VELLETRI, EVADE DOPO IL PROCESSO MENTRE LO PORTANO IN CARCERE

di Ivan Galea

Velletri (RM) – Un detenuto è evaso a poca distanza dal carcere di Velletri, saltando giù dalla gazzella dei carabinieri in movimento e scappando via come un fulmine con le manette ai polsi nelle campagne cisternesi.

Si tratta di Omar Lahbim un pregiudicato marocchino arrestato la sera prima dai militari della stazione di Tor San Lorenzo per maltrattamenti alla giovane moglie romena. Nelle ricerche sono state mobilitate unità cinofile, elicotteri e circa 100 agenti. Dopo il processo per direttissima tenutosi ieri al Tribunale di Velletri, il 34enne su disposizione del giudice doveva essere tradotto in carcere da tre carabinieri che lo scortavano, ma qualcosa è successo poco prima dell'arrivo al cancello del penitenziario di Contrada Lazzaria.

I due militari hanno cercato di raggiungerlo ma non sono riusciti a bloccarlo. E intanto il sindacato di polizia torna a denunciare la mancanza di sicurezza per carenza di organico dopo la manifestazione del 21 giugno scorso davanti al carcere. Dal 30 aprile 2014, secondo i dati ufficiali del Dap, il numero dei detenuti presenti nel carcere di Velletri è di 607, il personale previsto dalla pianta organica è di 179 unità, mentre quello amministrato è costituito da 175 unità maschili. 

IL FATTO:

Sequestro di persona e lesioni personali. Sono queste le accuse con cui il marocchino di 34 anni, domiciliato presso il complesso “Le Salzare” A Tor San Lorenzo, era stato arrestato dai Carabinieri della Stazione di Marina Tor San Lorenzo.

La segnalazione ai militari è giunta proprio dalla vittima, una giovane romena di 20 anni, la quale affermava di trovarsi reclusa nell’abitazione dove, da circa 7 mesi, viveva con il suo convivente, di cui porta in grembo il figlio.

L’immediato intervento dei Carabinieri, con la collaborazione dei Vigili del Fuoco, ha consentito la liberazione della donna. In casa, i militari hanno potuto effettivamente costatare l’effettivo stato di segregazione della donna e di accertare la presenza sul corpo della vittima di segni ed abrasioni, soprattutto su gambe e braccia. Non solo: i Carabinieri, durante la perquisizione dell’abitazione, hanno trovato anche gli oggetti – un cavo elettrico e un bastone – con cui il 34enne marocchino era solito malmenare la giovane. Considerate le circostanze, la donna è stata portata agli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno per gli accertamenti e le cure del caso. I militari, attraverso un immediata attività investigativa, hanno ricostruito gli ultimi  mesi di violenze fisiche e psicologiche a cui era stata costretta la 20enne, la quale affermava che da circa tre mesi il compagno non le permetteva di uscire e di avere alcuna relazione con l’esterno. Acquisiti tutti gli elementi necessari, i Carabinieri della Stazione di Marina di Tor San Lorenzo hanno rintracciato e arrestato l’aguzzino, che nel frattempo stava trascorrendo del tempo libero al bar del paese.




VELLETRI OMICIDIO ELIDE CICCHINELLI: STRANGOLATA IN CASA DAL PROPRIO STESSO FIGLIO

C.R.

