ROMA, STORIA DI UN ABUSO: UNA SOFFITTA DIVENTA ATTICO E ANZICHE' ESSERE DEMOLITA VIENE ACCATASTATA

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Chiara Rai

Roma – Ecco la bizzarra storia non di Cenerentola dove la zucca si trasforma in carrozza ma di una palazzina romana la cui soffitta di 22 metri quadri si trasforma in un attico di circa 70 metri quadri.

A raccontarla è il legale di un inquilino della palazzina, l'avvocato Francesco Sassi. L’inquilino ha acquistato un appartamento nel 2006 e in poco tempo si è visto trasformare la soffitta a lui sovrastante in un clamoroso abuso edilizio.

Tutto inizia quando in via Cerami, 44, un signore acquista la famigerata soffitta e comincia a fare dei lavori che, inizialmente, sembrano essere di ordinaria ristrutturazione ma che col passare del tempo si scopre esser stata una vera e propria operazione di realizzazione di un quarto piano. Per intenderci, si è realizzato un qualcosa che prima non c’era. 

Così, la soffitta di soli 22mq, con all’interno una riserva idrica di uso comune, riesce a diventare, con l’agglomeramento di una fetta di lastrico solare e del pianerottolo delle scale, un vero e proprio attico

Il 20 Marzo del 2007, dopo che l’inquilino ha provato bonariamente a convincere l’autore dell’abuso a ripristinare il piano, decide di rivolgersi all’Ufficio Tecnico dell’ottavo Municipio per denunciare l’illecito.

Ma la pratica sembra non arrivare mai all’epilogo. Con il tempo si è compreso che quel signore è persona influente, con tante amicizie, addirittura il padre è un affermato geometra conosciuto all’VIII municipio di Roma con cui intrattiene collaborazioni e quant’altro.  Ma sicuramente quest’ultimo particolare non avrà influito sulla lentezza nel dare riscontri da parte dell’VIII municipio romano.

Così, la storia prende la via dei legali. Un calvario tutt’ora in corso. Ad ottobre 2010, però, ecco una prima risposta: dopo quasi tre anni di udienze, spese dispendiose, vicissitudini logoranti e diritti privati  arriva la sentenza di condanna penale con patteggiamento a carico della madre del signore autore dell’abuso, comproprietaria della “soffitta – attico”.

La madre del soggetto è condannata al pagamento di una multa di 5 mila euro, 2 mesi di reclusione e, ciligiena sulla torta, obbligo di demolizione dell’abuso.  Ma questo non è bastato perché, incredibile ma vero, alle soglie di Marzo 2013, ovvero dopo sei anni dalla denuncia del fatto e dopo più di due anni dalla sentenza definitiva: Il manufatto abusivo è ancora lì per intero e per giunta da sette anni è fonte di reddito, perché occupato sempre da inquilini che pagano un affitto mensile (riuscendo anche a prenderci la residenza).

Ma, a dir poco spettacolare colpo di scena, l’intraprendente signore è riuscito addirittura, dopo soli due mesi dalla sentenza di demolizione, ad accatastare l’intero appartamento (compreso il suolo condominiale), privo, quindi, di qualsiasi autorizzazione necessaria. Ora, anche se la sentenza definitiva sul risarcimento danni richiesti non si è ancora espressa, è ben facilmente deducibile dagli atti che la relazione del Ctu propende a favore della controparte, in quanto lo stesso Ctu considera sostanzialmente nulli i danni di questo abuso.

“In buona sostanza – sintetizza l’avvocato Sassi –  a tutt’oggi, pur sussistendo due ordini di demolizione, sia dall’Ufficio Tecnico del Comune di Roma e dal Giudice penale del Tribunale di Roma, tutto il manufatto abusivo è rimasto ancora intatto, perché nessuno si preoccupa di dar corso alla loro esecuzione.

E’ evidente – continua il legale –  che solo il privato, proprietario dell’immobile sottostante, dovrà farsi carico, tramite il suo legale, di tutti i gravosi oneri economici e non solo, al fine di eliminare l’abuso, sconfiggendo anche la burocrazia, che, per le sue lungaggini, agevola implicitamente i malfattori-furbi. Va considerato peraltro che questi, paradossalmente, incassano mensilmente il canone di locazione da coloro che tranquillamente abitano il manufatto abusivo. Comunque – conclude Sassi –  costituirà, un’impegnativa battaglia, l’esecuzione della demolizione: staremo a vedere chi ne uscirà vittorioso!”

Dulcis in fundo, il Giudice non ha accolto la ricusazione del Ctu richiesta dal legale dell’inquilino. Possibile che l’Italia debba essere spaccata tra i furbetti che la fanno sempre franca e i cittadini onesti che mettono mano al portafogli?