata con alcuni tutorial nelle fasi iniziali dell’avventura, è sulla carta abbastanza snella, salvo poi nascondere una profondità incredibile ed ampliarsi pian piano lungo la corposa campagna, aggiungendo nuovi elementi senza però sovraccaricare il giocatore con troppe nozioni tutte insieme. Ovviamente, vista la natura del titolo, per dominare sul campo di battaglia è richiesta pazienza, una sapiente e continua gestione delle truppe ed un livello di pianificazione elevato. Il giocatore può schierare per ogni livello un massimo di una decina di gruppi di combattenti, composti a loro volta da un numero variabile da uno a sei soldati, a seconda di quante risorse sono state investire per ampliarne i ranghi. Ogni squadra viene disposta su due file da tre, e sono in genere solamente i combattenti in prima linea quelli che assorbono l’urto degli attacchi nemici, con le debite eccezioni, costituite, ad esempio, dalle frecce avversarie e dagli attacchi magici. Se durante le primissime ore di gioco i soldati agiscono di loro iniziativa, con il giocatore che può iniziare lo scontro per poi fare da semplice spettatore, ben presto il titolo darà la possibilità di personalizzare nel dettaglio il comportamento di ogni singola unità alleata, con un sistema a condizioni profondo e funzionale. Da qui in poi, in Unicorn Overlord entrano in gioco un numero incredibile di varianti di cui tener conto, che mettono a dura prova anche il più abile tra gli appassionati di strategia militare. Fortunatamente tramite la pausa tattica è possibile, cambiare approccio sul campo e adattarsi alle sfide proposte dai numerosi scenari di battaglia, bisogna comunque tenere a mente un numero elevato di fattori che influiscono sugli scontri. Il posizionamento e la velocità delle truppe una volta scese in campo, la composizione il più bilanciata possibile delle squadre di combattenti, la scelta del leader (che dona abilità uniche a tutto il gruppo), la presenza di abilità speciali da attivare al di fuori degli scontri, la cura dell’equipaggiamento di ogni singola unità e tanto altro ancora. Complici un gran numero di classi disponibili (opliti, ladri, combattenti, cavalieri, arcieri, guaritori, maghi, cavalcatori di pegaso e tanti altri ancora), che a loro volta elevano esponenzialmente le possibili combinazioni, il canovaccio tattico risulta estremamente ampio e soddisfacente, consentendo un livello di personalizzazione dell’esperienza di gioco paradossalmente più alto di tanti congeneri in cui il controllo del party è direttamente delegato al giocatore. A limitare la potenza e l’utilità in battaglia dei team più forti c’è un valore di resistenza, che impedisce ad una singola unità di sobbarcarsi tutto il lavoro di conquista e schermaglia, costringendo il giocatore a scegliere bene spostamenti e scontri e a bilanciare al meglio le forze a sua disposizione. Importante aggiungere poi che negli scontri apparentemente senza vincitori né vinti, in cui nessuna delle due truppe riesce ad annientare l’altra, a determinare quale delle due è considerata vincente è il numero di danni inflitti, con le meccaniche che premiano quindi un atteggiamento sempre offensivo, punendo i giocatori troppo difensivi. La scelta degli sviluppatori di impostare un tempo massimo per ogni livello si è dimostrata essere una scelta vincente. Limitare il tempo a disposizione del giocatore lo costringe infatti ad operare scelte in poco tempo contribuendo a tenere alta la tensione e il livello di difficoltà. In Unicorn Overlord non si combatte solo però, infatti quando non è impegnato in battaglia il giocatore è libero di esplorare una mappa in tre dimensioni così vasta da richiedere l’impiego di un sistema di viaggio rapido. La cartina del mondo di gioco è costellata di borghi da liberare dal giogo nemico, di punti di raccolta di materie prime e di missioni secondarie di vario tipo, utili ad aumentare il livello del proprio esercito e l’immersione nel mondo di gioco. La possibilità di riconquistare un continente intero, di dover ampliare i fondi, bilanciando buone azioni e missioni di incursione, di personalizzare il proprio stendardo e di costruire pian piano un vero e proprio esercito è tangibile, e garantisce un livello di coinvolgimento notevole, uno dei migliori mai visti in un titolo del genere.