Velletri (RM) – Muore a sessantasei strangolata da suo figlio per motivi economici. E' così che ha perso la vita Elide Cicchinelli, la donna trovata morta a Velletri il 24 maggio scorso nella sua casa, al civico 10 di via Ragazzi del '99. E' stato appena fermato il figlio della vittima, accusato di omicidio volontario aggravato e che sembrerebbe averla uccisa per soldi: addirittura avrebbe cercato di prenderle i soldi della pensione. I carabinieri del nucleo investigativo di Frascati, hanno di nuovo sentito parenti e conoscenti della vittima dal mattino presto fino a tarda notte, all'interno dei locali della compagnia carabinieri di Velletri diretti dal capitano Davide Occhiogrosso. A conclusione è arrivato il fermo per figlio di Elide,  un quarantenne con pregiudizi penali per reati contro il patrimonio. Nelle prossime ore il provvedimento precautelare sarà sottoposto alla convalida del gip presso il Tribunale di Velletri. Il fermato si trova adesso nel carcere di Velletri. Quel 24 maggio dunque, già dei dubbi sorsero agli inquirenti dopo aver constatato la dinamica dell'accaduto. Fu proprio il figlio convivente ad allertare i soccorsi intorno alle 10 del mattino ma era già troppo tardi perché Elide perse la vita durante il trasporto all'ospedale Colombo della popolosa cittadina dei Castelli Romani. Ma il caso prese subito del sfumature di un vero e proprio giallo tutto da risolvere. Sul corpo della donna esanime non vennero ritrovati segni di violenza, l'appartamento era sottosopra ma praticamente non mancava nulla tranne il libretto postale dell'anziana dove la stessa riceveva la pensione. Sembrerebbe che un vicino avesse detto che nelle ore precedenti al ritrovamento del cadavere si sentiva un gran trambusto nell'abitazione della Cicchinelli, rumori tipici di un litigio violento. Il caso è stato da subito affidato ai carabinieri della stazione di Velletri e il nucleo investigativo di Frascati, che si sono immediatamente occupati dei rilievi scientifici nell'appartamento. Su disposizione del magistrato di turno i militari hanno iniziato, in maniera meticolosa, ad ascoltare i parenti della donna e appunto i vicini di casa. Ma è stata l'autopsia, qualche giorno dopo, a svelare tutta la verità e cioè che la vittima era stata strangolata, tra le 8.30 e le 10.30 della stessa mattina. Morire per mano del proprio figlio è tra i decessi più scioccanti. Molti veliterni si sono stretti attorno alla vicenda di cui continuerà a parlare per molto tempo ancora.




VELLETRI, TEATRO ARTEMISIO: SI APRE IL SIPARIO SULLA STRAGE DI VIAREGGIO CON "NON C'È MAI SILENZIO"

"Rappresentare a teatro la strage come forma di impegno civile è uno dei modi per non dimenticare i volti ed i sorrisi delle 32 vittime e contribuire a far conoscere a tutti quanto accaduto e perché".

 

Redazione

Velletri (RM) –  Il 29 giugno 2009, poco prima di mezzanotte, nella stazione di Viareggio un treno merci deraglia. Dalla prima cisterna, escono 35mila litri di gas, che si espande nella strada a fianco alla ferrovia. Tre minuti dopo il gas prende fuoco e il fuoco prende tutto.  Via Ponchielli, una stradina piccola, stretta, piena di odori e di voci viene cancellata. Muoiono 32 persone.  E' il racconto della strada prima dell'incendio, delle sua storia, e la storia delle persone che ci vivevano: le bandiere di Burlamacco a Carnevale e quelle dell'Italia quando c'era una partita. E' il ricordo di quella notte illuminata dal fuoco. E' una denuncia alla mancanza di sicurezza. E un canto che chiede giustizia. A Velletri, Teatro Artemisio, giovedì 12 giugno 2014, ore 20,45.

Viareggio, 29 giugno 2009: trentadue morti ed una città devastata. Non c'é mai silenzio…_ Il teatro di impegno civile: la strage ferroviaria di Viareggio raccontata col linguaggio universale dei gesti, delle emozioni e della musica. Per non dimenticare la vittime e per la sicurezza di tutti. 29 giugno 2009, ore 23 e 48, una tranquilla sera d'estate a Viareggio.Un treno carico con 14 cisterne di gas propano liquido (GPL), a causa della rottura di un'asse, deraglia proprio in stazione. Una delle cisterne si ribalta, si squarcia e suo contenuto evapora e si spande velocemente nell'area ed entra nelle case circostanti. Due minuti dopo, all'improvviso, ripetute esplosioni squarciano il buio, illuminando la città e un incendio di vaste proporzioni brucia e distrugge tutto, vite umane, storie e serenità di un quartiere tranquillo. Porta via tra le fiamme 32 persone che erano nelle loro case o in strada, alcune subito, altre dopo mesi di agonia. Si può dire che a Viareggio quella tragica notte non c'è stato 'solo' un grave incidente ferroviario perché quel disastro ha cambiato qualcosa nell'immaginario collettivo del 'treno amico', non solo in Versilia e nelle persone che lo utilizzano ma in tutto il paese e tra gli stessi ferrovieri. Dalle indagini sono emerse gravissime lacune sui controlli e la manutenzione dei carri e un ginepraio di regole e norme, nazionali e comunitarie che hanno reso difficile anche per la magistratura risalire ai soggetti responsabili della sicurezza ed hanno messo in luce gravi lacune nella sicurezza del trasporto ferroviario di merci pericolose. A cinque anni dalla strage, proprio in questi giorni, il processo che vede imputate 34 persone, tra cui l'ex ad delle ferrovie, Mauro Moretti e Michele Elia, nominato al suo posto tre giorni fa, è appena entrato nel vivo, con le deposizioni testimoniali dei ferrovieri in servizio quella sera, di alcuni familiari e degli investigatori. Quella sciagura, inattesa ed inverosimile, ha colpito l'opinione pubblica in tutta Italia e moltissime persone, pendolari, semplici cittadini, lavoratori di ogni settore che hanno dovuto prendere atto dei rischi di un 'sistema industriale' ed un trasporto creduto, fino a quel momento, affidabile e sicuro. Una strage di persone estranee ai treni ed alla ferrovia che è divenuta ovviamente un elemento centrale della vita quotidiana per i familiari delle vittime, per migliaia di cittadini di Viareggio e per le Istituzioni locali che instancabilmente da quella notte sono impegnati ad ottenere verità, giustizia e più sicurezza mediante misure più severe per il trasporto delle merci pericolose.
Un episodio che è rimasto saldamente ancorato nella memoria di ciascuno ed è diventato parte integrante della vita sociale; dai soccorsi, al lutto indicibile, al vuoto incolmabile lasciato dalle trentadue vittime, tra cui alcuni bambini, alla ricostruzione, all'impegno per la sicurezza e alla necessità di conoscere le responsabilità, fino a diventare esso stesso parte della cultura e della vita sociale di un'intera comunità.

Rappresentare a teatro la strage come forma di impegno civile è uno dei modi per non dimenticare i volti ed i sorrisi delle 32 vittime e contribuire a far conoscere a tutti quanto accaduto e perché. A cominciare dalle regole del trasporto ferroviario che non hanno saputo prevedere e prevenire la rottura di quell'asse metallico cui erano affidate tonnellate di Gas liquido che viaggiavano (e viaggiano) a 100 km all'ora in mezzo a case e città. "_Non c'é mai silenzio…_" Con queste parole l'autrice e attrice, Elisabetta Salvatori, che ha vissuto da vicino questa tragedia, esprime l'essenza del suo lavoro, sulla strage ferroviaria di Viareggio, avvenuta cinque anni fa, la sera del 29 giugno 2009. Il suo teatro consente di raccontare tutto questo col linguaggio universale dei gesti, delle emozioni, della musica e della poesia attraverso la sensibilità di un'attrice che non si ferma al dolore e alla disperazione ma vuole ricordare le vittime raccontandone la vita; un omaggio alla sua terra,alla forza, al coraggio ad alla caparbietà della gente di Viareggio che non permetterà mai, anche grazie a questo contributo artistico, che 'il silenzio cali sulla vicenda'.

Sinossi

“L'ho chiamato "Non c'è mai silenzio", pensando che le nostre giornate sono piene di voci e rumori, a tanti dei quali non ci facciamo neanche caso, ma se uno, è legato a un ricordo, sentirlo lo rievoca. Il fischio di un treno, per tutta la città di Viareggio,a cinque anni dalla strage, una lama, che ogni volta riapre il cuore, porta ricordi e chiede giustizia. Raccontare questa storia, è stato come entrare nella case di via Ponchielli,poco prima delle 23.50 del 29 giugno 2009. Conoscerli.  Vedere due amiche che giocavano a carte sul letto, cinque ragazzi  a tavola, con le birre davanti,due sposi sul divano, i bimbi a letto, un lavandino che gocciola e l'odore delle lavatrici stese.  Ho cercato di raccontare la poesia che c'è nella vita di tutti i giorni, e forse per questo, nonostante l'argomento, non è una storia triste. Mi pareva che la tristezza non onorasse la memoria di quelle 32 vittime. Di loro racconto la vita, e dopo di loro la storia di un treno che correva troppo forte, che trasportava gas e che non era stato revisionato correttamente, e unisco la mia voce, a quella di tutta Viareggio, perché anche il palco di un teatro serva a chiedere giustizia.  Viareggio non è solo una terra di vacanze e carnevale, sono figli di calafati, conoscono il pericolo: hanno domato il mare quando non c'erano le previsioni del tempo, quando si guardava il cielo per partire. Hanno principi solidi, perché sono abituati alla precarietà della sabbia che scivola sotto i piedi. Anche le onde, come un treno, parlano. "Non c'è silenzio", racconta un po’ anche questo spirito di Viareggio. Città ferita, ma che ha saputo trasformare il dolore in forza,  non è ferma ad aspettare i tempi della giustizia: si muove, si unisce ad altre realtà, denuncia e non permette che su questa vicenda cali il silenzio.  

Dante De Angelis
 




VELLETRI "FOLLIA" DI VINI: TUTTI PAZZI PER IVO'S CANTINA

Redazione

Velletri – Una positiva “Follia” di profumi e eccellenti sapori ha animato la splendida “Ivo’s cantina” di vini, ottima enoteca di Ivo De Sanctis dove trovare una vasta gamma di vini dai più pregiati ai meno costosi e soprattutto di tutte le regioni con un occhio di riguardo per la promozione dei vini laziali.

Presso l'enoteca Ivo's cantina si è da poco tenuta una suggestiva degustazione di vini dell'Azienda Piana dei Castelli  di Matteo Ceracchi giovane viticoltore di Velletri, il quale oltre ad improvvisarsi a servire con sapienza gli intervenuti è riuscito anche ad incantarli con la descrizione dei suoi vini nel momento più soddisfacente e cioè quando si degusta e si assapora, si decanta il grande bicchiere, si chiudono gli occhi e si manda giù ciò che regalano i vitigni amorevolmente coltivati tra le dolci colline, soleggiate e costantemente ventilate, situate tra Velletri ed il mare.

I vini sono veramente eccezionali: segnaliamo tra i rossi “La Trama” e tra i bianchi il “Grechetto”, il “Sauvignon” e “Out” un esclusivo vino frutto della vinificazione in bianco delle uve nere Cesanese e Montepulciano. Ma su tutti spicca il “Follia” un bianco veramente ottimo che lascia senza parole. Il tutto nella cornice della esclusiva Ivo’s cantina, un sito da visitare e da prediligere come tappa fissa per degustare e comprare vini nostrani ma anche dell’intero stivale.




VELLETRI:GIALLO DONNA TROVATA MORTA IN CASA

Redazione

Velletri (RM) – E' giallo a Velletri dove una donna è stata trovata priva di vita in casa sua. Una donna di 62 anni è stata trovata morta questa mattina all'interno della sua abitazione a Velletri, vicino Roma. All'esterno della casa non ci sono segni di effrazione. Il figlio della donna, il quale ha spiegato di aver trovato la madre in terra priva di sensi, ha chiamato il 118, ma la corsa in ospedale è stata inutile. Sul corpo non ci sono apparentemente segni di violenza. Sul posto il magistrato ed i carabinieri, che stanno ascoltando amici e conoscenti.Il cadavere si trova ora alla camera ardente dell’ospedale di Velletri. Ma sarà solo l'esame autoptico sul corpo a dare maggiori indicazioni ai carabinieri della compagnia di Velletri, diretti dal capitano Davide Occhiogrosso, che stanno indagando sul fatto.




VELLETRI DIRITTO ALLA CASA: SOLUZIONI PER I PROFUGHI E VELITERNI PER STRADA

Redazione

Velletri (RM) – “Siamo disoccupati, abbiamo attestazione Isee a reddito zero, uno sfratto eseguito per morosità alla spalle e tanta amarezza nel cuore”: Questo quanto si legge in una lettera scritta da Francesca, cittadina residente a Velletri in emergenza abitativa che si è rivolta a CasaPound Italia per denunciare l’abbandono da parte delle Istituzioni.

“Il disinteresse dell’amministrazione comunale – dichiara in una nota Paolo Felci, referente a Velletri di CasaPound Italia – verso problematiche sociali quali l’emergenza abitativa è sempre più evidente. La testimonianza di Francesca mostra che, mentre i cittadini veliterni sono lasciati allo sbando, l’amministrazione si preoccupa di realizzare un centro di accoglienza per profughi. – La nota di Felci conclude – Chiediamo pertanto al sindaco Fausto Servadio e alla sua giunta che vengano date risposte concrete a Francesca e a quanti, come lei e la sua famiglia, non ricevono l’adeguato supporto dalle istituzioni”.

Di seguito pubblichiamo il testo della lettera inviata a CasaPound Italia

Mi chiamo Francesca C.,  sono nata e vivo a Velletri dal 19 dicembre 1974. La mia “odissea” ha inizio l’11 gennaio 2012 quando io e la mia famiglia siamo stati sfrattati per morosità dall’appartamento in cui vivevamo alla presenza dell’ufficiale giudiziario L.C., di un ispettore di P.S., un assistente capo di P.S, l’avvocato S.C. e l’assessore Alessandra Modio che si impegnava a sistemarci in un alloggio popolare richiedendo una proroga di 30 giorni e firmando la richiesta.

Pochi giorni dopo, con il permesso del Sig. A. B., con cui la stessa Alessandra Modio parlò, ci trasferimmo nell’alloggio Ater abitato già dal Sig. B. Esattamente era il 22 gennaio 2012 quando io, mio marito e le nostre tre figlie (di cui 2 minorenni) ci trasferimmo in quello che non sapevamo ancora essere “il trapasso verso una lenta agonia”. I primi cinque mesi trascorsero tranquillamente anche se andavamo continuamente a chiedere un’altra sistemazione. Ci veniva sempre risposto di avere pazienza, che non era semplice un altro appartamento, che probabilmente facevano prima a trovarne uno piccolo per lui considerando che l’appartamento si componeva di 3 camere, 2 bagni, cucina, il salone e stanzino e per il quale il Sig. B. aveva fatto richiesta fino alla metà di settembre circa, quando io stessa venivo convocata urgentemente dall’assessore Modio che mi “invitava” a lasciare l’appartamento entro 10 giorni. Da lì inizia un lungo calvario dove io giustamente cerco in ogni modo di difendermi da un atteggiamento ingiusto nei confronti miei e della mia famiglia. Mi rivolgo a degli avvocati con cui recupero dal tribunale vari atti con cui spero di trovare prove in mio favore. Quindi ritiriamo: il verbale di sfratto per morosità dove è riportata la richiesta di proroga di 30 giorni firmata dalla stessa Alessandra Modio; la relazione della Sig.ra C. C., assistente sociale, in merito alla situazione alloggiativa del mio nucleo familiare che riporta testuali parole rivolgendosi all’ ass. Modio “in riferimento alla vostra nota n.10 del 03-04-2012.” Ciò significa che al protocollo l’assessore avrà deposto qualche documento in riferimento.

L’11 ottobre 2012 ricevo la prima diffida rilascio dell’alloggio firmata dalla dottoressa Rossella Prosperi , Il 14 gennaio 2013 il secondo. Il 25 gennaio 2013 il mio avvocato per mio conto spedisce tre raccomandate con ricevuta di ritorno indirizzate una all’ater di Roma, una alla dott.ssa P., una al sindaco – di Velletri – Servadio con la nostra versione dei fatti e dichiarando priva di ogni fondamento l’accusa che ci veniva fatta di aver occupato abusivamente l’appartamento del Sig. B. . Per tutta risposta il 2 aprile 2013 mi viene notificata un’altra diffida dalla dott.ssa P.che scrive: “…a seguito della nostra lettera… questa dirigenza si dissocia completamente dalla stessa in quanto ciò che in essa è riferito costituisce un fatto di assoluta gravità. Pertanto avendo la sottoscritta piena ed esclusiva responsabilità degli alloggi ERP nella sua assoluta ed esclusiva autorità ne dispone il rilascio entro e non oltre il 31 maggio 2013.”

Nell’assoluta disperazione decido di spedire una e-mail al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che prontamente mi rinvia una lettera raccomandata in cui mi assicura che non si è mancato di far presente il mio caso alle competenti Istituzioni territoriali, “per le consentite iniziative che possono essere intraprese in sede locale”.

Ho ricevuto la lettera il 15 giugno 2013, avendo scritto con l’aiuto di un terzo avvocato una dettagliata denuncia depositata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Velletri, archiviata purtroppo a marzo del 2014. Ho raccolto varie registrazioni vocali che potrebbero provare la mia innocenza ma che legalmente non valgono niente perché non autorizzate. Ora dopo un po’ di calma piatta sono tornati i miei incubi. Martedì 15 aprile 2014 mi è stata notificata un’ordinanza sindacale che ordina lo sgombero per il 6 maggio 2014 alle ore 10 assistiti dalle Forze dell’Ordine. In data 5 maggio 2014 ci è stata inviata una lettera dall’Ater che conferma lo sgombero per il 6 maggio 2014 ore 10 a risposta di una nostra richiesta di proroga inviatagli il 30 aprile 2014 che recita: “assegnazione in graduatoria e stato di bisogno, esulano da valutazioni di competenza dell’Ater” né, evidentemente, sono state ritenute valide dal comune di Velletri al quale tali competenze sono attribuite. In sintesi, il 6 maggio è arrivata in casa una troupe di tecnici coadiuvati dai vigili urbani e P.S. e ci hanno fatto firmare il verbale di sgombero dandoci una proroga fino al 27 maggio 2014, giorno in cui dovremmo riconsegnare le chiavi dell’appartamento alla dott.ssa P. senza avere in cambio nulla, né un ricovero provvisorio né altro. Il 27 maggio sera probabilmente io e la mia famiglia dormiremo in strada non avendo alternative.

Siamo disoccupati, abbiamo attestazione Isee a reddito zero, uno sfratto eseguito per morosità alla spalle e tanta amarezza nel cuore.

LEGGI ANCHE:

13/05/2014 VELLETRI CENTRO ACCOGLIENZA RIFUGIATI POLITICI: EUROPA E CITTADINI
30/04/2014 VELLETRI: CASAPOUND SCENDE IN PIAZZA PER PROTESTARE CONTRO L'APERTURA DEL CENTRO PROFUGHI RIFUGIATI POLITICI
04/04/2014 VELLETRI, CENTRO PROFUGHI RIFUGIATI POLITICI: CASAPOUND INTERROGA SINDACO E GIUNTA



VELLETRI CENTRO ACCOGLIENZA RIFUGIATI POLITICI: EUROPA E CITTADINI

di Fabio Pontecorvi – coordinatore Popolari per l’Italia Velletri

Velletri (RM) – Molto si è detto negli ultimi giorni sull’accoglienza dei rifugiati politici nella nostra città; a volte anche senza motivazioni supportate da seri riferimenti storico-culturali. Molti i pregiudizi, in un paese come l’Italia, che ha beneficiato delle stesse procedure, dopo l’ultima guerra mondiale, ancora molto vicina. La crisi economica che soffoca l’Europa e il nostro Paese si fa sentire anche nella nostra città. La paura dell’altro e la diversità fa alzare muri insormontabili. Tutto ciò non aiuta a costruire un rapporto di dialogo tra le varie diversità e culture. Abbiamo bisogno di trasparenza e di una giusta informazione. Abbiamo bisogno di proposte concrete che possano supportare un lavoro a favore di uomini e donne costretti a fuggire dai loro paesi perché perseguitati per motivi religiosi, etnici o politici.

Siamo vicini alle elezioni Europee che vedranno impegnate milioni di persone nel decidere ancora una volta le sorti della nostra Europa. Questo, più che nel passato è un voto che servirà a rafforzare e continuare il lavoro iniziato dai suoi padri fondatori; K. Adenauer, R. Shuman, A. De Gasperi, J. Monnet, A. Spinelli. Personalità che hanno fortemente voluto un’Europa unita, nella quale regna la pace da 70 anni.
Dobbiamo costruire un’Europa forte, fondata sulla volontà di collaborazione tra i diversi stati, nell’aiuto reciproco e non un’Europa della moneta e delle banche. Non possiamo cadere nella trappola dei disfattisti, dei populisti e degli euroscettici; ma, al contrario, dobbiamo ascoltare chi vuole “fare” un’Europa migliore, guardando a un futuro comunitario.
Le paure potrebbero essere fondate solo quando non si conoscono i nomi di chi abita le nostre città, di persone fantasma che commettono crimini e generano malessere, da sistemi di sicurezza non congrui e inadeguati e da persone che non guardano oltre i propri limiti.
Ci sarà una vera trasparenza politica se tutti insieme c’impegneremo a lavorare per la costruzione di una città e un’Europa migliore; quando alle parole faremo seguire i fatti, senza intrallazzi, favoritismi e leaderismi; quando impareremo a mettere al primo posto i valori universali della solidarietà, della fraternità e della responsabilità collettiva, nel rispetto dei diritti umani, restando fieri della propria storia ed identità.

 




VELLETRI RIVOLTA CARCERARIA: TRA RISSE, CELLE DEVASTATE E INCENDIATE UNA CARENZA DI SERVIZI ORMAI CRONICA

di Chiara Rai

Velletri – Il carcere di Velletri è stato teatro di una vera e propria rivolta, scoppiata martedì pomeriggio a seguito di una rissa tra detenuti romeni. Il bilancio è di due poliziotti penitenziari e un detenuto feriti, oltre a celle distrutte e incendiate.

Questo è il frutto del sovraffollamento carcerario e a febbraio del 2012, quando il nostro direttore Chiara Rai incontrò il direttore del carcere Donata Iannatuono e la polizia penitenziaria, furono mostrate le condizioni dei detenuti: circa 500 reclusi per meno di 200 agenti quando ce ne vorrebbero almeno 60 in più.

Senza contare la carenza di personale medico e infermieristico. Circa dieci sezioni funzionanti su quattordici, divise in due padiglioni di cui uno nuovo semivuoto nonostante sia notevolmente più accogliente e dotato di maggiori servizi. Ma la sicurezza dev’essere garantita e allora il risultato è che oltre al danno del sovraffollamento in spazi ridotti, obsoleti e in difetto di servizi c’è la beffa del cosiddetto metodo assunto di “vigilanza dinamica” che semina risse ovunque perché sostanzialmente prevede maggiore libertà per il detenuto che nei fatti è fuori dalla cella, all’interno del carcere per circa dodici ore al giorno senza fare particolari attività.

“I detenuti lasciati troppo liberi – dice Donato Capece, segretario del sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe – diventano arroganti e strafottenti, oltre a creare grossi problemi di sicurezza innescano un meccanismo violento per cui soccombe il detenuto meno delinquente”.

Per il sindacato Sappe quindi, al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di polizia penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza.

Infatti, proprio all’interno della saletta ricreativa nella sezione terzo piano lato A è avvenuta la rissa che ha coinvolto circa venticinque detenuti che per alcune ore hanno innescato risse interne ai reparti devastando celle e incendiando i materassi anche dei detenuti che non avevano partecipato alla ressa.

Sembra che le cause siano riconducibili a futili motivi, ma è dovuta intervenire la direttrice della casa circondariale accompagnata dal vice comandante di reparto e dal responsabile dell'ufficio matricola per sedare gli animi.

I futili motivi sono anche la carenza di vestiario o lenzuola di un carcerato rispetto ad un altro. E comunque le condizioni in cui scontano le pene non migliorano la situazione: le docce sono spesso guaste, non si possono neppure utilizzare le lenzuola “di casa” o avere un lettore Cd per ascoltare un po’ di musica o addirittura scarpe nuove. I detenuti protagonisti della rissa sono stati allontanati dall’Istituto di Velletri per essere trasferiti in altre carceri romane. Per la Fns Cisl Lazio occorre intervenire , affinché, i puniti abbiano pene detentive più severe rispetto a quelle previste attualmente.




VELLETRI: CASAPOUND SCENDE IN PIAZZA PER PROTESTARE CONTRO L'APERTURA DEL CENTRO PROFUGHI RIFUGIATI POLITICI

Redazione

Velletri (RM) – CasaPound Italia scende in piazza, a Velletri per manifestare il proprio dissenso e quello della cittadinanza, per l'apertura del centro profughi rifugiati politici.

L'appuntamento è per mercoledì 7 maggio alle ore 17,30 in piazza Mazzini a Velletri. "Partecipiamo numerosi, basta chiacchiere facciamo sentire la nostra voce. La voce di chi fino a pochi giorni fa era all'oscuro di tutto e grazie a CasaPound Italia, è venuta a conoscenza dell'imminente apertura del centro di accoglienza. Velletri è di tutti i cittadini, non solo di chi l'amministra". Dichiarano da CasaPound Italia




VELLETRI: PRESO IL LATITANTE COLPEVOLE DI UNA VIOLENTA RAPINA A DUE CONIUGI DI FIRENZE

Redazione

Velletri (RM) – E’ stato individuato in una abitazione di Velletri a casa della compagna.

24 anni, cittadino rumeno, era il quinto uomo di un gruppo criminale composto da 6 persone ritenute responsabili di una efferata rapina ai danni di due coniugi all’interno della loro abitazione – una villa alla periferia di Firenze – avvenuta nel maggio del 2013.

I malviventi entrarono nella villa forzando l'infisso di una finestra, poi legarono e immobilizzarono i due anziani proprietari, minacciandoli con un'accetta e un coltello da cucina e portarono via contanti e gioielli per un valore di alcune decine di migliaia di euro.

Le indagini della Squadra Mobile di Firenze portarono nei mesi successivi all’arresto di 4 dei 6 autori della rapina.

Due di loro furono arrestati nello scorso mese di marzo a Velletri; nell’occasione, la fattiva collaborazione tra il Commissariato di Velletri e la Squadra Mobile di Firenze permise l’individuazione dei due, rifugiatisi proprio nella cittadina laziale.

Sorpresi all’interno di due appartamenti, furono arrestati; i poliziotti trovarono e sequestrarono oltre 8.000 euro in contanti e diversi gioielli, tutto provento della rapina.

E’ di ieri l’arresto del quinto componente della banda.

Le indagini infatti – proseguite anche a Velletri in stretta collaborazione tra i due uffici di Polizia – hanno condotto gli agenti dal latitante; gli investigatori dopo una serie di verifiche e accertamenti lo hanno rintracciato presso l’abitazione della compagna.

F.G., queste le sue iniziali, è stato accompagnato negli uffici di Polizia, e dopo ulteriori accertamenti condotto presso il carcere di Velletri.

Proseguono accertamenti e verifiche volte alla ricerca dell’ultimo componente del gruppo criminale.




VELLETRI CARABINIERI: GIURANO GLI ALLIEVI MARESCIALLI

di Mario Vito Torosantucci

Velletri (RM) – Nella caserma "Salvo D'Acquisto", sede del 1° Reggimento Allievi e Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, nell'anno in cui ricorre il bicentenario dell'Arma dei Carabinieri, si sono tenute le cerimonie del Conferimento degli Alamari, del Giuramento dei giovani del 3° Corso triennale per Marescialli intitolato al Maresciallo Capo Luigi Di Bernardo, Medaglia d'Oro al valor Militare alla memoria, il raduno del "ventennale" dei frequentatori del 46° Corso Allievi Sottufficiali "L. Di Bernardo" e la celebrazione della "Giornata delle Medaglie d'oro al valor militare". All'evento hanno preso parte il Comandante Generale dell'Arma, generale di Corpo d'Armata Leonardo Gallitelli, il Comandante delle Scuole dell'Arma, generale C.A. Ugo Zottin, il Comandante della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze, generale D. Aldo Visone, il luogotenente M.o.v.m. Marco Coira, quale rappresentante del Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, il Direttore dell'A.I.S.I. (Servizi per la Sicurezza Interna) Generale di C.A. Arturo Esposito, il V.Presidente dell'A.N.C., generale B. Giancarlo Mambor ed il Presidente dell'O.N.A.O.M.A.C., generale C.A. Cesare Vitale. In Piazza d'Armi, alla presenza della "Bandiera" della Scuola Marescialli e Brigadieri dei carabinieri, era schierato, nella tipica Grande uniforme speciale, il Reggimento al comando del Colonnello Maurizio Ferla, composto da cinque compagnie di formazione ricomprendenti i 336 Allievi Marescialli giurandi, di cui 70 donne, affiancati dalla Banda dell'Arma dei Carabinieri e dagli alfieri in uniformi storiche disposti sulla scalea del monumento ai caduti. Nella circostanza, dopo che il Comandante generale dell'Arma ha passato in rassegna lo schieramento, gli allievi del 3° Corso triennale, a testimonianza della consacrazione del corso ad un così alto esempio, quale segno di onore e riconoscenza, hanno consegnato una targa ricordo al Colonnello Ezio Di Bernardo, fratello del caduto Luigi Di Bernardo, M.O.V.M., al quale è intitolato il corso. La cerimonia è proseguita con le autorità presenti e i familiari che hanno apposto gli "Alamari" al colletto dei giovani, in nome di un'antica tradizione e quale simbolo sacro di ogni carabiniere, sancendone così l'ingresso ufficiale nelle file dell'Arma. La cerimonia si è conclusa con lo sfilamento in parata dei reparti schierati ed i successivi onori finali alla bandiera ed al Comandante Generale dell'Arma, nonché un ringraziamento a tutti gli intervenuti.