A livello grafico ed estetico Unicorn Overlord è un titolo davvero di grande pregio. Il connubio tra i modelli bidimensionali dei protagonisti e i magnifici scenari che fanno da sfondo al gioco, disegnati a mano ma comunque in tre dimensioni, risulta incredibilmente piacevole all’occhio, complice la consueta, strepitosa direzione artistica che ha sempre caratterizzato i titoli firmati da Vanillaware. Il risultato finale è veramente straordinario. Gli sviluppatori sono riusciti a dare vita a un reame fantasy che guadagna in dovizia di particolari quello che perde in originalità e che, nonostante un’estetica vivace che non lesina colori, si sposa benissimo con il tono più che serioso della storyline e dell’ambientazione guerresca. Ottima anche la fluidità generale, con il frame rate che durante i nostri test su Xbox Series X non si è mai scostato dai 60 fps anche durante le battaglie più affollate. E’ obbligatorio spendere due parole anche sulla colonna sonora di Mitsuhiro Kaneda che rende l’esperienza di gioco ancora più coinvolgente e che è destinata a rimanere impressa nella memoria di chi affronterà il videogame. L’audio dei personaggi è in lingua giapponese o inglese, mentre i sottotitoli sono disponibili anche in lingua italiana. Tirando le somme Unicorn Overlord rappresenta senz’ombra di dubbio uno fra i titoli più importanti mai sviluppati del genere. Si potranno passare ore ed ore a pianificare e combattere senza mai annoiarsi e, vista la moltitudine di variabili in game la rigiocabilità è assicurata. A nostro giudizio chiunque sia un vero appassionato di strategia e tattica non può e non deve farsi sfuggire un prodotto del genere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Contra Operation Galuga, il grande classico ritorna su pc e console

Contra Operation Galuga è l’ultimo titolo del brand che ha fatto la storia dei videogames negli anni ‘80 disponibile per Pc, Xbox, PlayStation e Switch. Il titolo originale per chi non lo sapesse è un famoso videogame di azione e sparatutto a scorrimento laterale, sviluppato da Konami e pubblicato per la prima volta nel 1987 per le sale giochi. Il gioco segue le avventure di due soldati, Bill Rizer e Lance Bean, che devono affrontare le forze di un’organizzazione terroristica chiamata Red Falcon, che minaccia di invadere la Terra con una legione di alieni e robot. Il gioco è noto agli appassionati per la sua difficoltà elevata, il suo gameplay frenetico e la possibilità di giocare in cooperativa con un altro giocatore. Contra: Operation Galuga è stato ideato un reboot moderno della serie. Prende l’originale arcade e introduce tutte le modifiche che ritiene opportune, a partire dalla veste grafica rinnovata e dalle armi, ma ritorna all’azione secondaria Run & Gun 2.5D e al combattimento “soli contro tutti” tipico degli anni 80 e 90. I vecchi Bill Rizer e Lance Bean devono ricominciare la loro battaglia contro le migliaia di terroristi Red Falcon e gli alieni che stanno dietro a tutto questa misteriosa organizzazione. La storia inizia e finisce allo stesso modo, proprio come è stata scritta 37 anni fa, perché apre la strada a un futuro capitolo che racconta le cosiddette guerre aliene. Nel frattempo, le motivazioni che spingono le forze nemiche ad agire sono cresciute attorno a una tecnologia che mescola campi gravitazionali e wormhole. Gli sviluppatori hanno reso il contesto di gioco volutamente il più esagerato possibile, in linea con le performance istrioniche dei doppiatori e dei personaggi che interpretano. L’ingrassamento della sceneggiatura serve a dare più peso ai nativi di Galuga e, ciò che conta, a far crescere la lista dei personaggi giocabili. Perché, onestamente, nessuno gioca a un Contra per scoprire cosa sta succedendo, ma lo fa solo per sparare indipendentemente dal chi o dal perché. La trama è solo un semplice contorno.

Come accennato poco sopra, il gameplay di Contra: Operation Galuga è basato sullo stile corri e spara tipico della serie, in cui il giocatore deve correre, saltare e sparare ai nemici che appaiono da ogni direzione. Il giocatore può usare diverse armi, come il mitragliatore, lo spara-proiettili, il lanciafiamme, il missile a ricerca, il raggio laser e le bombe a frantumazione. Ogni arma ha una versione alternativa che può essere ottenuta raccogliendo dei power-up. Inoltre, il giocatore può sacrificare le armi in eccesso per attivare delle abilità speciali chiamate Overload, che hanno effetti vari come scatenare dei droni, creare una barriera o lanciare una pioggia di missili. Il gioco offre tre modalità di gioco: Storia, Arcade e Sfida. Nella modalità Storia, il giocatore può vivere la trama completa del gioco, con scene animate e dialoghi tra i personaggi. Questa modalità supporta il gioco cooperativo per due giocatori. Nella modalità Arcade, il giocatore può saltare direttamente nell’azione senza interruzioni narrative. Questa modalità supporta il gioco cooperativo per quattro giocatori. Nella modalità Sfida, invece, il giocatore può mettere alla prova le sue abilità con 30 missioni difficili, che richiedono di completare i livelli in un tempo limite, con munizioni limitate, con nemici più aggressivi e altro che serve a rendere l’esperienza di gioco un vero e proprio inferno di proiettili e distruzione. Una volta avviato il gioco dal menù si inizia ancora una volta dal famosissimo livello della giungla, per poi passare alla fase di scalata della cascata e arrivare all’interno della enorme base aliena. A differenza di Contra Evolve questo non è un remake, infatti anche quei livelli che raffigurano ambienti già visti in passato sono stati modificati. Ad esempio sono state eliminate le sezioni 2D verticali all’interno della base. In cambio però, sono presento più livelli dove si utilizzano i veicoli, anche se essi non rappresentano il massimo del divertimento. Una menzione speciale va fatta per i nuovi boss e per alcune versioni rifatte di quelli vecchi, perché sono veramente divertenti da uccidere e hanno meccaniche che piaceranno sia ai vecchi fan che a chi non si è mai avvicinato a un titolo del brand.

Per venire incontro ai neofiti, perché anche Contra Operation Galuga, come da tradizione della saga, presenta una difficoltà non certo trascurabile, Konami e Wayforward però hanno inserito poi delle novità volto a renderlo più accessibile. Oltre al selettore della difficoltà, che va a modificare precisione e potenza degli avversari, è infatti possibile adottare per i Contra anche una barra della salute, permettendogli così di resistere a un numero maggiore di colpi prima di venire sconfitti. Il tutto, sia ben chiaro, è assolutamente opzionale e i puristi potranno quindi godersi questa nuova avventura nel modo classico, senza risentire di questa facilitazione. In missione poi è possibile portare con se due potenziamenti passivi. Tra di essi spiccano un ancora maggior numero di colpi sopportabili, la possibilità di entrare in gioco con un’arma speciale già in dotazione e così via. Tutti questi upgrade, a dir la verità neanche troppo numerosi, sono acquistabili in un menu dedicato tramite valuta ottenibile in game, rendendo quindi necessario giocare per diverse ore prima di sbloccarli tutti. Così come la barra della salute, pure questi upgrade sono assolutamente opzionali ed è possibile godersi Contra Operation Galuga senza nessuno di essi. La difficoltà sarà ovviamente maggiore, così come però la gratificazione di aver portato a termine un run and gun dalla difficoltà non certo indifferente. Volendoci infine soffermare sull’aspetto grafico, è tutto sommato evidente come sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. Però trattandosi del remake di un titolo del 1987 il risultato è tutto sommato interessante. Contra Operation Galuga è una vera e propria lettera d’amore ai fan che lo amavano in passato, agli appassionati di retrogaming e per tutti quei giocatori in cerca di una sfida dall’alto tasso di difficoltà.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise